Mentre attraversavo il London Bridge…

Blackfriars_Bridge,_River_Thames,_London,_with_St_Pauls_CathedralVi avverto fin da ora che questo articoletto altro non è che l’ennesimo tentativo a vuoto nel cercare di far alzare la testa ai milioni di italiani residenti nello Stivale dal loro pollaio quotidiano e di far capire loro che i problemi veri non sono il proporzionale alla ‘tedesca’ ma altre questioni ben più impellenti. Chiarito questo, possiamo proseguire. Se dovessimo stilare una classifica degli avvenimenti più importanti per gli italiani verificatisi nelle ultime 48 ore, potremo di sicuro partire al primo posto con l’ennesima (e meritata) sconfitta di quel club chiamato Juventus connivente da anni con l’ndrangheta, per poi proseguire con la mancata strage di centinaia di fanatici precari che stavano per rimanere schiacciati mentre osservavano giubilanti l’arena di gladiatori milionari che giocavano per loro (cioè per loro stessi, mica per i tifosi). Oltre queste due tragedie nazionali, al terzo posto della graduatoria ci potremo mettere la solita sfilata delle forze armate che chissà un giorno nemmeno troppo lontano dalla Lettonia tenteranno l’assalto definitivo a Leningrado, senza ovviamente dimenticare le mitiche frecce tricolori che fanno sempre sussultare il cuore di ogni sincero disoccupato e precario (tradotto = schiavo neoplebeo) italico. Peccato che in questa immaginaria classifica non rientrerebbe un episodio accorso ieri sera a Londra e che, invece, dovrebbe perlomeno far rivalutare il ruolo storico dell’Italia come avanguardia d’Occidente. Vediamo presto i motivi di una simile affermazione alquanto bizzarra.

Ieri mentre si stava attraversando il London Bridge una notte senza luna, si videro centinaia di persone piangere di dolore per l’ennesimo attacco terroristico targato Isis. Vi tralascio i dettagli che man mano vengono resi pubblici alle sempre sveglie opinioni pubbliche occidentali. Da quel poco che ho letto, sembra che gli attentatori siano stati tre e che anche questa volta abbiano utilizzato un furgoncino per seminare il panico tra i passanti. Perché dico ‘anche questa volta’? Lo scrivo dal momento che già il 22 marzo sempre a Londra e addirittura seguendo la medesima dinamica di ieri sera, si era verificato un attacco col medesimo mezzo finito allo stesso modo, ossia con l’uccisione dell’attentatore (in quest’ultimo caso sembra che fossero appunto tre e non uno solo). I lettori più attenti si ricorderanno che il primo attacco, prontamente rivendicato a distanza dall’Isis anche se l’autore altro non era che l’ennesimo sbandato facile da ricattare da entità superiori, era avvenuto a pochi metri di distanza da quello stesso Parlamento britannico all’interno del quale si stavano discutendo i dettagli della Brexit. Inoltre faccio rispettosamente notare che da lì a qualche giorno il Premier conservatore May avrebbe fatto recapitare tramite il proprio ambasciatore britannico a Bruxelles la lettera ufficiale con la quale il Regno Unito desiderava applicare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che prevede appunto la procedura d’uscita di uno stato membro dalla UE. Il valore simbolico del gesto non poteva sfuggire nemmeno ai più fedeli lettori degli organi di riproduzione delle falsità quotidiane che portano il nome di Repubblica, Corriere e compagnia cantante. Ora cosa abbiamo? Abbiamo un paese complesso e serio, aggiungerei io, come il Regno Unito che l’8 giugno si recherà alle urne per rinnovare il proprio Parlamento. La situazione per i conservatori attualmente al governo, i quali desiderano avere un mandato chiaro dalla maggioranza del popolo britannico per premere il piede sull’acceleratore della Brexit, non è delle più facili; pur lasciando il tempo che trovano, tutti i sondaggi danno i laburisti, da sempre favorevoli alla UE (basti pensare al criminale di guerra Blair che più volte ci ha messo la faccia in questo senso), in rimonta e di conseguenza una vittoria netta della May a questo punto rimane assai dubbia. Da non dimenticare poi le sempre più forti spinte secessionistiche degli scozzesi a loro volta filo – europeisti e la volontà dei nord irlandesi cattolici di unirsi alla madrepatria e di rimanere legati alla UE.

Gli attacchi terroristici si inseriscono all’interno di questo quadro e hanno in primo luogo il compito di screditare l’azione politica della Signora May, già Ministro degli Interni sotto Cameron, e di farla passare agli occhi dell’opinione pubblica come un’incompetente non in grado di garantire la sicurezza dei propri concittadini. Che questa strategia possa funzionare è difficile dirlo ma, come già scritto sopra, la Signora sta perdendo costantemente i favori nei sondaggi. Il secondo obiettivo di questa nuova strategia della tensione, che è poi l’unico se vogliamo dircela tutta, è quello di sabotare la Brexit dall’interno sia impedendo una vittoria dei conservatori ad essa favorevoli sia lanciando loro un messaggio chiaro sulle scelte giuste da fare in futuro qualora dovessero comunque farcela a rimanere al potere. Le bombe di Manchester e gli assalti al furgone bianco di Londra altro non sono che messaggi di tipo ‘mafioso’ lanciati da quelli stessi personaggi che hanno creato la globalizzazione, di cui la UE altro non è che una delle innumerevoli teste di Idra. Purtroppo riconosco che la manipolazione di massa in Italia sta raggiungendo vette per me raggelanti e pertanto già solo l’abbozzare a bombe piazzate da poteri (a noi) oscuri per influenzare l’opinione pubblica, ti fa relegare nel girone dantesco dei complottisti. Questo è un vero peccato poiché chiunque conosca, o abbia vissuto di persona la storia d’Italia degli ultimi 70 anni, dovrebbe sapere che le bombe ci sono state eccome ed hanno sempre funzionato. Per questo motivo l’Italietta, lungi dall’essere un paese retrogrado, è sempre stata in verità un’avanguardia ed un punto di riferimento per le altre nazioni occidentali. Mi si rimprovera di non seguire un filo logico e di non offrire delle prove comprovanti la mia tesi, ma io risponderei loro con le parole di un Pasolini che, prima di essere ucciso dai sicari mafiosi del vero Potere con la P cubitale, aveva dichiarato di “conoscere i nomi di tutti i mandanti delle stragi italiane degli ultimi anni ma di non avere le prove”. Non volendomi nemmeno paragonare, io plancton, ad un dinosauro del pensiero come Pier Paolo, aggiungo solo che nemmeno io ho le prove visto e considerato che non sono né un magistrato né un poliziotto né un provocatore a libro paga dei servizi né un giornalista. Sono solo un cittadino che osserva la situazione e che non si fa convincere dalle versioni ufficiali.

Per esempio qualcuno mi dovrebbe spiegare come mai l’Isis sia apparso d’improvviso anche in un paese lontano come le Filippine, popolato al 99% da cattolici. Il diavoletto che siede sulla mia spalla sinistra potrebbe sussurrarmi all’orecchio che in fondo stiamo parlando di quello stesso paese il cui Presidente Duderte aveva definito l’anno scorso Obama – sue testuali parole – un ‘figlio di puttana’ e che aveva dichiarato a mezzo stampa di voler concludere accordi energetici e – udite udite – perfino militari con la Cina. Detto fatto, L’Isis ora controlla alcuni villaggi di isolette situate nel sud del paese popolati dalla minoranza musulmana e qualche giorno fa una bombetta è esplosa a Manila. Qualcuno dovrebbe poi persuadermi come mai lo stesso giorno in cui Putin si trovava ad Astana in Kazakistan, per discutere con iraniani e turchi del futuro della Siria senza americani ed israeliani, gli abbiano fatto fuori il suo ambasciatore ad Ankara sotto lo sguardo delle telecamere di mezzo mondo. Sempre rimanendo in campo russo, come non ricordare l’attacco alla metro di San Pietroburgo nelle stesse ore in cui nella medesima città Putin si stava incontrando con il suo alleato bielorusso Lukashenko per parlare di Ucraina e forniture di gas? Ma lo sapete qual’è l’aspetto comune e bizzarro di tutti questi attacchi targati Isis? Ebbene ogni volta che si verificano, vengono rivendicati da una fantomatica agenzia stampa di nome Amaq. Seconda domandina impertinente: voi lo sapete chi è la persona che raccoglie, individua e poi pubblica queste rivendicazioni, date in pasto all’opinione pubblica occidentale tremolante di paura? Ve lo dico io: è una certa Rita Katz. Terzo ed ultimo quesito e poi giuro che vi lascio in pace: da dove pensate che provenga codesta esperta del terrorismo internazionale? A voi l’ardua risposta per evitare che mi chiudano il blog.

Insomma spero di avervi messo la pulce nell’orecchio nel descrivere l’ondata terroristica islamica come una mera riproposizione in salsa moderna di quella medesima strategia della tensione italiana che, a cavallo degli anni ’60 e ’70, era riuscita ad ancorare il nostro paese al campo occidentale ed americano. Se ci pensate bene i metodi non sono poi così diversi da allora: sbandati o idealisti estremisti da controllare a distanza, selezionare, riempire di false promesse di denaro facile e un aereo di sola andata per chissà quale paradiso esotico, oppure promettendo loro l’impunità per piccoli crimini passati e futuri, ed il gioco è fatto. Aggiunta geniale rispetto ai brigatisti o neofascisti che avrebbero dovuto scontare ergastoli per poi invece uscire dopo dieci anni, è il martirio che interessa tutti questi aspiranti sbandati per Allah. Ergo abbiamo eliminato alla radice pentiti, testimoni ed eventuali collaboratori di giustizia. Se quarant’anni fa l’opinione pubblica italiana era terrorizzata dagli opposti ma speculari estremismi di destra e sinistra, ora basta far cambiare la casacca alle pedine facendo loro indossare la maglietta nera ed il risultato è ottenuto. La strategia della tensione può essere utilizzata per diversi fini. In diversi articoli precedenti, accompagnati sempre da editoriali di opinionisti illustri presenti nei maggiori quotidiani cosiddetti mainstream, avevo tentato di dimostrare come la tendenza ad un’israelizzazione delle società europee trovi una sponda perfetta nella minaccia del terrorismo islamico. Diversi editoriali riportati in tutti i giornali italiani, in special modo nel Fatto Quotidiano che da sempre si ritiene libero ed indipendente, sembrano spingere una popolazione sempre più spaventata nel prendere spunto da come gli israeliani controllino in maniera impeccabile i propri aeroporti non facendo passare nemmeno una mosca. Il passo a cui si giustificheranno gli omicidi mirati, capite bene, non sarà poi così breve. Inoltre la stessa società israeliana è una delle più diseguali del mondo da quando quello stinco di santo di Sharon, seguito da Bibi, era salito al potere con la scusa del terrorismo islamico di Hamas ma preferisco non divagare troppo. Altro obiettivo è quello di stroncare eventuali proteste o spinte centrifughe di qualsiasi tipo che possano far crollare i vari castelli di carta europeisti o NATO costruiti dai nostri padroni. Abbiamo appena visto come le bombe inglesi potrebbero impedire la vittoria dei conservatori fautori della Brexit, cestinando così il referendum popolare dell’anno scorso. Ma si badi bene che il terrorismo e la conseguente militarizzazione della società sono carte da giocare con successo in qualsiasi contesto: basti pensare alla Francia degli ultimi anni scesa in piazza come un sol uomo per protestare contro la locale riforma del mercato del lavoro e che, guarda caso, sempre nello stesso periodo aveva vissuto la stagione delle stragi a Charlie Hebdo, Bataclan e Nizza. Conseguenza degli attacchi terroristici è stata la promulgazione di una legge di pubblica sicurezza da parte di Hollande che, come tutti voi saprete, può impedire in casi di necessità ed urgenza l’assembramento di persone ed eventuali manifestazioni pubbliche di protesta. Il destino beffardo ci ha messo lo zampino nel luglio dell’anno scorso, quando la suddetta legge liberticida in punto di scadenza è stata rinnovata in tempo da Hollande subito dopo l’attacco del tir di Nizza. Altro effetto non collaterale della minaccia dell’Isis e della conseguente legge di emergenza nazionale è stata la vittoria del banchiere Rotschild Macron e l’approvazione di tutte le misure di massacro sociale in termini di licenziamenti facili e contratti precari senza sparare un colpo. Last but non least: il Micron transalpino che fa impazzire le milf, anzi le granny, di mezzo mondo, ha recentemente prorogato lo stato d’emergenza anche sull’onda dell’emozione per l’attentato di Manchester. Chapeau, cari cugini transalpini! Ultimo obiettivo della strategia della tensione in salsa islamica è quello di far abituare le opinioni pubbliche europee ad una lenta (neanche tanto a dire il vero) ma costante militarizzazione delle loro società per prepararli psicologicamente alla prossima guerra NATO – Russia, di cui ho già dato conto in diversi articoli. Osservare ogni giorno soldati armati di tutto punto e mezzi blindati leggeri a presidio delle metropolitane, dei musei, dei ponti, delle stazioni ferroviarie, delle banche (soprattutto delle banche!), perfino dei ristoranti più rinomati e via dicendo altro non è che un modo per rendere normale ciò che invece dovrebbe essere terrorizzante ed inquietante. Torniamo perciò al primo punto od obiettivo, ossia quello di far abituare gli europei occidentali a vivere come i loro poveri fratelli israeliani che da decenni vivono fianco a fianco con la minaccia di essere uccisi dai cattivissimi tagliagole arabi. Ciò presenta due ulteriori ramificazioni dense di significati e foriere di conseguenze che i nostri figli pagheranno e per questo ci malediranno: da una parte avremo un’ Israele che, spinta anche da un Trump che con la kippah in testa ed assegni in bianco da firmare si reca al Muro del Pianto e assicura i suoi finanziatori che è ora di farla finita con Hezbollah e l’Iran, potrà invadere il Sud del Libano e della Siria portando finalmente sulla terra il sogno biblico dell‘Eretz Israel per loro e centinaia di migliaia se non milioni di giovani maschi islamici da accogliere per noi (per la gioia degli ebrei Colombo e Cohen del Fatto Quotidiano). Altra ramificazione interessante sarà la creazione dell’Esercito Unico Europeo il quale blinderà il sogno di un’Europa unita e federale. Se ci saranno proteste e moti di piazza degli sdentati (testuali parole dell’ex Presidente de sinistra Hollande) o dei terribili populisti, ecco che scenderanno dal cielo i paracadutisti della Folgore o le élite della Legione Straniera a conservare le speranze di Ventotene. Per tutto il resto c’è la Svizzera e Saviano.

Quindi concludendo anche se ce ne sarebbero di cose da aggiungere: la minaccia dell’uomo nero dell’Isis è utile, anzi fondamentale, per raggiungere i fini descritti sopra. Non ho nemmeno parlato di tutti quei uomini pubblici occidentali che da una parte gridano all’Islam oscurantista che minaccia i nostri valori e dall’altra si recano sorridenti e rilassati in Arabia Saudita a vendere armi in cambio dell’oro nero. Sono tutte cose che voi sapete già. Tuttavia non posso fare a meno di notare quanto, così come anche accennato all’inizio, la manipolazione in Italia ma non solo abbia da tempo superato il punto di non ritorno. Per citare uno dei tanti casi umani, uno mio carissimo ed intelligente amico di Trieste laureato in Giurisprudenza se n’è uscito qualche settimana fa con la convinzione che la sicurezza della nostra tranquilla regione Friuli – Venezia Giulia è garantita dalla base americana di Aviano. Come dovrei rispondere ad affermazioni del genere? E stiamo parlando di persone pensanti che leggono e si informano, figuriamoci se dobbiamo prendere come punto di riferimento le masse che ieri stavano per morire schiacciate come topi per una ventina di milionari in mutande. I tempi sono questi e non posso far altro che ripensare a quanto PPP scriveva disperato prima di essere ucciso dal Potere, sull’Inferno che stava lentamente salendo verso di noi e sulle masse di giovani ghignanti ed incoscienti che pagheranno la loro ingenuità con un inevitabile bagno di sangue. Buona domenica

Una risposta a “Mentre attraversavo il London Bridge…”

  1. Saluti,
    in questi giorni leggendo questo libro: https://archive.org/details/lesocietcrimina00sighgoog
    ho avuto parecchie risposte alle cui domande non trovano soluzioni.
    Il titolo sembra fuorviante, pero’ le assicuro che l’autore chiama il francese Gustave Le Bon
    autore del libro: Psicologia delle folle, scopiazzatore o plaggiatore.
    Il libro e’ del 1894, se non fosse per l’impaginazione e la data, oggi sarebbe un libro di successo.
    Chi conosce il passato controlla il futuro.

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