Intervista alla Humboldt Universität

In novembre avevamo dato conto di come tutte le biblioteche universitarie a Berlino siano da diverso tempo chiuse la domenica. Questo a causa di una sentenza del locale tribunale del lavoro, il quale aveva dato ragione ad una studentessa impiegata per compiti amministrativi presso la rinomata Humboldt Universität. Nello specifico il tribunale, prendendo come riferimento la legge regionale, valida solo a Berlino, sull’impiego di studenti presso le università, aveva confermato come a quest’ultime fosse del tutto precluso di assumere forza studentesca in ambiti amministrativi e quindi non meramente accademici. Risultato dell’avversa sentenza per la Humboldt ma anche per tutte le altre università berlinesi è stato il taglio di alcuni servizi essenziali, come appunto l’apertura delle proprie biblioteche la domenica, ed il mancato rinnovo dei contratti di lavoro per centinaia di studenti, fino a quel momento illegalmente impiegati.

Ciò significa che ancora adesso nella capitale “alternativa” della “locomotiva d’Europa” non vi sono biblioteche universitarie aperte la domenica. Anzi, se si esclude la Gedanke Bibliothek a Kreuzberg, possiamo affermare senza tema di essere smentiti che nessuna biblioteca nella metropoli da 4 milioni di abitanti è aperta la domenica. Ed anche nella biblioteca (fondata dagli americani durante la Guerra Fredda) citata sopra, non è affatto agevole concentrarsi e studiare bene perché in quelle sei ore scarse, nelle quali è possibile entrare ogni domenica, vengono organizzati rumorosi concerti dentro l’emeroteca, tavole rotonde a voce alta in sala lettura, perfino corsi di yoga e giocate a ping-pong. Non è certo il massimo per uno studente che desideri prepararsi per gli agognati esami semestrali, tenendo anche conto che sei ore di studio non sono poi così tante.

Al fine di raccogliere maggiori informazioni, abbiamo ottenuto una gentile intervista da parte del rappresentante dei lavoratori – quindi in questo caso né studenti né tantomeno wissenschaftliche Mitarbeiter – regolarmente impiegati presso la Humboldt Universität. Il suo nome è Marc Brüssel il quale, sotto nostra richiesta, ha acconsentito a fare il punto della situazione, oltre a svelarci alcuni punti poco conosciuti dell’intero sistema universitario in Germania. La conversazione è avvenuta all’interno della sede del consiglio del personale (Personalrat) della Humboldt, situata a poche centinaia di metri dal turistico Check Point Charlie. Ecco il resoconto dell’intervista:

Qual è il suo ruolo presso la Humboldt Universität?

Innanzitutto bisogna specificare che all’interno della Humboldt, così come nelle altre università berlinesi, vi sono 3 diversi Personalräte: uno per i lavoratori impiegati secondo un normale contratto tariffario, di cui io sono il rappresentante, uno per gli studenti che collaborano presso l’università, che è quello che sta giocando un ruolo attivo nella recente controversia legale, ed infine un consiglio di rappresentanza che si occupa di domande e richieste generali. Io sono il rappresentante dei Tarifbeschäftigen, ossia  di quei lavoratori regolari che, al contrario degli studenti, sono impiegati con contratti a tempo indeterminato e paghe più alte. Questa suddivisione in 3 differenti consigli è presente a Berlino, mentre negli altri Länder la situazione può essere la medesima ma anche no. Questa struttura varia infatti da regione a regione, a causa del federalismo presente in Germania.

Perché tutte le biblioteche della Humboldt Universität a Berlino sono da diversi mesi chiuse la domenica?

Questo è dipeso da 2 sentenze di due diversi organi. La prima è stata emanata dal cosiddetto Einigungsstelle, il quale è un organo non giudiziario presente all’interno delle università (ma non solo nda) che permette ad organi collettivi di rappresentanza, come quello che raggruppa gli studenti, di esporre le proprie rimostranze di fronte al datore di lavoro. Esso ha un ruolo consultivo e di risoluzione amichevole delle controversie tra il consiglio accademico e gli altri attori in causa. La seconda sentenza che, al contrario della prima meramente consultiva, ha valore legale, è stata emessa dal locale tribunale del lavoro presso il Land di Berlino. Entrambi gli organi hanno accertato quanto già previsto dalla locale legge regionale sulle realtà accademiche (Hochschulgesetz), valida solo all’interno della capitale tedesca, secondo la quale è vietato per le università assumere e far lavorare i propri studenti in attività amministrative, che nulla hanno a che vedere con l’ambito accademico e di ricerca. Tuttavia “wo kein Kläger, dann keine Strafe”, che significa che finchè nessun ricorrente denuncia la situazione di illegalità, non ci può essere nessun pena. Tutto questo è cambiato con il ricorso di una studentessa presso il suddetto tribunale, da lei vinto anche perché la situazione giuridica era chiara da anni.

Chi ha fatto ricorso contro l’università? E perché?

Nel ricorso individuale presso il tribunale del lavoro era stata coinvolta una studentessa, che aveva denunciato il trattamento riservatole dall’università, dal momento che riteneva che la sua paga fosse troppo bassa per i compiti amministrativi da lei svolti. In particolare la ricorrente aveva richiesto che la sua tariffa fosse paragonata a quella di un normale lavoratore, il quale per le medesime mansioni veniva pagato di più rispetto ad una studentessa come lei. Al contrario dell’Einigungsstelle, presso cui aveva fatto ricorso collettivo l’intero comitato  rappresentante gli studenti, il suo era stato un ricorso individuale. Oltre al discorso salariale, la causa verteva anche sulla richiesta da parte della studentessa di avere un contratto a tempo indeterminato invece che a scadenza, riservato solo agli studenti al contrario di quanto avveniva per i lavoratori scientifici. La studentessa, oltre ad aver vinto la causa, non è stata licenziata com’è poi successo con gli altri studenti, che non potevano più lavorare in ambiti amministrativi. Nel suo caso specifico ha trovato un accordo col datore di lavoro, grazie al quale potrà continuare a lavorare ma con un contratto a tempo indeterminato e con un salario più alto rispetto a prima.

Ma se la Humboldt Universität da anni era a conoscenza della totale illegalità nell’impiego di studenti in campi amministrativi, come mai ha continuato a farlo?

A tal proposito tutti noi non possiamo fare altro che delle mere congetture. In ogni caso è chiaro che per l’università la possibilità di impiegare per molti anni studenti in campi amministrativi e tecnici, pagandoli di meno rispetto ad un lavoratore a normale contratto tariffario, è stata una soluzione vantaggiosa. E’ stata  un’idea attrattiva ed il rischio poteva esserci solamente nel caso in cui qualcuno avesse deciso di protestare, ricorrendo individualmente presso un’aula giudiziaria. La prima volta in cui c’è stata una protesta si è verificata appunto con il ricorso individuale della studentessa, da lei vinto dal momento che il suo impiego era chiaramente non conforme alla legge. Prima di lei, nessun studente o studentessa aveva pensato minimamente di denunciare l’università presso la quale erano illegalmente impiegati.

Qualcuno ha avvertito l’università del rischio di perdere una causa giudiziaria?

Certamente, da quasi 2 anni il Personalrat degli studenti aveva avvertito la direzione dell’università che si stavano comportando in maniera sbagliata e non conforme alla legge. L’organo di rappresentanza degli studenti aveva diverse volte chiesto di aprire un dibattito per poter discutere e trovare delle soluzioni alternative. Questo per evitare, cosa purtroppo avvenuta all’indomani della sentenza, che dall’oggi al domani si verificasse una situazione catastrofica in merito all’impiego di personale studentesco e non presso i servizi col pubblico. Hanno chiesto per tanto tempo di parlare al fine di evitare che la biblioteca potesse rimanere chiusa oppure che il “computer service” venisse ridotto. Queste offerte, che secondo me erano ragionevoli e moderare, non sono mai state accettate dall’università, che per due anni ha sprecato questa possibilità di dialogo. Ci sono due interpretazioni, a mio parere, che possono spiegare questo rifiuto al confronto: la prima è che sapessero fin dall’inizio che la situazione lavorativa degli studenti era del tutto illegale ma hanno sperato che nessuno facesse loro causa, al tempo stesso giustificando la loro politica con l’esigenza di risparmiare soldi pagando di meno gli studenti e restando nel loro billigem Universum; la seconda interpretazione fa riferimento ad un’errata consulenza giuridica da parte dei legali dell’università, che fino all’ultimo hanno creduto che non fosse possibile perdere una causa giudiziaria in merito all’assunzione di studenti in ambito non accademico.

