Life on Marzahn – Viaggio nel pianeta rosso

MarzahnCare lettrici e lettori,

come promesso nell’introduzione ecco il primo e storico articolo di questo blog destinato ad una memorabile diffusione tra il popolo di Internet. Dopo una settimana di duro lavoro in ufficio, invece di passare questo anonimo e freddo sabato invernale sotto le coperte o magari a perfezionare il mio già di per sè spettacolare tedesco, ho pensato bene di prendere lo zaino, il taccuino e qualche penna e recarmi in uno dei quartieri che per molte persone che vivono a Berlino è sinonimo di emarginazione sociale e grigiore socialista, ossia Marzahn.

Il mio primo contatto con il quartiere avviene nella omonima stazione della S-Bahn di fronte alla quale si staglia un’enorme astronave atterrata in quello che una volta era l’ostile pianeta rosso per diffondere benessere e consumismo tra gli indigeni. Esco dalla stazione per un cavalcavia arrugginito ma non per questo meno gagliardo per prendere al volo il primo tram che mi porta dritto dritto verso il centro del quartiere. Devo ammettere che la mia eccitazione subisce già un duro colpo a causa della pioggia fine e battente e del vento impetuoso che mi sferza il viso barbuto. Tuttavia fatte due fermate intravedo una pasticceria che potrebbe darmi un primo spunto per capire se questi ingrati del benessere tedesco (citazione con variazione) vogliano scambiare due chiacchere con me.

Appena entrato mi accoglie un robusto ma gioviale barista il quale nonostante il sole che spacca le pietre a 3000 chilometri di distanza e la magnifica possibilità di non pensarci lavorando il sabato mattina, sembra di ottimo umore e dunque propenso a quatschen un pò con me. La possibilità di avviare una conversazione in verità è nata da un equivoco linguistico; leggo infatti che una Kugel costa solamente un euro e convinto di ciò mi appresto ad ordinare una pastina senza considerare il piccolo dettaglio che Kugel non significhi dolce bensì pallina di gelato. Imbarazzato ed umiliato nel profondo dal mio tuttora desolante tedesco paragonabile a tratti all’italiano dei marocchini che vendono il cocco a Riccione, colgo tuttavia la palla al balzo e attacco subito bottone col pasticciere, svelando la mia vera identità di giornalista in incognito, non prima di aver ripiegato in maniera discutibile sull’espresso di casa.

Questo barista/pasticciere che lavora da 5 anni in questa ampia ed accogliente pasticceria alla mia domanda sul perchè aleggi ancora una cappa di negatività verso Marzahn mi guarda stupito e risponde candidamente che non ha idea delle cause dell’attuale pregiudizio: “Questa cattiva nomea è nata appena dopo la riunificazione tedesca”, mi spiega Karl, questo il suo nome. ”Il problema è che nonostante siamo nel 2016, purtroppo i luoghi comuni sono sempre duri a morire. Io sono nato e cresciuto a Warschauer Strasse ma se lei mi chiedesse se desiderassi tornare a vivere là le risponderei assolutamente di no!” A tal proposito è necessario aprire una piccola parentesi per spiegare a chi non è mai stato a Berlino dove si trovi codesta Warschauer Strasse e sul perchè sia così rinomata. Essa è uno dei simboli di Friedrichsain, uno dei quartieri più cool di Berlino (ex Est). Ciò nonostante questo pasticciere di Marzahn, che in verità vive nell’ancora più periferico Hellersdorf, vede come fumo negli occhi questa nuova Berlino glamour, abbinandola a strade sporche e frequentate da gente poco raccomandabile.

