Mamma li Turchi!

toto_gif_620x250_crop_upscale_q85Vorrei iniziare quest’articolo partendo da un episodio che nei media italiani è passato in sordina rispetto ai molto più importanti fatti di ladrocinio pubblico di polli da parte di ras locali, ossia le dimissioni del primo ministro turco Davutoglu. Il primo ministro (ormai ex) in questione è sempre stato considerato come un fedele e volenteroso esecutore delle volontà del boss Erdogan e le sue dimissioni hanno scatenato una certa sorpresa tra tutti quegli addetti ai lavori che da anni si occupano di politica turca. Già professore di scienze politiche e di amministrazione pubblica all’Università del Bosforo, il nostro balza agli onori della cronaca per essere stato eletto ministro degli esteri nel 2009 sotto il primo governo Erdogan. Sebbene sia stato considerato come una colomba nel partito “Giustizia e Libertà” fondato dallo stesso Erdogan, nei momenti in cui si è trattato di sedare nel sangue la rivolta laica e studentesca di piazza Taksim nel 2013 non ha certo pensato di prendere le distanze dal suo superiore. Anzi la sua lealtà al presidente anche nei passaggi più controversi dell’esecutivo come l’incarcerazione preventiva di giornalisti che hanno avuto l’unica pecca di scoperchiare il traffico clandestino (ironia sottile) quotidiano di camion pompati di petrolio tra la Turchia e la parte di Siria controllata dall’Isis, oppure la ciclica escalation militare contro i guerriglieri curdi del Pkk, hanno reso ancora più clamorose le sue improvvise dimissioni.

Questo gesto si inserisce in un periodo estremamente critico per il sultano, come oramai viene chiamato Erdogan, il quale sta tentando di negoziare con l’Unione Europea (cioè tutti noi) un accordo che dovrebbe bloccare il traffico di profughi dalla Turchia alle isole greche in cambio della concessione di un regime più liberale in termini di visti per i cittadini turchi che volessero entrare in Europa. Come sempre fautrice di questo accordo che ci lega tutti quanti è l’immancabile Signora Kasner, conosciuta al grande pubblico come Frau Merkel nonché cancelliera della Germania. La lady di ferro in salsa di crauti ha promesso a nome di noi europei la concessione di 6 miliardi di Euro al regime turco dal momento che tale cifra è stata addotta da quest’ultimo come un prezzo (minimo secondo il punto di vista turco) da pagare per mantenere le migliaia di campi profughi sul suolo turco che in questo momento accolgono 3 milioni di profughi siriani. Le dimissioni del primo ministro Davutoglu rappresentano un vero e proprio fulmine a ciel sereno (beh diciamo pure nuvoloso) nonché un danno oggettivo per Erdogan e tutto questo avviene in uno dei momenti più delicati politicamente parlando per il presidente con ambizioni neottomane nemmeno troppo velate.

Ma quali sono state le vere cause che hanno condotto alle dimissioni del primo ministro? E soprattutto cosa c’entrano tali vicende turche col mio blog incentrato sull’universo tedesco? Partiamo in primo luogo da quella che è stata la versione ufficiale fornita dal circo mediatico per spiegare il gesto: i media hanno esposto a tamburo battente la tesi secondo la quale il primo ministro si sia dimesso sia perché entrato in conflitto irreparabile con le mire egemoniche di Erdogan sia perché negli ultimi tempi aveva spinto verso la ripresa dei negoziati con i miliziani del Partito Comunista Curdo (PKK) attivo nel Sud del Paese ed infine per il suo atteggiamento di conciliazione nei confronti dei partner europei, il che è in linea con il personaggio. Come ben sappiamo, la politica recente di Erdogan si è innestata su binari completamente opposti: negli ultimi mesi le offensive (con conseguenti crimini di guerra di cui nessun media mainstream osa parlare) dell’esercito turco nei villaggi curdi del sud-est del paese sono riprese più vigorose che mai mentre i bombardamenti contro le postazioni curde in Siria e Iraq non hanno fatto che esacerbare la già tragica situazione mediorientale. Inoltre ultimamente il nostro sultano in giacca e cravatta ha pensato bene di intentare una causa legale contro il comico tedesco Bohremann reo di averlo deriso ed offeso in uno sketch durante un popolare programma tv trasmesso regolarmente in Germania; questa querelle è potuta proseguire anche grazie alla vergognosa collaborazione della Signora Kasner, la quale ha giustificato la sua chiara scelta politica rifacendosi ad una legge dell’Ottocento vigente sotto il democraticissimo regime bismarckiano (e tuttora valida) che punisce con un’ammenda o qualche mese di reclusione l’offesa arrecata contro un capo di Stato estero. Ricapitolando: la vulgata mediatica ci dice che Davutogli si è dimesso per disaccordi politici sulla condotta autoritaria interna ed aggressiva dal punto di vista estero del presidente turco Erdogan.

