L’avventura della Deutsche Vita si conclude qui

Cari lettori e care lettrici,

come afferma un principio base della scienza canonica che studia l’entropia dell’universo, nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma.

Anch’io logicamente in questi 4 anni mi sono trasformato, come tutti e tutto. Ergo vi annuncio che a partire da oggi questo blog non verrà più aggiornato. Detto in maniera cruda, esso chiude i battenti.

Il primo post risale esattamente al 26 febbraio 2016. In questi lunghi, ma anche brevi per i cambiamenti verificatisi, 4 anni ho cercato, nei limiti delle mie possibilità e dei pochi momenti liberi concessimi, di raccontare una Germania diversa da quella che passa sui media cosiddetti mainstream. Mi sono addentrato nelle piaghe delle nuove povertà; già nel 2016 avevo previsto lo scioglimento nel mare liberista di quella mucillagine detta sinistra; ho osservato la silenziosa ma inesorabile militarizzazione, l’ennesima, della società germanica sotto assedio; ho descritto la fine ingloriosa del multiculturalismo tedesco, in realtà mai nato; mi sono anche sporcato le mani con casi poco chiari, oggi si direbbe complottistici, che hanno insanguinato la cronaca locale, senza che ancora adesso siano conosciuti i mandanti. Ebbene da oggi dico basta.

Non vi preoccupate: tutti gli articoli da me scritti rimarranno qui e non verranno cancellati. Semplicemente non ne scriverò più di nuovi, perlomeno non su questo spazio virtuale.

I motivi? Diversi ma tutti ruotano intorno al principio, secondo il quale ho capito, con colpevole ritardo, che non ha più senso scrivere per l’italiano medio che vive in Italia (e non solo). Negli ultimi mesi ho infatti assistito prima con raccapriccio, poi con sempre più mesta rassegnazione, a fenomeni di costume sociale, impensabili negli altri Paesi civili d’Europa. Preferisco non scendere troppo nei dettagli ma vi basti sapere che soprattutto negli ultimi 3 mesi, da quando cioè in Italia si è innestata la presunta crisi da coronavirus, anche dopo aver provato a far aprire gli occhi a diversi miei amici residenti nel Belpaese che fu, ho compreso come sia inutile, oltre che impossibile, tentare di far ragionare queste persone. E sono milioni.

Inoltre ho assistito a fenomeni ben radicati nella nostra storia: conformismo di massa; isteria accompagnata da ignoranza; Stato che ha aiutato i mafiosi e i criminali, facendoli uscire dal carcere; onesti massacrati nell’indifferenza generale; un governo che ha completamente abbandonato i propri cittadini, che da una vita lavorano e pagano esose tasse, per aiutare ipocritamente gli stranieri solo per poterli sfruttare senza pietà nei prossimi anni; padre di famiglia multato perché stava accompagnando la figlia gravemente malata all’ospedale per una visita urgente, senza che vi sia stato un solo gesto effettivo di protesta da parte dei milioni di eroi da tastiera; nazionalismo straccione contro nazioni civili come la Germania e l’Olanda; delazione da parte della plebaglia da decenni con le pezze al sedere contro i nuovi poveri; nessuna protesta di piazza neanche di fronte ai droni; fiducia cieca verso l’uomo, in realtà omuncolo, forte; perfino un quotidiano “comunista” come il Manifesto che lo difende, anche se milioni di lavoratori già adesso stanno perdendo il loro posto senza una minima possibilità di riottenerlo; senza contare un comitato di redazione del quotidiano finanziario il Sole24ore che ha tentato di censurare un articolo del professore universitario Becchi che spiegava le gravi conseguenze economiche per l’Italia; e via dicendo con migliaia di esempi che vi risparmio.

In secondo luogo nelle ultime settimane ho riflettuto sul fatto che spazi virtuali come questo non solo sono inutili per l’italiano medio ma anche dannosi. Infatti negli ultimi 10 anni almeno, se non di più, quanti milioni di video sono stati caricati sulla rete? Quanti migliaia di siti e blog sono stati aperti per risvegliare la coscienza civile degli italiani? Quante miliardi di parole sono state spese? E cos’è successo? ASSOLUTAMENTE NULLA. Anzi, a fronte di questo abnorme attivismo da tastiera, c’è stata la più grave sospensione dei diritti civili nella storia d’Italia, senza che nessuno abbia potuto o voluto fare nulla per opporvisi. Concretamente, intendo. Ergo considero i blog dei pericolosi narcotici per quei bravi cittadini che pretendono di cambiare lo stato delle cose attraverso la scorciatoia della mezz’ora quotidiana dei video di ByoBlu, del blog di Blondet e di altri siti impegnati. Mezz’ora di visione, condivisione, commenti indignati di video o articoli tosti per lavarsi la propria coscienza e credere di essere superiori agli altri.

Ma la goccia che mi ha convinto a gettare definitivamente la spugna è stata quella di decine di migliaia di cittadini che nelle ultime settimane sono scesi in strada a difendere le propria libertà e a richiedere lo smantellamento delle misure governative di sospensione dei diritti costituzionali. Ops, piccolo particolare: le proteste, sparute all’inizio ma sempre più intense nelle settimane seguenti, sono avvenute in Germania! Berlino, Amburgo, Stoccarda, Francoforte, Monaco, Colonia, Dresda: queste sono solo alcune delle città tedesche interessate dalle proteste dell’Herr Müller qualunque, mentre in Italia da mesi ormai milioni di cittadini comuni, sobillati dai loro degni rappresentanti politici, per nascondere i ciclici fallimenti dello Stato italiano, stanno dando la colpa dell’ennesima Caporetto proprio alla perfida Germania. Senza contare che quella stessa stragrande maggioranza degli italiani, anche a fronte di diritti civili calpestati e al proprio futuro derubato, non sta facendo assolutamente nulla. Ma quando vi guardate allo specchio, non provate qualche volta un po’ di vergogna? In tutto questo perfino in un Paese notoriamente conservatore come la Germania, per molto meno, visto anche lo stato florido delle proprie finanze e le misure governative ben più lievi rispetto a quelle italiane, la gente è comunque scesa in piazza a dimostrare il proprio sdegno. Diciamo che non hanno perso tempo a belare dai balconi che tutto sarebbe andato bene, come invece hanno fatto i numerosi ed improvvisati cantastorie italici. Faccio inoltre notare che quasi nessuno dei dimostranti tedeschi ha indossato la ridicola (oltre che inutile nei luoghi pubblici) mascherina di regime, al contrario delle pecore in lana italica in attesa di essere tosate.

Questi sono solo alcuni dei motivi per i quali ho deciso di dire basta. Sono stati comunque 4 anni molto interessanti: non avevo mai scritto finora, grazie a questo blog sono anche riuscito a collaborare per alcuni giornali e siti web, grandi o piccoli non importa, senza contare di aver conosciuto persone stimolanti, che senza questo porto virtuale nella nebbia non avrei mai incontrato. Ne approfitto per ringraziare il giornalista Filippo Barone per avermi contattato in un afoso pomeriggio estivo nel settembre dell’anno scorso e di avermi dato fiducia per aiutarlo nel suo ottimo reportage sulla Germania, uscito in Rai nell’ottobre dell’anno scorso. Inoltre con un mio amico ho recentemente scritto un libro che narra proprio della crisi tedesca. Se interessati ad acquistarlo od anche solo per delle semplici domande, mi potete contattare qui: deutschevita@altervista.org

Per concludere: la vita, almeno secondo me, è fatta di cicli che hanno un inizio ed una fine, perlomeno apparenti. Infatti tutto si trasforma, in meglio o in peggio, come già scritto nell’introduzione. Il ciclo iniziato nel 2016 con i primi scricchiolii tedeschi, la storica Brexit e la vittoria di Trump è finito. Quello che avverrà da qui ai prossimi anni rappresenterà un altro ciclo ben più drammatico di quello che si è chiuso recentemente, sempre beninteso secondo la mia umile opinione. Ma a raccontarlo io non ci sarò, almeno non qui.

Grazie ancora di tutto ed un sincero in bocca al lupo per quei pochi cittadini italiani coscienti, che in questo periodo stanno soffrendo in maniera atroce.

Ricordatevi che la luce è già presente dentro di voi. Bisogna solo camminare verso di essa, senza MAI voltarsi indietro.

Tschüß!