L’inizio della fine

Brandenburg-Gate-LightsL’estate del 1944 era stata alquanto difficile per gli alleati in lotta contro i nazisti. Sebbene il fronte orientale stesse oramai cedendo da mesi di fronte all’avanzata delle truppe corazzate sovietiche e nonostante gli anglo-americani fossero sbarcati sulle coste francesi della Normandia, un grave errore tattico avrebbe potuto compromettere agli occhi dell’opinione pubblica europea sotto occupazione tedesca le ragioni morali degli avversari. Dopo 70 anni da quell’azzardato, e secondo vari testimoni dell’epoca criminale, bombardamento americano sul campo raccolta profughi nonché stabilimento industriale di Auschwitz la maggioranza degli storici è comunque concorde nel ritenere che il grave gesto non avrebbe potuto in nessun modo ribaltare le sorti del conflitto già decise nelle battaglie di Stalingrado ed Al Alamein. Ma cos’era successo in quell’afoso agosto del 1944? Per chi è troppo giovane o troppo poco interessato alle questioni storiche per sapere, vorrei io stesso rinfrescarvi la memoria. Il 17 agosto 1944 uno stormo di B 17 – le cosiddette fortezze alleate americane – si era alzato in volo per bombardare importanti stabilimenti industriali nella Slesia tedesca, ora Polonia, che all’epoca facevano parte del cosiddetto Protettorato tedesco sulla Polonia occupata e il cui sottosuolo ribolliva di carbone fondamentale per l’economia bellica del Reich. Durante i raid i piloti alleati avevano notato un’enorme distesa di baracche e un vasto conglomerato industriale che all’epoca produceva gomma sintetica per la Bayer; gli enormi camini che a qualsiasi ora del giorno e della notte vomitavano fumo e calore li avevano erroneamente convinti che quel campo sterminato d’acciaio e mattoni in mezzo al buio della foresta polacca fosse in verità un enorme apparato industriale tedesco. Subito i bombardieri si erano fiondati sullo stabilimento bombardandolo a più non posso: a parte il solito corollario di vittime tra i numerosi operai, i quali curiosamente vestivano una specie di pigiama a strisce, una serie di bombe lanciate come dadi dal solito invincibile giocatore con cappuccio e falce al seguito avevano colpito un notevole deposito che all’epoca conteneva un gas tossico a base di acido cianidrico usato come insetticida e che di lì a qualche anno sarebbe stato conosciuto al mondo intero con la sinistra denominazione di Zyklon B.

La distruzione totale del deposito contenente il gas tossico aveva provocato nel giro di qualche secondo una strage immane sia tra i soldati addetti al controllo sia ai lavoratori – i cosiddetti schiavi di Hitler – che vi lavoravano lì attorno. L’ottimo apparato propagandistico del Dottor (infatti pochi ricordano che il Ministro della Propaganda nazista era munito di regolare Dottorato conseguito con ottimi voti peraltro) Goebbels aveva avuto gioco facile nell’esporre all’opinione pubblica europea la vera natura degli alleati anglo-americani. Le foto dei valorosi soldati tedeschi e dei poveri lavoratori con le facce contorte dal gas avevano fatto presto il giro del Continente; inoltre erano subito emerse foto di bambini, donne ed anziani che sarebbero stati anch’essi uccisi dall’attacco chimico degli alleati. Di fronte alla prevedibile domanda sul perché donne, bambini e vecchi si trovassero lì in quello stabilimento industriale situato vicino ad un certo villaggio di nome Auschwitz, il Dottor Goebbels e con lui una schiera di giornalisti sempre pronti ad obbedire in cambio di sardine fresche ad ogni fine settimana (in tempo di guerra) avevano prontamente risposto che essi altro non erano che civili tedeschi che si erano temporaneamente rifugiati in quell’area per fuggire ai raid alleati nelle grandi città. Non contento di ciò ma più che altro timoroso di dover rispondere all’ulteriore quesito sui motivi per i quali si trovasse un enorme deposito di gas nello stabilimento industriale nonché campo profughi di Auschwitz, il Ministero della Verità dell’epoca aveva pensato bene di tagliare direttamente la testa al toro affermando senza pudore che erano stati gli alleati stessi ad aver lanciato un nuovo prototipo di bombe al cianuro in grado di spargere in pochi secondi nell’aria la letale soluzione.