Ma dal mio modesto punto di vista i conti non tornano. In primo luogo non si capisce come mai il primo ministro si sia reso conto solo ora delle mire autoritarie del suo superiore; ricordiamo che fino ad ora l’ex ministro degli esteri nonché ex primo ministro turco ha ingoiato le seguenti misure senza battere ciglio: inasprimento militare contro la minoranza curda, finanziamento di gruppi salafisti in Siria in funzione anti -curda e anti-Assad, sostanziale approvazione dell’imprigionamento preventivo di giornalisti critici del regime turco, chiusura di giornali e blog di dissidenti politici, soppressione violenta della rivolta laica e studentesca di Piazza Taksim, negazione totale del genocidio armeno in spregio alle diverse risoluzioni internazionali e di alcuni governi europei che condannano penalmente il negazionismo del genocidio armeno (e dopo vorrebbero entrare nella Ue…). Insomma per farla breve: com’è possibile che solamente ora il nostro venga folgorato sulla via di Damasco e si renda conto di aver governato per anni con uno psicopatico dalle spiccate tendenze criminali? Si potrebbe sempre rispondere che si tratta di meri ed anche un po’ squallidi giochetti di potere volti al mantenimento della poltrona ma, a quanto mi risulta, la campagna elettorale di Erdogan è stata sempre ed apertamente incentrata sul rafforzamento del ruolo presidenziale ed anche in questo caso (ma ripeto non sono un esperto di cose turche e potrei anche aver preso un abbaglio) non mi pare che il nostro abbia preso le distanze da tale pericoloso progetto tanto che per la sua lealtà è stato confermato al ruolo di primo ministro.

Insomma cosa c’è dietro in verità? Ecco la mia umilissima opinione che ovviamente per i miei critici sconfinerà inesorabile nel più becero dei complottismi: in verità D. (d’ora in poi lo chiamerò così perché non ho voglia di scrivere ogni volta il suo nome intero) si è dimesso prima che le sue mani fossero troppo sporche di sangue innocente. In pratica ha compreso benissimo quali porcate si prepara a compiere il suo illustre capo e vuole evitare (giustamente) di sputtanarsi in nome di tali politiche. Mi spiego meglio: in uno dei miei precedenti articoli (“Bomba o non bomba”), ancora fresco del sangue belga, mi ero chiesto se sarebbe possibile un attacco terroristico anche qui a Berlino, città in cui ahimè mi trovo a vivere, e quali potrebbero essere i luoghi da colpire. Nell’ultima parte avevo abbozzato anche ad eventuali ricadute politiche dell’attacco: la mia idea era (ed è) che un attacco sanguinoso magari nelle tante linee della metro che attraversano la metropoli tedesca porterebbe alle dimissioni forzate della Signora Merkel, oppure ad una sua deposizione forzata dal parte del suo partito CDU, e ad una crescita incontrollata dell’estrema destra che alle prossime elezioni potrebbe addirittura scalzare i socialdemocratici al secondo posto nelle preferenze degli elettori, causando un vero e proprio terremoto politico. Ovviamente stiamo parlando di fantapolitica ma se ci riflettete bene, il terrorismo moderno ha portato sempre a cambiamenti politici che hanno determinato degli sconvolgimenti fino a poco tempo prima considerati imprevedibili. Faccio una breve lista di attacchi terroristici, che i soliti complottisti ritengono pilotati ma che hanno indubbiamente determinato dei cambiamenti rivoluzionari nel sistema politico di quei paesi nei quali tali attacchi si sono verificati:

  • Incendio del Reichstag avvenuto il 27 febbraio 1933 – Viene subito incriminato il giovane olandese Marinus Van Der Lubbe, un mezzo ritardato (quasi cieco tra l’altro a causa di un incidente sul lavoro subito nel 1927…sic) e membro del Partito Comunista Olandese, il quale viene trovato mezzo nudo dietro un albero vicino al Parlamento e subito accusato dai membri nazisti di aver appiccato l’incendio. In verità la quasi unanimità degli storici contemporanei si trova oggigiorno d’accordo nel ritenere che la velocità e la portata dell’incendio non potessero essere riconducibili ad un’unica persona, nel caso specifico affetta per di più da gravi disturbi psichici e palesi difficoltà motorie. Ad ogni modo l’incendio del Parlamento e l’immediato stato d’accusa dei leader comunisti da parte dei gerarchi nazisti consente ad Hitler di convincere il vecchio e già malato Cancelliere Hindenburg a concedere lo stato d’emergenza e ad imprigionare migliaia di oppositori politici, dando così inizio alla dittatura dello Stato nazista con le conseguenze che tutti noi conosciamo.

  • Pearl Harbor (7 dicembre 1941) e 11 Settembre 2001 – Penso che non occorra ricordare cosa successe in quei due giorni che cambiarono la storia moderna. Non mi va nemmeno di citare le migliaia di fatti sospetti, oppure quelli occultati o manipolati altrimenti mi si accusa di essere un complottista, accusa ormai infamante usata per etichettare chiunque non la pensi come il regime ufficiale che di volta in volta ci propone la verità ufficiale a cui credere. Mi vorrei semplicemente soffermare sugli effetti rivoluzionari di questi due gravissimi attacchi terroristici che in entrambi i casi hanno convinto un’opinione pubblica altrimenti refrattaria (basti considerare a titolo di riferimento che alla vigilia dell’attacco a Pearl Harbour il 90% dei cittadini americani era contrario ad un intervento bellico degli Stati Uniti e quei pochi favorevoli simpatizzavano a maggioranza per un’alleanza col Terzo Reich) ad appoggiare guerre che non hanno fatto altro favorire gli interessi geopolitici degli USA. Per dirne una: senza l’attacco alle Torri Gemelle nessun governo americano sarebbe riuscito a convincere la propria opinione pubblica ad attaccare l’Iraq e l’Afghanistan; non occorre essere complottisti o cospirazionisti per arrivare a tale semplice conclusione.

  • Attentati dell’11 marzo 2004 in diverse stazioni ferroviarie a Madrid – Diverse bombe su diversi treni in altrettante stazioni ferroviarie di Madrid provocano 191 morti tra i pendolari e migliaia di feriti. Pochi giorni dopo si tengono le elezioni ed il Partito Popolare (centro-destra) del premier uscente Aznar, dato come grande favorito per la vittoria, subisce una clamorosa sconfitta a danno dell’opposizione socialista di Zapatero a causa anche dei tentativi iniziali (poi comunque ritrattati) di addossare la responsabilità degli attentati ai terroristi baschi dell’ETA, che in verità non c’entravano niente. I veri fautori dell’attacco sono stati dei terroristi maghrebini legati in qualche modo ad Al Qaeda; questo attentato può essere considerato se vogliamo un caso di scuola per osservare come il terrorismo possa avere delle ripercussioni radicali sul panorama politico di un singolo paese.

