La soluzione finale della questione italiana

Curzio_MalaparteMio malgrado mi tocca spendere qualche parola per questo referendum farsa che sta per svolgersi tra qualche ora e che, a detta di autorevoli intellettuali e analisti, potrebbe segnare il futuro dell’ Italia per i prossimi decenni. Ci tengo a dire che, vivendo a Berlino ed essendo regolarmente registrato all’AIRE, ho ricevuto anch’io la busta contenente la scheda per votare ed il manifesto di Renzi con le relative foto di gruppo tra lui ed Obama and co. Ebbene tra il vostro sconcerto sappiate che dopo qualche minuto ho gettato tutto nell’immondizia per continuare a dedicarmi alle mie letture. Per farla breve: ritengo nel merito questa riforma costituzionale del tutto inutile e ho deciso così di non esercitare il mio diritto di voto. Volete sapere perché? Per il semplice fatto che nessun costituzionalista emerito né il più informato giornalista giudiziario riuscirà mai a convincermi che dopo 15 anni di crescita zero per l’Italia e una disoccupazione giovanile (e non solo) in crescita esponenziale, il vero problema sia ora decidere se abolire o meno le provincie e il CLEN o se tenerci o meno il bicameralismo perfetto con nessuna, una, due o tre Camere. Mi dispiace, cari grillini e camicie verdi ma non riuscirete MAI a convincermi di questo fatto.

Cioè mi state dicendo che dopo che per vent’anni o più hanno governato pressoché tutti i partiti del nostro panorama costituzionale, dal repubblichino Tremaglia fino allo stalinista Rizzo, tutti i problemi dello Stivale siano il mantenimento o l’abolizione del Senato o l’immunità per i governatori regionali? Mi state per caso dicendo questo? Ed io vi rispondo che i problemi non sono solamente altri ma sono anche del tutto irrisolvibili. Inoltre qualcuno mi dovrebbe spiegare con calma che tipo di credibilità può ancora avere una Costituzione il cui solo articolo 1, che voi tutti di sicuro conoscerete a menadito, viene disapplicato ogni giorno da almeno 15 anni nell’indifferenza ed apatia generale.

Da un po’ di tempo a questa parte amici intimi mi criticano perché a loro ben dire nei miei articoli esprimo sempre e solo pessimismo cosmico e non do mai delle soluzioni o perlomeno delle alternative pratiche. Ebbene in questo mio breve contributo vorrei invertire la rotta ed offrire poche ma semplici soluzioni a tutti quei giovani che vivono in Italia e che si barcamenano tra una disoccupazione senza soluzione di continuità e delle occupazioni cosiddette da tre mesi e 700 Euro al mese. Premetto che secondo il mio modesto e fazioso punto di vista, la soluzione per chi vuole cambiare lo status quo in Italia rimane sempre e solo INDIVIDUALE. Avete capito bene? Ritengo che non ci possa essere una soluzione collettiva nella quale i partiti o i nuovi movimenti di turno, i pifferai magici che passano ogni tot anni o addirittura i sindacati (sic) possano salvare la vita a milioni di italiani disperati. Pertanto chiunque ritenga ancora che la soluzione collettiva sia l’unica possibile, gli consiglio di abbandonare ora questa lettura e di rifugiarsi nelle sue comode ed ambiziose praterie verdi per fuggire ai travagli quotidiani o semplicemente solo per ascoltare i grilli nelle notti di luna piena. Per chi la pensa come, ossia che la soluzione alla catastrofe imminente sia esclusivamente INDIVIDUALE, se ha ancora un po’ di pazienza gli consiglio di procedere con la lettura.

Detto questo, di fronte alla situazione italiana che voi tutti conoscete, le soluzioni che si prospettano di fronte all’individuo sono essenzialmente tre:

  • Accettazione della situazione

  • Lotta armata e violenta

  • Emigrazione

Credetemi quando vi dico che non ve ne sono altre. Non occorre leggere i sondaggi per notare come la prima soluzione sia in questo momento la più popolare tra gli italiani residenti nel Bel Paese che fu. Ci sono una miriade di cause oggettive o anche meri motivi psicologici che possono essere addotti a giustificazione per l’accettazione dello status quo di un determinato paese: privilegi più o meno rilevanti che si vogliono tutelare da cambiamenti della situazione corrente, ingenuità che le cose possano cambiare, impossibilità oggettiva perché magari si tiene famiglia e figli da sfamare con un lavoro che in quel momento sembra stabile, apatia ed ignoranza, sfiducia e pessimismo, mero menefreghismo e via dicendo. Non mi va di analizzare tutte le possibili cause; per ora mi interessa solo rilevare che, per un motivo o per l’altro, la stragrande maggioranza degli italiani ha deciso di non ribellarsi e di accettare la situazione corrente. Passiamo al secondo punto: la ribellione armata e violenta. Scusate se mi devo fermare qualche minuto prima di continuare a scrivere perché in preda a crisi isteriche senza controllo ma chi mi legge in questo momento ritiene veramente che gli itaGliani siano in grado di fare una rivolta storica com’è successo con le rivoluzioni francese, americana e russa per migliorare le proprie misere condizioni di vita ed appendere al primo albero i potenti che li sfruttano ed affamano giorno per giorno? Ma non fatemi ridere ancora di più, bitte! Tra un selfie ed un post infiammato su Facebook, il tempo per una rivolta armata temo sia molto stretto per milioni di persone. Andiamo avanti e non perdiamo ulteriore tempo prezioso dal momento che oggi splende il sole a Berlino e vorrei fare due passi in qualche parco.

Passiamo al terzo punto: l’emigrazione verso altri paesi. Io stesso ho deciso tre anni fa di scegliere questa strada e devo ammettere di essere discretamente soddisfatto, anche se come tutti i comuni mortali vivo momenti alternati di felicità e depressione. Come ormai saprete, da tre anni vivo a Berlino e non ci penso nemmeno a tornare nella mia madrepatria. Visto che devo darvi dei consigli positivi e pratici, invece del mio solito pessimismo leopardiano, allora sappiate che l’unica soluzione in questo momento per chi vive in Italia è andarsene in un altro paese e non tornare mai più se non per il Panettone a Natale, la Colomba a Pasqua, qualche funerale (si spera ovviamente che siano pochi) e per i matrimoni. Stop. Questa è l’unica soluzione INDIVIDUALE per sfuggire alla crisi italiana. Non ci sono altre alternative, ok? Spegnete la TV e Facebook e rispondete con una sonora pernacchia a TUTTI quei politicanti che dai banchi dell’opposizione vi vogliono far credere che con loro al governo le cose possano cambiare in meglio per voi. A tal proposito copio ed incollo un pezzo significativo della bellissima, una delle tante, canzoni di Rino Gaetano:

A te che non ami i servi di partito

Che ti chiedono il voto un voto pulito

Partono tutti incendiari e fieri

Ma quando arrivano sono tutti pompieri

Spero che il concetto sia arrivato forte e chiaro. Appurato che la soluzione è INDIVIDUALE e che l’unica strada alternativa al suicidio (non parlo quasi mai per metafore) e alla rovina è l’emigrazione, la seconda domanda che dovrebbe sorgere spontanea è la seguente: Verso dove dovremmo fuggire? Ebbene dal momento che voglio essere coerente con il mio scopo di dare pochi ma pratici consigli, direi che un aspirante emigrante dovrebbe propendere in primo luogo per un paese europeo non facente tuttavia parte della UE, che abbia possibilmente moneta sovrana e quindi non l’Euro oppure, se queste condizioni non si verificano, di scegliere tra alcuni paesi facenti parte della UE e che ora stilerò in una breve lista. Facendo mente locale, ecco la classifica dei paesi europei verso i quali consiglio di fuggire il prima possibile prima che arrivi lo tsunami finanziario, bancario ed economico per eccellenza in Italia:

  1. Svizzera

  2. Regno Unito (a maggior ragione se riusciranno veramente ad uscire dalla UE)

  3. Svezia

  4. Olanda (meglio ancora se anche loro abbandoneranno la UE)

  5. Austria

  6. Germania

  7. Irlanda (dopo la Brexit molte banche e imprese nel settore finanziario si trasferiranno a Dublino)

  8. Malta

  9. Ungheria (eh già)

  10. Russia (per chi vuole veramente fare il salto di qualità)

Ecco la top ten dei paesi verso cui fuggire. Volete delle spiegazioni in più? Cari millennials e nativi digitali dei miei stivali, cercate almeno una volta nelle vostre vite di utilizzare la rete in maniera proficua e di cercarvele da soli le informazioni di cui avete bisogno. Non ho tempo da perdere nello spiegarvi tutto. Come dite? Volete avere maggiori chiarimenti in merito allo tsunami finanziario che ho accennato qualche riga su? Ok, detto in maniera telegrafica: ad inizio del prossimo anno il neo presidente Donald Trump chiederà al Presidente della FED, il corrispondente statunitense della nostra Banca Centrale Europea, di alzare i tassi di interesse sul Dollaro che da anni sono fermi allo 0%. Questo perché si pensa, e non a torto, che alzando seppur di poco il costo del denaro si possa stimolare la domanda interna e dare così un segnale ottimistico alle aziende che desiderano aumentare gli investimenti, produrre più beni e servizi ed assumere nuovi dipendenti. Questo a linee generalissime. Alzando tuttavia i tassi di interesse sul dollaro, vi sarebbe il rischio concreto che scoppi una devastante bolla finanziaria a Wall Street ben maggiore di quella del 2008. Il rischio è che l’intero sistema finanziario occidentale collassi portando con se le banche tedesche – Deutsche Bank e Commerzbank in primis – e di riverbero le già disastrate banche italiane che dal 2011 ad oggi hanno visto aumentare le proprie passività da 100 a 200 miliardi di Euro, insomma raddoppiandole. Per salvare le banche italiane, il commissario liquidatore al governo in quel determinato momento in Italia non potrà far altro che adottare il cosiddetto bail – in, ossia soldi degli azionisti e grandi correntisti invece che soldi pubblici che comunque non ci sono. Tuttavia una crisi finanziaria di una simile portata proveniente da Wall Street colpirà come una mattonella scagliata a velocità supersonica la già disastrata Italia che da 15 anni non cresce più, non ha tagliato spese pubbliche insostenibili e soprattutto non è riuscita ad attirare maggiori investimenti stranieri a causa dei cronici problemi di corruzione diffusa e tassazione psicopatica. Questi sono i veri problemi dell’Italia, altro che il bicameralismo perfetto! Avete forse sentito mai Travaglio o Santoro parlare di questo pericolo imminente?

Per farla breve: a prescindere da chi vincerà o perderà questo referendum, il futuro governo italiano (probabilmente uno tecnico guidato da Padoan ma non è detto) introdurrà imposte sugli immobili da capogiro, ricorrerà al prelievo forzoso su tutti i conti correnti maggiori di 30mila, considererà in automatico chiunque desideri avere una mini cassaforte di sicurezza per i suoi risparmi alla stregua di un potenziale evasore fiscale, aumenterà di sicuro l’IVA ed altre imposte sui consumi (per esempio tabacco) e taglierà migliaia di posti pubblici, senza contare l’impossibilità pratica per le aziende in crisi di assumere giovani disoccupati. Questo è comunque il destino che vi attende, il resto sono chiacchiere. Pertanto sceglietevi bene il paese migliore tra la top ten e se possibile non guardatevi indietro. Se ancora qualcuno di voi che si ostina a credere alle soluzioni collettive e che ha avuto lo stomaco di leggermi fino alla fine dovesse avere ancora dei dubbi sulla soluzione INDIVIDUALE, allora dovrebbe sapere che quando si abbatte uno tsunami su una città costiera qualunque persona lì presente si affida, anche in maniera inconscia, all’istinto ancestrale di sopravvivere e pensa solo a mettere in salvo sé stessa e le persone a lui care che in quel momento sono con lui. Momenti per elucubrazioni intellettuali e filosofiche non sono concesse. In un articolo precedente avevo inoltre fatto presente che il tempo non gioca a vostro favore: per citare la Germania, ma è un discorso che ben presto verrà applicato a tutti i paesi del Nord Europa cosiddetti virtuosi, i governi metteranno delle strette sui sussidi sociali per tutti quei giovani disoccupati provenienti dagli altri paesi UE che desiderino qui giungere in cerca di un lavoro. La Germania e la Gran Bretagna, a prescindere dalla falsa retorica sul sogno e sulla solidarietà europei, da tempo si stanno muovendo nella direzione di limitare la concessione di sussidi sociali ai disoccupati UE proprio perché sanno bene che lo tsunami sta per abbattersi su tutta l’Europa e che perciò prima bisogna pensare a mettere in salvo i propri figli e solo poi, forse e se ci sono segnali di ripresa economica, anche gli stranieri.

Insomma fate quello che volete: votate SI o NO, non votate, affidatevi alle felpe di Salvini, ai vaffanculo di Grillo, alla Madonna, alla Boldrini o alla Dea Fortuna. Non lamentatevi però tra un anno di non essere stati avvertiti.

Cordiali saluti da Berlino

PS All’inutile referendum vinceranno i SI essenzialmente per quattro motivi: il clientelismo del Sud Italia rappresentato in forma plastica ed efficace da De Luca, l’aumento di 85,00 Euro (lordi, giusto?) mensili per milioni di statali svedesi, la real politik di milioni di italiani all’estero e soprattutto la presenza di Bersani e D’Alema nel fronte del NO. Io direi che vinceranno i SI con circa il 54 – 55%. Se sbaglio, mi corrigerete. Buona domenica!

PPS Lo ammetto: riconosco di aver sbagliato totalmente il pronostico. Ormai nel Sud Italia diventa arduo perfino trovare 50,00 Euro per corrompere gli elettori, mentre i valorosi ed efficienti dipendenti statali hanno preferito fare dei sacrifici personali per mero e disinteressato amore della Costituzione più bella del mondo che garantisce loro un posto di lavoro anche se dovessero andare al lavoro nudi e con un caimano al guinzaglio. Per non parlare poi della memoria storica degli italiani sul ruolo di partigiani del NO come D’Alema e Berlusconi nello sfacelo italico, ormai ridotta ad un’autonomia di qualche ora, mentre 700mila espatriati cinici e disillusi non potevano certo opporsi a 19 milioni di residenti fiscali refrattari ad ogni tipo di cambiamento. Lo ripeto per l’ultima volta: la soluzione è INDIVIDUALE e consiste nell’abbandonare la nave senza cocchiere il prima possibile senza guardarsi indietro. Faccio inoltre notare che io me ne sono andato dall’Italia quando da più di 70 anni vigeva il tanto decantato bicameralismo perfetto e c’erano ancora le odiose province.

Una risposta a “La soluzione finale della questione italiana”

  1. Ottimo, anche se triste, articolo. Veniamo alla sua classifica; sarebbe interessante un articolo in cui vengano descritti i punti a favore dei paesi inseriti nella sua lista. Della Repubblica Ceca che mi dice? Dovrebbe essere ai livelli dell’Ungheria o no? Grazie

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