Solamente per la Humboldt quanti studenti sono stati coinvolti nel mancato rinnovo dei loro contratti a seguito della sentenza?

Non abbiamo nessun dato preciso in merito, dal momento che noi siamo i rappresentanti dei lavoratori tariffari (v. prima domanda nda). Dati più dettagliati sono di sicuro presenti presso il consiglio del personale degli studenti, che sta ora seguendo il caso. Tuttavia vi sono delle stime attendibili, che noi abbiamo ricevuto e che possono dare un’idea del numero degli studenti coinvolti. A tal proposito abbiamo due fonti: la prima è quella che proviene dal Personalrat degli studenti, che ha stimato come ad almeno 600 studenti non sia stato rinnovato il contratto di collaborazione a seguito della sentenza avversa, e la seconda che proviene invece dal consiglio direttivo della Humboldt, che abbassa la cifra a 500 unità. Quindi tra i 500 e 600 studenti sono coinvolti in questa diatriba legale, che ha acclarato l’illegalità del lavoro studentesco presso gli ambiti amministrativi e tecnici di tutte le università, non solo la Humboldt, operanti nel Land di Berlino. Per centinaia di studenti i contratti non sono stati rinnovati. Questo spiega inoltre il taglio dei servizi essenziali, tra cui la riduzione degli orari delle biblioteche e del tutorato, per citare solo due dei campi più sensibili.

Secondo lei, quali sarebbero le misure urgenti che l’università dovrebbe adottare?

Premetto che il Senato di Berlino (governato dalla Spd, la Linke ed i Verdi nda) ha già dichiarato che non intende investire maggiori risorse finanziarie per le università della capitale. Ciò significa che la Humboldt con la stessa quantità di soldi dovrebbe assumere personale qualificato pagandolo di più secondo il normale contratto tariffario, tenendo conto che gli studenti non possono più lavorare per le stesse mansioni. L’alternativa sarebbe quella di assumere meno personale e ridurre i servizi, che è appunto la linea seguita dal direttorio che ha deciso appunto di non rinnovare i contratti per gli studenti, di non assumere personale qualificato e di tagliare i servizi essenziali, come le biblioteche. Un’altra alternativa sarebbe quella di confermare i servizi con relativi orari di prima ma al tempo stesso di aumentare il carico di lavoro dei tarifbeschäftigen Mitarbeiter, che noi rappresentiamo, i quali già ora sono sovraccarichi. Tuttavia non è nostro interesse aumentare la mole di lavoro per i lavoratori, che dopo la sentenza dovranno ancor di più sforzarsi di colmare i buchi in precedenza coperti dagli studenti. La mia idea è che la Humboldt dovrebbe dividere i finanziamenti elargiti dal Senato attraverso un bilancio globale, in modo tale da pianificare tutti i compiti che i lavoratori dovranno svolgere in futuro, senza timore di infrangere la legge. Secondo la mia opinione, non dovrebbero essere più approvati progetti senza limiti o cooperazioni con altre università, senza prima sincerarsi che l’erogazione dei servizi di base siano stati assicurati. Noi siamo obbligati a garantire delle occupazioni e dei salari che rispettino il diritto; questo è il fondamento del lavoro. Non si dovrebbe più pensare a fantomatici progetti, svolti per mero prestigio, senza che al tempo stesso i compiti essenziali non siano stati portati a termine.