  • Non parliamo poi di quello che è avvenuto in Italia dal 1945 al 1980 durante quella che è stata a ragione battezzata la “Strategia della Tensione”. Attentati nella piazze e nei treni (la più grave quella nella stazione di Bologna del 2 agosto 1980 che causò 85 morti e 200 feriti) di cui furono subito accusati elementi anarchici e di estrema sinistra, ma in cui in verità erano immischiati servizi segreti italiani e la CIA, impedirono alla sinistra comunista di governare e permisero ai partiti di governo di restare al potere con la scusa del “governo forte” contro le stragi. Qua sarebbe da scrivere un libro ergo mi fermo qui.

Questi sono solo alcuni esempi di come atti di terrorismo, in alcuni casi con responsabilità ben precise mentre in altri con molti punti oscuri, possano condurre ad un rivolgimento politico e alla prosecuzione di determinati progetti che altrimenti non sarebbero mai stati adottati a causa dell’opposizione della maggior parte della popolazione. Prendiamo per esempio la situazione politica della Germania di oggi: sebbene indebolita, la leadership della Merkel non incontra per ora segnali di pericolo. Ultimamente il leader cicciotello (guardare per credere) Peter Gabriel del partito socialdemocratico è stato nominato segretario generale ma con molta fatica e con una maggioranza relativa che non gli garantirà mai un ruolo di cancelliere nel breve termine. I verdi ormai da tempo si sono trasformati in un vero e proprio partito radical-chic come piacerebbe ai sinistrosi di casa nostra, ossia liberista in campo economico ma assolutamente favorevole a diritti imprescindibili della civiltà come quelli dei gay di sposarsi. Tutto sommato si è parlato di una possibile alleanza tra i verdi e la Merkel per un futuro governo, scenario respinto con forza da entrambi i protagonisti ma si sa la politica vive di tatticismi e smentite di comodo. Non parliamo poi della sinistra post-comunista (la cosiddetta Linke) che riesce a sopravvivere solo con i voti dei disoccupati e dei vecchi nostalgici della Germania Est che fu. L’unica forza politica che risulta in crescita nei sondaggi è il partito di estrema destra (ma ultra liberista in campo economico) Alternative für Deutschland, che alle ultime elezioni regionali tenutesi in alcuni Länder è arrivata addirittura al 25%. E infatti tutto il circo mediatico da mesi si sta spendendo in una campagna mediatica contro tale partito di estremisti o nazi, come superficialmente vengono definiti, il quale si sta opponendo con virulenza alla politica della Merkel di accoglienza totale nei confronti dei profughi.

In tutto questo vi starete giustamente chiedendo cosa c’entrino le dimissioni del primo ministro D., i terrorismi passati, presenti e futuri ed il ruolo della Merkel in tutto questo. Sembra proprio che io abbia creato un improbabile minestrone mescolando sostanze psichedeliche e materiali da film di Kubrick ed invece…Ed invece i conti potrebbero tornare. Mi spiego ulteriormente: in questo momento la leadership politica della Merkel, come detto e ripetuto, nonostante le critiche a lei rivolte per la questione dei profughi, sembra tuttavia ben salda. Mettiamo però caso che domani possa verificarsi un attentato di matrice islamica a Berlino, così come è avvenuto recentemente a Parigi e Bruxelles. Come reagirebbe l’opinione pubblica tedesca di fronte ad una simile tragedia? Dal mio punto di vista il colpo sarebbe durissimo per la Merkel contro la quale si eleverebbero come un sol uomo gli strali dell’estrema destra, la quale avrebbe gioco facile nel criticare la Merkel sulla sua politica di accoglienza dei profughi, a stragrande maggioranza di religione islamica. Solamente per quanto accaduto negli oramai noti fatti di Colonia, nei quali migliaia di profughi musulmani e cittadini tedeschi di origine araba molestarono numerose donne senza che la polizia intervenisse e dopo che per diversi giorni nessun media ne aveva osato parlare, la popolarità della signora Kasner aveva subito un calo subitaneo senza contare che per la prima volta il trend che aveva visto fino a quel momento la maggioranza dell’opinione pubblica favorevole ai profughi si era bruscamente invertito. Se un paio di palpate sono state sufficienti a cambiare in maniera così improvvisa l’opinione dei potenziali elettori, figuriamoci un eventuale attacco terroristico.