Ovviamente all’epoca non erano ancora entrati nel gergo comune anglicismi come fake news né tanto meno erano diffusi tra la popolazione i cosiddetti social network à la Facebook e Twitter e pertanto l’opinione pubblica, seppur non tutta, si era bevuta la versione ufficiale del regime nazista secondo la quale ad aver condotto l’attacco chimico contro il campo di raccolta nonché fabbrica di Auschwitz era stata l’aviazione alleata, la quale aveva deliberatamente ucciso degli eroici soldati che facevano in quel momento la guardia ad un deposito di cibo e altri generi di conforto da donare ai più bisognosi (natürlich tutto ciò era stato corredato da una marea di foto) oltre che dei poveri civili tedeschi indifesi che lì cercavano rifugio dalle città in fiamme. Questa ondata di indignazione popolare legata all’attacco alleato col gas Zyklon non era comunque stata in grado di ribaltare le sorti del conflitto. Infatti le truppe corazzate del generale Zukov erano già in prossimità della Varsavia occupata senza considerare che…

Ahahah piaciuto il giochetto? Dite la verità, che almeno per un attimo ci avete creduto. Se tutto ciò che è successo negli ultimi sette giorni fosse stato il prodotto di una mente ben più fantasiosa della mia, sarebbe tutto finito a tarallucci e vino e ci saremmo ritrovati tutti assieme in questo fine settimana a ridere e scherzare. Tuttavia il gioco si fa sempre più serio ma un particolare divertente in effetti c’è: questo è solo l’inizio. Ma andiamo per ordine, come sempre cerco di fare. Anche il millennial più deficiente – e basta fare un giro in un qualsiasi centro urbano in Occidente per capire che l’offerta è in costante crescita – o l’analista politico più informato avranno, almeno spero, capito che l’attacco alla metropolitana di San Pietroburgo e i 59 missili americani lanciati contro la base siriana altro non sono che dei messaggi intimidatori lanciati contro il governo di Putin. Qualche settimana fa mi sono soffermato sull’ennesimo attacco islamico al “camioncino bianco”, ossia attraverso questa nuova arma soft, contro il cuore d’Europa. Nel caso specifico il bersaglio era stato addirittura il Parlamento di Sua Maestà Britannica, nel quale si discuteva di Brexit e dintorni ed il cui governo della Signora May di lì ad una settimana avrebbe comunicato ufficialmente al Consiglio Europeo presieduto dal polacco (nonché neocon) Tusk la volontà di abbandonare la nave europea. Senza scendere nei dettagli sulla dinamica dell’attentato, le cui oramai normali contraddizioni sono state svelate con la solita maestria dal giovane blogger Federico Dezzani, è chiaro per chi vuole vedere che quell’attentato islamico altro non fosse che un consiglio da parte degli amici globalisti, che stanno guidando le magnifiche sorti e progressivi del mondo da 20 anni a questa parte, al governo britannico di muoversi bene e di non lacerare troppo il giochino europeista creato dai suoi (ex?) fratelli a loro immagine e somiglianza. E’ inutile che aggiunga che secondo gli stessi inquirenti di Scotland Yard, l’attentatore suicida non aveva nulla a che fare con lo spauracchio dell’Isis; qualcuno per favore dica all’xxxxx Rita Katz (omen nomen) di controllare meglio le rivendicazioni della loro fantomatica agenzia stampa.

