Se la sinistra piange, la Merkel non…4/4

Angela-Merkel-youngQuando ad ottobre mi ero promesso di studiare le possibilità di un quarto mandato della Signora Merkel, avevo deciso di analizzare in primo luogo le vere cause della politica di accoglienza nei confronti di un milione di profughi siriani e solo in un secondo momento capire se effettivamente c’erano le speranze per la Signora Kasner (suo cognome originario) di essere eletta per la quarta volta al soglio della Cancelleria. Riassunto delle 3 puntate precedenti: il tema dei profughi da più di un anno sta tenendo banco nelle discussioni delle opinioni pubbliche dei maggiori paesi europei. Con dati statistici ed affermazioni di rilevanti esponenti del mondo imprenditoriale tedesco e di politici alla mano, ho tentato di dimostrare ai lettori che le vere ed uniche cause dell’accoglienza di un milione di profughi siriani nel 2015 ben poco hanno a che fare con il presunto spirito di solidarietà tedesco in contrasto con gli egoismi dell’Europa orientale e meridionale, bensì trovano le proprie radici in un drammatico invecchiamento demografico che potrebbe portare la Germania ad avere entro i prossimi 30 anni ben un terzo dei propri abitanti con più di 65 anni d’età. Proprio al fine di evitare il declino demografico e di scongiurare il conseguente collasso del sistema previdenziale, il governo Merkel aveva deciso a fine estate 2015 di accogliere circa 1 milione di profughi provenienti dalla Siria. Il timing della decisione coincideva inoltre con un’altra crisi, quella greca, che aveva visto la resa del governo di sinistra Tsipras di fronte ai diktat dei creditori (non solo tedeschi) e che aveva causato un’ondata di indignazione – spesso del tutto fuorviante ed ingenerosa – verso il ruolo della Germania durante tale crisi. Anche per recuperare una certa dose di popolarità legata alla discutibile gestione della crisi greca, il governo Merkel aveva perciò deciso di giocare la carta umanitaria, tentando così di affermare il ruolo di primato non solo economico e politico della Germania in seno all’Europa, ma anche quello umanitario e di soft power se vogliamo definirlo così.

Come dimenticare infatti le scene di giubilo alle stazioni ferroviarie tedesche, con migliaia di cittadini che accolgono tra gli applausi a scena aperta, inni alla gioia e perfino qualche lacrima di commozione i poveri profughi? Sembrava che tutto filasse liscio, tant’è che la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica tedesca nonché la pressoché unanimità dei partiti avevano appoggiato la “scelta umanitaria” della Merkel. Poi esattamente un anno fa durante il Capodanno si erano verificati soprattutto a Colonia, ma anche in altre città tedesche, gravi episodi di molestie sessuali di massa da parte di quegli stessi poveri profughi che solo qualche mese prima erano stati accolti tra gli applausi e le pacche sulle spalle dai cittadini tedeschi. Da quel momento in poi la storia è nota anche al grande pubblico italiano che ha ben altre preoccupazioni che seguire la politica interna tedesca: la popolarità della Merkel, marchiata in maniera non corretta ma indelebile come l’unica responsabile della politica liberale in tema di immigrazione, è calata in maniera brusca tanto che lei stessa sembra non abbia accettato con entusiasmo la quarta candidatura, mentre i cosiddetti populismi di destra stanno conoscendo una forte crescita in tutta Europa – Germania inclusa – anche per un senso generale di paura ed opposizione alle politiche di accoglienza da parte di vasti settori dell’opinione pubblica. Il recente attentato di Berlino, da me previsto da mesi e sui cui dettagli ci sarebbe comunque da discutere, realizzato materialmente da un tunisino illegalmente residente in Germania, non ha avuto altro effetto che quello di soffiare sul fuoco del disagio.

Detto questo, quali sono le reali prospettive di una quarta vittoria della CDU di Merkel alle prossime elezioni che si terranno in ottobre?