Il problema è che quanto detto da Karl sull’estremo degrado di quelle zone purtroppo corrisponde al vero. A Revaler Strasse, una via trasversale a Warschauer Strasse dove una volta era situata una grande stazione ferroviaria e la cui attuale area ospita diverse discoteche e locali trendy, è un perenne ritrovo di africani che hanno chiesto ed ottenuto l’asilo politico ma che, non potendo lavorare secondo le normative tedesche, per sbarcare il lunario hanno pensato bene di vendere droga al dettaglio a qualunque ora del giorno e della notte. La situazione si è aggravata negli ultimi anni dall’ulteriore presenza di arabi che si avvicinano agli ignari turisti o anche semplici passanti, si mettono a parlare con loro di cose senza importanza o addirittura improvvisano degli improbabili passi di danza per poi derubarli dei loro cellulari e portafogli. Anche in questi casi, così come è successo negli oramai tristi e rinomati fatti di Colonia, la polizia si rivela perennemente latitante; qualche volta gli agenti perquisiscono i profughi, che non dimentichiamolo tuttora la maggioranza dei tedeschi è disposta ad accogliere, per cercare tracce dei loro desolanti traffici. I giovanotti vengono magari arrestati o portati a processo ma nella stragrande maggioranza dei casi vengono rilasciati dal giudice di turno per poi ritornare dopo qualche giorno a smerciare la preziosa merce.

Questa è la situazione nel quartiere hipster di Friedrichsain così come nel quartiere degli artisti, spesso aspiranti tali, di Kreuzberg. Anche qui c’è una vera e propria presenza capillare di giovani profughi di venti anni o giù di lì la cui sensazione di immunità, purtroppo confermata dalla prassi, li spinge nei mesi più caldi ad accamparsi perfino di fronte ai portoni ad attendere i clienti e spacciare alla luce del sole sotto lo sguardo indifferente dei turisti quasi fossero oramai parte integrante del Safari berlinese. Sarebbe interessante vedere cosa succederà nei prossimi anni vista la politica di accoglienza della Merkel che sotto lo slogan “Wir schaffen das”, ce la facciamo, ha aperto le porte a tutti i profughi siriani.

L’anno scorso un ragazzo era stato accoltellato da una gang di stranieri che aveva tentato di rubargli una collanina; io stesso durante l’ultimo Capodanno avevo assistito ad un violento pestaggio sul ponte che dalla stazione di Warschauer Strasse conduce alle vie del divertimento notturno di Friedrichsain. Anche in quell’occasione il pestaggio era derivato da un tentativo di furto con violenza a cui il malcapitato aveva reagito in maniera legittima ed anche lì non si erano viste volanti della polizia in giro. Fortunatamente non si erano verificati casi di stupro o di molestie sessuali da parte di rifugiati così come successo in altre città e pertanto i media locali hanno sottaciuto questi irrilevanti fatti di cronaca nera.

Il problema è che il senso comune fa associare quartieri come Marzahn o Hellersdorf, per citarne un altro, come l’esempio per antonomasia del degrado e della criminalità diffusa. Il simpatico Karl ribadisce che si tratta di mero pregiudizio alimentato ad arte dai media e che il vero e unico problema di questi quartieri è la mancanza di lavoro. Sembra quasi che dopo la riunificazione tedesca e il sostanziale trionfo dell’Ovest tedesco ricco ed arrogante sull’Est proletario, ci sia stata una volontà di punire il vecchio e temibile nemico, ora distrutto. Non basta aver smantellato il sostanzioso reparto industriale della DDR; è ora necessario finire il lavoro attaccando mediaticamente i quartieri della vecchia Berlino Est che devono per forza essere un ricettacolo di disoccupati e nullafacenti mantenuti dai sussidi statali, che non hanno voglia di lavorare e che magari sfogano le loro frustrazioni in maniera violenta sugli stranieri.

Mentre rifletto su ciò, il pasticciere continua il suo ragionamento: “Ogni volta che accade un fatto di cronaca nera come per esempio una donna che impazzisce e che lancia il proprio bambino dalla finestra c’è un coro generale e ben orchestrato di media che all’unisono gettano fango su Marzahn. Per quello che le posso dire questo è un quartiere ricco di verde, è pulito e molto più sicuro rispetto ad altre aree di Berlino. Anche i rapporti con i tanti russi che ci sono qua sono molto buoni e le posso assicurare che sono ottime persone che non hanno mai causato problemi.” Ovviamente bisogna verificare tali parole però in effetti il pregiudizio verso questi quartieri periferici c’è ed è più vivo che mai. Ma siamo sicuri che sia fondato?

