I segreti della roulette russa

PutinQualche giorno fa un mio coetaneo di nome Alessandro, commentando il mio ultimo articolo, aveva criticato quello che a suo modo di vedere era un mio elogio continuo della Russia di Putin. Visto che il mio lettore mi sembra una persona molto curiosa ed amante della ricerca della verità, ho pensato di partire dalla sua legittima osservazione per mettere alcuni puntini sulle i. Nei prossimi due articoli infatti, compreso questo che state leggendo, tenterò di analizzare i preparativi militari che i liberi stati della Fortezza Europa stanno preparando per la guerra prossima ventura. Non vuole essere solo una risposta ad Alessandro, bensì a tutti quelli che da anni sono sottoposti ad una continua propaganda russofobica. Nello specifico analizzerò tutte quelle misure di carattere legislativo e militare che i paesi europei stanno tessendo per non trovarsi impreparati di fronte ad un conflitto convenzionale (e non) con il vicino russo. Tuttavia prima di scendere nei dettagli, vorrei in questa sede fare il punto di una situazione iniziata nel ’91 con il crollo dell’Unione Sovietica e giunta ai giorni odierni con la crisi ucraina, le sanzioni alla Russia e l’escalation in Siria. Vorrei insomma, nonostante lo spazio in un blog non potrà mai essere eguale a quello di un saggio, fare delle premesse di carattere storico e politico generali per cercare di far capire all’ignaro lettore come codeste fantomatiche élite vogliono farci entrare contro la Russia.

Altra premessa: ripeto per l’ennesima volta che non sono un fan di nessuno, né della Russia di Putin né degli USA di qualsiasi presidente in carica in quel particolare momento storico. Spiace ribadire banalità simili ma in un paese come l’Italia, abituato da sempre a considerare la guerra alla stregua di una partita di calcio come amava ripetere il buon Churchill, è difficile di questi tempi fare delle analisi obiettive senza scadere nel solito tifo da stadio. Detto questo, riprendo per un attimo quanto scritto da Alessandro nel mio articolo precedente: mi si rammentava cioè come nella Russia di Putin vengano uccisi a sangue freddo giornalisti ed oppositori, senza contare la lotta spietata alla ‘propaganda gay’. Questi sono insomma i classici argomenti che i media occidentali stanno usando per aizzare, nel peggiore dei casi, od intimorire, nei più miti, le masse europee di fronte al vicino russo. Sebbene io non mi sia mai recato in vita mia fisicamente sul suolo russo, e di conseguenza mi riservo il diritto di giudicare e di criticare solo se osservo con i miei occhi i fatti reali, non ho difficoltà a credere che quanto ci dicono i liberissimi giornalisti occidentali nasconda del vero. Lo so bene che per ragioni culturali che noi europei abbiamo gradualmente abbandonato dai tempi della prima ondata consumistica (leggere Pasolini), i russi siano tendenzialmente conservatori e scettici nei confronti dei nostri cosiddetti diritti; è del tutto vero che i gay non vengano ben visti né nelle sterminate campagne né nelle metropoli. Purtroppo non sono rari (lo so perché testimoni russi che si trovavano sul posto me lo hanno raccontato) gli episodi in cui omosessuali sono stati pestati da balordi al di fuori delle discoteche, senza contare un certo machismo appoggiato anche dalla locale e potente Chiesa Ortodossa che di sicuro non aiuta la situazione dei gay del posto.

Ok detto questo però, cerchiamo di alzare per un attimo lo sguardo dal nostro pollaio quotidiano e tentiamo di chiederci come mai vi sia questa campagna mediatico – politica a favore dei gay in Russia. La mia domanda é semplice: ai nostri politici (per nostri intendo quelli della UE) interessano veramente i diritti delle minoranze in Russia? E in secondo luogo qual’è il vero scopo di questa crociata? Ebbene al primo quesito possiamo già rispondere con un netto NIET, con un NO che tuttavia non entrerà mai nella testa di milioni di occidentali. Ai politici in questo momento al potere in Occidente non importa nulla né dei gay né tanto meno delle altre persone etero che desiderano condurre una vita dignitosa. Mi basterebbe, per mettere una pietra tombale sull’argomento, mostrare i link di Youtube nei quali si vedono la Merkel, Cameron, Obama, Trump, la May, la Mogherini, Renzi, Gentiloni, Hollande e tanti altri prima di loro recarsi in Arabia Saudita a firmare commesse militari da miliardi di euro/dollari. Forse ero distratto ma non mi sembra che durante quelle festose cerimonie pubbliche con i principi sauditi, i nostri cosiddetti leader abbiano alzato la voce per protestare contro le adultere ed i gay dilapidati in pubblica piazza a Jedda, Ryad o La Mecca. Anzi mi pareva che sui volti rilassati dei nostri politici i sorrisi abbondavano. Eppure in Arabia Saudita, così come in tanti altri paesi islamici, l’omosessualità è punita con la pena di morte. In Russia invece è punita la sola ‘propaganda gay’ ma fino a prova contraria essere gay o lesbiche lì non è reato e non si finisce per questo in prigione né al mattatoio. L’unica differenza è che, come tutti voi saprete, l’Arabia Saudita ha avuto il ‘merito’ storico di far cadere l’Unione Sovietica con il decisivo abbassamento dei prezzi petroliferi a fine anni ’80 su ordine di Reagan e pertanto la riconoscenza occidentale durerà all’infinito. Senza andare troppo lontano basta fermarsi in un altro capolavoro diplomatico europeo recente come l’Ucraina per rendersi conto di quanto perdurante sia l’ipocrisia occidentale. Nemmeno in quel paese l’omosessualità è reato ma comunque i gay non se la passano certo bene, per usare un eufemismo. Ancora una volta la Rete ci viene incontro e consiglio quindi di cercare su Youtube come i gay in qualsiasi città ucraina vengano derisi e vilipesi in pubblico e pestati in maniera brutale nei casi peggiori. Peccato che contro l’Ucraina, nostra alleata NATO e sotto egida del Fmi che anche là ha reso tutti più ricchi, non vi siano inchieste pubbliche dell’Espresso sulla condizione dei gay del posto. Tuttavia dobbiamo anche capire e giustificare il silenzio dei nostri media, poiché l’Ucraina sta ancora affrontando la minaccia russa.

Passo avanti e mi concentro ora su un altro rilievo mossomi da Alessandro, quello cioè che in Russia i dissidenti e i giornalisti vengano uccisi come cani. Essendo un amante della storia, avrei potuto rispondere con i seguenti nomi: Mauro De Mauro, Giancarlo Siani, Ilaria Alpi ed il suo cameraman Mirko Hrovatin, senza contare il grandissimo Giuseppe Fava ma ho preferito tacere per non parlare di ovvietà. E’ vero: in Russia ci sono stati in passato e anche tuttora casi di giornalisti uccisi da sicari della criminalità organizzata e di un potere politico ad esso complice. Non lo nego. Anche in questo caso bisognerebbe però prendersi la responsabilità morale di ciò che si dice; se un critico della Russia di Putin mi viene a dire che quest’ultimo è stato il mandante di tutti gli assassini di giornalisti e dissidenti degli ultimi anni, non penso di chiedere troppo se pretendo delle prove a suffragio di queste tesi. Ripeto per l’ennesima volta di non essere un accanito difensore di Putin, come può esserlo per esempio un Giulietto Chiesa, ma dall’altra parte non amo essere manipolato ed utilizzato per scopi estranei ai miei. A quelli che criticano la Russia di Putin suggerisco di cercare e chiedere a dei ‘russi normali’, ossia il 95% della popolazione che non fa parte della cerchia degli oligarchi e dei mafiosi, com’era la Russia prima di Putin e com’è diventata durante il governo di quest’ultimo. Ad Alessandro e a tutti coloro che la notte non riescono a prendere sonno per terrore che l’orso russo impedisca loro di fare l’Erasmus, rinnovo l’invito a chiedere ai ‘russi normali’ cosa voleva dire essere insegnanti o dipendenti pubblici nella Russia degli anni ’90 gestita dal Quisling Eltsin. Provate a chiedere ai trentenni/venticinquenni di oggi come vivevano e soprattutto cosa mangiavano i bambini sempre nella Russia delle riforme economiche degli anni ’90 benedette dal Fmi, dalla UE e dagli USA. In Occidente, Germania in primis, la gente è convinta che la popolarità del Presidente Putin sia a livelli bulgari del 85% – 90% dal momento che quest’ultimo controlla tutti i media ed ammazza od incarcera chi non la pensa come lui; la verità è un’altra ma non si può dire. Con tutti i suoi limiti e difetti, Putin ha reso la Russia una potenza militare ed economica in grado di disturbare l’Europa controllata a distanza da Washington. Come vedremo tra un po’, questo è uno dei motivi che spiegano la demonizzazione della Russia condotta contro i nostri stessi interessi.

Queste sono alcune premesse che avevo già avuto modo di abbozzare nel mio commento di risposta al gentile Alessandro, ma che ho deciso di approfondire in questo articolo. Ne avrei di casi umani da raccontare a proposito di russofobia: c’è per esempio il caso di un mio amico triestino che è arrivato a dire che la nostra regione Friuli – Venezia Giulia è sicura grazie alla presenza della base americana ad Aviano, senza contare i soliti cliché sull’economia russa che non diversifica e che basa tutto sull’export delle risorse energetiche e su un sistema mafioso che divora i suoi nemici. Detto da un italiano, fa un certo affatto ma la manipolazione agisce indisturbata e chi ne è soggetto nega l’evidenza, un po’ come quelli che ripetono che possono smettere di pippare cocaina in qualsiasi momento. In Germania la situazione non è certo delle migliori, anzi. Già qualche settimana fa avevo dato conto del rifiuto da parte del sindaco (SPD) di Berlino di far esporre la bandiera russa sulla Porta di Brandeburgo in segno di solidarietà per i morti dell’attentato alla metro di San Pietroburgo. La motivazione ufficiale era che d’ora in avanti il comune di Berlino avrebbe esposto solo le bandiere di quelle città gemellate con la metropoli tedesca e San Pietroburgo non è una di quelle. Questa imbarazzante motivazione in verità era falsa dal momento che io stesso avevo dimostrato come il quartiere di Tiergarten, nel quale si trova la Porta di Brandeburgo, sia in verità gemellato con la città di San Pietroburgo! Senza perderci in convenevoli, la Porta di Brandeburgo è situata a fianco dell’ingombrante ambasciata americana, senza contare che in tempi di guerra psicologica ed ideologica, prima ancora di quella militare, non si è autorizzati a rendere l’onore dovuto al nemico.

Detto questo, le vere motivazioni per le quali la UE e la NATO ci porteranno in guerra contro la Russia sono molteplici. In primo luogo all’indomani del crollo dell’Unione Sovietica e dello smantellamento del Patto di Varsavia, nessuno tra i politici dell’Occidente vittorioso avrebbe mai potuto immaginare che nel giro di nemmeno 20 anni avrebbero dovuto confrontarsi nuovamente con una Russia in grado di mordere. E non avevano nemmeno tutti i torti. All’epoca difatti la situazione della Russia post-sovietica era drammatica: innanzitutto interi apparati energetici dello stato sovietico, per ovvie ragioni onnipresente fino al ’91, erano finiti nelle mani di oligarchi che si erano letteralmente arricchiti in pochi giorni. Questi boss si erano serviti di sicari per uccidere chiunque osasse mettersi contro di loro. La situazione della criminalità nella Russia odierna non è nulla in confronto all’anarchia dei tempi di Eltsin. Ora andrò veloce perché il tempo è tiranno; basti sapere che nel giro di pochi mesi la stragrande maggioranza della popolazione non aveva nulla da mangiare, le pensioni costruite con decenni di sacrifici si sbriciolarono di fronte ad un’inflazione a due se non a tre cifre, bande criminali controllavano le strade mentre una polizia anch’essa impoverita accettava volentieri mazzette per la sola necessità di arrivare a sera. Dal punto di vista politico intere regioni, in special modo la Cecenia ma direi tutto il Caucaso, erano insorte per chiedere l’indipendenza da Mosca; nel ’94 quel cialtrone di nome Eltsin mandò quel poco che rimaneva dell’esercito sovietico in Cecenia per poi subire una delle più umilianti sconfitte nella storia russa. All’epoca i fondamentalisti islamici erano già presenti dovunque fosse necessario indebolire i potenziali nemici dell’Occidente (per esempio anche in Bosnia e Kosovo) e anche in quell’occasione le milizie di tagliagole finanziate dai paesi del Golfo si erano dimostrati utilissimi per raggiungere questo nobile scopo.

Nonostante la Russia filo – occidentale di Eltsin fosse ridotta ad un colabrodo sociale, gli occidentali non avevano perso tempo e nel giro di 15 anni avevano allargato la NATO ad Est di Berlino nonostante le precedenti promesse di Bush senior a Gorbacev. Ben pochi voci critiche si erano levate per contestare la necessità di allargare l’Alleanza Atlantica all’Europa dell’Est nonostante la Guerra Fredda fosse finita da un pezzo e avesse visto come vincitore unico ed indiscusso l’Occidente capitalista. Se anche la Polonia, l’Ungheria, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, i paesi baltici, la Romania e perfino l’ortodossa Bulgaria si erano liberati dal giogo di Mosca, contro chi avrebbero dovuto difendersi questi paesi? In verità nel cuore dell’Europa era ancora presente uno stato ufficialmente socialista, la cui popolazione era a maggioranza ortodossa e le cui simpatie per motivi storici erano sempre andate verso i ‘fratelli russi’. Stiamo ovviamente parlando della Yugoslavia che ancora nel 1991 possedeva il quarto esercito terrestre più potente d’Europa. Il lettore capirà bene come in un’Europa narcotizzata ed in festa sfrenata e nella quale ben pochi eretici intravedevano i ‘segni di una pace terrificante’, la Yugoslavia statalista e perciò nemica della religione unica delle privatizzazioni e del libero mercato aveva i giorni contati. A segnare la sua condanna a morte c’era poi anche la presenza di una folta comunità serbo – ortodossa, ergo potenzialmente filo – russa, nelle terre della Slavonia croata e del Kosovo proto – albanese che andavano evacuate. Nel ’90 la Germania appena riunificata e pronta ad aggredire economicamente la Polonia e l’Est Europa (DDR compresa, eh) assieme ad un Vaticano reazionario e da sempre con la lingua in bocca degli infami ustascia avevano riconosciuto in maniera unilaterale l’illegale, per il Diritto Internazionale, secessione della Slovenia e della Croazia da Belgrado. Nel caso della Slovenia l’esercito yugoslavo si era limitato a qualche scaramuccia e ad un paio di morti e aveva nel contempo accettato l’indipendenza di un piccolo paese senza minoranze serbe al suo interno e dal secolo scorso integrato economicamente con i mercati di lingua tedesca. Nel caso invece della Croazia la situazione era molto più complessa sia per la presenza di una comunità serba che ancora nel ’91 contava mezzo milione di presenze sia per il timore del tutto giustificato col senno di poi da parte di quest’ultimi di subire un secondo genocidio da parte delle milizie croate fasciste. Per non parlare poi della Bosnia, nella quale vivevano tutti a fianco dell’altro e dove non c’era una vera e chiara maggioranza etnica. Il riconoscimento della Germania, seguita a ruota da tutti i paesi della UE nata di lì a poco nel ’92, scatenò tutti gli indipendentismi balcanici sopiti da tempo. A suon di massacri reciproci durati senza soluzione di continuità fino al ’99, la Slovenia, la Croazia, la Bosnia nata dagli accordi di Dayton nel ’94 (di fatto un failed state), la Macedonia ed infine il narcostato albanese del Kosovo si erano staccati dalla Yugoslavia a guida ortodossa e filo – russa. Il risultato visibile sotto gli occhi di tutti è una Serbia sempre più piccola ed insignificante che ha subito negli ultimi 20 anni un’occupazione da parte delle multinazionali, comprese la Fiat, che lì si sono insediati per le ridicole paghe della manodopera locale. Nell’occasione la NATO si era dimostrata uno strumento ancora valido per stroncare sul nascere eventuali elementi di disturbo anti – occidentali, bombardando nel ’94 e nel ’99 la Serbia e favorendo prima la pulizia etnica dei serbi ancora rimasti in Croazia e nel secondo caso la secessione di uno staterello come il Kosovo, nel quale è presente la più grande base militare NATO in Europa e nel quale l’eroina trasportata via aerei militari (nei quali le ispezioni non sono obbligatorie) dall’Afghanistan può essere raffinata e distribuita in tutta Europa dai clan albanesi del posto.

Se torniamo per un attimo con le nostre menti al 1999, potremo vedere un’Europa svuotata militarmente dalla presenza russa e che aveva distrutto anche quelle poche zone di resistenza anti – americana e potenzialmente amiche di Mosca nei Balcani. In Russia invece il fantoccio, oltre che alcoolizzato cronico, Eltsin aveva messo la propria firma su tutti i documenti che giustificavano l’esproprio da parte degli oligarchi e della finanza dell’enorme patrimonio statale. Militarmente la Russia all’alba del nuovo millennio era poi in una situazione a dir poco pietosa: come scritto sopra, le truppe di giovani poco demotivati non erano stati in grado di vincere la resistenza islamica in Cecenia o di garantire l’ordine pubblico nelle strade delle città, figuriamoci di contrastare la NATO! Tuttavia anche in Russia le cose stavano cambiando. Non parlo ovviamente della massa impoverita ed apatica che in qualsiasi parte del mondo assiste passiva allo svolgersi della storia, bensì di quella parte che ora viene denominata in maniera un po’ inflazionata secondo me ‘deep state’ che aveva deciso che c’era un limite a tutto e che l’imbarazzante, ma amato in Occidente per la difesa dei diritti civili, Eltsin andava destituito. Se i più curiosi di voi avranno la curiosità, potranno cercare sempre su Youtube un video nel quale un Eltsin totalmente ubriaco ed incosciente di dove si trovasse in quel momento sorrideva, senza capire nulla della natura delle battute proposte dall’altro astante, a fianco di un ancora giovane e prestante Bill Clinton che invece se la rideva di giusto piegandosi addirittura su sé stesso per le doglie legate a chissà quale witz. Questo video è molto più emblematico di mille saggi per capire chi fosse il vero padrone della Russia degli anni ’90 e sul perché molti russi avessero aperto gli occhi sulla vera natura dell’Occidentale libero e democratico.

Eltsin viene perciò sostituito da un giovane e pressoché sconosciuto Vladimir Putin, già nel KGB e per pochi mesi anche vice – sindaco di San Pietroburgo. In questa nostra analisi ci interessa capire come l’Europa e gli USA avevano reagito di fronte alla nomina di questo sconosciuto Vladimir: da prima con curiosità, poi con scetticismo e anche un pizzico di ironia dovuta alla sua militanza nei servizi segreti sovietici, per passare ad un orrore per i metodi di liquidazione di un terrorismo islamico combattuto pochi anni dopo in Occidente a colpi di gessetti e ‘Je suis’, ed infine con un’aperta ostilità. I motivi di questo mutamento sono chiari: secondo l’ottica occidentale, la Russia non dev’essere altro che un enorme hub energetico dal quale pescare petrolio, gas e minerali a prezzi di svendita mentre militarmente non deve in alcuno caso rappresentare una minaccia per la NATO. Per motivi legati agli umilianti anni ’90, Putin non avrebbe mai potuto accettare simili condizioni e difatti le grane scoppiarono subito con le medesime modalità che avrebbero coinvolto di lì a pochi anni le maggiori città europee: il Califfato del Caucaso, così si chiamavano quei gruppi fondamentalisti islamici 20 anni prima dell’emergere dell’Isis, aveva rivendicato stragi di giovani soldati in Cecenia e nel Daghestan, attacchi kamikaze nelle metropolitane e negli aeroporti, addirittura esplosioni di interi condomini con centinaia di morti civili, per poi arrivare all’occupazione del teatro Dubrovka e Mosca e all’orrenda strage dei bambini a Beslan. Insomma trattasi di strategia delle tensione atta ad indebolire il governo russo, a destabilizzare l’economia e a lanciare messaggi indiretti a più miti consigli per quanto concerne la politica estera. Questa prima ondata destabilizzatrice non ha affatto funzionato, anzi ha avuto il boomerang di aumentare la popolarità interna di Putin fino al giorno prima accolto in maniera fredda dalla maggioranza della popolazione. Come tutti voi saprete, la Cecenia era stata riconquistata manu militari nel ’99 mentre i terroristi ceceni che avevano preso in ostaggio il teatro a Mosca e la scuola a Beslan erano stati uccisi senza pietà dai corpi speciali, trascinando quest’ultimi con sé centinaia di innocenti. A questo punto Alessandro e tanti altri mi chiederebbero: ma vennero commessi crimini di guerra da parte del governo russo durante queste azioni? La mia risposta è: sì certo, vennero commessi ma io non sono il rappresentante di una ong ed in questo particolare contesto mi devo limitare ad analizzare se la prima ondata di destabilizzazione contro la Russia aveva ottenuto il suo scopo e la risposta consiste in un netto NO.

Chiusa la parentesi terroristica, l’Occidente aveva tentato la carta dell’allargamento della NATO (e della UE) ad Est ed in questo caso aveva avuto molta più fortuna che in precedenza. La Russia, a parte le numerose note diplomatiche nelle quali si condannava ripetutamente la violazione flagrante e senza pudore della promessa di Bush senior a Gorby di non avanzare nemmeno di un metro ad est, di più non poteva fare se non prendere atto del lento ma inesorabile avvicinamento dei missili atomici alla capitale Mosca. E poi quelli erano anche anni particolari: gli USA erano troppi impegnati nella destabilizzazione del Medio Oriente per rispondere a muso duro alle proteste russe, mentre dall’altra parte i bassi prezzi del petrolio e il repulisti di alcuni tra i più impresentabili oligarchi nel campo energetico da parte di Putin avevano rivitalizzato l’economia russa, la quale dopo anni di vacche magre era tornata in attivo e aveva potuto garantire il pagamento puntuale di stipendi e pensioni. Il netto miglioramento delle finanze pubbliche interne, assieme ad un ruolo da nuovi protagonisti nell’arena internazionale, hanno garantito fino ad oggi una popolarità altissima a Putin. Così e se vi pare. Arriviamo all’agosto del 2008 ed avviene qui il primo inquietante tentativo a vuoto di coinvolgere la Russia in una guerra in grande stile prima che scoppiasse la bolla finanziaria a Wall Street. Per un Bush Junior da mesi in caduta libera nei sondaggi, ma che nel frattempo aveva adempiuto con successo all’obbligo di condurre le guerre mediorientali per conto della lobby sionista, non c’era nulla da perdere nel coinvolgere la piccola Georgia di Saak’ashvili in una provocazione aperta nei confronti di Mosca. La provocazione consisteva nell’aggredire le piccole repubbliche secessioniste filo – russe dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia; tutto questo nei giorni clou dell’inaugurazione dei giochi olimpici di Pechino, capitale di un’altra potenza anti – occidentale che guarda caso nei mesi precedenti aveva subito una campagna mediatica globale di delegittimazione per la questione dei diritti umani in Tibet. Il rischioso attacco georgiano si era concluso dopo qualche giorno con una debacle per gli aggressori, con le truppe russe che volendo sarebbero state in grado di raggiungere la capitale georgiana Tiblisi se Putin non avesse intimato il ritiro per tempo. Tuttavia il dado era stato tratto e per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda la Russia era stata coinvolta in una guerra contro un altro stato sovrano ed ovviamente era stata descritta dai media occidentali come parte aggressore, mentre qualche anno dopo Saak’ashvili sarebbe stato premiato per il suo convinto filo – americanismo con la carica di governatore della provincia ucraina di Odessa. Mi ero dimenticato di aggiungere che prima della breve guerra russo – georgiana del 2008 e durante l’allargamento congiunto della NATO – UE in Est Europa, si erano altresì verificate le prime rivoluzione colorate in due paesi, l’Ucraina ed ancora una volta la Georgia, fino a quel momento amministrati da governi amici di Mosca e poi rimpiazzati da elementi ostili e vicini a…diciamo vicini a delle fondazioni private americane di cui almeno ognuno di voi avrà già sentito parlare.

Perché ho deciso di esporre questo breve excursus storico? Per il semplice motivo che desidero che il lettore sia consapevole di quanto risalente nel tempo sia questa strategia di provocazione e scontro continuo contro la Russia. Vediamo di riepilogare in sette chiari punti quanto scritto finora in termini di politica di contrapposizione alla Russia e suoi alleati dal ’91 fino alla guerra russo – georgiana dell’agosto del 2008, con l’aggiunta di piccoli ma significativi dettagli che mi erano in precedenza sfuggiti:

  • Crollo dell’Unione Sovietica e smantellamento del Patto di Varsavia (1991) → Ritiro delle truppe russe dall’Europa e trionfo dell’Occidente capitalista.

  • Grave crisi interna nella Russia post – sovietica del Presidente filo – occidentale Boris Eltsin (1991 – 1999) → Anarchia interna, privatizzazioni selvagge, inflazione, povertà dilagante, tentativi di secessione e minaccia all’integrità territoriale della Russia (Occidente e Fmi plaudono entusiasti alle ‘riforme economiche di Eltsin’)

  • Smembramento violento della Yugoslavia a guida serbo – ortodossa e filo – russa (1991 – 1999) → Riconoscimento delle secessioni illegali della Slovenia e Croazia da parte della Germania, Vaticano e a seguire tutti i paesi UE, irrilevanza politica della Serbia filo – russa e sua demonizzazione per il ruolo avuto nelle guerre balcaniche, appoggio degli islamisti in Bosnia, bombardamenti NATO in Serbia nel ’94 e ’99, pulizia etnica della Croazia filo – occidentale ai danni della minoranza serba (in 48 h), creazione del narcostato mafioso albanese del Kosovo (altra pulizia etnica contro la minoranza serba lì presente), finanziamento delle milizie terroristiche albanesi e anti – serbe dell’UCK in Kosovo e Macedonia, secessione del Montenegro dalla Federazione con la Serbia e suo ingresso recente nella NATO.

  • Allargamento della NATO verso l’Est Europa (1991 – oggi) → la DDR tedesca, la Polonia, l’Ungheria, la Slovenia, la Croazia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Romania, la Bulgaria, la Lettonia, la Lituania, l’Estonia e da ultimo il Montenegro vengono inglobati nell’Alleanza Atlantica a chiara guida statunitense nonostante la Guerra Fredda sia finita da 26 anni. Grave tensione con la Russia che protesta invano. Di fatto si tratta di un’aggressione soft alla Russia e non viceversa.

  • Prima grande ondata terroristica in Russia (1999 – 2004) → Tentativo di secessione violenta di alcune repubbliche autonome del Caucaso russo, a maggioranza islamica, da parte di gruppi fondamentalisti islamici, terrorismo in Cecenia e in territorio russo, vittoria della Russia nella seconda guerra cecena (1999), strage del teatro Dubrovka a Mosca e della scuola a Beslan in Ossezia del Nord, sconfitta del terrorismo islamico ma con gravi perdite civili, si rafforza la critica internazionale nei confronti di Putin per la sua gestione della crisi.

  • Rivoluzioni colorate filo – occidentali in Ucraina (2003) e Georgia (2004) → Proteste di piazza contro i ‘brogli’, vengono installati governi filo – americani e pro – NATO in due nazioni tradizionalmente sotto l’influenza russa come l’Ucraina e la Georgia, rischio di una grave crisi interna che può sfociare in una guerra civile con l’intervento di potenze estere (Donbass 2014 per esempio), perdurare della crisi con Mosca che sempre di più si sente accerchiata da stati ostili.

  • Guerra russo – georgiana (agosto 2008) → Avventurismo del governo georgiano che si sente le spalle coperte da George Bush Junior che di lì a poco avrebbe finito il mandato, vittoria russa, tentativo da parte di Washington di provocare un’escalation militare ben più ampia con la Russia per evitare lo scoppio della bolla finanziaria, tentativo fallito per l’ordine impartito da Putin alle truppe russe di ritirarsi dalla Georgia, qualche mese dopo scoppia la crisi dei mutui subprime in America con gli effetti visibili ancora oggi.

Il lettore avrà oramai ben capito che il tentativo di annullare la capacità militare, economica e l’influenza politica della Russia in Europa non è iniziato da ieri ma è un tentativo che ha subito un’accelerata dopo l’elezione di Putin alla presidenza. Se invece che lui fosse stato nominato un fantoccio alla stregua di Eltsin che negli anni ’90 aveva al tempo stesso accettato tutti i desiderata occidentali e portato il suo paese sull’orlo della bancarotta, molto probabilmente l’Occidente avrebbe trattato la Russia in maniera più mite poiché essa sarebbe stata da tempo già sottomessa. Per il solo motivo che la Russia, assieme all’altra grande potenza anti – occidentale, ha deciso di non sottomettersi (al contrario di noi europei) alle direttive di Washington e della finanza apolide, questo paese sta subendo una continua campagna di provocazioni militari e di demonizzazione mediatica nella quale è caduto, ahimè, anche una persona intelligente come il mio lettore Alessandro. Da quando esistono gli imperi e soprattutto da quando ogni impero attraversa una fase fisiologica di decadenza, le sue ultime mosse diventano sempre meno razionali e sempre più disperate. Pensiamo per esempio all’Unione Sovietica che viene attirata nella trappola afghana da cui uscirà 8 anni dopo con le casse statali a secco, ma gli esempi di imperi al capolinea che dichiarano guerre d’aggressione per evitare la catastrofe si perdono nel tempo. Va da sé che per convincere un’opinione pubblica riottosa a combattere, è necessario presentare l’aggredito come aggressore e la vittima come carnefice. In secondo luogo l’impero dovrà farsi portavoce e protettore dei diritti, in verità vizi privati e specchi per allodole nel migliore dei casi, delle minoranze accettate; nel nostro caso un Occidente che sempre più impoverisce le masse, offre loro lo zuccherino dei matrimoni gay, delle loro sfilate carnevalesche oppure la ‘cultura’ libertaria delle droghe per tutti senza repressione che aiutino le persone a dimenticare il vuoto delle loro esistenze. Guarda caso tutti questi ‘diritti’ occidentali non sono presenti nella dittatoriale Russia di Putin ed è già un motivo valido per esportarli e liberare quei poveri popoli, i quali non hanno la sfortuna di essere liberi come noi. Da qui la campagna mediatica volta a conquistare l’impero delle menti, per dirla à la Huxley, e per giustificare una futura guerra contro il perfido nemico mongolico: allora abbiamo la narrativa dei gay capitanati da Luxuria che vengono picchiati da dei poliziotti a Mosca manco fossimo al G8 di Genova, senza dimenticare ovviamente sempre i gay che si suicidano nelle carceri cecene i cui tassi di suicidio non avrebbero nulla da invidiare a quelli dei nostri istituti penitenziari, oppure ai dissidenti che vengono uccisi in strada in pieno giorno come a Napoli. Non ho poi nemmeno trattato di tutti quei articoli di un paese come l’Italia in un so più quale posizione della classifica mondiale della libertà di stampa, che dedicano intere pagine alla mafia….russa!

Questo per quanto riguarda il necessario contorno mediatico. Il resto è cronaca degli ultimi 9 anni. Le sanzioni europee contro la Russia non sono altro che l’ultimo tassello di una guerra, le cui tappe ho provato a descrivere come meglio ho potuto nelle righe precedenti. Il colpo di stato di Piazza Maidan e la relativa occupazione russa delle Crimea, confermata da un referendum degli abitanti russi della penisola, senza dimenticare il decisivo intervento della Russia in Siria condannato da tutti i media occidentali, non hanno fatto altro che persuadere sempre più europei che Putin fa sul serio e che la minaccia russa è sempre più pressante. Sfido a trovare qualcuno in Italia ma anche negli altri paesi occidentali che sia a conoscenza del fatto che milioni di ucraini sono scappati in Polonia in cerca di lavoro o nella Russia (zona Rostov soprattutto) in cerca di una protezione contro i crimini commessi dalle truppe regolari e milizie ucraine, oppure che migliaia di giovani ucraini hanno disertato la leva obbligatoria per rifiuto di sparare ai loro fratelli nel Donbass. Chi conosce poi l’esistenza di milizie ucraine come ‘Settore Destro’ che sfilano con torce alla mano e simboli runici nazisti dall’altra nelle strade delle città, senza che nessuno possa impedirlo? Domande retoriche ma una risposta in verità c’è: il vero terrore delle fantomatiche élite anglosassoni, spesso chiamate in causa a sproposito, è che si possa formare in futuro un blocco continentale di carattere economico tra un’Europa unita finalmente affrancata dalle ingerenze britanniche ed americane ed una Russia altrettanto libera. Questo blocco vedrebbe da una parte un continente, il nostro, che nonostante gli errori passati e recenti rimane la parte del mondo con la manodopera più istruita e poliglotta e dall’altra invece una Russia che potrà esportare le proprie risorse ad un mercato sempre affamato di gas e petrolio, potendo al tempo stesso migliorare i propri rapporti di vicinato con l’Europa dell’Est. Un’Europa non più occupata dagli americani e che commerciasse senza veti politici potrebbe ritornare il centro del mondo ma questa possibilità segnerebbe altresì il declino dell’America che, dal punto di vista dei suoi capi, sarebbe costretta a cercare altri mercati per le sue esportazioni a 70 anni dal Piano Marshall.

Capite bene che loro tenteranno di tutto per evitare questo scenario apocalittico e finora bisogna ammettere che, grazie alla nostra decadenza sempre più venata da imbecillità di massa e false ombre da caverna da cui siamo ipnotizzati, ci stanno riuscendo. L’espansione militare occidentale tramite il proprio braccio armato della NATO va di pari passo con una guerra commerciale a colpi di sanzioni approvate dai collaborazionisti europei che, oltre ad aver impoverito le piccole – medie imprese già in crisi, hanno gettato la Russia di Putin tra le braccia dei cinesi. Infatti da anni sono in corso negoziazioni tra le due potenze continentali che, guerra mondiale permettendo, vedranno uno scambio sempre più fitto tra di loro in termini di know – how tecnologico, esportazione di gas russo per un mercato sempre più bulimico come quello cinese oltre che di manodopera specializzata. Visto che ho introdotto il non meno ingombrante vicino cinese, direi che è ora di gettare la seconda carta e spiegare i motivi per i quali l’Occidente sta tentando di indebolire e provocare la Russia. Il nome è preciso e non meriterebbe nemmeno una spiegazione: dicasi ‘nuova via della seta cinese’. Esso altro non è che un poderoso progetto del governo cinese che nei prossimi anni si sta impegnando ad investire qualcosa come 150 miliardi di dollari (faccio notare che il governo di Renzi – Gentiloni va in crisi esistenziale ogni volta che deve chiedere un aggiustamento di 3,5 mld di Euro per la propria manovra finanziaria alla Commissione Europea) in infrastrutture soprattutto terrestri – quindi autostrade e ferrovie veloci – ma anche marittime che siano in grado di portare le proprie merci nell’Europa Continentale, nel Mediterraneo e in Russia tagliando costi e tempi. Questo progettino, su cui giustamente i nostri telegiornali non hanno dedicato nemmeno un minuto, ha lo scopo ambizioso di bypassare il dominio americano dei mari per tentare quindi uno scambio prevalentemente terrestre con noi europei ancora con l’aquilone in mano. In questa ideuccia da poco la Russia, per ovvie ragioni geografiche, avrà un ruolo di primo piano assieme a potenze regionali come l’Iran e la Turchia che hanno la fortuna di trovarsi in una posizione chiave tra i due continenti. Guarda caso l’Iran con Trump è rientrato nella black list degli stati canaglia, anche per la sua opposizione storica ad Israele, mentre la Turchia di Erdogan ha subito un fallito colpo di stato da quando ha deciso di sedersi intorno ad un tavolo con gli stessi iraniani e i russi per discutere del futuro geopolitico del Medio Oriente.

Ma non è finita qui, ragazzi. Ahahaha pensavate che gli americani e loro cagnolini europei abbiano deciso di fare la guerra per due treni ad alta velocità? C’è di più ed anche di questo dettaglio non troverete resoconto alcuno nel telegiornale di mezzogiorno o sul Corriere. Il fatto è, cari giovani idealisti, che la Russia e la Cina da un po’ di tempo a questa parte hanno un tarlo in testa. Si tratterebbe di un pensiero ossessivo – compulsivo il cui tam tam giornaliero alla tempia non farebbe che indurre il paziente a desiderare di abbandonare il dollaro come valuta di scambio mondiale e di conseguenza di lasciare che il sistema finanziario occidentale si distrugga da solo. Capite molto bene come questa patologia si manifesterebbe anche nella volontà espressa di creare una propria banca di investimento alternativa al Fmi internazionale ad egemonia americana assieme ad altre nazioni canaglia – dette Brics. Una di queste, ossia il Brasile, ha avuto il proprio Presidente donna destituito per uno scandalo giudiziario mentre ora le strade della capitale sono piene di persone che protestano contro il Presidente sostitutivo. Ironia a parte, sto parlando sul serio e la sola idea che possa crearsi un sistema finanziario alternativo al dollaro potrebbe spingere l’Occidente a premere il piede sull’acceleratore. Faccio notare che da qualche giorno a questa parte un paese chiamato Filippine, il cui Presidente Duderte tra le varie cose aveva definito Obama un “figlio di puttana” ed aveva dichiarato a chiare lettere di cercare un’alleanza militare con la Cina è entrato nella lista di paesi attraversati dalla minaccia islamista dell’Isis che sarebbe operativo in una sua regione abitata dalla minoranza islamica. Certe procedure funzionano ormai in automatico.

Quindi ricapitolando e sperando di avere se non altro messo il germe del dubbio a diversi lettori, ecco le vere cause dell’ostilità occidentale contro la Russia di Putin:

  • Rinnovata e piena capacità militare di rispondere alle minacce esterne.

  • Impossibilità da parte delle multinazionali occidentali di privatizzare come se non ci fosse un domani e di comprare a prezzi stracciati le immense risorse energetiche del paese, a causa di un governo forte e non debole e ridicolo come quello di Eltsin.

  • Volontà di evitare a tutti i costi un’alleanza economica, e chissà anche politica, tra un’Europa finalmente sovrana e non occupata militarmente ed una Russia non più minacciata da vicini ostili aizzati e manipolati a dovere da Washington.

  • Rischio mortale per gli USA che la Russia si trovi a far parte del progetto cinese della cosiddetta ‘nuova via della seta’ che possa tagliare le potenze marittime anglosassoni dai principali traffici mondiali di beni e risorse, che a quel punto passerebbero dalla Cina all’Europa per vie terrestri (e la Russia si troverebbe in mezzo).

  • Terrore ancestrale della finanza anglosassone che la Russia assieme alla Cina decida di non utilizzare più il dollaro come la valuta di scambio mondiale, ponendo inoltre le basi per un sistema finanziario alternativo a Londra e Wall Street.

  • Volontà politica da parte dell’Occidente di impedire che il punto appena descritto sopra determini la creazione di una Banca dello Sviluppo e Prestiti a trazione russo – cinese che si ponga come un’alternativa credibile e mortale allo Fmi a guida americana.

Questi sono i veri motivi dell’ostilità dei soliti noti (ormai ho la nausea solo a nominarli) contro il perfido dittatore sanguinario Putin. Altro che diritti gay e dissidenti uccisi, suvvia! Tuttavia ammetto il mio pessimismo di fondo. Visto che trattasi di un progetto di un nuovo ‘roll and back’ anti – russo iniziato da più di vent’anni, temo che la miccia sia già stata accesa e non verrà più spenta. In questi giorni la propaganda sta tirando fuori dal cilindro sempre più ridicole, ma per loro inoppugnabili, prove di un’influenza russa alle ultime elezioni americane. Tramontata l’ipotesi degli hacker russi, che avrebbe fatto ridere anche la mia nonna istriana Pierina, è ora di tentare la carta del ricatto russo ai danni di alti ufficiali e politici dell’amministrazione Trump. Magari non ci riusciranno ma intanto la freccia è stata scoccata ed in passato aveva già ferito a morte novelli Dracula o Hitler moderni, che dir si voglia, come Milosevic, Saddam, Gheddafi e via dicendo. La goccia può traboccare in qualsiasi momento: pensiamo solo alle folte minoranze russe presenti in Lettonia ed Estonia che potrebbero sentirsi minacciate di sterminio dai governi locali (discriminate de iure lo sono già) ed invocare l’intervento di Mosca, un po’ com’era successo con i crimini polacchi nei confronti dei tedeschi a Danzica che avevano attirato nella trappola sappiamo chi. Oppure vi potrebbe essere un agghiacciante regime change in Bielorussia ai danni di Lukashenko, con un Putin ormai costretto da cause di forza maggiore ad intervenire. Lo stesso copione si potrebbe verificare nell’Ucraina ormai allo sbando dove le minoranze russe sono presenti dovunque, dalla Transnistria ad Odessa. L’importante è attirare nella trappola l’orso russo e farlo passare all’opinione pubblica come aggressore, esattamente com’è successo in Crimea nel 2014 e prima ancora in Georgia nel 2008. Gli intellettuali di regime sono già pronti a recitare il loro copione; per il resto il clima di assedio militare, realizzato grazie alla minaccia islamista, sta entrando nella nostra vita quotidiana come avviene da tempo in Israele.

L’unica speranza è che il tempo e la fortuna facciano il loro gioco ed affrettino così lo scoppio della nuova bolla finanziaria legata alla fine del quantitative easing della BCE e della FED e all’aumento dei tassi. Il tempo non gioca dalla loro parte e pertanto se un’escalation ci sarà, la vedremo nei prossimi mesi subito dopo l’esito delle elezioni britanniche e tedesche. Ancora una volta la Germania della Merkel giocherà un ruolo decisivo nell’ancorare l’Europa ai suoi doveri atlantici e ad evitare l’alleanza con la Russia. Non a caso la propaganda militarista per le strade tedesche ed il boom dei nuovi arruolamenti, descritti dal sottoscritto con dati alla mano, si inseriscono all’interno di codesta politica di aggressione spacciata per difesa dei nostri valori. Ma la Germania non è l’unico paese europeo all’interno del quale fervono i preparativi bellici, anzi. Lo scopo della seconda parte sarà proprio quello di scendere nel dettaglio di ogni singolo paese europeo e di verificare come i preparativi stiano entrando in una fase ulteriore.

Una risposta a “I segreti della roulette russa”

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