Vedi Berlino e muori

LambreDopo più di due mesi di assenza rieccomi qua. Ich bin wieder da. Chiedo scusa ai miei pochi ammiratori carbonari della mia assenza. Ma vediamo di riprendere il filo logico della discussione troncata frettolosamente a dicembre e narrarvi delle glorie terrene del Quarto Reich millenario. Ci siamo lasciati con il sangue fresco dell’attentato a Berlino da diversi mesi previsto per poi passare alle note beghe politiche internazionali che non lasciano dormire sogni tranquilli ai progressisti di mezzo mondo. Tuttavia prima di riprendere il discorso politico interrotto, vorrei farvi partecipi di una mia iniziativa personale che non troverà di sicuro riscontri ma che spero vi faccia perlomeno riflettere e se non altro sorridere un po’.

Da qualche mese a questa parte sto seguendo i video di un tale Lambrenedetto XVI su Youtube. Vi chiedo di non ridere anche se in questi tempi infausti la risata sincera è un ottimo toccasana. Lambrenedetto XVI non è altro che il nome d’arte, se così vogliamo definirlo, di un corpulento bergamasco sui 40 anni che dal 2012 si diletta a fare diversi video di impegno sociale e politico, almeno così lui dice. Per chi bazzica sulla rete questo personaggio è alquanto conosciuto per i suoi video inchiesta sulle condizioni disastrose delle strade italiane, sempre più caratterizzate da buche ed asfalto bombardato, e sul degrado quotidiano di diverse città. Fin qui niente di strano, direte voi. Tuttavia il suo vero e proprio momento di ribalta nazionale – quegli oramai celeberrimi 15 minuti di notorietà che prima o poi toccano a tutti – lo ha avuto nel 2012 quando con un suo amico che lo riprendeva con una rudimentale videocamera, si era presentato in uno di quei numerosi discount della provincia tedesca a comparare i prezzi dei farmaci e di altri beni di consumo diffuso, come dentifricio o schiuma da barba, con quelli italiani. E’ superfluo far notare che i prezzi di questi beni primari in Germania sono ben più bassi di quelli in Italia. Tuttavia all’epoca – in tempi di connessione istantanea mediatica come i nostri anche 5 anni sembrano un’epoca giurassica – la denuncia delle differenze di prezzo tra la Germania e l’Italia aveva suscitato un certo clamore e una rabbia diffusa quanto inaspettata, tanto che il nostro Lambrenedetto si era ritrovato il suo video anche sul famoso blog Byoblu di Claudio Messora collezionando addirittura mezzo milione di visualizzazioni.

Da quel momento in poi la stella di Lambrenedetto – alias Lorenzo per i comuni mortali – ha cominciato a scalare le classifiche di visualizzazioni sul web tanto da diventare una specie di personaggio pubblico. Ma non è di questo che vorrei parlarvi, almeno non solo. Da qualche settimana ho notato che Lorenzo sta postando – termine da anglofili che io odio ma che ahimè mi tocca usare – video nei quali lui quasi sempre in prima persona critica tutti quegli italiani che vivono in Germania e in Svizzera e che, a suo modo di dire, si comportano da classici itaGliani poiché sputano nel piatto dove mangiano e si lamentano a prescindere. Ah si dimenticavo un particolare fondamentale: Lorenzo nei suoi video definisce quasi sempre la stragrande maggioranza degli italiani che, a suo modo di vedere il mondo, sono dei falliti ignoranti come dei “italopitechi” oppure “pitechi-capra”. Insomma non è un personaggio che si lascia mettere i piedi in testa, verrebbe da dire. In questi video Lambre rincara la dose dicendo che gli italiani che vivono in Germania e che si lamentano del loro attuale paese d’adozione, oltre ad essere degli ingrati, sono anche dei falliti che magari hanno delle lauree “pulisci-il-culo” (sue testuali parole che ultimamente usa spesso) e che non parlano nemmeno una parola di tedesco. Visto che mi sono sentito chiamato in causa e considerato che uno degli scopi del mio umile blog è quello di smontare il sopravvalutato mito tedesco, ho deciso così di scrivere una mail al nostro Lambrenedetto nazionale per (tentare di) spiegargli la mia visione da emigrante italopiteco ingrato nella Fortezza Germania. Ecco il mio intervento con alcune considerazioni finali:

Caro Lorenzo,

scusami in primo luogo se ti chiamo con il tuo nome di battesimo. Mi rendo ben conto che partiamo subito col piede sbagliato. Da diverso tempo a questa parte mi diverto a seguire, soprattutto la sera dopo una giornata passata in ufficio, il tuo canale Facebook. Sempre Facebook mi comunica che tu oramai sei un personaggio pubblico e pertanto dovrei rivolgermi a te sotto la dicitura di Lambrenedetto XVI e non in quella privata ed intima di Lorenzo. Ti chiedo scusa in anticipo e spero che tu possa continuare a leggere queste righe fino in fondo ma preferisco parlarti da italiano ad italiano, senza soprannomi o nomi d’arte. Mi presento: sono uno di quei tanti giovani italiani che nella ricca e prosperosa Europa che sempre più eroicamente difende i nostri cuori e redditi dall’incombente minaccia dei populismi interni ed ultimamente d’oltreoceano, ha dovuto lasciare la sua nazione per tentare una vita migliore in Germania. Fin qui niente di speciale dirai tu.