Come già scritto sopra, luoghi sacri della vita notturna e dell’inviolabile libertà di trasgredire senza limiti, con il naturale corollario di droghe ed eccessi alcoolici, di quartieri in come Kreuzberg e Friedrichsain in verità nasconde un certo degrado sociale di questa nuova Berlino da vetrina. Il problema però è che tali quartieri ricevono nella stragrande maggioranza dei casi pubblicità positiva e se uno si azzarda a criticare tale visione, viene subito bollato come un bacchettone, un moralista, un conservatore che vota Merkel per non parlare dell’immancabile fascista urlato dai centri sociali di queste parti. Nel frattempo bevo l’insospettabile buon espresso, pago, ringrazio e mi sposto di qualche metro per entrare nella biblioteca del quartiere. Purtroppo il tempo inclemente, caratterizzato da una pioggia fine ma costante e da un fastidioso vento proveniente da levante, non induce certo la gente ad uscire e anche quella poca che c’è tira avanti indaffarata nelle proprie incombenze quotidiane. Per tale motivo mi rifugio nel Freizeitraum (letteralmente centro del tempo libero) di Marzahn che, oltre alla biblioteca, ospita una piscina, una palestra per sole donne ed una piccola sala concerti.

Entro subito in confidenza con Cristoph, un impiegato della biblioteca che vive a Potsdam ma che da 10 anni si fa almeno un’ora e mezza di S-Bahn ogni giorno per andare a lavorare a Marzahn. Anche qui le prime domande vertono sui pregiudizi nei confronti del quartiere e sulle loro possibili cause. La risposta di Cristoph è lapidaria e ricalca quella di Karl: “Il problema di Marzahn non è la criminalità ma la mancanza di lavoro. Almeno un quarto dei residenti è disoccupato e lo Stato paga volentieri i sussidi anche perchè gli affitti in questa area sono i più bassi dell’intera Berlino.” Il discorso procede poi sulla composizione sociale del quartiere: “La Marzahn vera e propria che lei può vedere oggi è stata costruita negli anni ’70. Durante quel periodo, per supplire alla mancanza di alloggi a Berlino Est, il governo socialista aveva provveduto ad avviare un vasto piano di edilizia sociale che aveva interessato anche quest’area che fino a quel momento altro non era che un borgo con molti campi attorno e case basse sparse qua e là. Molti lavoratori, ma anche insegnanti ed ingegneri, si erano trasferiti in quegli anni con le loro famiglie ed oggi formano il nocciolo duro di Marzahn, ossia quello composto da pensionati che hanno una maggiore consapevolezza della storia di questo quartiere.”

E gli altri ceti? – chiedo io -Da chi sono formati? “Un nucleo importante è composto da giovani famiglie che purtroppo dipendono economicamente dai sussidi sociali e che denotano un basso livello di formazione; questa è la causa principale delle loro difficoltà a trovare un lavoro. Essi formano circa il 20% della popolazione residente di Marzahn e popolano i famigerati Plattenbau, i palazzoni socialisti in cemento armato edificati negli anni ’70 e che ancora oggi caratterizzano il paesaggio caratteristico del quartiere. Poi un’altra fetta è rappresentata dagli immigrati russi che qui sono circa 30.000. Alcuni di loro si erano già stanziati durante l’era socialista e dopo il crollo del Muro molti di loro erano rimasti qua semplicemente perchè avevano formato delle famiglie oppure non avevano abbastanza risorse economiche per tornare in Russia. Tuttavia molti altri si erano trasferiti negli anni ’90 e hanno semplicemente abitato case lasciate vuote dai tedeschi che nel frattempo erano emigrati ad Ovest a cercare una nuova occupazione. Perchè no? Si sono chiesti loro. Gli affitti sono bassi e siamo comunque a Berlino dove un lavoro in qualche modo salta fuori. Un’altra ondata interessante che è emersa negli ultimi anni è quella degli studenti che hanno preso una stanza in affitto qui dal momento che non possono permettersi di pagare l’affitto in altri quartieri più centrali.”

Aggiungo io che il caro affitti è uno dei problemi sociali che maggiormente è emerso negli ultimi anni; è il cosiddetto fenomeno della gentrificazione che a Berlino ha assunto risvolti molto preoccupanti. Da circa dieci anni a questa parte sempre più bohemiene e giovani “artisti”, le cui opere in verità sarebbero bollate come sfornati di cera venuti male in qualunque sagra paesana, trasferitosi qui anche grazie ai soldini di papà hanno cominciato ad abitare appartamenti situati in zone considerate una volta off-limits ma che ora vanno per la maggiore, come per esempio Neukölln e Kreuzberg. Ovviamente le agenzie immobiliari ne hanno approfittato e con la scusa dei rinnovamenti edilizi hanno inviato degli autentici aut-aut ai veri berlinesi, tedeschi o stranieri non importa, che da decenni abitavano quei condomini e che in pratica hanno dovuto sloggiare perchè non potevano permettersi i nuovi contratti d’affitto. E’ notevole come molti studenti siano venuti fin qui nella malfamata Marzahn per poter permettersi un affitto.

Cristoph, che sempre di più dimostra interesse verso la mia ricerca, aggiunge che nei primi due anni successivi alla riunificazione la situazione si era fatta drammatica. Immaginate persone che per tutta la vita erano abituate ad avere un posto di lavoro fisso garantito dallo Stato e che da un giorno all’altro si trovano in mezzo alla strada. Durante quella fase di turbolenta transizione si era andata sviluppandosi una vera e propria ondata migratoria verso i più ricchi Länder occidentali dove tuttavia i salari di questi Ossis – termine dispregiativo utilizzato per definire i tedeschi dell’Est – erano visibilmente più bassi (parliamo anche del 25 o 30% in meno) rispetto ai ricchi colleghi occidentali, senza considerare l’ulteriore divario salariale tra uomini e donne che è tuttora presente in tutta la Germania. Conseguenza sociale di questo esodo interno verso Ovest è stato un rimpiazzo da parte di molti russi spinti dall’anarchia sociale del nuovo stato ultra-capitalista ad emigrare verso l’Europa occidentale. Molti – 30 mila russi solo a Marzahn – hanno accettato ben volentieri di vivere in appartamenti che per ovvie ragioni storiche ricordavano quelli della loro ex madrepatria sovietica.

Ma quali sono state le conseguenze politiche della riunificazione per Marzahn così come per altri quartieri di Berlino Est? Sempre Cristoph mi fa notare come alle ultime elezioni comunali il primo partito sia stato la Linke, movimento di sinistra che raccoglie diverse correnti da quella ambientalista e no global fino alle frange più tradizionalmente comuniste e nostalgiche del vecchio mondo che qui a Marzahn hanno fatto da tempo il pieno di voti di persone insoddisfatte del nuovo ordine capitalista che aveva promesso ricchezza e benessere ma che tuttora non riesce a garantire un lavoro a 50mila anime di questo bistrattato angolo berlinese. E stiamo parlando di un quartiere della capitale del paese leader in Europa, ossia di quello stesso paese il cui governo CDU di Merkel da diversi anni elogia il proprio modello economico come il più sano in Europa e che non perde occasione per bacchettare i paesi mediterranei i quali non farebbero i compitini a casa. 50mila disoccupati su una popolazione di 250mila abitanti significa conti alla mano un tasso di disoccupazione a Marzahn pari al 20%, il che farebbe pensare a situazioni presenti nelle grandi città del Meridione d’Italia piuttosto che della ricca e benestante Germania. Ma è quasi tutta quella che fu la vecchia DDR a non passarsela bene; quando si bolla un quartiere come ghetto o culo del mondo bisognerebbe in primo luogo tenere conto di questi dati.

