2° lampo – Le mafie a Berlino

Di Berlino si può dire tutto e il contrario di tutto ma non di certo che le cose rimangano immutabili. Da un paio di mesi a Neukölln al posto del Rock n Schröder Bar ha fatto capolino l’ennesima sala scommesse. Il lettore si chiederà giustamente di cosa stiamo parlando. Ebbene deve sapere che perfino nella roccaforte degli alternativi di sinistra, tutti bio ed antifa, era stato aperto il 2 settembre 2016 un pub che secondo i democratici avrebbe avuto la colpa imperdonabile di essere stato fondato e gestito da un cantante di una band rock, denominata “Berserker Berlin“, che secondo i critici avrebbe espresso nelle sue canzoni sentimenti d’odio e razzisti. Subito dopo la sua apertura il pub ha subito un’operazione di boicottaggio in piena regola tramite volantini incollati nei pressi del locale, nei quali si invitava la popolazione militante a rifiutarsi di prendere una birra o mangiare un hamburger presso di esso. Perchè di questo si trattava, in fondo: il pub de destra non offriva comizi infuocati, come invece accade in diversi bar alternativi de sinistra, ma solo musica rock con una spruzzatina di metal, birre rigorosamente tedesche alla faccia degli späti gestiti dai kanakken e panini di una certa rilevanza. La nota commerciale non poteva esaurirsi qui e veniva integrata con la vendita di magliette della band ed altra oggettistica. Questo non è stato sufficiente a placare l’ira dei giustizieri della notte che hanno perfino scritto in un loro sito che avevano compiuto una “visita di piacere” esattamente il 19 gennaio 2017 nella quale speravano – loro testuali parole – di aver causato dei danni economici all’attività. Non è tuttavia della diatriba tra bande che vorremmo parlare; in fondo il pub nazi metal è andato in fallimento a causa del boicottaggio e per la gioia degli autonomi, spesso figli di benestanti che vivono nei quartiere sempre più chic di Berlino. Vorremo infatti approfondire quello che è venuto dopo.

Già nelle prime righe si è riportato che dopo la chiusura del pub si è insediata l’ennesima sala scommessa. Gli attivisti di sinistra, ma anche i semplici cittadini che non si interessano di politica, dovrebbero forse iniziare a porsi delle semplici domande. Come mai infatti quartieri tradizionalmente poveri e a presenza capillare di percettori di sussidi sociali hanno visto negli ultimi anni triplicare la presenza di sale scommesse oltre che di kebab a prezzi risibili, shisha bar, bar gestiti da turchi o arabi e ristoranti nella maggior parte dell’anno semivuoti? Per rispondere dovremmo prenderla larga e spostarci qualche chilometro verso nord nel parco cittadino di Hasenheide, sempre a Neukölln. Così come nel più rinomato Görlitzer Park, questo parco oltre ai ciclisti e alle famiglie che vi si stendono sui prati per i pic nic domenicali, è dominato dalla presenza 24h di giovani africani che vendono qualsiasi tipo di sostanza stupefacente. La merce più richiesta è l’hashish anche se la domanda dei clienti varia. Gli africani sono mera manovalanza; a controllare il traffico di droga sono per lo più clan libanesi e turchi che da decenni dominano la vita economica di Neukölln ed altri quartieri. Gli enormi ricavi vengono subito reinvestiti nell’apertura di bar, sale scommesse, pizzerie, ristoranti e kebab che spuntano come funghi. Per chi ha la possibilità di camminare nei quartieri berlinesi a più alta concentrazione etnica noterà una presenza costante, quella cioè dei palloncini affissati all’ingresso dei locali in inaugurazione. Verdi, rossi, gialli, viola e verdi sono i colori sgargianti che marcano l’apertura di nuove attività commerciali che, come scritto, compaiono senza soluzione di continuità in ogni periodo dell’anno per poi spesso inabissarsi qualche mese dopo. Berlino può essere dunque considerata come un santuario intoccabile per i traffici mafiosi. Il medesimo discorso può essere però fatto per l’intera Germania a causa della totale assenza di leggi contro il sequestro dei beni di provenienza mafiosa e l’assenza dello stesso reato di associazione mafiosa. Essere mafiosi in Germania non è dunque formalmente reato anche se logicamente sono perseguite le attività  connesse come il traffico di droga, l’estorsione, il riciclaggio dei soldi sporchi, la prostituzione e via discorrendo. Inoltre a Berlino come in Germania se un clan mafioso desidera reinvestire i soldi ancora sporchi della cocaina, non deve giustificare da dove provengono e come se li è guadagnati; questa totale mancanza di trasparenza sulla provenienza dei soldi potrebbe forse spiegare la fioritura di locali in quartieri nei cui parchi urbani viene venduta la droga ad ogni ora del giorno e della notte.

Un alto magistrato come Scarpinato, che aveva lavorato a stretto contatto con il pool di Palermo di Falcone e che si era interessato nelle sue inchieste ai rapporti tra mafia e politica, durante un’intervista al Fatto Quotidiano ebbe e dichiarare che la mafia in Germania vuole che i tedeschi pensino che non esista. Non ha più bisogno di essere violenta. Può sedurre con il capitale (…) Quando non si cerca di capire la fonte dei soldi, e si accetta l’ingresso indiscriminato di capitale nel proprio paese, allora è la moralità stessa di un popolo che è a rischio. In tempi di crisi come oggi, il potere del denaro e della corruzione possono diventare un’epidemia che scuote una società dalla fondamenta. La Germania deve decidere se accogliere la mafia, o combatterla”. Parole chiarissime che non hanno bisogno di ulteriore commento. Un metodo efficace per riciclare i soldi sporchi, descritto anche da Umberto Eco nel suo romanzo Numero Zero, è quello che vede l’apertura di pizzerie o ristoranti – nel caso berlinese kebab a prezzi ridicoli – che possono permettersi di essere sempre semivuoti; l’importante è che a fine giornata vengano compilati scontrini come se fossero stati pieni di clienti. In questo modo si possono portare i soldi ripuliti nelle banche, aprendo diversi conti ed intitolandoli a prestanome, o magari vendere il locale ricavandone a propria volta dei profitti. Un caso, uno dei tanti, che avrebbe dovuto portare a dei sospetti è quello di una catena che vendeva falafel e kebab a 1 Euro o addirittura a 50 Cent tra Neukölln e Kreuzberg e che negli ultimi mesi ha chiuso le proprie filiali; evidentemente l’obiettivo di ripulire i soldi era stato raggiunto. Il pericolo, già da anni diventato una realtà, di infiltrazioni mafiose non viene quasi mai discusso in Germania e i cittadini della strada non possono nemmeno immaginare che la pizzeria sotto casa o lo slot bar del quartiere dove qualche volta scoppia una rissa, possano essere dei ricettacoli di traffici illeciti. A Berlino il tema non viene mai trattato e, se anche vi fosse una campagna di sensibilizzazione, il consumo di droga è così capillare che con tutta probabilità quelli stessi gruppi di sinistra, che hanno preteso la chiusura del pub “nazi”, scenderebbero in piazza per difendere il loro diritto al consumo libero e per difendere i poveri neri sfruttati. Berlino attira capitali mafiosi anche per un secondo motivo legato alla crescita tumultuosa della metropoli; in qualsiasi quartiere à impossibile non notare la presenza di gru e cantieri per nuove abitazioni in costruzione, che siano di lusso o meno non importa. Ciò che dovrebbe sensibilizzare gli attivisti, a parte le contromanifestazioni contro l’Afd, à l’infiltrazione di clan nei cantieri a Berlino che negli ultimi anni hanno conosciuto un boom destinato a non calare.

Concludo citando un episodio a cui ho assistito l’anno scorso. Mi trovavo al Check Point Charlie, luogo di confine durante la guerra fredda ed ora non luogo turistico. All’improvviso sono giunte BMW, Mercedes ed altre auto di un certo censo dalle quali sono scesi turchi danzanti ed imbellettati di tutto punto che festeggiavano un matrimonio sventolando le loro bandiere nazionali. Fin qui niente di male, per carità; il problema è che i festeggianti e festeggiati avevano pensato bene di parcheggiare le loro automobili di lusso in mezzo all’incrocio bloccando il traffico cittadino. I clacson e le urla di rabbia degli sfortunati autisti di turno non sono riusciti a fermare la loro musica e le loro danze. Dopo un quarto d’ora di stallo giunge finalmente la Polizei tramite due camionette che si fermano a cento metri di distanza e si limitano a comunicare attraverso dei megafoni. Ve ne dovete andare, questo è il succo del discorso. Il particolare che mi ha colpito è che nessun poliziotto ha avuto l’ardore di avvicinarsi ai turchi per sloggiarli in malo modo o chiedere le loro generalità; si sono infatti limitati ad esortarli tramite i loro megafoni. Dopo qualche minuto i turchi danzanti se ne sono andati con la dovuta calma, qualche loro macchina in ritirata si è perfino fermata qualche minuto a parlare con la polizia che a quanto pare non ha preso alcun provvedimento. Lungi da me pensare che quelle persone eleganti appartenessero a dei clan criminali, o Dio non voglia mafiosi, e che fossero ben conosciuti da anni dalla polizia che ha avuto paura di intervenire per timore di rappresaglie. Vi chiedo solo di provare a fare lo stesso, ossia bloccare il traffico con le vostre auto in qualsiasi città tedesca, e poi scrivetemi in privato se avete subito lo stesso trattamento di riguardo senza multe draconiane o manganellate di rito.