Premetto che come personaggio pubblico non ho niente contro di te. Vorrei specificare questo particolare dal momento che ultimamente fai sempre più riferimento ad una improbabile ciurma di haters italiani trapiantati in Germania, i quali non farebbero altro che attaccarti ed odiarti per il semplice fatto che tu getteresti fango sul loro, e anche tuo, paese d’origine mentre dall’altra parte non perderesti occasione di glorificare la Germania nonostante tu stesso avessi dichiarato in diverse occasioni di averci vissuto in passato per un periodo complessivo di tre anni e nemmeno con una certa continuità. Premetto dunque che io non provo nessun tipo di odio né di rancore nei tuoi confronti, anzi debbo ammettere che mi stai anche simpatico per il modo pirotecnico – e quindi sinceramente italiano – con il quale esponi le tue idee di fronte al cosiddetto mondo del tubo. Nonostante io non abbia di sicuro l’arroganza e la facile sicumera di rappresentare gli interessi e le emozioni di tutti i miei/tuoi connazionali che vivono in questo momento in Germania, mi riservo comunque con una certa dose di fiducia la facoltà di comunicarti che solo una minima parte di essi ti odia. E ti spiego subito il perché. La maggior parte dei commenti di italiani residenti in Germania e critici nei confronti delle tue affermazioni urbi et orbi, in verità non ti odiano affatto anzi all’inizio devono aver apprezzato il tuo impegno nel confrontare certe situazioni italiani critiche – per usare un generoso eufemismo – rispetto a quelle tedesche. Quello che loro non sopportano è il tuo continuo elogio di un paese che da diverso tempo (o forse da sempre) non è più quel cosiddetto paese dei balocchi che viene spacciato ai tanti giovani disperati che vivono in Italia. Quello che vorrei esporti in questa lettera è la mia esperienza di vita in Germania perché vorrei farti capire, senza usare toni troppo polemici, come quello che tu stai elogiando sia in verità un sistema sopravvalutato e mitizzato e che, nei prossimi anni, sarà destinato a crollare trascinandoci con esso.

Ebbene nonostante io sappia benissimo che tu riceva ogni giorno molte mail, non tutte tenere nei tuoi riguardi, vorrei comunque sperare che tu legga questa mia confidenza. Eh già. Vorrei proprio confidarmi con te: sei veramente uno che lotta e non ha paura di metterci la faccia, non c’è che dire. Ti ho “scoperto” tardi, se vogliamo usare questo termine pre-colombiano, eppure hai subito suscitato il mio interesse e la mia curiosità. Ma andiamo con ordine. Da diversi anni viaggi per alcune regioni della Germania, una su tutte il Baden-Württemberg che sembra essere la tua prediletta, a decantare le lodi del sistema tedesco. Mi ricordo ancora diversi video che girasti anni fa con un romano (giusto?) emigrato da 25 anni in Germania, il quale aveva addirittura riconsegnato il suo passaporto all’ambasciata italiana, il quale non faceva altro che lodare la Germania facendo credere a quei milioni di italiani disoccupati e disperati che ancora popolano la penisola che in Germania scorre perennemente il miele ed il latte, anzi la birra. Prima di spiegarti un po’ come stanno le cose, mi piacerebbe però chiederti come mai non visiti altri länder della Germania. Mi farebbe piacere invitarti qui a Berlino e farti vedere qualche strada disastrata con le buche oppure mostrarti l’enorme spazio (pubblico) dove già nel 2007 avrebbe dovuto sorgere il nuovo aeroporto di Schönefeld e che è tuttora vuoto in attesa della nuova ed ennesima inaugurazione che dovrebbe svolgersi nel 2018 o chissà forse nel 2020. Di sicuro le statistiche federali tedesche sono pressoché unanimi nel ritenere il Baden come la regione più prospera e ricca della Germania, seguita a poca distanza dalla Baviera. Tuttavia non tutte le regioni in Germania hanno lo stesso PIL pro capite di quelle meridionali, tradizionalmente più ricche. Se avrai la voglia, il tempo ed anche la capacità economica per venire a trovarmi a Berlino e magari bere una birretta con me, mi piacerebbe portati a fare un giro nei quartieri centrali e multietnici di Kreuzberg e Neukölln, nei quali è possibile godere della vista di ponti sotto i quali sono perennemente appostati senza tetto che dormono sopra sporchi materassi e dentro delle rudimentali coperte di lana oppure se ci sposteremo nella U – Bahn ci capiterà inevitabilmente di imbatterci in quei poveri giovani drogati che vendono improbabili volantini per prendere qualche spicciolo per comprarsi la droga. Visto e considerato che tu hai fatto della lotta ai cosiddetti cagacazzi un vero cavallo di battaglia, allora mi piacerebbe camminare con te qualche sera sul trafficato ponte di Warschauer Strasse nel quartiere est di Friedrichasin dove le risse tra turisti ubriachi e allogeni, per non parlare dei furti e dello spaccio di droga gestito da arabi e africani, è all’ordine del giorno. Va da sé che lì le strade e i marciapiedi non sono così sgombri da cartacce e pezzi di merda (letterali oltre che metaforici) come nel tuo amato Baden. Se posso fornirti anche un mio breve spaccato di vita vissuta a Warschauer Strasse, allora vorrei raccontarti un breve episodio capitatomi l’anno scorso: in una fresca serata di fine estate mi trovavo con degli amici sul fantomatico ponte quando all’improvviso due bande miste di stranieri e tedeschi – così nessuno può accusarmi di essere razzista – hanno iniziato un fitto lancio di varie bottiglie di vetro (vuote) che avevano in precedenza accumulato per l’agognata battaglia. Io e il mio gruppo di amici siamo passati velocemente dall’altra parte della strada per evitare di trovarci in mezzo al fuoco incrociato delle bottiglie lanciate a grande velocità tra un gruppo e l’altro. Devo ammettere che dall’altra parte della strada lo spettacolo ha assunto delle connotazioni ancora più spiacevoli, natürlich va da sé che sul posto non era presente nessuna volante della Polizei nonostante quel posto la sera venga considerato tra i più pericolosi di tutta Berlino. Inoltre per tutta la durata della simpatica bottigliata, in tutto dieci minuti, la polizia non si è fatta nemmeno vedere. Va da sé poi che il giorno dopo, sbirciando tra i diversi giornali locali, non ho trovato minima traccia di questa lotta tra gang, o magari dei semplici drogati. Si vede che trattasi di ordinaria amministrazione.

A proposito di cagacazzi: se avrai la voglia di venire a trovarmi, mi piacerebbe organizzare solo per te un tour nel fantomatico parco di Görlitzer Park a Kreuzberg ma ti suggerirei di non portarti dietro la tua amica russa. Difatti questo parco è famoso in tutta la Germania per essere una delle principali centrali dello spaccio a cielo aperto del paese, una specie di Scampia nordica per intenderci. A qualunque ora del giorno e della notte l’enorme parco è popolato da africani giunti in Germania per richiedere asilo politico i quali, non potendo secondo la legislazione tedesca o magari non volendo lavorare, hanno pensato bene di passare le loro giornate a spacciare. In special modo d’estate la situazione è ancora più critica ed antipatica per chi da turista ha il piacere di avventurarsi a Kreuzberg. Appena scesi con la metro dalla stazione di Görli ci si trova subito di fronte due africani (lavorano sempre in coppia nda) dei quali uno ti chiede se vuoi acquistare Grass mentre l’altro compare si guarda attorno per timore che arrivi qualche agente in borghese (che poi non arriva quasi mai). Camminando avanti per uscire ci sono le scale ed anch’esse sono piene di giovani africani che prendono i soldi dai clienti ed in cambio vendono le bustine verdi o bianche, a seconda delle necessità, di fronte allo sguardo indifferente od oramai rassegnato dei passanti. Io stesso avevo visto con la bella stagione gli spacciatori appostarsi perfino di fronte agli ingressi delle abitazioni per raccattare sia di giorno che di notte nuovi clienti e mi devi credere che, nonostante il più delle volte le cosiddette risorse non insistano nel volerti convincere ad acquistare la loro mercanzia, sono sicuro che essi rientrerebbero nella tua generale categoria dello spirito di “cagacazzi”. Ah sì mi ero quasi dimenticato di dirti che la situazione nella vicina stazione di Kottbusser Tor sempre a Kreuzberg e di Hermann Platz a Neukölln è pressoché la stessa.

So già come risponderai a queste mie osservazioni: quasi sicuramente mi dirai che non si può paragonare Berlino al resto della Germania, che Berlino per tradizione è una realtà staccata rispetto al resto del paese e che, se proprio degrado e criminalità ci sono, la colpa è degli stranieri che vi vivono. Questo perché mi sembra di capire, ma di questo non ho una tua conferma audiovisiva e quindi mi scuso in anticipo se ti ho messo in bocca parole che forse non ti appartengono, che la tua idea è che il tedesco medio non sia dedito a queste pratiche legate alla microcriminalità e al degrado urbano. Probabilmente ti stupirai se ti dico che hai ragione: il tedesco medio in effetti non si sporca le mani a vendere la droga in strada come un qualunque negro (in questi tempi impregnati di politicamente corretto mi tocca specificare che sono ironico nda) oppure non ama effettivamente buttare cicche o cartine per terra. Su questo punto non posso fare altro che darti ragione. Tuttavia spulciando qua e là sulla rete, ho scoperto che diversi amministratori delegati TEDESCHI di Deutsche Bank sono tuttora alle prese con diverse cause legali negli USA da diversi miliardi di dollari per malversazioni finanziarie, di cui non ti riporto i resoconti altrimenti ti addormenteresti dalla noia. Come dimenticare poi lo scandalo delle emissioni gas di un certo gruppo automobilistico TEDESCO detto Volkswagen? Poi ci sarebbe anche uno scandalo miliardario per alcuni dirigenti TEDESCHI della Siemens accusati di una colossale corruzione in Grecia in cui non si intravede alcun esito nel processo. Se poi sei appassionato di cronaca nera, ti potrei anche rivelare che il capo (TEDESCO) del personale della Volskwagen che a fine anni ’90 diede il nome alle riforme del mercato del lavoro tedesco, tale Peter Hartz, poco dopo dovette dimettersi dal suo ruolo per una storiaccia di viagra e mignotte pagate con soldi dell’azienda. Una specie di Bunga Bunga ante litteram insomma…per non parlare dei politici TEDESCHI che sempre a fine anni ’90 avevano aiutato con soldi pubblici le aziende locali in crisi e i quali avevano deciso di sforare il totem del 3% di deficit di bilancio senza che la Commissione Europea battesse ciglio, oppure sempre la GERMANIA che fa la morale agli altri paesi del Sud Europea – i cosiddetti PIGS – in tema di conti pubblici e poi viola impunemente le regole europee sul tetto massimo del 6% di surplus di bilancio (mentre scrivo è stabilmente sopra l’8%). Ma su questi temi economici confesso di essere un povero ignorante e perciò ti consiglio di leggere i contributi del giornalista Paolo Barnard e dell’economista Alberto Bagnai, che da anni ne trattano.

Comunque sia mi rendo conto che sarà quasi impossibile farti cambiare idea su Berlino. So già che risponderai, chissà anche magari con un video pubblico, che Berlino non deve essere presa come pietra di paragone perché è un mondo a parte rispetto alla Germania modello Baviera o Baden e che magari gli italiani – tra cui il sottoscritto – che si sono trasferiti qui convinti di trovare un lavoro ben pagato sono in fondo dei coglioni. Accetto volentieri la giusta osservazione ma al tempo stesso rilancio con codesta domanda: Perché tu ed il tuo amico romano non venite a farvi un giro a Rostock o nel Brandenburgo per capire come mai i disoccupati e i 50enni sottopagati stanno votando l’AFD? Non lo dico con fare polemico ed aggressivo – attenzione – ma mi sorprende che tu che ami tanto viaggiare non sei curioso di vedere anche altre zone della Germania. Ho citato Rostock perché in un certo immaginario collettivo questa città anseatica che si affaccia sul Baltico viene considerata come una roccaforte della destra xenofoba e razzista anche a causa di una serie di episodi di violenza contro profughi africani che si erano verificati subito dopo la riunificazione negli anni ’90. Quello che io personalmente posso dire è che ci sono stato per un weekend a fine gennaio e ho avuto la sensazione che la gente fosse mediamente più gentile rispetto a Berlino. Ma come tu ben sai, la macchina del fango mediatico lavora senza sosta anche nella libera Germania e allora deve per forza passare il messaggio che i länder orientali stanno votando in massa i cosiddetti pupulisti non perché la gente si è impoverita a causa delle riforme di massacro sociale condotte congiuntamente dai socialdemocratici e dai democrisitani al governo ed è stanca di molte promesse a vuoto, ma perché sono più razzisti e magari anche più ignoranti rispetto ai civili e benestanti fratelli dell’Ovest.

Già che ci sono vorrei aprire una parentesi sulla liberissima stampa tedesca: tu giustamente getti fango sulla stampa italiana che fa acqua da tutte le parti e che quasi sempre è vergognosa nella sua faziosità, oltre ad essere perfino grottesca. Vivendo in Germania da più di tre anni e cercando di leggere ogni giorno articoli in tedesco, ti posso dire che la stampa tedesca è ancora peggio della nostra. Non sto scherzando. So bene che tu ti dichiari essere un amante della Russia e del suo Presidente Vladimir Putin; ebbene sappi che se tu provi a dire in una trasmissione televisiva che Putin è un ottimo presidente e che la Russia è un paese civile che sta difendendo la pace in Medio Oriente al contrario degli USA, vieni considerato in automatico un populista di destra che minaccia l’ordine liberale e democratico. Sappi inoltre che se provi ad affermare cose del genere in favore della Russia, la tua presenza sugli schermi pubblici sarà compromessa per sempre. Ah beh ma nel tuo caso ritengo che con quella felpa con su scritto RUSSIA in caratteri cubitali non ti farebbero nemmeno entrare nel parcheggio degli studi televisivi; ti costringerebbero a fare marcia indietro e ti intimerebbero di non provarci mai più con queste provocazioni. Se ritieni che sto esagerando, ti consiglio di leggerti le versioni online dei maggiori quotidiani tedeschi: non penso di esagerare se affermo che la totalità dei liberi media tedeschi ha accolto senza un minimo di critica o discussione la narrazione ufficiale dei liberal americani di Obama e dei suoi complici, tra cui la Merkel, per quanto riguarda le complesse vicende geopolitiche che hanno contraddistinto gli ultimi anni. Facendo un breve resoconto di quello che ho letto con i miei occhi qui: Putin ha annesso illegalmente e con un intervento militare la Crimea mentre la rivolta di piazza Maidan è stata una spontanea sollevazione democratica, l’abbattimento dell’aereo di linea olandese nel Donbass è stato compiuto da miliziani filo-russi (anche se la pistola fumante non è ancora stata trovata), le sanzioni economiche contro la Russia sono cosa buona e giusta, l’Ucraina con le sue milizie neonaziste (di cui non vi sono cenni) è sulla via della democratizzazione, è Putin a violare gli accordi di Minsk e non l’esercito ucraino con le sue continue provocazioni, l’unico ad essere colpevole in Siria è il dittatore Assad ed i suoi complici russi, Trump è il male assoluto, gli hackers russi sono entità reali che hanno permesso la vittoria del perfido Trump, la Merkel è l’ultima difesa dell’ordine liberale e democratico in Occidente, il programma del populista olandese Wilders il quale tra le varie cose si è sempre scagliato contro la politica migratoria della Merkel si può ridurre ad un foglio A4, l’annessione della Crimea da parte di Putin può essere paragonata all’annessione dei Sudeti da parte di Hitler, Orban è un fascista, l’attuale governo conservatore polacco è infantile solo perché non vuole confermare il connazionale Tusk (voluto fortemente dalla Merkel nda) alla guida del Consiglio Europeo, la Le Pen è una minaccia per l’Europa, il britannico Farage è uno che alza troppo il gomito ed in verità non ha conoscenze economiche superiori dal momento che dopo il liceo non è andato all’università e si è messo subito a lavorare (come se fosse una colpa e non un merito), la maggior responsabilità della crisi nell’Eurozona è dovuta alla politica monetaria della BCE dell’italiano Draghi e così via. Non ti ho nemmeno accennato agli articoli della stampa tedesca sul nostro paese; ti basti solo sapere che qualche giorno fa lo Spiegel online se n’è uscito con un’intervista ad un certo Mario Monti il quale affermava che l’egemonia – da lui chiamata in termini orwelliani leadership – della Germania in Europa da anni è un dato di fatto. Non so se mi spiego. Se posso permettermi di riportarti un ulteriori episodio capitatomi di recente, ebbene sappi che ho saputo dello scandalo delle intercettazioni della CIA dal loro quartiere di Francoforte grazie ai faziosi media italiani mentre sulle prime pagine dei liberissimi giornali tedeschi non v’è stata traccia se non qualche breve cenno nei giorni seguenti. Quello che inoltre mi colpisce in negativo dei media tedeschi è la loro mancanza di autocritica nei confronti della responsabilità del paese più ricco dell’Eurozona nell’aver spezzato il Continente lungo linee di faglia distruttive. Per esempio quando nell’estate del 2015 la Merkel aveva inaugurato la politica di “accoglienza” verso i profughi siriani, non c’è stato un solo giornale né tanto meno canale televisivo che abbia messo in discussione la fattibilità o meno di accogliere 1 milione di musulmani in poche settimane. Quelle (pochi) voci critiche che si erano levate contro la presunta accoglienza sono state subito messe a tacere con le solite accuse di nazismo di ritorno, populismo e razzismo. Tutto questo finché non sono avvenuti i noti fatti di Colonia a partire dai quali il vento in Germania ha cominciato a mutare. Tuttavia anche in quel caso per una settimana nessun media aveva dato notizia dei fatti che si erano verificati la notte di Capodanno e solo dopo che le denunce erano arrivate a centinaia presso la polizia, che il velo è stato calato. Per non parlare della mancanza di autocritica per le conseguenze della politica migratoria della Merkel sulla crescita dei cosiddetti populismi in Europa: mi piacerebbe molto leggere un articolo di qualche giornalista tedesco che abbia l’onestà intellettuale di affermare che la Brexit, la vittoria di Trump e la crescita dei movimenti di destra in Europa sono stati dovuti anche (non solo ma in special modo) alle scelte di politica migratoria che il governo Merkel ha voluto imporre al suo paese e al resto della UE ma purtroppo non l’ho ancora trovato. Con questo non voglio difendere a spada tratta l’informazione italiana, ci mancherebbe altro. Quello che sto cercando di farti capire è che i pitechi sono vivi e lottano insieme a noi anche nella civile Germania; se non ci credi prova a parlare di politica estera con un tedesco della strada e vedrai come ti risponderà. Gli italiani sono soggetti ad un bombardamento di propaganda quotidiana non meno dei tedeschi, credimi. Spesso sono rimasto scioccato dalla totale mancanza di critica che contraddistingue la popolazione: quello che il capo dice, che sia il titolare dell’azienda o la Cancelliera, è legge e non può fare altro che essere applicato senza discussioni.

Tu spesso definisci ingrati quei cosiddetti pitechi che, a tuo modo di vedere, sono buoni solo a criticare la Germania. Scusami se in questa critica specifica sarò alquanto duro con te ma è proprio questo tipo di mentalità che criminalizza lo straniero, a prescindere da dove si trovi, come un mangiapane a tradimento e che giustifica le nuove forme di schiavitù e sfruttamento. E’ la medesima mentalità che si trova tra i numerosi caporali ITALIANI che nei campi di pomodori ed arance al SUD ITALIA schiavizzano gli sporchi negri 12 ore al giorno per qualche Euro. Se qualcuno di quei disgraziati osa alzare la voce o discutere le condizioni di lavoro, gli viene subito intimato di chiudere la bocca e di tornare al suo paese dove non c’è uno straccio di lavoro e vige la guerra e la povertà. Lo stesso avviene, ovviamente in modalità meno tragiche, anche nella ricca ed opulenta Germania dove milioni di nuovi emigranti provenienti dal Sud Europea sono spesso costretti a svolgere lavori alienanti rispetto a quello che avevano studiato e magari sottopagati. Quando tu ti chiedi polemicamente come mai noi italiani ingrati se amiamo così tanto il nostro paesello, perché non ce ne torniamo da dove siamo venuti non fai altro che ripetere slogan che la Lega Nord continua ad utilizzare contro gli stranieri. Con l’unica differenza che, ironia della sorte, gli stranieri ormai siamo noi! Quando tu critichi i cosiddetti haters italiani che vivono all’estero e che osano criticare le affermazioni di uno come te che vive in Italia, non ti viene forse in mente che magari quelle stesse persone sono rimaste deluse da aspettative troppo alte che magari degli estimatori del cosiddetto modello tedesco come te, avevano inculcato loro negli anni precedenti? Mi ricordano molto quelle migliaia di albanesi che all’inizio degli anni ’90, dopo che era crollato il regime comunista, si erano riversati in massa sulle coste pugliesi sperando di trovare l’Eldorado per poi rimanere spesso delusi. All’epoca non c’era Internet ma era bastata la televisione italiana con le figure di un popolo falsamente felice e godereccio a coprire l’inganno.

Quando tu dall’Italia parli della Germania come un paese migliore sotto tutti i punti di vista del nostro non fai altro che alimentare delle aspettative che spesso non si realizzano. E poi c’è una critica di fondo insormontabile nel tuo ragionamento: tu addirittura intimi agli italiani che vivono all’estero di tornarsene in Italia qualora non siano contenti, dal momento che sempre secondo te se non si rispetta il posto in cui durante un particolare momento della propria esistenza si vive allora si è in primo luogo dei gran maleducati, oltre che degli ingrati. Ebbene poniamo anche solo per un attimo che tu abbia effettivamente ragione, perché non fai tu il primo passo ed abbandoni la tanto odiata Italia per approdare nella Germania, dove tutto funziona a meraviglia, o meglio ancora in Svizzera? La mia domanda è alquanto semplice e non vuole avere nessun retroterra polemico: Se tu già in passato hai avuto la possibilità e la fortuna di venire in Germania a lavorare e studiare la lingua, perché non ci sei rimasto invece che tornare in Italia, dove poche cose funzionano veramente? Scusami se entro un po’ sul tuo personale; ho anche riflettuto sul fatto che forse hai dovuto tornare nel tuo paese perché forse hai avuto dei problemi personali e familiari e quindi prendi pure la mia domanda come retorica e non sentirti in dovere di rispondere ad un perfetto sconosciuto come il sottoscritto. Sappi solo che se anche mi dicessi che sei tornato in Italia a causa di quella che i brasiliani e portoghesi chiamano saudade, non devi rendere conto a me né tanto meno giustificarti. Tuttavia vorrei tentare di alzare il tiro e porti un’ulteriore quesito: Se noi italiani criticoni e anche un po’ rosiconi della Germania della Merkel siamo dei gran maleducati poiché critichiamo in maniera ingiusta il paese che ci ha accolto tanto generosamente, tu che critichi il paese dove sei nato e che ti ha fatto essere il Lambrenedetto che tutti noi conosciamo, chi sei? Mi piacerebbe sentire una risposta da te. Non riesco veramente a capire, nemmeno con la mia più buona volontà, come fai ogni giorno ad alzarti la mattina e a vivere in un paese come l’Italia che disprezzi profondamente senza provare un’irrefrenabile voglia di fuggire nella mitica terra promessa. Devo ammettere che ti stimo: non dev’essere infatti semplice vivere in un paese che si disprezza, popolato da pitechi metà capre e metà fanatici del calcio, e al tempo stesso continuare a viverci nonostante vi sia IL (non uno qualsiasi bensì IL per definizione) Paradiso in terra al di là del Brennero. Mi immagino vederti ogni sera che ritorni a casa dopo una giornata di lavoro, già stanco ed incazzato per conto tuo, e che guardi trepidante i voli di Lufthansa per le varie città tedesche, confrontare i prezzi dei biglietti, avere la possibilità di fuggire a portata di mano per poi affermare immancabilmente e con ferma decisione…NO! IO RESTO QUI IN ITALIA A RESISTERE!

Concluse le premesse generali, vorrei esaminare nello specifico la situazione economica tedesca. Parliamo perciò di uno dei punti di forza del sistema tedesco che più ha riscosso lodi da parte degli economisti nostrani, ossia quello relativo al mercato del lavoro. Come tu ben sai, il tasso di disoccupazione tedesco è tra i più bassi del mondo a leggere i dati ufficiali. Sarebbe comunque doveroso, e non sempre gli ammiratori della Germania lo fanno, distinguere la situazione del mercato del lavoro da regione a regione; se infatti la Baviera ed il tuo amato Baden conoscono tassi di disoccupazione irrisori, pari a circa il 3% della popolazione, non si può dire altrettanto delle regioni che facevano parte della vecchia DDR né tanto meno della capitale Berlino. In quest’ultima realtà, che poi è anche la mia, i tassi di disoccupazione sono a livelli italiani: 13%! E non stiamo parlando di qualche oscuro villaggio immerso nella nebbia e magari vicino al confine polacco, dove ci sono più mucche che uomini, ma della capitale della fantomatica locomotiva tedesca che dovrebbe guidare l’Unione Europea verso un futuro di prosperità. Per tornare alla realtà italiana, sarebbe come se un francese o un tedesco amanti a priori della nostra penisola andassero a Bolzano e Trento con telecamera in mano a dire che qui la disoccupazione è al 3% e che va tutto bene, senza aggiungere però che in altre parti d’Italia le cose non vanno proprio benissimo. Ed è proprio quello che fai tu quando giri questi fantomatici video di fronte alle concessionarie della BMW, vere e proprie cattedrali nel deserto, del tuo amato Baden senza magari dire che a Berlino o nel Brandenburgo la disoccupazione da 25 anni è saldamente sopra le due cifre. Ma cerchiamo per un attimo di ragionare a livello nazionale. In effetti il tasso di disoccupazione ufficiale in Germania a livello nazionale è di circa il 5%, ben al di sotto della media europea per non parlare dell’Italia. Bisogna tuttavia analizzare i dati fino in fondo. Anche in questo caso tu non sei uno sprovveduto od uno nato ieri poiché in diversi video, sempre assieme al tuo emigrante romano di fiducia, avevi analizzato i tanto decantati o demonizzati mini jobs. Per chi non lo sapesse, questa particolare tipologia contrattuale prevede una retribuzione – se così vogliamo definirla – di 450 Euro netti al mese per un massimo di 15 ore alla settimana. Il mini jobber non deve versare contributi previdenziali e nella maggior parte dei casi deve pagarsi di tasca sua l’assicurazione sanitaria, a meno che non trovi un accordo con il datore di lavoro. Nella Germania del nuovo boom economico e del miracolo occupazionale la quota dei mini jobs è cresciuta esponenzialmente anno dopo anno, raggiungendo l’impressionante cifra di 8 milioni di unita. Intendiamoci: in questa cifra ci sono moltissimi studenti che hanno tutto l’interesse a lavorare qualche ora alla settimana per potersi pagare la retta universitaria e poter al tempo stesso studiare senza stress; in questo caso il mini job non è di sicuro un peso visto e considerato che lo studente non ha alcuna ambizione di carriera né tanto meno ha gli stessi obblighi di un lavoratore inquadrato. L’unico obiettivo dello studente mini jobber sarà quello di racimolare qualche soldino che altrimenti sarebbe andato a chiedere a papà. Tuttavia tra i mini jobs, vero totem capitalistico avallato anche e soprattutto dalla SPD, vi sono anche lavoratori a tempo pieno che nonostante ciò decidono di svolgere un secondo lavoro il fine settimana per poter magari mantenere i propri figli o chissà anche perché in improvvisa difficoltà economia dopo una separazione. Vi sono poi disoccupati di lunga data che decidono di svolgere tali mansioni ma che al tempo stesso continuano a percepire un piccolo sussidio integrativo dal Job Center – l’ufficio del Lavoro. L’aspetto paradossale di quest’ultima tipologia di mini jobber è che ufficialmente non risultano disoccupati secondo le statistiche anche se continuano ad essere economicamente dipendenti dal Job Center, altrimenti non riuscirebbero a sopravvivere e ad arrivare a fine mese. Se la cosa ti interessa e desideri approfondire il tema, caro Lorenzo, sappi che in Germania vi sono anche 1 milione di pensionati che decidono di rientrare brevemente nel mondo del lavoro e lavorare qualche oretta la settimana per poter integrare la loro minima pensione. Hai capito bene, caro il mio Lorenzo: nella Germania che nutre tutti, compresi le capre italiche, vi sono 1 milione di vecchietti che ancora un po’ lavoreranno per scavare la loro tomba. Capisci bene, dal momento che ti reputo una persona intelligente e sappi che non sono ironico, come questo modello nasconda molte ombre. In Baviera e nel Baden le cose vanno “bene” ma qui nella Capitale del Reich la disoccupazione e la povertà sono aspetti tangibili e visibili anche se si cammina per strada.

Per ora mi fermo qua. Avrei voluto parlarti di altri aspetti negativi del tanto decantato modello tedesco ma capirai come la carne al fuoco sia troppa ed il tempo tiranno. Avrei voluto raccontarti di come a Berlino 1 bambino su 3 riesce a vivere solo grazie ai sussidi sociali che uno od entrambi i genitori percepiscono dallo Stato. Avrei voluto svelarti come le statistiche governative sulla disoccupazione reale siano viziate dal fatto che molti disoccupati che svolgono un corso di formazione professionale – detto Ausbildung per i profani – pagato dal Job Center, non vengono considerati come tali e perciò nelle statistiche risultano come occupati. Avrei voluto scriverti delle quote di povertà in costante crescita dai tempi delle riforme Hartz con dati ed articoli in tedesco alla mano. Avrei altresì voluto narrarti di come l’anno scorso io stesso abbia atteso qualcosa come 2 mesi per poter avere un Termin libero nel quale registrare un mio nuovo indirizzo di residenza all’ufficio comunale; altro che burocrazia tedesca che ti risolve i problemi in 10 minuti…Infine mi avrebbe fatto piacere svelarti l’infima qualità dei prodotti alimentari nei discount tedeschi dove sì certo costano meno che da voi ma anche la qualità è inferiore agli standard cui noi italiani siamo abituati. Di questo come di altre cose avrei voluto parlarti, anzi scriverti, ma purtroppo non ho molto tempo libero anche perché durante la settimana lavoro 40 ore in ufficio. Concludo questo intervento precisando che in Germania ci sono di sicuro maggiori possibilità di affermazione personale rispetto alla nostra disastrata Italia ma da qui a farne un elogio sperticato, senza nemmeno viverci, ce ne corre.

Ti auguro un sincero in bocca al lupo per le tue battaglie, presenti e future.

Cordiali saluti

Così è se vi pare. Questo messaggio non vuole essere l’inizio di un contraddittorio con Herr Lambrenedetto. Se dovessi stare dietro a tutti i personaggi pubblici presenti su Youtube, dovrei essere un fine psicologo per venirne a capo. Chiunque ha un minimo di sale in zucca, sa bene che questi fantomatici Masaniello telematici altro non sono che persone in cerca di una fortuna effimera che consenta loro di vivere il meglio possibile senza faticare troppo come noi comuni mortali. Il fatto che ho voluto scrivere una lettera di questo tipo è che spesso in Italia girano voci incontrollate su un presunto benessere senza limiti che tocca qualunque straniero che metta piede in Germania. Avrete ben capito che questa non è l’opinione di chi vi scrive. Io stesso in passato amavo distinguere tra paesi come il nostro, considerati incivili e sottosviluppati, e quelli nordici che invece sarebbero civili e progrediti. L’esperienza personale mia e quella di altri connazionali all’estero dovrebbe finalmente smontare questo mito. A mio umile modo di vedere il problema sta ben più a monte e concerne il dogmatismo dell’unica religione che è ancora rimasta sulla faccia della terra, ossia quella del libero mercato che dovrebbe risolvere ogni problema esistenziale e quella del Dio Denaro considerato ormai come l’unico metro di paragone di qualunque relazione sociale. La mia mente sarà banale ma non è riuscita ad andare oltre questa conclusione. Quelli che ora sono presentati alla plebe italica, la cui ignoranza e crescente povertà nulla ha da invidiare a quella dei tempi di Spartaco, come i paesi modello da cui prendere spunto in verità altro non sono che realtà pompate da iniezioni di consumismo becero e sballi moderni somministrati in maniera oculata per far dimenticare le proprie misere condizioni soprattutto ai ceti giovanili, ossia coloro i quali sono i primi testimoni in presa diretta del Grande Saccheggio. Berlino in questo è un esempio illuminante: ai contratti sempre più precari e caratterizzati da paghe italiane si affianca il mito americano delle start up e il fascino del divertimento continuo con i soliti contorni artificiali da programma. Su come Berlino sia un esempio di americanizzazione dei nuovi metodi di lavoro e dei costumi e perciò un punto di riferimento da applicare alle nuove generazioni negli altri paesi europei, ne riparlerò con dovizia di particolari nei prossimi interventi. Per ora vi auguro di seguire la Serie A da bravi pitechi italiani, così come milioni di pitechi tedeschi fanno altrettanto appassionatamente con la loro Bundesliga.

3 Risposte a “Vedi Berlino e muori”

  1. Io sono austriaco, del Vorarlberg (Land più ricco e confinante con la Baviera, il Baden W. e i cantoni svizzeri più ricchi), ho lavorato e “vissuto ” negli ultimi 17 anni in Germania, in Europa e viaggiato quasi sempre per lavoro manageriale per oltre 60 paesi in 4 continenti, ma vivi da molti anni in e attorno l’Italia.

    Potrei confermare e aggiungere molto di quanto dici.
    Articolo interessante e complimenti per la scrittura, educazione e distanza personale.

  2. Lorenzo Lambrughi (“lambrenedetto”) è un banale ignorante come tanti. Non parla, urla per dare più credito alle sue fesserie e camuffare i tic nervosi. Over 50 si diletta a creare da anni video ripetitivi, rozzi, falsi e denigratori colmi di pregiudizi. Se non la pensi come lui sei un laureato fallito che merita di crepare di stenti. Questo il personaggio… insomma la BEOZIA nel suo splendore più fulgido !
    Velo pietoso sulle millantate minacce dei “poteri forti” (come se contasse più di zero) e sui caproni -analfabeti organici al beota – che lo prendono come esempio.

    PS : l’interessante e articolata disamina non solo non è stata compresa ma nemmeno letta dal soggetto in questione. Dopo le prime 4 righe lo sforzo per lui è insostenibile : è una persona molto semplice. Banale appunto.

  3. Buongiorno,

    guardi io personalmente non ho nulla contro il Sig. Lambrughi, anche perché non ho il piacere di conoscerlo di persona.

    Mi dispiace solo che se la sia presa dal momento che il mio articolo voleva essere una maniera ironica per parlare delle cose che non vanno in Germania e che non sono conosciute in Italia.

    Come ha detto giustamente lei, con tutta probabilità Lorenzo non ha letto tutto l’articolo. Qualora l’avesse fatto, avrebbe capito che non era affatto un attacco contro di lui bensì una disamina della Germania a 360 gradi. Peccato, è stata un’occasione persa per aprire un dibattito.

    Comunque la ringrazio per aver letto il mio articolo e per il suo commento. Le auguro una buona giornata!

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