Attenzione, guerra civile!

Spirano brutti venti per la Germania e per l’Europa intera. Diversi mesi, se non anni, prima che l’odierna crisi sanitaria da coronavirus portasse con sé incalcolabili prodromi economici, l’Unione Europa era già attraversata da gravi squilibri sociali. Poveri sempre più numerosi e pezzenti; ricchi sempre più di nicchia e tracotanti; finanza foraggiata da migliaia di miliardi (nessun errore di battitura) dai governi e dalle banche centrali, mentre al popolo degli abissi venivano lasciate cadere (di controvoglia) le briciole dalle tavole ben imbandite; aumento delle tensioni razziali tra gli immigrati, lasciati generosamente entrare dai governi europei e dalle ONG per creare un esercito salariale di riserva, e i nativi, la cui classe media è stata sapientemente distrutta; disoccupazione di massa nell’ordine delle milioni di persone; mafie che si comprano settori interi dell’economia; media conformisti ed ipnotizzanti; rabbia latente; frustrazioni senza prospettive; dipendenze come unico oppio per dimenticare esistenze mai veramente sbocciate; odio represso ma mai estinto verso le istituzioni; ed infine una militarizzazione ormai neanche più tanto strisciante delle società occidentali, che soprattutto in Italia, vero laboratorio sociale d’Europa, si è espressa in un arresto domiciliare per 60 milioni di cittadini, che, invece di ribellarsi, si sono messi a cantare e a ballare nei loro appartamenti, per i quali probabilmente tra un po’ non saranno più in grado di pagare i mutui decennali alle banche, quest’ultime a loro volta a rischio fallimento.

In questo quadro fosco tra il dantesco e l’orwelliano, condito da un pizzico di teatro dell’assurdo stile Monty Python, nemmeno la Germania può affermare di stare bene. Nel Paese leader economico d’Europa, assieme al club delle nazioni europee del Nord, alle problematiche descritte telegraficamente sopra, si aggiungono divisioni interne allo stesso popolo tedesco, le quali sono esplose fin dai tempi della tanto decantata riunificazione tedesca. Da quel momento in poi i tedeschi orientali, per semplificare al massimo, si sono impoveriti, in non pochi casi hanno perso il loro lavoro sicuro e garantito dallo “spietato” regime comunista della DDR, e a milioni hanno dovuto emigrare nell’ex Germania occidentale. Essi si sono autobattezzati Ossis, in contrapposizione agli odiati Wessis, i fratelli coltelli delle regioni occidentali, ben più ricchi e sicuri di sé, che dal canto loro non hanno mai nascosto la loro derisione verso tutto ciò che è targato ex DDR, dopo averla colonizzata distruggendone la base industriale e produttiva. A questa linea di faglia all’interno del popolo tedesco, ben lungi dall’essere un granitico monolite, come invece molta stampa straniera ama dipingerlo, si sono aggiunte negli ultimi tempi altre divisioni dentro la Germania. Una di queste è sicuramente quella che vede una minoranza di ricchi, il 10% della popolazione residente in Germania, il cui patrimonio corrisponde a poco più di quello posseduto dalla somma di 41 milioni di persone, che invece sono quasi pari alla metà della popolazione totale tedesca[1].

Dalle riforme Hartz del governo di centro-sinistra del cancelliere Schröder a fine anni ‘90, in questa blog descritte con dovizia di particolari in alcuni articoli passati, sono aumentate a dismisura le povertà e le occupazioni lavorative precarie. Per ora il sistema sociale tedesco ha retto, complici le cicliche elargizioni di sussidi sociali, in realtà briciole soggette ad un controllo pervasivo anche degli spostamenti e delle spese quotidiane del cittadino da parte dello Stato, alle fasce più povere della popolazione. Tuttavia, se e quando, e si parla di pochi mesi, vi saranno milioni di nuovi disoccupati, derivanti dai licenziamenti di massa dalle grandi industrie produttive tedesche, in special modo di quelle automobilistiche, potrebbe a quel punto risultare arduo frenare la rabbia e la disperazione di milioni di ex appartenenti al ceto medio benestante. Un’altra divisione, ben più esplosiva di quelle all’interno del popolo tedesco, è quella che invece vede milioni di stranieri, emigrati in Germania negli ultimi 10 anni e a maggioranza musulmani, ed il resto della popolazione, secolarizzata ed europea. Sempre più spesso ultimamente in Germania, al netto dei dogmi di Stato del multiculturalismo e del politicamente corretto, imposti dall’alto, si è sentito parlare nei dibattiti (consentiti dalla censura governativa) di “società parallele”, ovverosia di quelle parti della società tedesca, in non pochi casi sotterranee e criminali, nelle quali milioni di stranieri, ripetiamolo a maggioranza di religione islamica ma non solo, non intendono affatto integrarsi nella opulenta società tedesca, preferendo vivere con i propri conterranei, parlare le proprie lingue nazionali, non frequentare, pena divieti dei clan familiari, gli “infedeli”, ed in non rari casi svolgere attività criminali presso le numerose mafie, che dominano ormai interi quartieri nelle grandi città. L’odio reciproco tra molti tedeschi impoveriti ed altrettanti stranieri, con quest’ultimi che al contrario dei primi posseggono un forte senso d’appartenenza religioso e nazionalistico (ad esempio i turchi), alla minima avvisaglia di un grave crollo economico potrebbe scoppiare definitivamente.

Per dirne una: il 19 febbraio 2020 un estremista di destra di 43 anni, Tobias Rathjen, era entrato in un shisha bar nella città di Hanau, vicino Francoforte, sparando ed uccidendo 9 persone e ferendone altre 5[2]. L’uomo poi era ritornato a casa sua, aveva ucciso la madre, per poi suicidarsi, non prima però di aver mandato un video di rivendicazione, nel quale si era autoproclamato combattente contro il multiculturalismo imperante. Le vittime dell’atto terroristico di estrema destra erano tutte straniere, turche e curde per la precisione. Quella strage xenofoba ha alcuni precedenti in Germania: tra il 2001 e il 2007 un gruppo clandestino neonazista, la cui sigla è NSU, si era macchiato dell’uccisione di decine di stranieri o di tedeschi di origine straniera, tra cui l’omicidio di 9 lavoratori di discendenza turca, curda e greca, la sparatoria mortale ad un poliziotto e perfino la detonazione di alcune bombe a Cologna, che solo per un mero caso fortuito non si tramutarono in una strage[3]. Sebbene tutti i membri, almeno quelli principali, fossero stati individuati, arrestati e condannati dopo una serie di processi paralleli, v’è ancora da una parte non ininfluente dell’opinione pubblica, in special modo quella gravitante intorno al mondo dell’estrema sinistra, la convinzione secondo la quale vi siano state delle connivenze di una fazione della polizia e dei servizi segreti tedeschi nella prosecuzione di quella strategia della tensione. Da notare che quelli atti terroristici xenofobi si erano verificati a stragrande maggioranza nelle regioni occidentali e durante gli anni, successivi alla riunificazione tedesca, nei quali la disoccupazione aveva coinvolto milioni di ex lavoratori, non solo ex DDR, toccando stabilmente la quota delle 2 cifre percentuali. Un altro omicidio a sfondo neonazista fu quello del deputato della CDU, il partito della cancelliera Angela Merkel, Walter Lübcke, avvenuto nella sua abitazione ad opera di un estremista di destra nel giugno del 2019[4]. Tutti questi episodi violenti potrebbero tuttavia essere un mero prologo allo scoppio di odi razziali e di una guerra civile tra gli stessi cittadini tedeschi di diversa estrazione politica, impensabile fino a qualche anno fa.

Ad aver dato adito alle paure di una prossima guerra civile tra bande di disperati, all’interno anche della ricca Germania, era stato, in tempi non sospetti, il giornalista tedesco Udo Ulfkotte. Questo nome forse dirà qualcosa agli stessi lettori italiani, dal momento che il reporter in questione, scomparso nel gennaio del 2017 per arresto cardiaco, nel 2014 era salito agli onori delle cronache internazionali per aver denunciato la corruzione imperante e la faziosità della stragrande maggioranza della stampa tedesca, di cui lui stesso era stato un membro rilevante. Nello specifico Ulfkotte aveva scritto un libro, di recente tradotto in italiano, dall’emblematico titolo di “Giornalisti comprati”, senza contare che nell’ottobre del 2014, cioè a poco tempo di distanza dall’esplosione della crisi ucraina e del Donbass, di fronte alle telecamere dell’emittente russa Russia Today aveva rivelato come per anni fosse stato pagato e “consigliato”, anche dai servizi segreti angloamericani, per scrivere articoli anti-russi. Scopo ultimo, secondo lui, di quella campagna mediatica, che coinvolgerebbe non solo la stragrande maggioranza della stampa tedesca bensì quella di pressoché tutti i media mainstream europei, sarebbe quello di creare un clima ad hoc di isteria anti-russa tra la popolazione al fine di preparare quest’ultima ad una prossima guerra calda tra la NATO e la Russia di Putin.

Nel 2017 egli stava lavorando ad un’opera sulle presunte violazioni costituzionali da parte della cancelliera Angela Merkel durante la crisi dei migranti nell’estate del 2015, anche dopo aver preso spunto da un saggio del giudice costituzionale tedesco Udo Di Fabio, il quale era arrivato a descrivere la Merkel come una “spaccatrice della Costituzione” (Verfassungsbrecherin)[5]. La coincidenza della morte ufficiale per infarto di Udo Ulfkotte nelle stesse ore in cui aveva iniziato a scrivere il suo nuovo manoscritto, fortemente critico nei confronti dell’operato della Merkel, aveva dato adito a diverse teorie “cospirative”, secondo le quali il cronista dissidente sarebbe stato ucciso dai servizi segreti tedeschi, o financo americani, tramite un veleno che uccide subito e che non rilascia tracce nel corpo durante l’autopsia. In verità, ad essere razionali, è giusto ricordare che nei suoi stessi libri e durante varie interviste avesse spesso dichiarato come il suo stato di salute fosse precario e che, prima della sua morte, fosse sopravvissuto a 3 infarti. Senza contare che dalla fine degli anni ’80 la sua salute fosse stata irrimediabilmente compromessa dopo aver testimoniato, unico reporter occidentale, dell’uso di gas chimici da parte dell’esercito iracheno di Saddam Hussein contro una decina di soldati iraniani. Per essere più precisi, il giornalista Ulfkotte, all’epoca impiegato per il quotidiano tedesco della Frankfurter Allgemeine Zeitung presso il fronte iraniano-iracheno, nel 1988 aveva assistito suo malgrado all’utilizzo di gas da parte dell’Iraq, all’epoca alleato dell’Occidente, durante la guerra Iran-Iraq (1980-1988). Nonostante le gravi ustioni sul suo corpo e le difficoltà respiratorie, riuscì a sopravvivere tanto che aveva mandato anche delle immagini al suo editore, comprovanti il crimine iracheno ai danni dei soldati iraniani. Tuttavia il suo giornale, in breve Faz, decise di non pubblicare le sue inequivocabili foto, nelle quali si vedevano soldati con pezzi di materia cerebrale uscita dai loro corpi oltre che altri dettagli inenarrabili, oltre ad aver pesantemente censurato il suo pezzo. Questo anche perché lo stesso Ulfkotte aveva scritto delle pesanti responsabilità del governo tedesco (occidentale) nella fornitura diretta di materiale chimico all’Iraq di Saddam Hussein, all’epoca prezioso alleato dell’Occidente contro l’Iran teocratico dell’ayatollah Khomeini, poi utilizzato nell’attacco da lui descritto[6]. Come accennato sopra, la sua fortunosa, ma comunque devastante per il corpo, sopravvivenza all’uso dei gas aveva minato la sua salute per gli anni a venire, tanto che era sopravvissuto e ben 3 infarti, antecedenti al quarto ahimè decisivo. Pertanto risulta singolare riportare che ad averlo ucciso fosse stato un gesto intenzionale, visto l’iter sanitario intercorso fino a quel momento.

Chiusa la doverosa premessa sugli stralci della sua carriera giornalistica, la parte, che in questo contesto di possibile guerra civile in Germania ci interessa, riguarda un suo libro uscito nel 2009. Già il titolo è emblematico: “Attenzione, guerra civile!”. Il sottotitolo invece recita: “Ciò che fermenta a lungo, si tramuta in rabbia”. Ebbene ad appena 1 anno di distanza dallo scoppio della bolla finanziaria americana, generata a sua volta dal fallimento della banca d’affari Lehman Brothers nel 2008, Ulfkotte aveva immaginato uno scenario a dir poco plumbeo per la Germania, ma anche per gli altri Paesi europei: scontri quotidiani nelle strade, polizia in tenuta anti-sommossa che spara sugli insorti e che spesso uccide, milioni di nuovi disoccupati senza più nulla da perdere, banche in fallimento, intere economie devastate, uno Stato tecnologicamente avanzato che controlla ogni singolo spostamento dei propri cittadini, violandone impunemente la privacy, coprifuoco obbligatorio per tutti, popolazione costretta a fare scorta di generi alimentari per settimane (vi ricorda qualcosa?), un’immigrazione selvaggia e senza confini che a sua volta esacerba le tensioni interne, scontri etnici e religiosi all’interno delle maggiori nazioni europee, senza contare una militarizzazione delle società, disposte a criminalizzare il dissenso. Sembra un quadro dei giorni odierni, preso a metà dalla Francia dei gilet gialli, che da più di 1 anno ogni fine settimana stanno protestando contro le politiche europeiste del presidente Macron, e l’altra dall’odierna Italia, nella quale durante la crisi da coronavirus chiunque fosse uscito di casa senza permesso poteva essere multato e financo arrestato in caso di recidiva. Inoltre la parte del suo meticoloso lavoro, ricordiamolo uscito nel 2009, sul controllo tecnologicamente avanzato da parte degli Stati moderni sulla propria popolazione era stata scritta anni prima che venissero usati i droni nella vita quotidiana, anche per controllare che i cittadini non violassero la quarantena, come avvenuto in alcune città italiane[7], oppure in un periodo ben anteriore all’impiego delle App di controllo degli spostamenti, con la gentile collaborazione di Facebook ed altri social, termine quanto mai orwelliano.

Tutto ciò era stato da lui previsto anche qualche anno prima che scoppiasse la crisi europea dei debiti sovrani e che alcuni Paesi europei, come la Grecia e l’Italia, ed ultimamente la Francia, fossero attraversati da pesanti proteste di piazza, atte a rovesciare l’ordine pubblico interno. Tuttavia c’è un passo specifico che lascia ulteriormente interdetti: agli inizi del 2008 la CIA in un suo report interno aveva immaginato entro il 2020, l’anno odierno in cui stiamo vivendo, uno scenario da incubo. Secondo il rapporto segreto americano, entro quest’anno interi centri industriali in Germania ed altre zone d’Europa sarebbero andati fuori controllo statale a causa di una grave crisi economica e dell’inasprimento delle tensioni razziali e religiose tra le minoranze islamiche e le maggioranze europee secolarizzate[8]. Per quanto concerne in particolare la Germania, entro il 2020 sarebbero risultati ingovernabili alcuni quartieri di Berlino, quelli cioè a più alta concentrazione araba e turca, interi territori dell’ex regione carbonifera dalla Ruhr, che comprende al suo interno città industriali come Dortmund e Duisburg, alcuni quartieri di Stoccarda, Ulm, Amburgo, Francoforte, Hannover e Monaco, nonché zone intere della Renania. Tuttavia nel frattempo, soprattutto a partire dal 2015, 1 milione di migranti siriani (e non), a maggioranza musulmani e molti dei quali tuttora disoccupati, sono entrati in Germania, evento ovviamente all’epoca non preventivabile dalla CIA. Un altro centro studio della stessa CIA – la National Intelligence Council (NIC) – sempre nel 2008 aveva predetto che entro il 2013/2014 sarebbero scoppiati gravi disordini in diversi Paesi europei tra cui la Grecia, l’Italia, la Francia ed il Regno Unito[9]. In effetti in Grecia diverse manifestazioni anti-austerity ed anti-Unione Europea, sia di comuni cittadini che di gruppi dell’estrema destra riconducibili ad Alba Dorata, sono state represse in maniera violenta dalla polizia, in Regno Unito già nel 2011 si erano verificati dei gravi disordini, saccheggi e rivolte in diverse città inglesi, dopo che un ragazzo di etnia nera (Black British secondo la definizione di Wikipedia[10]) era stato ucciso dalla polizia. Il nostro Paese, in special modo nelle regioni più povere del Meridione, è sull’orlo della rivolta[11], stando alle recenti dichiarazioni del ministro per il Sud e la Coesione territoriale Giuseppe Provenzano, mentre dal maggio 2018 la protesta dei gilet gialli in Francia sta devastando il Paese, con morti e feriti[12]. Anche se in quest’ultima nazione europea ancora nel 2005 le interdette opinioni pubbliche avevano assistito impotenti alle insurrezioni delle banlieues, le spesso squallide periferie francesi popolate dalle minoranze etniche e religiose[13].

Pertanto l’inquietante report della CIA del 2008, riportato da Udo Ulfkotte nel suo studio più generale sulla futura guerra civile in Germania e in Europa, pubblicato 11 anni fa, non sembra lasciar presagire nulla di buono per il 2020, l’anno corrente che secondo il maggior servizio segreto americano avrebbero rappresentato una svolta per l’Europa tutta. Nel medesimo testo egli aveva altresì svelato una lista segreta del governo tedesco, che riportava un elenco di città, quartieri all’interno delle medesime e regioni, per le quali si prevedeva per il futuro un grave scoppio di rivolte ed insurrezioni violente, financo armate. La pubblicazione, illegale secondo l’ordinamento tedesco poiché rivelazione non autorizzata di segreto di Stato, della lista gli aveva provocato delle grane giudiziarie non da poco, per le quali aveva dovuto pagare delle multe salate. Il dettaglio interessante è che l’elenco delle città, considerate off-limits dallo stesso governo tedesco nel 2008, era stato ribattezzato con un linguaggio interno ai servizi segreti come “L’atlante della rabbia”. La lista di quartieri esplosivi comprende intere zone della capitale Berlino, di Brema, Francoforte, Amburgo, Dortmund, Hannover, Monaco, Stoccarda e Norimberga[14]. Pertanto quasi tutte le più grandi città tedesche, secondo le stime governative risalenti ancora al 2008 ed illegalmente rivelate da Ulfkotte, sarebbero state toccate dalla rivolte, anche se non mancavano centri minori e perfino piccoli villaggi.

Inoltre in quella stessa disturbante opera sui rischi di una possibile guerra civile per la Germania, si riportava come il governo tedesco si stesse segretamente preparando ad una serie di esercitazioni militari molto particolari per l’esercito nazionale, la Bundeswehr. Come è stato già approfondito nei dettagli in alcuni articoli di questo blog, dedicati alla recente militarizzazione della Germania merkeliana, si è costruita dal nulla un’intera città nella Sassonia-Anhalt, nella quale gli eserciti europei, oltre a quello tedesco ed americano, possono addestrarsi in simulazioni di repressioni di rivolte in un ambiente urbano. Si sono infatti eretti condomini, abitazioni private, piazze, vie, stazioni ferroviarie, un aeroporto, una linea della metropolitana, perfino una bidonville ed un quartiere delle ambasciate, nei quali, lontano da telecamere indiscrete, l’esercito tedesco si esercita nello sparare a gruppi di insorti in un ambiente fortemente urbanizzato. La città-addestramento, che ufficialmente non esiste sulle carte geografiche, si chiama Schnöggersburg. Tutto questo è stato già scritto in numerosi libri del rimpianto Udo Ulfkotte, ma non mancano riferimenti in merito anche su Internet. La stessa Bundeswehr nel 2011 aveva pubblicato su Youtube un video girato da un drone[15], nel quale si poteva rimirare la città-addestramento dall’alto

Si vedrà insomma quest’anno se le previsioni della CIA per una guerra civile, o al limite per l’esplosione di gravi disordini interni, per la Germania del 2020 saranno rispettate oppure, si spera, smentite. Nel frattempo è un dato assodato la presente divisione tra le seguenti categorie di cittadini tedeschi e non: estremisti di destra contro estremisti di sinistra; tedeschi impoveriti contro stranieri; Wessis contro Ossis; islamisti contro laici; nuovi ricchi contro vecchi poveri; fautori dell’Hartz IV contro chi lo percepisce da una vita; luterani del Nord contro cattolici del Sud; benestanti bavaresi contro poveri berlinesi; fautori dell’immigrazione senza confini contro chi vorrebbe chiudere i confini e financo cacciare i migranti clandestini dalla Germania; tutti i partiti “istituzionali” contro l’Afd; società aperte contro società parallele; mafie straniere all’assalto dell’economia contro poliziotti e magistrati inermi; minoranze etniche residenti anche da decenni in Germania che si fronteggiano tra di loro (per esempio turchi vs curdi); chi vorrebbe salvare il progetto europeo aiutando gli Stati del Sud Europea e chi invece è tuttora fanatico dell’austerità; senza contare l’aperta caccia alle streghe contro i teorici delle cospirazioni o anche chi solo osa mettere in dubbio le verità di Stato propagandate dai media mainstream tedeschi.

Il medesimo cronista tedesco Udo Ulfkotte era stato spesso accusato di far parte della seconda categoria, ossia di chi preferisce intraprendere il tortuoso sentiero dell’eresia intellettuale. A costo di venire giudicato matto.

 

[1] https://www.ilsole24ore.com/art/germania-divario-ricchi-e-poveri-massimi-storici-AC9b9gp

[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Hanau

[3] https://en.wikipedia.org/wiki/National_Socialist_Underground

[4] https://www.corriere.it/esteri/19_giugno_16/germania-l-omicidio-walter-luebcke-arrestato-uomo-85ba147c-904a-11e9-9eb3-08018d4e5f3d.shtml

[5] https://associazioneeuropalibera.wordpress.com/2017/01/16/913-morto-udo-ulfkotte-il-giornalista-che-ha-rivelato-i-finanziamenti-cia-alla-stampa-ue/

[6] https://mato48.com/tag/dr-udo-ulfkotte/

[7] https://www.ansa.it/sicilia/notizie/2020/03/29/coronavirus-sindaco-messina-prova-droni-per-controllo-citta_d9566c4b-a838-43ae-a31a-a83994d042d4.html

[8] Udo Ulfkotte, Vorsicht Bürgerkrieg!, Kopp Verlag, 2009, p. 27-28.

[9] Udo Ulfkotte, Vorsicht Bürgerkrieg!, Kopp Verlag, 2009, p. 27-28.

[10] https://it.wikipedia.org/wiki/Disordini_in_Inghilterra_del_2011

[11] https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/29/coronavirus-pd-e-m5s-daccordo-potenziare-e-allargare-il-reddito-di-cittadinanza-contro-la-poverta-prodotta-dallemergenza-renzi-non-lo-vuole-non-funziona-ipotesi-di-6-miliardi-stanziat/5752024/

[12] https://it.wikipedia.org/wiki/Movimento_dei_gilet_gialli

[13] https://it.wikipedia.org/wiki/Rivolte_del_2005_nelle_banlieue_francesi

[14] Udo Ulfkotte, Vorsicht Bürgerkrieg!, Kopp Verlag, 2009, p. 58-63.

[15] https://www.youtube.com/watch?v=UajU2aUTK1g

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