Degrado a Görlitzer Park

Per molti berlinesi il parco di Görlitzer a Kreuzberg è sinonimo di droga e degrado. Dove una volta, da fine Ottocento al 1945, l’area era dominata dalla possente stazione ferroviaria che collegava la capitale tedesca all’Europa orientale e a Vienna, da decenni le diverse amministrazioni comunali l’hanno via via trasformata in un esteso parco cittadino. Da almeno quindici anni, ossia da quando i movimenti migratori dal Mediterraneo all’Europa si sono rafforzati, Görlitzer Park è divenuto il più rinomato, se ci permettiamo di impiegare questo termine che di solito viene rivolto a qualche attrazione turistica come musei o monumenti, centro di spaccio di droga all’aria aperta a Berlino. La “popolarità” del parco si è affermata a tal punto da varcare i confini municipali della metropoli tedesca, tanto che ogni fine settimana particolari comitive di turisti, provenienti sia dalla Germania che dall’estero, si recano qui per comprare qualsiasi tipo di sostanza stupefacente. È un quadro non molto diverso da quello che si può rinvenire nella capitale europea per eccellenza di questa triste forma di turismo moderno, ossia Amsterdam. Con la differenza che a Görlitzer Park a vendere le sostanze non sono i coffee shop, legali sì ma rigidamente regolati dalla legislazione olandese, bensì centinaia di giovani africani che a qualsiasi ora del giorno e della notte frequentano il parco e le aree ad esso limitrofe a caccia di clienti. In verità non avrebbero bisogno di rincorrere nessuno, visto che sono le stesse persone a recarsi sul posto per l’ormai noto motivo.

Tutto questo nell’illegalità assoluta e nella indifferenza di una politica locale, che nel quartiere “alternativo” e rigorosamente multietnico di Kreuzberg è da sempre dominata dalle sinistre e dai verdi. D’estate la situazione peggiora ulteriormente e diventa visibile anche all’occhio meno esperto. Nella vicina stazione della metropolitana, che passa lungo tutta l’adiacente Skalitzerstrasse, i giovani spacciatori di colore si intrufolano tra gli indifferenti passeggeri che attendono i vagoni, occupano le scale che conducono dentro e fuori la metropolitana a circa una distanza di 10 metri l’uno dall’altro, in modo tale da avvertire gli altri dell’arrivo di qualche agente in borghese ed impedire così che a rimanere impigliati nella rete finiscano tutti i pesci, e con la bella stagione arrivano perfino a bivaccare di fronte agli ingressi esterni delle abitazioni, in attesa che inevitabile qualche consumatore si faccia avanti. Non è rado che di notte si sia assistito ad accoltellamenti tra africani, loro stessi spesso sotto l’effetto di droghe, che solo per caso non si sono conclusi col morto. Come detto, questo fenomeno avviene da anni e sembra non conoscere tregua. Più volte i cittadini che abitano l’area, una delle più famose del quartiere centrale di Kreuzberg, hanno protestato chiedendo maggior legalità, ma sono stati sempre sovrastati da altrettanti cortei dei locali centri sociali di sinistra, che sono invece scesi in piazza reclamando la legalizzazione di tutte le droghe e l’erezione di coffee shop legali come ad Amsterdam. Nelle vicine aree di Kottbusser Tor e Warschauerstrasse la situazione non cambia di molto: lo spaccio a qualsiasi ora del giorno e della notte si amplifica in prossimità delle stazioni della metropolitana, quelle a più alta concentrazione di persone in perenne movimento, ed in quelle vicine ai club techno dello sballo berlinese. Da un anno a questa parte, visto anche l’aumento vertiginoso di furti di portafogli da parte di bande di nordafricani ai danni dei numerosi turisti, l’amministrazione comunale ha finalmente deciso di far stazionare almeno una camionetta della polizia ogni notte, per limitare il rischio di incidenti.

E’ un quadro non proprio idilliaco per Berlino, considerata dai fautori del neo miracolo economico tedesco come la capitale più alternativa d’Europa. La situazione in termini di violenza e spaccio è andata via via peggiorando da quando nell’estate del 2015 la Cancelliera Merkel con la sua politica dei confini aperti, ha spalancato le porte del paese ad un milione di persone, non tutti siriani e non tutti profughi. A partire da quel momento alcuni quartiere berlinesi, già prima critici, sono diventati off limits sia per la polizia che per i residenti. L’aspetto più grave, che getterebbe un’ombra sinistra sul sistema di integrazione tedesco tanto lodato da alcuni commentatori nostrani, è che a vendere droga sono quasi esclusivamente giovani africani, arrivati in Europa o passando per Lampedusa ed altri porti italiani oppure sbarcando in Spagna partendo dal Marocco. Non avendo trovato opportunità in quei paesi, hanno deciso di proseguire il loro viaggio non tanto in Germania quanto fino a Berlino, considerata un’oasi di tolleranza a causa delle sinistre che da sempre controllano il municipio. Il problema è che nessuno di loro, avendo ricevuto protezione umanitaria dalla Germania, è autorizzato secondo le leggi tedesche a cercare un impiego, mentre ve ne sono numerosi che avrebbero dovuto già da tempo essere espulsi, dal momento che non è stato riconosciuto loro lo status di profugo. Pertanto in una situazione di totale illegalità, queste anime oscure dimenticate dalla politica tedesca sono diventati attori, in verità piccolissimi, perfetti per operare nel mondo della microcriminalità. Lo stesso fenomeno avviene nelle grandi città italiane, in primis in alcune aree degradate di Milano e Roma, ma ben pochi si aspetterebbero che avvengano anche nella “prussiana” ed ordinata Berlino.

Ma a complicare ulteriormente le cose potrebbe pesare una recente proposta del governo tedesco di grande coalizione CDU-SPD, il quale sta pensando di inserire nella lista dei cosiddetti “paesi sicuri” quasi tutti quei paesi nordafricani che si affacciano sul Mediterraneo, ovvero Marocco, Algeria e Tunisia. Questo perché si vorrebbe facilitare le pratiche di espulsione per quei migranti, cui viene rifiutato lo stato di rifugiato politico od umanitario da loro richiesto per poter restare in Germania e, di riverbero, in Europa. Infatti dal 1993 la legge tedesca sul diritto d’asilo è stata modificata in senso restrittivo; da quell’anno chiunque provenga da paesi considerati, tramite apposita lista governativa da rinnovare ogni anno, sicuri hanno maggiori difficoltà a dimostrare di essere scappati poiché discriminati nei loro paesi d’origine. Nella lista fanno parte tutti i paesi dell’Unione Europea, evidentemente dalla Germania considerati a priori luoghi di pace anche se per esempio nei paesi baltici le minoranze russe sono da anni discriminate così come l’etnia rom in Ungheria, e tutti i paesi dei Balcani occidentali non facenti parti della UE, dal Kosovo alla Bosnia. Anche alcuni paesi dell’Africa centrale sono da anni considerati sicuri. Se dovesse passare la proposta governativa, i giovani spacciatori nordafricani che già adesso vendono le loro preziose sostanze sulla pubblica piazza, potrebbero rifugiarsi ancor di più nell’illegalità e nella clandestinità. Con conseguenze imprevedibili per l’ordine pubblico, che a Berlino ma in generale nelle maggiori città tedesche da tempo sta vacillando.

Una risposta a “Degrado a Görlitzer Park”

  1. Buongiorno,

    innanzitutto la ringrazio per il suo cortese commento.

    Diciamo che, per quanto riguarda il probabile inserimento di diversi paesi nordafricani nella lista di “paesi sicuri”, non è una mia opinione personale bensì il progetto del quarto governo Merkel.

    Ad ogni modo sono d’accordo con lei quando sostanzialmente afferma che i buoi sono già scappati. Ritengo anche che rendere questi soggetti, presenti in questo così come in altri parchi tedeschi, degli illegali pronti ad essere espulsi da un momento all’altro, li renderà ancora di più ricattabili. Con grande gioia delle mafie che ogni giorno investono soldi freschi nell’apertura di kebab, pizzerie, sale scommesse e via dicendo.

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