Qualche settimana dopo l’attentato a Londra ecco che scoppia un’altra bomba, questa volta nella metropolitana di San Pietroburgo. L’attentato terroristico “islamico” nella città natale di Putin non è stato scelto a caso: quello stesso giorno infatti il Presidente russo si era incontrato con il suo omologo bielorusso Lukashenko. Quest’ultimo, giova ricordarlo, è finora l’unico vero alleato della Russia nell’Europa centro-orientale; inoltre la Bielorussia è l’ultimo avamposto filo-russo anzi ma che dico, è l’ultima barriera difensiva della Russia, o se vogliamo l’ultimo stato cuscinetto tra la Russia anti-atlantista ed anti-globalista contro la coalizione dei paesi baltici e della Polonia a salda guida NATO. Far esplodere una bomba in una delle stazioni più centrali della metropoli russa lo stesso giorno dell’incontro tra Putin ed il suo fedele alleato bielorusso Lukashenko altro non è che un chiaro avvertimento “mafioso”, ossia occidentale, a stare attenti a dove si mette i piedi nel Donbass e in Siria. Giova inoltre rammentare che nella stessa Bielorussia si erano svolti i colloqui di pace, da mesi abortiti dalle continue incursioni dell’esercito ucraino, per il Donbass. Io spero che anche l’ultima delle casalinghe di Voghera che guarda Studio Aperto ci sia arrivata; non parliamo dei laureandi dell’Erasmus Generation che invece capiscono sempre tutto e prima degli altri. Poi nell’arco di nemmeno 24 ore la situazione è logicamente degenerata con le foto dei bambini siriani con le mascherine anti-gas spiaccicate per l’ora di cena di fronte ai milioni di europei ancora indolenziti da una giornata di duro lavoro (per chi ce l’ha).

Io da comune laureato in Giurisprudenza a Trieste non oso nemmeno mettere in discussione la versione ufficiale dell’Occidente secondo la quale è stato Assad, non memore dello sfiorato intervento di Obama nel 2013, ad aver lanciato l’attacco con i gas. Già solo pensare che l’apparato informativo delle democrazie occidentali possa dotarsi degli stessi meccanismi pervasivi di manipolazione delle menti del Dott. Goebbels non meriterebbe nemmeno un cenno di risposta. Fatto sta che il giorno dopo l’attacco, tra l’ipocrita condanna di quelli stessi mezzi di disinformazione che hanno fomentato l’aggressione americana, TUTTI i media occidentali si sono soffermati sulla rabbiosa reazione dell’alleato Putin. Insomma il messaggio anche questa volta è arrivato forte e chiaro a chi doveva capire. Ieri poi per non farci mancare nulla, il solito camioncino islamico ha colpito perfino la tranquilla Svezia. Altro messaggio intimidatorio ad un paese NATO che in caso di guerra con la Russia deve svolgere anch’esso la sua parte nel mar Baltico oppure la Pannocchia d’Oltreoceano aveva previsto il futuro durante quel famoso comizio in Florida, che tanta derisione aveva suscitato?

Per ora vorrei solo fare delle considerazioni generali sul doppio attacco mediatico e militare contro la Russia, per poi passare al triste ruolo di passacarte giocato dalla Germania di Merkel. Se vi ricordate bene, due domeniche fa i media occidentali ci hanno informato che era in atto un principio di rivolta in Russia. Ma come? Lo avete già dimenticato? Ma sì dai, sto parlando ovviamente di quelle migliaia di giovanissimi russi scesi nelle piazze di tutto il paese per protestare contro la corruzione del paese. In questi come in altri casi mi fido della nostra versione dei fatti, che mi dice che la protesta pacifica e democratica è stata stroncata con i soliti metodi violenti della polizia che ha – pensate un po’ come sia barbaro quel paese – addirittura arrestato alcuni manifestanti. No, non sto parlando dell’Italia che come un sol uomo è scesa in piazza a protestare contro la corruzione diffusa né tanto meno dei metodi della nostra polizia stile Bolzanetto, caso Cucchi e Caserma Diaz. Stiamo parlando della protesta contro il dittatore sanguinario Putin contro il quale sono scese in piazza alcune migliaia di persone in un paese che conta più di 100 milioni di abitanti. Per tentare di capirne qualcosa in più, ho pensato di aprire la pagina FB del mio eroe Saviano il quale già in passato aveva avuto modo di narrare le mirabili gesta di una democrazia mediorientale in stato d’assedio, di cui non farò il nome, e che saprà di sicuro trovare le parole giuste per farmi capire dove sta il bene e dove invece si insinua il male. E difatti tra una foto di poveri ragazzini portati via dalla polizia russa, non poteva mancare la condanna di uno di quei tanti xxxxx italiani che controllano l’informazione in Italia. Probabilmente avrà preso spunto dagli insegnamenti di sua madre, anch’essa xxxxx, la quale a sua volta dovrebbe già vantare una solida tradizione dietro di sé. A proposito: ma nessuno si è mai chiesto come mai i genitori di Saviano non siano stati minacciati dalla Camorra e non vivano anch’essi sotto scorta?

Mentre per giorni mi arrovellavo la mente con queste ed altre domande, ecco che arriva la bomba di San Pietroburgo. Avvertimento occidentale contro Putin o addirittura lo stesso Presidente si è fabbricato da solo la bomba per aumentare la propria popolarità interna? Meno male che anche in questo caso ci sono sempre delle entità straniere ad aiutarmi in mezzo al marasma così tipico dell’informazione italiana: un certo Paolo Mieli (il cui padre xxxxx dopo la guerra aveva lavorato per i servizi americani ed aveva il compito fondamentale di concedere il permesso di pubblicare ai giornali presenti in Italia), già in passato direttore del Corriere della Sera, ci tiene ad informarci che La ragione dell’attentato di San Pietroburgo risiede nelle politiche di Putin basate sullo sterminio”. Questa tesi interessante sembra che sia stata condivisa anche da un certo Enrico Mentana, ossia il popolare direttore e factotum del telegiornale La7. Ringrazio Maurizio Bottarelli per aver condiviso questa chicca. Roberto Saviano, Paolo Mieli ed Enrico Mentana, oltre all’invincibile odio contro la Russia di Putin, hanno anche delle origini familiari in comune; per ulteriori informazioni si prega di leggere le loro biografie su Wikipedia dal momento che le leggi in Germania sul tema sono alquanto restrittive e non voglio prendermi una querela che qui ha un peso ben diverso rispetto all’Italia. Nemmeno il tempo di piangere le vittime di San Pietroburgo ed ecco la strage dei bambini in Siria. Anche in questo caso non so che pesci pigliare e dove sbattere la testa, ragion per cui decido di fare un veloce salto del tempo di 4 anni al 2013 quando anche in quell’occasione l’Occidente libero e democratico aveva accusato il tiranno Assad di aver gassato il suo stesso popolo. Si era poi scoperto, attraverso varie indagini indipendenti, che ad aver usato il gas erano stati i cosiddetti “ribelli moderati” foraggiati dai soliti noti ma all’epoca si era rischiato un intervento militare americano (uno dei tanti e di sicuro non l’ultimo), abortito all’ultimo momento da Obama. Come dicevo, ho cercato di recuperare interventi di prestigiosi giornalisti italiani dell’epoca dei fatti e mi sono imbattuto in una lettera di un certo Furio Colombo, che all’epoca venne pubblicata sul Fatto Quotidiano e che è ancora possibile leggere sul suo sito personale. Anche il Sig. Colombo proviene dallo stesso milieu dei tre giornalisti citati sopra ed in passato è stato un alto dirigente della Fiat con contatti altolocati perfino con il Presidente Kennedy, verso cui il Colombo nutre ancora un culto spassionato. Un’altra passione del Colombo, che per diversi anni era stato anche direttore dell’Unità, è il suo amore incondizionato per un piccolo paese situato in Medio Oriente i cui abitanti originari (e non) condividono la sua stessa religione, lingua, cultura e idee politiche. Lui ama così tanto quel paese che qualche anno vi scrisse perfino un libro. Non dico di più perché le cacce al tesoro mi sono sempre piaciute e spero che anche voi condividiate questa mia piccola passione. Vi lascio solo il suo articolo del 2013 in merito all’attacco chimico di Assad, che in verità non c’è mai stato. Ecco le sue testuali parole:

Una cosa essenziale  continuiamo a non sapere: perchè la Siria aveva gas nervino, prodotto da chi, fornito da chi? Produzione russa, si è detto. Non dovrebbe essere accertato? Ovvero chiedere se è vero? I trattati vietano non solo l’uso ma anche la produzione. E come può un governo procurarsene una scorta? Consegnata come, da chi? E come spiegare che tutto avviene in  segreto (la Siria ha volontariamente ammesso  di avere un vasto deposito di gas nervino  detto Sarin) in un mondo  che – ci dicono – è ininterrottamente spiato, fino ai telefonini personali e agli sms tra ragazzini? Ma soprattutto, perchè la Siria non è chiamata a spiegare perchè aveva accumulato queste  scorte?  Quanto ai gruppi ribelli , sospettati o accusati, dal momento che li vediamo sembra in case diroccate o caverne, potevano maneggiare simili armi? Tutta quella aggregazione  di morte  Domenico Quirico, il collega della Stampa salvo per miracolo, la chiama “il Male”, e usa la maiuscola per farci capire la vastità e profondità  ( dentro gli esseri umani ) del fenomeno. Di questo fenomeno, e della sua spaventosa strage,  sapremo mai niente altro? Tutti i protagonisti politici e militari, tranne la Russia, sono sembrati inferiori al compito. Quanto alla Russia, è apparsa una grande complice. Ma  perché e come mai fino a questo punto di crudeltà e gravità?  E’ necessaria una inchiesta, Onu, Parlamento Europeo o Tribunale per i crimini contro l’umanità. Subito.

I grassetti sono miei e li ho messi apposta per tentare di far capire al lettore come già 4 anni fa l’abbinamento tra il regime di Assad e quello di Putin fosse entrato nelle menti dei flautisti del potere. La Russia è indifferente nel migliore dei casi e complice nel peggiore. Questa è l’idea che deve entrare nella mente degli europei per prepararli psicologicamente alla guerra che sta per arrivare. Se non mi arrestano prima, tenterò di descrivere nei prossimi articoli tutti quei segnali che in Germania si stanno verificando da mesi e che agli occhi attenti e non addormentati dalla disinformazione rivelano che i preparativi ci sono eccome. Per ora basti notare alcuni piccoli ma significativi particolari che si ripetono costantemente ogni volta che un attentato si verifica contro civili o anche alte personalità russe. Ho notato infatti che ogniqualvolta v’è stato un attentato contro la Russia, qualche giorno o perfino qualche ora dopo si è verificato un altrettanto attentato contro i simboli del mondo occidentale. Credete che stia esagerando? Ebbene vediamo di analizzare i più gravi attentati terroristici verificatisi contro la Russia dal 2015 fino ad oggi: partiamo dal 1 novembre 2015 quando un aereo russo Airbus 321 si era schiantato sul Sinai (Egitto) dopo aver tentato disperatamente un atterraggio d’emergenza presso l’aeroporto situato in zona. A bordo dell’aereo erano presenti 224 turisti russi che sono tutti morti praticamente sul colpo. Le dinamiche non sono mai state del tutto chiarite ma, abbandonata l’ipotesi del guasto tecnico, aveva preso sempre più strada la tesi della strage terroristica di stampo islamico tanto che era giunta anche una rivendicazione da parte dell’Isis. Dopo qualche giorno dalla vicenda, mentre si cercava ancora di chiarire tutte le cause ed i punti oscuri, ecco che il 13 novembre 2015 si verifica la strage al Bataclan di Parigi e allo Stade de France dove muoiono centinaia di persone e nelle quali le domande aperte sono ancora molte. Risultato di tutto ciò? L’opinione pubblica occidentale dimentica la strage capitata ai turisti russi in Egitto, concentrando tutte le proprie energie emotive su Parigi tra preghiere, don’t forget e tricolori francesi postati ipocritamente sui profili Facebook.

Ma andiamo avanti: lo scorso 13 dicembre l’ambasciatore russo in Turchia viene ucciso ad Ankara di fronte alle telecamere da un membro islamista di Al Nusra infiltratosi tra le fila dei servizi di sicurezza turchi, il quale viene ucciso subito dopo. Attentato e provocazione gravissima che rischia di pregiudicare le precarie relazioni tra la Russia e la Turchia, se si riflette anche come quei due paesi assieme all’Iran si erano riuniti in quelli stessi giorni ad Astana in Kazakhistan per i colloqui diplomatici sul futuro della Siria. Quella è stata la prima Conferenza di Pace alla quale non hanno partecipato gli Stati Uniti, Israele e le potenze occidentali d’Europa. Un affronto gravissimo che non poteva passare liscio. Senza nemmeno il tempo di riflettere sulle cause di questa tremenda provocazione, ecco che nel giro di nemmeno qualche ora il solito tir islamico si abbatte sui mercatini di Natale a Berlino. Risultato pratico? Tutte le menti occidentali hanno pianto e tremato di paura come pecorelle bagnate di fronte alla strage accorsa in Europa, mentre quasi nessuno si è ricordato di esprimere altrettanta solidarietà di fronte al lutto russo. E per finire come non soffermarsi sulle recenti bombe a San Pietroburgo? Senza nemmeno dare il tempo di esprimere solidarietà ai morti russi, ecco che capita in maniera provvidenziale la strage chimica dell’alleato di Putin, il perfido Assad, e la strage a Stoccolma. Non penso di dover nemmeno aggiungere che a neanche una settimana dalle bombe alla metro nella città natale di Putin, tutti i media e relativi lettori stiano discutendo del ruolo della Russia e della sua possibile reazione all’aggressione americana.

Se ci riflettete bene, queste dinamiche si ripetono ogniqualvolta si verificano gravi attentati terroristici contro simboli russi: dopo qualche giorno o, come detto, addirittura nel giro di qualche ora si verificano altrettanti gravi episodi di terrorismo in Occidente o, nel caso siriano, di grave crisi umanitaria nella quale il ruolo del governo russo sarebbe stato predominante. Il risultato che si ottiene è duplice: da una parte di copre totalmente il dolore e il sangue ancora fresco dei morti russi, con relativa mancanza di solidarietà da parte dell’Occidente, e dall’altra si tenta, purtroppo riuscendovi, di far passare l’Occidente come sola ed unica vittima del terrorismo islamico facendo dimenticare ad un’opinione pubblica sempre più, mi si passi il termine, rincoglionita e con le pezze al culo cause ben più complesse. Nel caso poi del falso attacco siriano con i gas, si è tentato di mettere sulla medesima bilancia la presunta complicità di Putin alla strage (ancora tutta da dimostrare per usare un generoso eufemismo) compiuta da Assad che sarebbe stata ben più grave rispetto a qualche dozzina di morti russi.

Ma a dare un tocco grottesco e ridicolo a queste tristi vicende è, tanto per cambiare, la Germania della Signora Kasner. Negli ultimi giorni ha tenuto banco una polemica qui a Berlino sulla necessità o meno di illuminare con i colori bianco-rosso-blu della bandiera russa la Porta di Brandeburgo. Ebbene dovete sapere che ogni volta vi sono stati atti terroristici all’estero, la Porta di Brandeburgo è sempre stata illuminata con i colori del paese vittima dell’attacco; per esempio all’indomani dell’attentato di Londra di fronte al Parlamento dopo qualche ora ha fatto capolino ineffabile l’Union Jack britannica. Anche nel caso degli analoghi o anche più gravi attacchi a Parigi, Ankara, Istanbul, Nizza e Gerusalemme (contro soldati di una certa forza d’occupazione di cui non farò il nome) sono sempre apparse le bandiere dei suddetti paesi in segno di solidarietà e rispetto per i morti. Addirittura nel caso della strage al locale gay di Orlando in Florida da parte di un presunto affiliato dell’ultima ora all’Isis, era apparsa la bandiera arcobaleno simbolo degli omosessuali. Invece nel caso dell’attentato terroristico a San Pietroburgo nessuna bandiera russa è apparsa all’orizzonte. Molto probabilmente gli umili dipendenti presenti alla minuscola ambasciata americana situata a fianco della Porta non avrebbero mai potuto tollerare la visione repentina di un’immensa bandiera russa che sarebbe apparsa all’improvviso di fronte alle loro finestre. Lungi da me avallare in qualche modo la tesi complottistica secondo la quale il sindaco di Berlino avrebbe ricevuto pressioni in tal senso dall’ambasciatore americano né tanto meno oserei considerare la Germania come una colonia americana. Molto più plausibile l’ipotesi di un governo locale, quello di Berlino appunto, che si premura di tutelare la salute anche dei dipendenti stranieri salvaguardandoli da infarti improvvisi o stress post-traumatici.

Tuttavia il sindaco di Berlino, di fronte alle inevitabili polemiche sulla mancata esposizione della bandiera russa, ha pensato bene di ricorrere ad una soluzione burocratica: d’ora in avanti di fronte all’inflazione di attentati terroristici (testuali parole del suo portavoce), il governo di Berlino esporrà le bandiere delle sole città che sono riconosciute partner ufficiali della metropoli tedesca. Disgrazia ha voluto che San Pietroburgo non potesse vantarsi di essere una città partner di Berlino, ergo nessuna bandiera esposta. Fine della discussione? In verità spulciando tra il sito ufficiale della città di Berlino ho scoperto che ogni Bezirk, ossia ogni quartiere della capitale, può decidere in autonomia le proprie città partner con cui gemellarsi. La Porta di Brandeburgo, essendo situata nel centro della città, fa parte del quartiere Mitte – Tiergarten il quale, pensate un po’, è gemellato con la città di San Pietroburgo. E’ possibile risalire facilmente all’informazione in questione ai seguenti link ufficiali della città di Berlino:

http://www.berlin.de/ba-mitte/ueber-den-bezirk/staedtepartnerschaften/

http://www.berlin.de/ba-mitte/ueber-den-bezirk/staedtepartnerschaften/artikel.143436.php

Capite bene che la scusa di non esporre la bandiera russa è solamente un mero specchio per allodole per il popolo bue, presente anche qui. Il vero motivo è che non si può e non si deve rendere omaggio al nemico, ossia a quello stesso nemico che in questo particolare periodo storico sta insidiando le libertà del mondo occidentale. Sarebbe stato come se durante l’ultima (anzi la penultima) guerra mondiale Hitler avrebbe ordinato di fissare la bandiera con la croce uncinata a mezz’asta in segno di rispetto per i civili russi uccisi dai tedeschi invasori. D’altra parte come stupirsi? Stiamo in fondo parlando di quello stesso governo Merkel tenuto sotto ricatto da Obama prima ed ora Trump per timore che le imbarazzanti intercettazioni sulla Merkel vengano alla luce, il quale ha appoggiato le stupide sanzioni economiche contro la Russia che stanno causando anche a loro danni per diversi miliardi di Euro all’anno. Stiamo sempre parlando di quella stessa Signora Merkel che ancora qualche mese fa ha affermato a mezzo stampa che a violare i precari Accordi di Minsk sul Donbass è la Russia di Putin, senza accennare minimamente al ruolo dei nazisti (quelli veri) ucraini e alle continue incursioni dell’esercito ucraino nel Donbass. Ma di cosa stiamo parlando? Sempre Mutti Angela non ha nemmeno mostrato alcun segno di imbarazzo quando ha giustificato, assieme a Mr. Budino alias Hollande e all’Avatar Gentiloni, l’aggressione americana ad Assad asserendo che la responsabilità tutta era di quest’ultimo. Questa è un’affermazione gravissima proprio perché tende a giustificare l’ennesimo atto di violazione del diritto internazionale da parte dell’Occidente, senza che prima vi sia stata perlomeno un’inchiesta indipendente o almeno una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

E’ la stessa Cancelliera che ha diviso irrimediabilmente l’Europa sulla politica migratoria in nome di una finta solidarietà, salvo poi riempire di miliardi Erdogan per bloccare i profughi e facendoci ricattare da quest’ultimo. Quest’ultima improvvida giustificazione di una delle tante aggressioni americani, assieme ad una stampa totalmente asservita, altro non è che l’ennesima dimostrazione di come la Germania sia un pivot fondamentale per preparare le opinioni pubbliche europee alla guerra contro la Russia. Come spiegare altrimenti la continua opera di terrorismo psicologico nei confronti della minaccia russa operata su tutti i media europei, in primis quelli tedeschi? Questo poiché la guerra dovrà essere accuratamente preparata attraverso la demonizzazione dell’avversario il quale dovrà passare da aggressore, invece che da aggredito. Nei prossimi numeri cercherò (invano) di mettervi in guardia; tenterò inutilmente di farvi capire come questa politica di annientamento dell’avversario russo trovi già le proprie origini nelle guerre balcaniche negli anni ’90, nelle quali si è fatto di tutto con un certo successo per distruggere ed umiliare lo storico alleato – fratello serbo, per poi proseguire con il lento ma inesorabile allargamento della NATO verso Est a dispetto delle promesse fatte da Bush all’idealista ma ingenuo Gorby. Le recenti crisi ucraine e siriane, assieme alla demonizzazione mediatica e ai messaggi intimidatori delle bombe, altro non sono che una serie di passaggi che stanno tentando di spingere noi occidentali alla guerra contro la Russia (senza dimenticare la Cina per la quale dedicherò un capitolo a parte) prima che scoppi la grande e definitiva bolla finanziaria a Wall Street. Ma questo è un altro discorso.

Per ora vi lascio al commento di un altro compare dei Colombo, Saviano, Mentana e Mieli già visti sopra. Lui si chiama Co(h)en ed il cognome dovrebbe dire tutto. Anche lui scrive per il quotidiano progressista ed amante dei diritti umani, ovvero il Fatto Quotidiano. Vediamo cosa pensa il nostro amico xxxxx della Russia di Putin:

I russi negano l’evidenza e le testimonianze: tutto il mondo ha visto gli effetti del gas. E questo li ha moralmente isolati. Certo, la politica e la guerra se ne fregano dell’etica e della morale. Ma al tempo dell’informazione istantanea e globale, la menzogna tanto può essere utile – vedi in caso di elezioni – quanto può diventare micidiale, con le immagini cruente ed atroci dei bimbi sarinizzati.”

Un altro aspetto, niente affatto secondario, è il nuovo repentino cambio d’atteggiamento di Trump. Ha dovuto arrendersi allo stato delle cose: gli interessi geopolitici Usa non collimano con quelli russi. Non fin quando al Cremlino ci sarà il clan putiniano, nemico della libertà d’opinione, e il potere resterà saldo in mano agli ex uomini del Kgb.

Infine, Putin. Pensava di essere il più astuto del reame, di poter contare per quel che riguardava la Siria di una certa libertà di manovra, forte anche del fatto che in Occidente c’erano movimenti estremisti anti Ue a lui favorevoli. Invece è rimasto intrappolato dalla sua sicumera. gas che hanno ammazzato decine di bimbi a Khan Sheikhoun hanno dissipato in pochi minuti il paziente lavorìo militare e diplomatico del presidente russo. Persino il nuovo alleato turco Erdogan lo ha clamorosamente contraddetto, invocando addirittura la collera di Allah per l’ignobile azione attribuita ad Assad, o a qualche suo generale, il che non cambia la sostanza. Mentre gli americani avevano acquisito le prove – stavolta non inventate (sic) da Bush e Blair come al tempo della guerra in Iraq ma documentate dai satelliti – che l’attacco chimico proveniva da un aereo siriano, lo zar si affannava a dire che si trattava di “fake news”, di balle. Beffardo contrappasso, l’ex tenente colonnello del Kgb che denuncia la disinformatija americana…”

Anche il nostro amico Co(h)en nel suo tempo libero deve tenere ben salde nel cuore le legittime esigenze di sicurezza dell’unica democrazia mediorientale sotto stato d’assedio, per dirla con Saviano. Non voglio però tediarvi con le mie paranoie antixxxxxx. Vorrei semplicemente consigliarvi di scegliere con cura il paese nel quale far crescere i vostri figli o nipoti. Meglio sarebbe propendere per un paese neutrale o magari non facente parte della NATO, tipo Svizzera o Austria. Anche se le onde non conoscono di certo né dogane né confini.

Una risposta a “L’inizio della fine”

  1. C’e’ un bel libro, se le piace leggere,
    che certo nei paesi tedeschi non avranno
    mai tradotto. Si chiama il “Campo dei Santi”
    scritto da un antropologo francese negli anni
    ’70, in italia dove nella confusione esiste ancora
    un po’ di liberta’, e’ stato tradotto da una piccola
    casa editrice, oggi questo libro e’ in auge nella
    comunita’ che si interessa della realta’ presente.
    Poi per finire nei guai non ci vuole tanto:
    https://byebyeunclesam.wordpress.com/2017/04/19/ai-confini-della-realta/
    La saluto.

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