Tuttavia Marzahn non è tutto quel disastro che i media vorrebbero far credere all’uomo della strada; solamente nella circoscrizione Marzahn-Hellersdorf sono presenti ben sei biblioteche che offrono un vasto programma culturale che va dai concerti alle letture per bambini. Inoltre – è sempre Cristoph che alla mia domanda su come Marzahn sia cambiata in questi ultimi dieci anni mi risponde – il quartiere è diventato tra i più verdi di tutta Berlino tanto che nel 2017 ospiterà una storica fiera internazionale di botanica nella quale verranno esposti ambienti naturali e modelli di giardini provenienti da tutto il mondo. Non male per un quartiere il cui solo nome evoca il grigiore e l’anonimato socialista. Altra anomalia politica rispetto al quadro nazionale è che in molti quartieri orientali è cresciuta l’estrema destra neo nazista che qui porta il nome di NPD. Nuove tensioni sociali provocate dalla dismissione dell’apparato industriale con la conseguenza perdita di posti di lavoro hanno portato molti disoccupati e sbandati a sfogare la propria rabbia contro gli immigrati che erano già presenti a Berlino Est. Solamente a Marzahn l’NPD è riuscito a portare tre eletti in consiglio circoscrizionale alle ultime elezioni comunali. Anche qui molto ha influito lo scetticismo nei confronti della politica di accoglienza del governo Merkel; mentre scrivo queste righe giungono notizie di un bus di profughi preso a sassate da rispettabili cittadini in Sassonia. E’ interessante comunque rilevare come la maggior presenza di movimenti xenofobi si situi nelle aree orientali dove, con l’eccezione di Berlino, si registra il minor numero di stranieri.

Comunque sia anche il tempo della chiaccherata con Cristoph è finito e mi accorgo con stupore che un’ora e mezza è volata letteralmente via. Ringrazio e la mia pancia mi fa notare che è ora di prestare le dovute attenzioni anche a lei. Ragion per cui vado a mangiare un kebab in un bistro turco che anche a Marzahn non manca, come da perfetta tradizione berlinese. Come prima impressione da queste interviste con persone che per motivi di lavoro vivono Marzahn quotidianamente, ho avuto confermata la mia idea iniziale secondo cui le problematiche sociali (e qua emerge il mio marxismo adolescenziale) sicuramente ci sono ma che tutta questa avversione e un non troppo malcelato disprezzo verso Marzahn siano ingenerosi. Sembra quasi che una Berlino “povera ma sexi” – sono le testuali parole del precedente sindaco – abbia quasi vergogna nel dover fare i conti con le proprie ombre come se la parte orientale fosse quel cugino povero ed un po’ tardo che guarda con invidia i parenti ricchi e snob che invece ce l’hanno fatta a sfondare.

Mentre divoro letteralmente il mio kebab rimango con questi pensieri ma mi accorgo ahimè che il tempo non è così galantuomo e che è ora di intervistare persone, anziane ancora meglio, che vivono qua da tanti decenni e che potrebbero veramente dirmi come si sono sviluppate le cose negli ultimi tempi e quanto veramente c’è di vero in quel che si dice intorno a Marzahn. Ma per sapere che cosa mi hanno detto dovete avere un po’ di pazienza ed attendere la prossima imperdibile puntata del mio tour. Mi raccomando di non andare in depressione e di continuare a vivere le vostre miserabili esistenze come se niente fosse. Sette giorni senza la mia vibrante prosa non sono poi così terribili.

Nella prossima puntata….Vecchi e fieri militanti comunisti, russi incazzati e addirittura pecore nel centro di Marzahn! Se non continuate a leggermi, vi invierò via posta una bambolona gonfiabile a grandezza naturale di Frau Angela e, per i palati fini o finocchietti a seconda delle sfumature, quella di Schäuble con sedia a rotelle in titanio Krupp incorporata. Non dite che non vi avevo avvisato, invertiti…..

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