Il terzo fronte

graue-woelfeNell’articolo precedente abbiamo preso in considerazione, con dati oggettivi alla mano, quanto la predominanza economica tedesca a base di export record venga sempre di più minacciata dalla reazione delle potenze anglosassoni, le quali con l’elezione di Trump e la Brexit stanno tentando di mettere un limite al dominio tedesco. Nello specifico abbiamo tentato di mettere in risalto la rinnovata “sindrome da assedio” che ancora una volta, dopo le due tragiche esperienze storiche del secolo scorso, starebbe interessando la popolazione comune. Non passa infatti giorno senza che i “2 minuti d’odio“, per citare un imprescindibile Orwell nella sua più famosa opera 1984, coinvolgano sempre più ampie fasce di persone aizzate dai media contro il malvagio Trump. Se ad ovest la battaglia a base di dazi e guerre commerciali è appena iniziata, mentre ad est le sanzioni europee contro la Russia rischiano di essere un preludio ad una guerra militare, tuttavia ci siamo dimenticati di citare un altro fronte, già visibile sotto gli occhi di tutti, ovverosia quello interno.

Nello specifico il terzo fronte, che poi sarebbe il quarto se consideriamo come la Germania stia combattendo politicamente anche contro il cosiddetto “Gruppo di Visegrad“, è quello che vede un continuo braccio di ferro tra il governo tedesco ed Erdogan. Quest’ultimo, come tutti sicuramente sapranno, da diverse settimane ha invaso quei territori settentrionali della Siria popolati dalle minoranze curde. L’invasione è stata ufficialmente giustificata dal governo turco con la necessità di stroncare la resistenza militare delle milizie curde che, se prima hanno combattuto contro i terroristi islamisti di Al Nusra (una specie di Al Qaeda locale) ed il famigerato Isis, ora rischiano di estendere le loro attività alla vicina Turchia. Il vero incubo geopolitico di Erdogan è in realtà quello di vedere realizzarsi l’antico sogno dei curdi di avere un proprio stato indipendente, anche considerando che nella stessa Turchia ve ne vivono a milioni. Il lettore si chiederà cosa c’entra la guerra combattuta in Siria dai militari turchi con la situazione interna in Germania. Ebbene bisogna innanzitutto considerare che le milizie curde ed i militari turchi invasori stanno in questo momento combattendo e massacrandosi nell’indifferenza generale con armi leggere e panzer prodotti in Germania e da lì regolarmente esportati in Turchia o venduti ai miliziani curdi. Questo export nei confronti della Turchia, avvenuto perciò alla luce del sole, aveva fatto segnare già l’anno scorso un livello stabile rispetto allo stesso periodo del 2016. Infatti a settembre 2017[1] l’export di armi verso la Turchia aveva realizzato un valore di 25,36 milioni di Euro nonostante la crisi diplomatica che aveva caratterizzato i rapporti tra i due paesi. Per crisi diplomatica intendiamo l’arresto e la detenzione di decine di giornalisti tedeschi o turco – tedeschi, tra cui il caso più eclatante era stato quello del giornalista Deniz Yücel rilasciato lo scorso febbraio, senza contare il divieto da parte delle autorità  tedesche di far tenere dei comizi in Germania ad Erdogan e al suo Ministro degli Esteri durante l’ultima campagna elettorale per il referendum sul presidenzialismo in Turchia.

Quindi nonostante le facce feroci tra i due paesi, gli affari e la vendita di armi utilizzate anche nel recente assedio di Afrim, che per inciso ha causato migliaia di morti e 200mila profughi tra la popolazione civile curda, sono andati avanti a meraviglia. A mettere l’accento ancor di più sull’ipocrisia del governo tedesco è stato l’addestramento militare[2]Ausbildung in tedesco – che i combattenti curdi, i cosiddetti peshmerga, hanno ricevuto nel corso degli anni da unità  della Bundeswehr di stanza nell’Iraq del Nord. Queste unità combattenti curde hanno poi dato man forte ai loro fratelli in Siria nel combattere i militari turchi. Per essere esatti il governo tedesco vendette nel 2014 armi al governo centrale iracheno, che poi a sua volta le distribuì alle milizie e alle polizie locali curde situate nel nord del paese. A darne conto è un organo di stampa considerato come foriero di propaganda anti – occidentale come Sputnik News e pertanto consigliamo al lettore di mandarlo subito al macero per non incorrere nello psicoreato di Fake News. Tuttavia la perfida neo Pravda russa aggiunge che in questo momento nuovi modelli di Panzer fabbricati in Germania, come per esempio il Typ Leopard 2 A4 prodotto dalla Rheinmetall AG e Kraus-Maffai Wegmann GmbH & CO. KG, stanno venendo utilizzati dalle truppe turche invasori di uno stato sovrano come la Siria[3]. Lo stesso Ministero della Difesa tedesco, con le parole del portavoce Holger Neumann, aveva comunicato durante una conferenza stampa tenutasi lunedì 22 gennaio come dal 2006 al 2014 350 pezzi di questo carrarmato fossero stati venduti alla Turchia.

Come accennato all’inizio, il terzo fronte è anche interno e per questo ancor di più pericoloso per la tenuta del modello Germania. Se i due governi si condannano a vicenda le rispettive intromissioni, senza però smettere di fare affari, a farne le spese è come sempre la popolazione vittima di manipolazioni ed odi reciproci. Ogni qual volta la Turchia viola i diritti umani con invasioni e repressione delle proprie minoranze, il che accade alquanto spesso, i curdi residenti in Germania scendono in piazza per manifestare la propria rabbia e protesta. Ciò a sua volta provoca immancabilmente una reazione altrettanto forte da parte dei rivali turchi. Ciò comporta scontri quotidiani nelle strade e nelle piazze tedesche, nelle quali le rispettive fazioni si fronteggiano e si picchiano senza risparmio di colpi. Se non vi fosse sempre la polizia a dividere i manifestanti turchi e curdi, non crediamo di esagerare nell’affermare che ci scapperebbe di sicuro il morto. Questo clima di guerriglia urbana non viene spesso riportato dai media tedeschi, probabilmente per timore di gettare ulteriore benzina sul fuoco, ma ancora una volta Youtube ci viene in soccorso con le centinaia di video nei quali si vedono giovani manifestanti picchiarsi ed insultarsi a vicenda nelle strade di Berlino, Stoccarda, Colonia, Amburgo e delle altre città tedesche. La stessa Sputnik News, che grazie ad una provvidenziale risoluzione del Parlamento Europeo era stata accusata di “sfidare i valori democratici e dividere l’Europa”[4] e quindi passibile di legittima censura, ci offre diversi video di scontri violenti tra manifestanti curdi e turchi in luoghi pubblici della Germania pacifica e soprattutto integrazionista delle diverse culture[5].

Per concludere potremmo dire che ancora una volta la politica pilatesca del governo Merkel rischia di creare le basi per ulteriori conflitti. Se da una parte i media di qui non perdono l’occasione di attaccare il neo sultano Erdogan e i “fascisti turchi“[6] che userebbero violenza contro le minoranze presenti anche qui in Germania, dall’altra parte l’export di armi non conosce tregua, così come – aggiungeremmo noi – anche quello verso l’Arabia Saudita che continua nella sua guerra in Yemen. L’aspetto preoccupante è la crescita delle tensioni etniche operanti in Germania le quali, nonostante gli edulcoranti slogan all’insegna del multiculturalismo, sono ben lungi dall’estinguersi.

[1] https://www.tagesschau.de/ausland/tuerkei-waffenexporte-101.html

[2] http://www.zeit.de/politik/ausland/2017-10/nordirak-bundeswehr-ausbildung-peschmerga-kurden

[3] https://de.sputniknews.com/politik/20180125319234479-kurden-tuerkei-offensive-deutsche-panzer-waffenexport-peschmerga-irak-syrien-offensive-erdogan-merkel/

[4] http://www.repubblica.it/esteri/2016/11/23/news/ue_russia_campagne-152633201/

[5] Per esempio ecco un esempio di integrazione “alla berlinese” vicino la stazione di Kottbusser Tor a Kreuzberg https://www.youtube.com/watch?v=OP-hm7QVl8s

[6] https://www.focus.de/politik/deutschland/krawall-auftritt-an-der-uni-duisburg-tuerkische-rechtsextreme-graue-woelfe-werden-in-deutschland-immer-aggressiver_id_5486025.html

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