Quali sono state le politiche seguite dalle altre università berlinesi dopo la sentenza di divieto di impiego per gli studenti?

Al contrario dell’atteggiamento di scontro tra le parti all’interno della Humboldt durato per anni, che solo a seguito della sentenza dell’anno scorso si è mitigato a favore di un possibile dialogo, nella Freie Universität (l’altra grande università berlinese nda) da diverso tempo i rapporti tra i rappresentati degli studenti ed il direttivo sono stati improntanti ad una maggiore collaborazione. Nel caso della Frei si è deciso per un determinato periodo di tempo, probabilmente fino a metà del 2019, di lasciare aperta la biblioteca centrale anche la domenica. Tuttavia questo significa che anche una generosa “moratoria” del genere, che consiste nel chiudere gli occhi di fronte a delle chiare violazioni, è comunque illegale e non è affatto una soluzione pulita – sauber – al problema. Ad ogni modo le 3 università di Berlino (la terza è la Technische nda) si sono comportate in maniera molto diversa tra di loro; alcune come la Humboldt sono andate fino in fondo allo scontro chiudendo al dialogo, mentre alla Frei si sono dimostrati più diplomatici e concilianti.

Vorrei porle una domanda generale: com’è possibile che in un paese così ricco come la Germania le università desiderino risparmiare?

In primo luogo bisogna specificare che in Germania l’istruzione e la ricerca sono generalmente finanziate dallo Stato e non dai privati. Abbiamo solamente un piccolo settore di università private ed un enorme settore composto da università  pubbliche. Questo è il primo fondamento del sistema universitario tedesco. Il secondo è il federalismo, ossia ogni regione si deve preoccupare in maniera separata di come i finanziamenti provenienti dal governo centrale debbano poi essere suddivisi tra le università locali.  Ci sono regioni ricche e regioni povere; la maggiori parte delle università presenti nelle regioni meridionali della Baviera e del Baden – Württemberg sono per esempio ben strutturate, mentre nel Land di Brema ed in quello della Saarland (piccola regione al confine con la Francia governata per sette anni dalla probabile futura Cancelliera Annegret Kramp-Karrenbauer nda) la situazione finanziaria è debole dal punto di vista del finanziamento alla ricerca e alle università. Il governo federale tedesco non è insomma responsabile dei problemi di finanziamento delle università per il semplice fatto che la competenza è di ogni singolo governo regionale. Negli ultimi anni non è mancato il dibattito a proposito di una diversa ripartizione e responsabilità per il finanziamento alla ricerca, permettendo così al governo centrale di assumersi questo onere, ma per ora il sistema non è mutato.  Inoltre sussistono delle ulteriori forti differenze, dal momento che il governo federale concede maggiori finanziamenti alle cosiddette università di èlite. L’idea è stata quella di concedere eccezionalmente soldi nazionali, derogando così al principio generale, a quelle poche università tedesche che vengano reputate, tramite apposite competizioni che si svolgono ogni 5 anni, maggiormente competitive nei confronti di quelle estere. Tuttavia il problema è che, invece di far crescere le università più deboli, si tende ad aiutare quelle già forti e competitive, le quali sono per lo più situate nelle regioni ricche del paese.

A Berlino ci sono delle università di èlite?

Fino al 2017 la stessa Humboldt è stata proclamata un’università d’èlite. Da quanto mi risulta, ora solo la Frei Universität è l’unico istituto berlinese a far parte del club. Tuttavia questo non significa che i problemi del finanziamento dei servizi essenziali attraverso questi fondi siano stati risolti, poiché quest’ultimi sono stati deviati verso progetti di mero prestigio, magari in collaborazione con realtà estere, e non invece a colmare le lacune più importanti, come il segretariato e le biblioteche. Gli uffici fondamentali, gli stessi toccati dai tagli e dalle chiusure degli ultimi mesi, non hanno mai visto questi soldi statali.

 La ringraziamo per la sua cortese intervista e speriamo che questo problema venga risolto al più presto.

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