Premetto che l’obiettivo principale dell’immigrazione dei siriani, ovverosia il loro inserimento nel mercato del lavoro interno con la prospettiva di evitare o perlomeno posticipare il declino demografico, è ben lungi dall’essere stato raggiunto. Secondo diverse rilevazioni, solamente 34mila profughi siriani sono impiegati in questo momento in Germania. Va detto tuttavia che l’integrazione di una massa così ingente di persone è impossibile che venga portata a termine dalla sera alla mattina; bisogna infatti considerare che una quota minima di loro parla il tedesco (anche se molti comprendono molto bene l’inglese e il francese al contrario di un altro rinomato popolo mediterraneo), la cui conoscenza è un fattore fondamentale per ottenere un buon lavoro in Germania. Diamo perciò tempo al tempo. Di sicuro una notizia che farà piacere agli imprenditori tedeschi è quella secondo la quale il governo sta pensando di non applicare la regola del salario minimo garantito ai profughi siriani che entreranno per la prima volta nel mercato del lavoro tedesco. Quando io stesso già ad ottobre prefiguravo questa possibilità, molti mi avevano considerato un complottista o, nei migliori dei casi, un inguaribile pessimista. Non occorreva essere laureati alla Bocconi per immaginare che un’integrazione di milioni di immigrati avrebbe comportato, anzi io direi confermato, una tendenza al ribasso dei salari e ad una maggiore concorrenza tra i lavoratori europei presenti in Germania e gli immigrati extracomunitari appena arrivati. Mi dispiace ancora una volta che io abbia rotto le uova nel paniere ai giovani sognatori europei dell’Erasmus Generation. Ma andiamo avanti.

Prima di capire se e come la Merkel verrà rieletta, vorrei far presente ai miei pochi lettori i motivi per i quali la Cancelliera sia riuscita a governare per tre legislature il paese più potente d’Europa. Le cause sono spiegabili con la sua diligente applicazione di un’agenda fissata da ben altre entità, spesso extraterrestri ossia non europee. I maggiori punti che la Merkel doveva ed ha effettivamente applicato sono i seguenti:

  • Stagnazione dei salari interni

  • Conferma della deflazione interna

  • Aggravamento della povertà in Germania e delle relative diseguaglianze sociali (per dirne una: in Germania 1 bambino su 7 è rischio povertà, a Berlino 1 su 3)

  • Salvataggio delle banche commerciali tedesche che avevano elargito generosi prestiti ai paesi dell’Europa meridionale, facendoli così indebitare con le conseguenze geopolitiche che sono sotto gli occhi di tutti

  • Conferma delle politiche di massacro sociale del socialdemocratico Schroeder (minijobs e Hartz IV in primis)

  • Accoglienza della manodopera siriana a costo zero (infatti la Germania non ha speso un centesimo per andare a prenderli dal momento che sono venuti qui di loro sponte) e salari bassi (deroga al salario minimo garantito)

  • Boom dell’export grazie un Euro troppo debole per la Germania ma troppo forte per l’Italia e la Francia

  • Conferma dell’illegale surplus commerciale (vietato secondo le medesime regole europee che la Germania vorrebbe far rispettare al resto d’Europa) senza la prospettiva di pagare sanzioni

  • Politica di austerity per i paesi europei “poco virtuosi”

  • Sanzioni tedesche ed europee di carattere economico contro la Russia, previo diktat di Obama

  • Accettazione totale della versione americana ed atlantista in merito alle guerre di destabilizzazione in Siria, Libia ed Ucraina

  • Conferma senza se e senza ma della NATO (e relative manovre militari provocatorie anti – Russia)

  • Accettazione incondizionata del progetto del TTP (progetto meramente posticipato a tempi migliori)

  • Criminalizzazione del dissenso nei confronti dei partiti populisti europei, bollati in toto come razzisti e fascisti, i quali potrebbero contribuire a far dissolvere l’UE e a far cessare così il predominio economico tedesco basato su un Euro debole

Questi sono, sempre ovviamente secondo il mio modesto punto di vista, i punti dell’agenda europeista, liberista ed atlantista che la Merkel ha portato a termine. L’unica eccezione è data dalla mancata attuazione (per cause di forza maggiore) del Trattato di Libero Scambio tra le due sponde dell’Atlantico, ma anche in quel caso Angela si è esposta in prima persona a favore del Trattato, confermando così la sua fede atlantista.

Ebbene nonostante il governo Merkel si sia confermato come il più fedele guardiano d’Europa per conto degli Stati Uniti e delle lobby liberiste, sono convinto che Angela non ce la farà ad andare al governo per la quarta volta. Il motivo in verità è più banale di quanto si possa pensare: nonostante i suoi sforzi in merito all’applicazione dell’agenda summenzionata, la figura pubblica del politico Angela Merkel non è più spendibile per le prossime fasi che l’Europa e gli Stati Uniti dovranno attraversare. Troppo forti sono oramai le spinte cosiddette populiste, in verità mai come ora eterodirette per evitare lo scoppio del vero disagio popolare, tanto che la stessa Brexit ed il successo di Trump si sono potuti realizzare anche grazie alla strumentalizzazione da parte di certi movimenti politici del disagio nei confronti della politica d’accoglienza della Merkel, con la conseguente paura di una fantomatica islamizzazione d’Europa.

Quello che intendo dire è che il compito che la Merkel doveva svolgere per conto terzi, lo ha fatto con impegno indiscutibile e con un certo successo ma ora la nuova situazione politica necessita di ben diversi attori, anche in Germania. Con i populismi che avanzano un po’ dappertutto e le future guerre che si avvicinano (e di cui darò conto a breve) una figura così compromessa con le scelte passate come la Merkel non è onestamente immaginabile. Tenete poi conto che il neo presidente Trump ha più volte dichiarato di voler combattere (si spera in maniera lata) tutti quei paesi che, a suo modo di vedere, manipolano la moneta per ottenere in cambio maggiori esportazioni. Questa affermazione, tanto per cambiare non riportata da nessun media, può essere definita come una vera e propria condanna a morte per qualunque governo tedesco che decidesse di proseguire lungo questa linea. La domanda che sorgerebbe ora spontanea è la seguente: come si può pensare di far cadere la Merkel la quale, nonostante le forti critiche interne ed internazionali, gode ancora del consenso del 42% dei tedeschi? Le alternative potrebbero essere due: un altro attentato islamista, ben più sanguinoso di quello verificatosi a dicembre, compiuto dai soliti giovani profughi o recenti migranti sbandati, subito rivendicato dal’Isis tramite l’istituto israeliano SITE, oppure la pubblicazione di stralci di intercettazioni illegali da parte dei spioni americani della NSA dalle quali si potrebbe finalmente evincere come mai la Merkel sia sempre stata prona alle direttive americane. In entrambi i casi la rabbia, e finanche l’indignazione di settori sempre più ampi dell’opinione pubblica tedesca, potrebbero portare la Merkel a tornare sui suoi passi e a dimettersi prima delle elezioni per affidare lo scettro del potere ad una personalità più conservatrice e da sempre contraria ad un’immigrazione senza confini, come per esempio il leader CSU Seehofer. Oppure nel caso in cui la Merkel decidesse comunque di andare avanti fino alle elezioni, potrebbe essere addirittura il suo stesso partito CDU a sfiduciarla preventivamente e a scegliere in tempo utile un falco al suo posto (un po’ com’era successo nel ’91 con la Thatcher in UK). In ogni caso sono pronto a scommettere una birra che l’attentato del 19 dicembre 2016 non sarà l’ultimo per la Germania, che la Merkel non si presenterà alle elezioni e che il prossimo premier sarà il cristiano – sociale bavarese Seehofer.

Prima di concludere la mia scarna analisi, vorrei menzionare a tutti coloro che si battono il petto terrorizzati per un’eventuale islamizzazione della Germania, che gli immigrati di seconda e terza generazione tendono a fare meno figli rispetto ai loro padri, adattandosi così al trend demografico dei loro paesi d’accoglienza. Questa è una tendenza che si sta riscontrando anche in Italia da diverso tempo. Pertanto non sarà la bomba demografica ad islamizzare l’Europa. Il vero “pericolo”, ed anche qua sono pronto a giocarmi un kebab, è che i milioni di musulmani che vivono nei vari paesi europei e che hanno doppia cittadinanza (come per esempio i turchi in Germania) potrebbero in un giorno non molto lontano decidere di fondare i loro movimenti politici e presentarsi così alle elezioni. Se consideriamo che in Germania vige da sempre un sistema proporzionale e che lo sbarramento per entrare al Bundestag è del 5%, non sembra così improbabile che un partito rappresentante le esigenze e le sensibilità degli islamici residenti in Germania possa entrare in futuro in parlamento. Un successo recente si è verificato alle ultime elezioni politiche in Israele, dove i movimenti che rappresentano la minoranza araba israeliana (20% della popolazione) si sono coalizzati e hanno raggiunto il terzo posto nelle preferenze generali. A questo punto se qualcuno desiderasse sapere quale sarà il programma politico di tale fantomatico partito tedesco – musulmano, gli direi di chiedere direttamente ad Erdogan come si portano avanti politiche islamiste al governo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *