Ancora Brexit 3/6 – Le conseguenze politiche per la Gran Bretagna

Tratto dalla rivista Limes

Poi certo, vi saranno delle sicure ripercussioni anche per la perfida Albione. A parte la quasi certa recessione economica, sussistono problemi di carattere politico che durano da anni. Gli scozzesi con tutta probabilità  chiederanno un secondo referendum di indipendenza per staccarsi dagli odiati vicini inglesi, dopo quello fallito nel 2014. Anche se sarà curioso vedere se avranno il coraggio di abbandonare la sterlina per accettare una moneta non loro, come l’Euro, che tante turbolenze ha creato e sta tuttora creando nell’Europa continentale. V’è poi il secolare problema nordirlandese. Al referendum sulla Brexit di due anni fa la popolazione cattolica, che desidererebbe tuttora unirsi alla madrepatria irlandese, ha votato convinta per rimanere, mentre la parte protestante e fedele alla Corona britannica ha votato per staccarsi dalla UE. Tutto questo in termini generali, si intende. Ma se osserviamo due mappe che da una parte mostrano in quali contee nordirlandesi siano presenti i protestanti unionisti e dall’altra in quali hanno prevalso i leavers, vedremo allora che esse si sovrappongono in maniera quasi perfetta. Non dimentichi poi il lettore che il fragile governo conservatore della Signora May è tenuto a galla solo grazie all’appoggio del piccolo partito unionista nordirlandese. Una hard Brexit potrebbe riaprire vecchie ferite, emarginate dagli accordi di Pasqua del 1998. Terreno principale di scontro sarà la nuova erezione di confini tra le due Irlande, che potrebbero causare disagi e rabbia soprattutto in quella parte della popolazione cattolica che non ha mai veramente digerito la divisione dell’isola irlandese in due entità, una indipendente dal 1919 (di cui proprio quest´anno ricorre il centenario della fondazione) e l’altra invece ancora appartenente al Regno Unito. In tempi non sospetti, ovvero il 26 giugno 2016, avevamo forse anticipato eventi futuri scrivendo che:

“Una delle conseguenze politiche più interessanti e da fantapolitica fino a pochi mesi, potrebbe essere la riunificazione dell’Irlanda sotto un’entità  statuale a quasi cent’anni di distanza dalla proclamazione di indipendenza dell’EIRE. L’aspetto interessante ma anche pericoloso al tempo stesso, è che i cattolici dell’Ulster hanno votato a maggioranza per rimanere nell’UE mentre i protestanti (tradizionalmente unionisti) hanno manifestato a maggioranza la loro contrarietà a restare. Cosa significa tutto questo, vi chiederete voi? Bè significa che forse si terrà un altro referendum in Irlanda del Nord nel quale la maggioranza dei nord-irlandesi potrebbe decidere di unirsi all’agognata madre patria irlandese. Sarebbe una rottura totale e forse anche violenta degli accordi di pace di Pasqua del 1998 che hanno sancito la riappacificazione, seppur tra tensioni sempre latenti, tra la minoranza cattolica e favorevole all’unificazione con l’Irlanda e la maggioranza protestante fedele al Regno Unito.”

Potrebbe insomma verificarsi che nel loro costante pragmatismo, i governanti britannici decidano di concedere un referendum tutto interno all’Irlanda del Nord, tramite il quale sarà possibile per le contee a maggioranza cattolica di unirsi per sempre all’Irlanda e a quelle protestanti di rimanere ancorate in maniera indeterminata alla Gran Bretagna. I risultati del referendum sarebbero validi sine die e potrebbero una volta per tutte risolvere il secolare problema nordirlandese, ultimo lascito dell’impero coloniale britannico, ed evitare così una nuova e sanguinosa guerra civile. Vedremo se questa azzardata ipotesi, considerata fantapolitica così come la stessa Brexit fino a qualche anno, si realizzerà. Nel frattempo non possiamo che prendere atto di come la nuova Ira, l’esercito repubblicano irlandese che per decenni aveva condotto la lotta armata per unificare l’Irlanda del Nord al resto dell’isola, si sia fatta sentire con un’autobomba fatta deflagrare senza morti tre giorni fa nella sonnolenta cittadina nordirlandese di Londonerry. Vedremo presto se questa esplosione è stato il segnale di una recrudescenza pronta dietro l’angolo oppure il gesto di pochi nostalgici del terrorismo passato.

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