Lo so che la stragrande maggioranza di voi mi crederà un pazzo visionario ma cerchiamo di rimanere obiettivi anche considerando che fino a qualche mese fa nessuno avrebbe potuto immaginare quello che sarebbe accaduto a Parigi e Bruxelles. Dal mio sempre modesto punto di vista un eventuale attacco a Berlino non è considerato così improbabile, tenuto conto dei seguenti punti:

  • L’ingresso in qualsiasi (ripeto QUALSIASI) stazione della metropolitana a Berlino è assolutamente libero. Ciò significa che non vi sono né tornelli né metal detector né agenti di polizia agli ingressi come avviene per esempio a Londra, Milano, Parigi e Bruxelles. Ne consegue che un potenziale attentatore kamikaze avrebbe tutto il tempo di bersi un caffè, leggersi un giornale e prendere il vagone delle ore 08.00 strapieno di pendolari per fare una strage col minimo sforzo ed il massimo risultato (vedere il mio articolo “Bomba o non bomba”).

  • Berlino è una delle metropoli in Europa con la più alta concentrazione di turchi ed arabi musulmani. In alcuni quartieri come a Neukölln e Kreuzberg non è difficile camminare in alcune vie e sentirsi non in Europa bensì in qualche bazar mediorientale; aspetto inquietante è che tra le persone che non parlano una singola parola di tedesco o che lo parlano molto male vi sono moltissimi ragazzini ed anche bambini. Sulle future difficoltà di integrazione da parte di questi soggetti, sulla scorta anche della recente ed intensa ondata migratoria, sarebbe da aprire un capitolo a parte (e lo aprirò…statene certi). Quel che è certo è che maggiore è la presenza di una minoranza musulmana maggiore sarà la possibilità di attentati. Il quartiere Molenbeek a Bruxelles docet o almeno dovrebbe.

  • Da non sottovalutare nemmeno il valore simbolico di un attacco a Berlino. I terroristi andrebbero a colpire il simbolo di una certa cultura tipica dei circoli liberal e della nuova sinistra, ossia quella cultura che ha elogiato a tamburo battente il multiculturalismo, la presunta tolleranza di usi e costumi completamente alieni alla civiltà europea, o perlomeno ciò che ne resta, e la dolce vita berlinese fatta di disimpegno, droga e peace and love per tutti. Se questo modello si è dimostrato fallimentare in paesi come la Francia ed il Belgio, che ne hanno fatto una bandiera di civiltà, il botto a Berlino sarebbe veramente duretto non solo per la Germania ma per l’Europa intera che già non se la passa bene.

Detto tutto questo, quali sono le connessioni con Mister D. a cui probabilmente in questo momento staranno fischiando le orecchie? La mia domanda provocatoria è la seguente: e se lui si fosse dimesso ben sapendo cosa si sta profilando in Europa nei prossimi mesi e non abbia voluto associare il suo nome a tale nuova strategia della tensione? Se avesse quindi saputo in riunioni segretissime che Erdogan avesse voluto esportare tale strategia dalla Turchia all’Europa per alzare pericolosamente il tiro, facendo cadere il titubante governo Merkel e tenerci tutti per le palle? Sarebbe come dire a noi poveri (anzi impoveriti è la parola esatta) europei: “ Signori, avete visto cosa vuol dire non voler collaborare con noi? Volete veramente una strage di jihadisti quotidiana nelle vostre linde ed ordinate città? Se la risposta è negativa, allora sediamoci intorno ad un tavolo, ragioniamo in maniera scevra da stupidi pregiudizi legati a presunte violazioni delle libertà civili che avverrebbero nel mio paese e discutiamo liberamente di alcuni temi. ” Ma quali sarebbero questi tempi? Ma è chiaro: abolizione totale dei visti per i cittadini turchi che vogliano entrare in Europa, silenzio – connivenza dei partner europei su come risolvere la questione curda e ripresa dei negoziati per l’entrata della Turchia nell’Unione Europea. Insomma il sultano potrebbe alzare il tiro e ricattarci proponendo la seguente equazione: O collaborate con noi oppure vi faremo entrare tanti di quei profughi (e terroristi infiltrati) che dopo qualche mese striscerete ai miei piedi chiedendo solo dove mettere la firma ai trattati da me proposti.

A questo punto l’ex primo ministro D. potrebbe aver mangiato la foglia e ritenuto di non voler più seguire il suo capo in quella che è un’operazione politica comunque rischiosissima. Ritenete che abbia perso completamente il lume della ragione e che la mia mente sia ottenebrata dal germe del complottismo spinto fino alla follia? Può darsi ma vi chiedo solo di dare un’occhiata al seguente link:

http://news.nationalpost.com/news/the-snakescan-bite-you-turkish-president-warned-on-friday-of-another-terror-attack

Questo articolo riporta un’affermazione pubblica di Erdogan il quale il giorno venerdì 18 marzo, ossia 12 giorni prima degli attentati all’aeroporto e ad una stazione della metro a Bruxelles, aveva affermato (sue testuali parole) : “Non c’è nessuna ragione per cui la bomba che è esplosa ad Ankara (precedente attentato dell’Isis n.d.r.) non possa esplodere a Bruxelles o in qualsiasi altra città europea.” Il vizir aveva poi rincarato la dose: “I serpenti che dormono con voi possono mordervi in qualsiasi momento.” Semplice coincidenza? Sparata grossa che per un semplice caso fortuito da lì a qualche giorno si è realizzata? Oppure avvertimento di tipo mafioso rivolto a chi doveva capire?

Non ho purtroppo né il tempo né lo spazio necessari per tentare un’analisi completa delle sue profetiche parole; quel che si sa è che evidentemente questo Erdogan o porta una sfiga che metà basta oppure sta portando avanti una politica spregiudicata per restare al potere e per aumentare l’influenza della Turchia in Medio Oriente e, ahimè, anche nel nostro sempre più debole Continente. E se le dimissioni di D. fossero dovute alla consapevolezza di qualcosa di grosso che si starebbe per verificare in Europa e che avrebbe delle conseguenze imprevedibili anche sul suo futuro politico? Se pensate che la sto sparando veramente grossa, vi inviterei a non dimenticare che le ultime elezioni politiche turche, che hanno visto purtroppo un’affermazione netta di Erdogan, sono state funestate da diversi attentati kamikaze contro dimostranti curdi ufficialmente attribuiti all’Isis e che hanno portato una fetta maggioritaria dell’elettorato turco ad affidarsi all’uomo forte in grado di garantire stabilità e sicurezza per i cittadini minacciati di saltare improvvisamente in aria come carne da macello. Non sarebbe altro che una riproposizione in salsa anatolica della medesima strategia della tensione che noi italiani conosciamo molto bene. Ovviamente queste sono solo mie supposizioni ma onestamente ritengo alquanto bizzarro che un primo ministro che per anni ha digerito senza battere ciglio la repressione degli oppositori politici, dei curdi e il finanziamento di gruppi salafisti in Siria e Turchia, possa improvvisamente aver ritrovato il lume della ragione ed aver abbandonato il suo vecchio compagno di merenda a causa delle sue mire liberticide. Suvvia…

Ma se il botto ci dovesse essere per davvero, come reagirebbe un nuovo governo tedesco formato dall’ala più reazionaria della CDU ed i nazi dell’Afd (verso i quali la Bild ed altri tabloid cambierebbero subito registro) ? Molto difficile dirlo anche perché un eventuale governo di estrema destra avrebbe delle ripercussioni su tutto il sistema politico europeo. L’ipotesi più probabile è che vi possa essere un atteggiamento di chiusura totale e di ostilità nei confronti della Turchia seguito da uno scenario ben peggiore, ossia un clima di xenofobia e di caccia alle streghe nei confronti del musulmano che farebbe solo il gioco di Erdogan e degli altri islamisti che ne approfitterebbero per accusare noi europei di razzismo ed islamofobia e per gettare ulteriore benzina sul fuoco. A quel punto le conseguenze sarebbero veramente imprevedibili sia sul versante della sicurezza interna sia per ciò che concerne i flussi dei profughi che a causa del calcolato lassismo turco e della sempre più tragica frammentarietà europea si rivelerebbero incontrollabili.

Ricapitolando per chi ancora non si sia addormentato, ecco la mia tesi in 6 semplici punti:

  1. Il primo ministro Davutoglu si dimette poiché viene a conoscenza della volontà da parte di Erdogan di esportare la strategia della tensione in Europa in modo tale che i vari governanti europei lo possano considerare come l’unico interlocutore politico credibile per fermare l’esodo di profughi e di terroristi infiltrati. D. si dimette proprio per il fatto di non condividere questa escalation, considerata rischiosa sia per la tenuta interna del paese sia per la sua personale carriera politica.

  1. Il botto in effetti si verifica a Berlino o in qualche altra città tedesca. La Merkel, sull’onda delle roventi polemiche legate alla sua politica di accoglienza nei confronti dei profughi, è costretta a dimettersi.

  1. Si forma immediatamente un governo di solidarietà nazionale che conduce la Germania ad elezioni politiche generali anticipate.

  1. Nella tornata elettorale si afferma clamorosamente il partito di estrema destra AFD (Alternative für Deutschland), il quale riesce perfino a scalzare i socialdemocratici al secondo posto nelle preferenze degli elettori, causando un vero e proprio terremoto politico in Germania ed Europa. Un partito che fino a poco tempo fa veniva generalmente considerato razzista e neo-nazista riesce ad andare al potere in Germania 70 anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’Olocausto.

  1. A causa del terremoto politico è impossibile riformare la stessa maggioranza politica precedente, ossia quella tra conservatori (CDU) e socialdemocratici (SPD). Per tale motivo l’ala più reazionaria della CDU approva un’alleanza di governo con l’estrema destra; a questo punto le ulteriori ripercussioni politiche in Germania ed Europa sarebbero difficilmente preventivabili.

  1. Il nuovo governo tedesco dovrebbe inevitabilmente fare i conti con Erdogan: vi potrebbe essere un iniziale atteggiamento di chiusura a cui potrebbero seguire delle forti tensioni religiose tra la maggioranza tedesca e la minoranza turca e più in generale musulmana presente in Germania. Tali tensioni si estenderebbero rapidamente negli altri paesi europei a più forte concentrazione musulmana, come Francia, Belgio e Gran Bretagna, causando un circolo vizioso sicuramente non facile da gestire, vista anche l’attuale debolezza delle leadership europee.

Ora riprendo finalmente fiato ed esco dalla mia stanza per assaporare un po’ di fresca aria primaverile. Tutto questo parlare di attentati, stragi, trame politiche mi ha messo un certo disgusto addosso. Concludo solo dicendo che tali prospettive che a noi europei sempre meno benestanti ma sempre più benpesanti sembrano tratti da racconti di fantascienza, per milioni di persone in Medio Oriente, Nord Africa e Nigeria rappresentano una triste realtà quotidiana fatta di auto che saltano improvvisamente in aria, di stazioni degli autobus che da un momento all’altro si trasformano in gironi danteschi, di grida di vedove e lamenti di bambini…Nessuno, compreso il sottoscritto, vorrebbe che un simile scenario si verificasse nella nostra civilissima Europa ma se tutti noi avessimo un po’ più di onestà intellettuale, dovremmo dire…dovremmo dire…beh dovremmo dire che…SIAMO FOTTUTI. Buon week-end al mare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *