Sogno o sion desto? 2/2

Dear YassinSiete sorpresi vero? I più scettici risponderanno che l’idea di far entrare i genitori in un programma di protezione testimoni è del tutto logica visto e considerato le numerose minacce di morte che, a detta del padre stesso in un’intervista rilasciata alla Bild am Sonntag1, sarebbero stati oggetto subito dopo la strage. Ma, tanto per cambiare, anche di fronte a questa decisione all’apparenza coerente continuo imperterrito a sollevare alcune questioni: in primo luogo chi avrebbe avuto interesse a minacciare la famiglia di morte? Logicamente sarebbero state due categorie ad entrare in campo: o i parenti ed amici delle 9 vittime che volevano vendicare il sangue ancora fresco degli amati morti oppure dei razzisti che ce l’avevano con la famiglia di Ali a causa delle loro origini iraniane. Vi vengono in mente ulteriori categorie? Ma mettiamo pure caso che la famiglia sia stata seriamente minacciata di morte, e qua si inserisce la mia seconda domanda, non sarebbe bastato mettere un servizio di scorta permanente, e se necessario anche mobile, presso la famiglia? Era veramente necessario far trasferire il padre tassista in una nuova città, dove avrebbe dovuto conquistare nuovi clienti e partire perciò da zero, mentre la madre avrebbe perso il lavoro? Quasi sicuramente avranno ricevuto anche una forte compensazione economica per tutti questi disagi, o no? La terza domanda è la seguente: a parte i parenti e/o amici delle vittime e comuni razzisti e/o nazisti, a chi altri avrebbe potuto far comodo uccidere o perlomeno intimorire i familiari di Ali?

Quarta domanda impertinente: se tutti i familiari, compreso il fratello minore, sono sotto protezione testimoni di che cosa sarebbero appunto testimoni? Che cosa dovrebbero testimoniare? Purtroppo tante domande ma nessuna risposta. Sarebbe bello che qualche giornalista potesse parlare con i genitori ma, essendo appunto loro sotto protezione testimoni, sarebbe necessaria una previa autorizzazione sia da parte della magistratura che dalla polizia per un’intervista. Ciò significa che non è affatto facile richiedere un’intervista in tempi brevi, senza considerare che non è da escludere che le domande debbano essere previamente concordate con l’organo di vigilanza. Un altro aspetto che potrebbe inficiare in maniera irrimediabile l’onestà delle loro risposte è che la teorica intervista si svolgerebbe sotto gli occhi (e le telecamere) degli organi di polizia: non proprio l’ambiente migliore per rilasciare delle dichiarazioni libere e spontanee su ciò che è avvenuto. Un vero peccato. Faccio inoltre notare che nell’articolo della Bild risultava che questo provvedimento di protezione, a ridosso dell’attentato, avrebbe dovuto essere momentaneo senonché nell’altra intervista del 16 agosto si poteva leggere tra le righe che la famiglia risultava tuttora in un luogo segreto e sotto protezione. Non avendo ahimè trovato altre interviste dopo il 16 agosto e non avendo individuato ulteriori riferimenti sul perdurare del programma di protezione, posso solo presupporre che sia tuttora valido. Un’altra domandina da autentico rompicoglioni, ergo autentico giornalista, potrebbe essere: com’è possibile che dopo neanche 24 ore dalla strage la famiglia potesse già ricevere minacce di morte? Quindi quelli che hanno scritto le missive conoscevano il loro indirizzo? Ciò significa che erano intimi della famiglia? In caso negativo come potevano conoscere l’indirizzo della famiglia?

Inoltre appena il giorno dopo era definitivamente chiaro che si trattava di un attentatore singolo che non aveva nessun legame né con alcun gruppo terroristico islamico né con il sottobosco dell’estrema destra neonazista. Tuttavia il caos e la confusione nelle direttive della polizia delle prime ore, aveva fatto credere anche ad illustri giornalisti, tra cui il direttore del prestigioso settimanale Die Zeit Giovanni Di Lorenzo, che si trattasse invece di più attentatori. Vi riporto un articolo dell’Avvenire e l’intervista di Repubblica con il direttore Di Lorenzo, nei quali si accetta senza verifiche alcune la presenza di diversi attentatori:

http://www.repubblica.it/esteri/2016/07/23/news/giovanni_di_lorenzo_siamo_sotto_shock_come_negli_anni_70_il_rischio_e_che_cambi_la_politica_tedesca_-144691315/

http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/germania-sparatoria-centro-commerciale.aspx

Sicuramente si è trattato di un grave errore di valutazione dei giornalisti in questione che non hanno pensato di verificare le fonti. Il discorso però è un altro: com’è stato possibile che la stessa polizia tedesca che fino alle 01.30 di notte aveva intimato alla popolazione di rimanere chiusa in casa per il rischio di ulteriori attentati2, e che quindi aveva dato adito a chi riteneva vi fossero ancora dei terroristi in fuga, sapesse dopo qualche ora pressoché tutto sull’attentatore con una semplice perquisizione nella sua stanza e senza bisogno di interrogare i genitori? Secondo la mia umile opinione, la prima cosa logica da fare sarebbe stata quella di interrogare i genitori, e se necessario anche il fratello minore, ma evidentemente avevano già tutte le più importanti informazioni in tasca.

Vorrei approfittarne per approfondire il ruolo del padre che purtroppo non è stato studiato con la dovuta accuratezza. Nello specifico vorrei concentrarmi su una notizia bomba data dal settimanale online Focus3, ripresa poi dal sito Express.de4, secondo la quale il giovane Ali ancora minorenne avrebbe ricevuto un addestramento alle armi direttamente dal padre durante una vacanza in Iran, che ricordo essere il paese natale dei genitori, nel dicembre 2015. Questa incredibile notizia potrebbe, seppur parzialmente, spiegare l’abilità di Ali di mirare e fare centro 44 volte su 56 tentativi nonostante avesse comprato le 350 munizioni appena 4 giorni prima di entrare in azione. Purtroppo questa notizia non ha trovato conferme, rivelandosi con tutta probabilità una delle tante bufale che girano in rete. Tuttavia anche qui non c’è stato nessuno che abbia avuto la curiosità di chiedere alla redazione di Focus chi fosse quell’idiota di giornalista ad aver messo in circolazione questa notizia farlocca e a quale fonte si fosse affidato. Non avendo alcuna prova a nostro supporto, non possiamo far altro che prendere atto che l’addestramento alle armi in Iran non fosse mai avvenuto ma chiederei comunque aiuto a dei “veri giornalisti” di fare maggiori approfondimenti in merito. Un altro particolare, che era stato riportato da un certo Guardian di Londra e che avevo a mia volta scritto nell’articolo precedente, ci dice invece che secondo la testimonianza diretta di un vicino di casa della famiglia Sonboly, il pomeriggio dell’attentato così come il giorno prima il padre di Ali aveva dimostrato un nervosismo insolito, apparentemente ingiustificato vista la sua indole normalmente mite, tanto che non aveva nemmeno risposto ai saluti del vicino e aveva deciso di tirare dritto per la sua strada, come se avesse altri pensieri per la testa5. Per i motivi già visti sopra, non è semplice chiedere maggiori delucidazioni al padre né in merito a queste presunte vacanze in Iran nel dicembre 2015 né tanto meno in merito al suo anomalo nervosismo il pomeriggio della strage, dal momento che si trova tuttora sotto il programma di protezione testimoni.

Altri conti che non tornano ma che non sono stati minimamente presi in considerazione né dai media né dagli investigatori: se Ali voleva vendicarsi dei soprusi subiti, perché non ha pensato di colpire direttamente la scuola e i suoi compagni di classe? Perché invece si è concentrato su un Mc Donald’s qualunque? L’aspetto contraddittorio è che ci è stato detto che Ali si era recato l’anno scorso (ricordo da minorenne) a Winnenden per scattare delle foto della scuola teatro del massacro nel 2009; ma allora come mai fare tutta quella fatica e poi non colpire l’istituto scolastico dove risiedevano i suoi odiati compagni? Una spiegazione logica potrebbe essere che in luglio le scuole in Baviera risultavano ancora chiuse ma ciò avrebbero potuto rappresentare un vantaggio per Ali visto che avrebbe potuto utilizzare tale intervallo di tempo per esercitarsi ed affinare la mira. Oppure possiamo anche ragionare sull’ipotesi che l’attentatore non fosse interessato a colpire nello specifico i suoi ex compagni bensì a fare più vittime possibili in mezzo a gruppi di giovani presi a caso. Però anche qua vi sono delle evidenti contraddizioni: se anche voi stessi cercate su Google Maps “Dachauer Strasse 69, 80335, München, noterete subito che nell’arco di nemmeno 500 metri si trovano numerosissimi luoghi di aggregazione giovanile, come un parco, l’Università Tecnica, l’Università Ludwig-Maximilian, il Conservatorio, oltre che un numero rilevante di bar e caffè. Tuttavia Ali ha voluto colpire un Mc Donald’s all’interno del centro commerciale Olympia Einkaufszentrum nel quartiere periferico di Mooslem (per essere precisi l’indirizzo del Mc Donald’s oggetto dell’attacco è Hanauer Strasse 68, 80993, München) situato a nord ovest; per arrivarci, il tempo necessario calcolato da Google Maps è di almeno 32 minuti con il tram numero 21, mezzo scelto da Ali. Se l’obiettivo era quello di colpire nel mucchio dei giovani a caso, perché allora recarsi in un quartiere tutto sommato periferico e comunque non vicino mentre si aveva decine di “obiettivi sensibili” a due passi da casa?

Ad ogni modo non è questa la stranezza più rilevante. Dando una semplice occhiata su Google Maps, ho notato che intorno a Dachauer Strasse 69, che ricordo essere stata la residenza della famiglia Sonboly fino al giorno della sparatoria, sono presenti moltissimi altri Mc Donald’s. Vi espongo di sotto la lista dei Mc Donald’s più vicini alla residenza dello stragista, con inclusi i tempi di percorrenza dalla casa di Ali e relative e più comode modalità di spostamento:

  1. Mc Donald’s a Augustenstraße 53, 80333 München5 minuti a piedi

  2. Mc Donald’s a Bahnhofplatz 2, 80335 München6 minuti con il tram 21

  3. Mc Donald’s a Karlsplatz 10, 80335 München 9 minuti con il tram 21

  4. Mc Donald’s a Schwanthalerstraße 8, 80336 München12 minuti con il tram 21

  5. Mc Donald’s a Hohenzollernstraße 152, 80797, München15 minuti con il bus 154 e breve tratto a piedi

  6. Mc Donald’s a Nymphenburgenstraße 156, 80634, München 10 minuti con la metropolitana U7 e breve tratto a piedi

  7. Mc Donald’s a Tal 6, 80331 München 19 minuti con la metropolitana leggera S1

  8. Mc Donald’s a Hackerbrücke 4, 80335 München 11 minuti con il tram 21 e metropolitana leggera S1

  9. Mc Donald’s a Leopoldstraße 17, 80802 München 20 minuti con il bus 150

Questo è invece l’indirizzo del Mc Donald’s dove Ali Sonboly aveva deciso di colpire ed i relativi tempi di percorrenza da lui sostenuti:

  • Mc Donald’s (situato all’interno del centro commerciale Olympia Einkaufszentrum) a Hanauerstraße 68, 80993 München32 minuti con il tram 21

Allora nessuno si fa alcuna domanda? Ebbene ve le pongo io, signore e signori! Perché diavolo Ali ha voluto colpire un Mc Donald’s situato a 1 km di distanza da casa sua e per il quale era necessario farsi almeno 32 minuti di tram quando ne aveva almeno altri 9 vicini a casa, tra cui uno ad appena 5 minuti di camminata? Com’è possibile che abbia adottato una strategia così illogica? Certo è facile dire che Ali non ci stesse con la testa e che quindi qualunque tipo di ragionamento logico non può essere applicato alla sua mente malata e ottenebrata dai psicofarmaci. Quindi dichiariamo ufficialmente la fine di ogni discussione? Il tipo era semplicemente un povero pazzo? Per tale motivo aveva perciò deciso di andare in un Mc Donald’s lontano da casa senza pensare per un attimo a quelli presenti numerosi dietro l’angolo e nei quali ci sarebbe stata più gente da colpire, anche visto e considerato che si trovavano in zone turistiche? Faccio rispettosamente notare per gli amanti del complottismo che il Mc Donald’s colpito da Ali si trova nel quartiere olimpico di Monaco, ossia quello stesso quartiere nel quale si era verificata la strage di 9 atleti israeliani nel 1972 ad opera di un commando palestinese di Settembre Nero6. Per essere precisi: la palazzina nella quale il commando palestinese durante le Olimpiadi del ’72 prese in ostaggio gli atleti si trova tuttora a Connollystraße 31, 80809 München7, ad appena 18 minuti a piedi dall’epicentro della sparatoria di Ali Sonboly. Per gli amanti del genere sarebbe stato perciò un chiaro richiamo ad un sito sensibile per la memoria storica del Mossad, senza contare che nell’immaginario collettivo tedesco colpire dopo 40 anni ancora nel vecchio quartiere olimpico avrebbe voluto dire risvegliare vecchi (ma neanche tanto in verità) demoni del passato. Visto che non sono un amante del genere, mi pongo delle semplici domande sui motivi di colpire in un quartiere periferico quando si avevano altre e ben più pratiche possibilità di uccidere senza fare degli spostamenti troppo lunghi ed avendo inoltre maggiori probabilità di fare centro ed aumentare così il numero dei morti, vista anche la locazione turistica degli altri potenziali target. Ma soprassediamo.

Certo su queste ed altre questioni non dovrebbe essere il sottoscritto a cercare delle risposte bensì i tanti giornalisti che nella libera Germania, e non solo, ci ricordano ogni santo giorno quanto siamo fortunati a non dover vivere sotto la cappa della censura, come invece avviene nella perfida Russia di Putin. Tuttavia non mi pare che vi sia tutto questo attivismo eppure la carne al fuoco non mancherebbe di certo, se comprendiamo anche gli attentati precedenti: prendiamo per esempio il caso di quel rifugiato siriano di nome Mohammed Deleel che con una cintura esplosiva si é fatto esplodere nella cittadina bavarese di Ansbach il 25 luglio, cioè a 3 giorni dalla strage di Monaco. Secondo la versione ufficiale, la dinamica è stata pressappoco la seguente: il potenziale kamikaze era un rifugiato siriano di 27 anni con precedenti penali ed ovviamente i soliti problemi psichici, tanto che aveva tentato due volte il suicidio, a cui era stata respinta la richiesta di asilo politico89. Nonostante ciò, lo Stato tedesco di regola concede delle deroghe nel caso in cui il paese da cui proviene il richiedente domanda si trovi tutt’ora in guerra; secondo le leggi tedesche anche se una domanda di asilo è stata respinta, il richiedente non può essere espulso finché perdura lo stato di guerra nel suo paese d’origine. Sembra una contraddizione in termini ma le cose stanno proprio così. L’attentatore, tanto per cambiare, soffriva di disturbi psichici e si era radicalizzato in maniera lampo (altro leitmotiv degli ultimi tempi!) in Germania. Il suo piano era quello di entrare in un concerto folk e farsi esplodere tra la folla. Mentre era in fila in mezzo a centinaia di persone che come lui attendevano di entrare, va alla cassa ma non lo lasciano entrare poiché, pensate un po’ il genio organizzativo di questa “risorsa”, non ha il biglietto! A quel punto un’unica domanda mi è venuta in mente: perché diavolo il kamikaze non si è fatto esplodere in quel preciso istante? Se anche non fosse riuscito ad entrare al concerto, avrebbe comunque potuto fare una discreta strage tra le persone in fila. Ed invece il “terrorista”, questo sempre stando alla versione ufficiale della polizia, se ne va mestamente via e decide infine di farsi saltare in aria al di fuori di un bar pieno al suo interno di giovani, facendo per fortuna “solo” 12 feriti. Anche qui la domanda dovrebbe sorgere spontanea: perché non è entrato in quel bar facendosi esplodere al suo interno ed uccidendo decine di giovani, come da suo obiettivo originale? Invece che cosa fa: si fa esplodere davanti all’ingresso lontano dai giovani senza uccidere nessuno se non sé stesso. Stupido da parte sua, non trovate?

La sensazione è che il povero sbandato, uno dei tanti manipolabili e mandati al massacro, di fronte alla mancanza del biglietto si sia trovato nel panico e abbia chiesto via telefono cosa fare ai mandanti. Non sappiamo cosa si sono detti ma forse possiamo immaginare che dall’altra parte della cornetta non abbiano preso bene questo suo fallimento, probabilmente gli avranno detto di farsi comunque esplodere da qualche parte. A quel punto il giovane si è fatto prendere ancora di più dalla paura: mi uccido o non mi uccido? Se lo faccio, porto a termine la mia missione ma se non lo faccio mi uccideranno comunque perché testimone scomodo. Vedendo poi tutti quei giovani allegri e spensierati, i suoi dubbi ed i suoi sensi di colpa saranno aumentati ancora di più facendolo desistere fino all’ultimo. E alla fine decide di non avere comunque scampo e prende perciò la decisione di suicidarsi ma di non portare all’inferno delle vite innocenti. Questa è ovviamente la mia personalissima interpretazione. A proposito: i mandanti sono stati presi? Da quanto ne so, direi proprio di no. E ciò è strano anche perché la polizia aveva dichiarato di aver trovato nel suo cellulare una sorta di video-testamento nel quale i suoi legami con l’Isis sarebbero stati chiarissimi: e fare un giro di telefonate partendo dalla sua rubrica, no eh?

Un altro fattaccio bollato subito come terrorismo in quella settimana maledetta per la Germania è stato quello del 17enne afghano, ergo anche lui giovanissimo and of course affetto da turbe psichiche, che ha pensato bene di prendere un’ascia e ferire gravemente 5 turisti su un treno regionale in Baviera prima di essere freddato dalla polizia. Faccio sempre notare che a diffondere tutte le rivendicazioni degli attacchi terroristici del babau Isis e della sua agenzia di stampa Amaq, è una certa signora esperta di terrorismo internazionale che porta il nome di Rita Katz10 11 12 13, nata in Iraq da genitori ebrei e perciò con passaporto israeliano in tasca. In effetti affidare la scelta di informare i sempre più terrorizzati europei sulle rivendicazioni terroristiche del mostro nero Isis ad un’israeliana mi sembra alquanto logico, vista la dimestichezza decennale di Israele col terrorismo (fatto e subito, si intende). Forse dovrei scriverle una mail in inglese per chiederle maggiori delucidazioni sulla strategia comunicativa e stragista dell’Isis anche in merito ai fatti tedeschi di quest’estate. Di sicuro l’israeliana Katz non scadrà nei facili complottismi come il sottoscritto…

E poi ci sarebbero altri episodi meritevoli di approfondimento giornalistico: per esempio quello del presunto terrorista siriano di nome Jaber Albakr pure lui entrato in Germania come profugo, per il quale a breve scriverò degli articoli a parte, il quale si è suicidato in un carcere di Lipsia impiccandosi con la sua camicia alla grata della cella nonostante il giorno prima avesse tentato il suicidio e sebbene fosse indagato per aver tentato di farsi esplodere in un non meglio precisato aeroporto di Berlino. Il particolare succulento per le masse tedesche annoiate è che a salvare la madre patria teutonica da una strage “simile a quelle che hanno sconvolto Parigi e Bruxelles” (parole del Ministro degli Interni De Maiziére14 15) sono stati tre eroici profughi siriani, suoi compagni di stanza, che lo hanno legato con un cavo elettrico manco fosse un cotechino, come in maniera efficace ha avuto modo di scrivere il noto giornalista complottista Mauro Bottarelli16. Subito il giornale scandalistico Bild se n’è uscito con dei titoloni in prima pagina sull’eroismo dei tre profughi e su come sarebbe stata cosa e giusta riflettere sulla necessità di conferire loro la cittadinanza tedesca. Una persona anche non esperta di cose politiche tedesche avrebbe notato di primo acchito come questo elogio dei profughi poteva essere interpretato come un generoso regalo mediatico a mamma Angela, criticatissima un po’ da tutti per la sua scellerata politica di “accoglienza” dei profughi (nel mondo del lavoro tedesco nda).

Tuttavia sarebbe anche da chiedersi come mai il cotechino, o cinghialotto, dopo che la polizia con un blitz aveva mancato per ben due volte l’obiettivo e lo stesse cercando dappertutto, avesse pensato bene di rifugiarsi presso l’abitazione di questi tre profughi. Non è che, Allah non voglia, si sentisse al sicuro tra di loro poiché suoi complici nella preparazione dell’attentato? E non è che i tre eroi, essendo abbastanza intelligenti da capire di avere una patata bollente tra le mani che avrebbe potuto metterli definitivamente in merda, avessero deciso di “catturare” il pericoloso Pokémon e scaricarlo consegnandolo alla forza pubblica che nel frattempo brancolava nel buio? In tal modo avrebbero preso i classici due piccioni con una fava: si sarebbero liberati di uno scomodo compagno di merenda e al tempo stesso si sarebbero autocelebrati come degli eroi, cose che sono entrambe puntualmente avvenute. Certo il cotechino avrebbe potuto ringhiare in carcere rivelando il loro vero ruolo ma purtroppo ha deciso di approfittare della scarsa sorveglianza delle guardie per suicidarsi e portare i suoi segreti con sé nell’oltretomba. Vi svelo che nei giorni precedenti ho avuto il privilegio di vedere una video-intervista di non mi ricordo quale canale televisivo tedesco ai 3 profughi salvatori della patria: tutti erano con il cappuccio calato sulla testa e la telecamera li riprendeva di spalle mentre la loro voce era volutamente distorta. Questa grottesca intervista mi ricordava le altrettante interviste ai pentiti di mafia i quali, per paura di farsi riconoscere e far pagare ai loro familiari le conseguenze del loro tradimento, chiedevano di essere oscurati. Ed infatti i tre profughi avevano additato a motivo dell’oscuramento il terrore di essere riconosciuti e puniti dal babau chiamato Isis. In ogni caso strano modo per degli “eroi” di celebrare la loro impresa, non trovate? Sembravano appunto dei pentiti sempre pronti ad essere puniti dalla loro associazione di riferimento a causa della loro collaborazione con la giustizia.

Altro episodio particolare: quattro giorni fa è giunta notizia che sempre a Lipsia sono state inviate a 11 scuole superiori delle mail minatorie ed anonime nelle quali si minacciava delle stragi con delle pistole17. Con tutta probabilità si è trattato di gesti di squilibrati o magari di alunni che, per saltare un’interrogazione o una provetta, hanno deciso di prendersi un giorno di libera uscita a modo loro. Certo fa un po’ specie riflettere sulle tempistiche: queste minacce sono state lanciate dopo l’intervista ai tre eroi ma anche dopo che il fratello dell’attentatore aveva rilasciato un’intervista esclusiva (che di esclusivo ha in verità ben poco, come dimostrerò in un prossimo articolo) allo Spiegel nel quale egli afferma che suo fratello era stato radicalizzato in maniera ovviamente lampo da un fantomatico imam di Berlino, senza però far alcun nome. Che le mail siano state un modo nemmeno troppo velato per intimare sia agli ex compagni di stanza di Jacob sia a suo fratello di smetterla di rilasciare tutte queste interviste, manco fossero delle rock star? Qua siamo già nel macrocosmo complottistico, ergo mi fermo qui prima di entrare in tale infame girone dantesco. Altro particolare strano è che le medesime mail sono state inviate anche ad un liceo del Madgeburgo e ad uno in una località in Baviera, entrambi molto lontani da Lipsia, quasi a voler tentare grottescamente di confondere le acque. Peccato che anche qui nessun giornalista abbia richiesto alle autorità investigative di poter vedere almeno queste fantomatiche mail; mi sembra di capire che questi tedeschi non brillino né di coraggio né tanto meno di spirito d’avventura. Direi che trattasi di uno scherzo di pessimo gusto e perciò mettiamoci pure una pietra sopra.

E dulcis in fundo in fatto di stranezze, e qua veramente mi fermo prima di essere internato e/o fucilato: perché nessuno osa chiedere al giornalista tedesco Richard Gutjahr18 come mai si trovava sia a Nizza sia a Monaco a ridosso delle stragi1920? La versione ufficiale è che il simpatico giovanotto si trovava a Nizza in vacanza e nel momento in cui stava passando il camion dello squilibrato era su un balcone di un hotel del lungomare intento ad assistere allo spettacolo pirotecnico organizzato dal comune. Invece si trovava a Monaco per il semplice fatto che vi lavora stabilmente come giornalista. Tutto nella norma ma non per me. Cerco e leggo diversi articoli sull‘incredibile coincidenza, che in breve aveva fatto il giro della rete, e scopro che il nostro Gastone è sposato con una certa Einat Wilf21, ex parlamentare israeliana politicamente vicina al defunto Shimon Peres oltreché (ex?) agente dell‘unità 8200 dei servizi segreti di Sion, specializzata nell’intelligence dei segnali. Sarebbe di sicuro interessante chiedere a Riccardino se si trovava a Nizza in vacanza con l’amata mogliettina israeliana, ma penso proprio di sì a meno che non vi sia aria di crisi tra i due. Inoltre si era sparsa all’inizio la voce che il video raffigurante Ali Sonboly uscire dal Mc Donald’s e sparare all’impazzata fosse stato girato dallo stesso Gutjahr il quale ha tuttavia smentito. Ma allora chi ha girato questo video? La persona in questione é stata identificata e magari interrogata dalla polizia? E come mai il giornalista fortunello ha avuto il privilegio di avere questo video in esclusiva subito dopo l’inizio della sparatoria?

In ogni caso l’ulteriore particolarità è che sembra veramente improbabile che un perfetto sconosciuto potesse mettersi a filmare l’entrata di un Mc Donald’s periferico durante un anonimo e sornione pomeriggio di mezza estate. Sembrava quasi che fosse consapevole che da quel Mc Donald’s stesse per accadere qualcosa di molto particolare. Inoltre la voce di chi filma non sembra affatto in preda al terrore ed anzi mantiene una calma olimpica anche quando intima ai passanti di scappare mentre lo stragista sembra intento a dirigersi verso di loro. Ma vorrei riportare direttamente il commento del giornalista svizzero Marcello Foa il quale ha espresso i seguenti medesimi dubbi sulla spontaneità del video in questione22:

Chi filma è dall’altra parte di una strada molto trafficata e l’entrata di un Mc Donald è quanto di più banale ci sia. Ne converrete: è inverosimile che qualcuno decida di fare un filmino proprio lì e proprio mentre il killer esce, alza il braccio e inizia a sparare. Tanto più che quando l’assassino appare, l’inquadratura stringe subito sul folle tiratore. La circostanza è troppo straordinaria per essere casuale.”

E allora?

E’ evidente che chi ha filmato sapeva quel che stava per accadere. Era lì apposta. Un complice. E dai nervi d’acciaio. Nelle immagini seguenti si vede la telecamera puntata a terra mente l’uomo si allontana velocemente. Poi si sente la sua voce, parla in Hoch Deutsch, il miglior tedesco. Dice ai passanti: “Sta venendo qui. Correte gente”, ma senza urlare, senza panico.”

Il tono è appena concitato, non è quello di un uomo sconvolto che ha appena assistito a un omicidio. Appare controllato, straordinariamente padrone di sé.”

 

Che dire dopo tutto ciò? Lascio le dovute conclusioni al vostro spirito critico. Come dovrebbe essere già chiaro, non sono né un fautore di teorie complottistiche né tanto meno pretendo di avere facili verità in tasca. Quello che mi piacerebbe, ma su questo punto sono alquanto scettico, è che si possa aprire un dibattito su questo come sugli altri fatti di sangue che hanno interessato la Germania quest’estate. Nel frattempo sappiate che sto preparando una scheda particolareggiata sia sull’esperta di terrorismo internazionale Rita Katz sia sulla moglie di Richard Gutjahr, Einat Wilf, entrambe cittadine israeliane. Vediamo se sarò così bravo da suscitare l’interesse dei sinceri democratici e dei giovani anti….Già anti cosa?

1http://www.bild.de/bild-plus/news/inland/amoklauf-muenchen/vater-des-schuetzen-spricht-47066674,view=conversionToLogin.bild.html

2http://www.panorama.it/news/esteri/monaco-di-baviera-spari-centro-commerciale/

3http://www.focus.de/panorama/welt/im-iran-urlaub-amoklaeufer-von-muenchen-machte-vor-der-tat-mit-seinem-vater-schiessuebungen_id_5794057.html

4http://www.express.de/news/politik-und-wirtschaft/muenchen-amoklaeufer-ali-david-sonboly-hatte-offenbar-waffentraining-im-iran-24507402

5 https://www.theguardian.com/world/2016/jul/23/munich-shooter-olympia-shopping-centre-locals

6https://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_di_Monaco_di_Baviera

7http://www.lettera43.it/cronaca/attacco-a-monaco-il-precedente-alle-olimpiadi-del-1972_43675254651.htm

8http://www.corriere.it/cronache/16_luglio_26/germania-l-attentato-ad-ansbach-video-telefonino-kamikaze-fai-te-prima-esplodere-49d90f84-52af-11e6-9335-9746f12b2562.shtml

9http://www.repubblica.it/esteri/2016/07/25/news/germania_esplosione_ansbach-144756804/

10http://www.ilpost.it/2015/03/08/rita-katz/

11https://en.wikipedia.org/wiki/Rita_Katz

12https://ent.siteintelgroup.com/Corporate/about-site.html

13http://www.maurizioblondet.it/perche-rita-katz-ci-messo-la-firma/

14http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Germania-polizia-dice-che-22enne-siriano-aveva-contatti-con-Isis-e-pianificava-attacchi-come-Parigi-e-Bruxelles-47205ca3-d751-4c1b-a6d7-e3df8ea58855.html

15http://www.reuters.com/article/us-germany-bomb-plans-idUSKCN12A1DB?il=0

16http://www.rischiocalcolato.it/2016/10/la-farsa-del-terrorista-cotechino-dei-profughi-eroi-la-germania-getta-la-maschera.html

17http://www.spiegel.de/panorama/justiz/leipzig-amokdrohungen-an-mehreren-schulen-a-1116936.html

18https://de.wikipedia.org/wiki/Richard_Gutjahr

19http://www.corriere.it/video-articoli/2016/07/27/accuse-cronista-che-filmo-2-stragi-sa-tutto-primae-lui-replica-se-fai-questo-lavoro-non-vai-mai-ferie/feb6385c-53f7-11e6-bb79-1e466f3b40d8.shtml

20http://www.maurizioblondet.it/lo-giornalista-video-nizza-anche-monaco-filmare-davanti-al-mcdo/

21https://en.wikipedia.org/wiki/Einat_Wilf

22http://blog.ilgiornale.it/foa/2016/07/23/monaco-i-misteri-del-video-della-sparatoria-chi-ha-filmato-davvero/

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