La Brexit è nelle mani di questo qui

French President Emmanuel Macron speaks during a news conference to unveil his policy response to the yellow vests protest, at the Elysee Palace in Paris, France, April 25, 2019. REUTERS/Philippe Wojazer

Eh già, le cose stanno proprio così. In queste ore il Consiglio Europeo, organo europeo che raggruppa i 27 capi di governo dei rispettivi Paesi membri, si sta riunendo per discutere sull’ennesima proroga della Brexit da concedere al governo britannico. Stando ai giornali, è probabile che essa venga concessa fino al 31 gennaio 2020. Tuttavia proprio l’uomo politico simbolo di un certo europeismo, tanto caro sia agli ambienti finanziari che a quelli ingenui ambienti progressisti, rischia di mettere i bastoni tra le ruote. Il presidente francese Macron non è entusiasta di concedere un altro rinvio di 3 mesi; preferirebbe prorogarlo appena fino al 15 novembre e non invece fino al 31 gennaio del prossimo anno.

Già la settimana scorsa la Francia si era messa contro, ponendo il veto come da suo diritto, di fronte all’eventuale estensione dell’Unione Europea a 2 potenze geopolitiche, nonché traini economici dei Balcani, come la Macedonia del Nord e l’Albania. Il veto aveva provocato una malcelata reazione da parte della cancelliera Merkel, tra le fautrici dell’allargamento europeo ad est. Qualora dovesse essere confermato il suo veto anche nel caso della Brexit, risulterebbe sempre più evidente la divisione dell’Unione Europea, prossima allo sfacelo. Anche se nulla è certo, anzi. Probabile che casualmente nei prossimi giorni aumenteranno di violenza ed intensità le proteste dei gilet gialli in Francia.

Purtroppo le sinistre, socialdemocratiche e radicali non importa, ancora una volta si sono dimostrate del tutto ininfluenti o, peggio ancora, complici. Nel Regno Unito i laburisti capitanati da quello stesso Corbyn, che una volta almeno si diceva fosse a capo dell’ala marxista del partito, con la loro opposizione alla Brexit stanno facendo il resto. Nel resto d’Europa le sinistre sono sempre più cieche nel loro europeismo, anticamera dell’abbraccio mortale con un’Europa germanica e soprattutto con i mercati che tutto vedono e tutto comandano. Se Macron si impuntasse, le elezioni generali britanniche chieste dal premier Johnson per il 12 dicembre, sarebbero a questo punto una chimera. Per evitare una cosiddetta No-deal Brexit senza accordo, a quel punto la Camera dei Comuni dovrebbe ratificare per la seconda volta, dopo il primo voto favorevole di qualche giorno fa, l’accordo con l’Europa fortemente voluto da Johnson, mentre il Parlamento europeo dovrebbe fare lo stesso. In questo modo la Brexit sarebbe effettiva dal 15 novembre. Altrimenti si andrebbe ad elezioni, i conservatori perderebbero voti, complici i media contro l’uscita del Regno Unito, si avrebbe un parlamento britannico senza una maggioranza di leavers e ci potrebbe anche essere un secondo referendum, nel quale questa volta i remainers vincerebbero a man bassa. D’altronde non sarebbe la prima volta che in un Paese europeo si continuasse a votare finchè non verrebbero raggiunti dei risultati favorevoli alla burocrazia tecnocratica di Bruxelles. Basti citare i referendum tenutisi in Danimarca, Irlanda, Francia, Olanda e Grecia, per citare i casi più conosciuti.

Pertanto siamo nelle mani di Macron, l’europeista per eccellenza. Capite anche voi come siamo messi…

4 Risposte a “La Brexit è nelle mani di questo qui”

  1. Da quel poco che ho potuto constatare seguendo gli alti e bassi di Macron, ho notato che spesso si muove solo col malcelato obiettivo di ‘forzare’ un maggior peso di Parigi in contrapposizione alla egemonia Merkeliana.
    Spiegandomi meglio, spesso non ho intravisto guadagni reali da diverse sue prese di posizione. O sono io che non li vedo?

  2. Analisi interessante, che fa riflettere.
    Solo una considerazione, da mero cittadino/elettore italiano, che da quasi 20 anni, ininterrottamente, in cuor suo “ringrazia” quel fenomeno di Romano Prodi per il suo contributo all’allargamento della UE a Romania e Bulgaria: a quanto mi risulta, Macedonia ed Albania (per quest’ultima, l’Italia sembra essere il 1° partner commerciale), poco ci manca ad essere dei … narco Stati. Intere zone di quei Paesi sperimentano situazioni sociali molto prossime paragonabili, ad esempio, a quelle riscontrabili nei campi rom della nostra Capitale.
    Cosa frulla nella zucca di certi decisori tedeschi sicuramente lei lo sa meglio di me, ma quell’altro fenomeno di Macron, forse non ha tutti i torti.
    https://it.insideover.com/politica/le-ragioni-francesi-del-no-ad-albania-e-macedonia-del-nord-nellue.html
    Un saluto con immutata stima e tanti, tanti complimenti per il suo blog.

  3. Buongiorno Claudio,

    innanzitutto mi scuso per il ritardo nella mia risposta e la ringrazio per i suoi complimenti.

    Guardi, io purtroppo o per fortuna non sono nella testa di nessun politico, nemmeno in quelle dei politici tedeschi. Cerco di pormi delle domande ed unire i punti, spinto da mera curiosità, tutto qua.

    Per quanto riguarda Macron, avrà posto il veto per aver in cambio qualcosa e per tenersi buoni i gilet gialli. Tra qualche anno, o mese, si accoderà anche lui.

  4. Difficile dirlo. Il problema di Macron è che da una parte deve rispondere a chi lo ha messo al potere, che non vive in Francia, dall’altra deve tenersi buoni i manifestanti interni. Se il precedente governo giallo – verde fosse stato guidato da persone intelligenti, e non da gate keepers, avrebbe provato a fare un asse anti – tedesco con lui. Invece l’ex bibitaro allo stadio ha rinfocolato inutili polemiche sul franco africano, mentre il felpato andava in giro a fare il fenomeno. Conseguenza di cio: crisi diplomatica tra Francia ed Italia e tra i 2 litiganti, la Merkel gode. Ma questa è veramente un’altra storia.

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