Il ritorno del vizir

merkel-erdoganUna delle più rilevanti notizie in campo politico che ha tenuto banco sui media tedeschi negli ultimi giorni è stata l’ennesima sfida a distanza al color bianco tra il presidente turco Erdogan e la cancelliera tedesca Merkel. Motivo della polemica è stata una dichiarazione pubblica di Erdogan il quale durante una manifestazione ad Ankara di qualche giorno fa ha criticato la politica di accoglienza del governo tedesco nei confronti dei cosiddetti profughi, affermando testualmente che:

La Germania è diventata un porto franco importante per i terroristi.”

Ha rincarato poi la dose in maniera provocatoria, al limite della minaccia, aggiungendo che:

La piaga del terrorismo vi tornerà indietro come un boomerang.”

In verità queste forti ed aggressive affermazioni derivano dalla condanna pubblica che il governo tedesco sta esprimendo da diverso tempo a questa parte nei confronti della continua opera di repressione portata avanti da Erdogan nei confronti di giornalisti critici del regime, dissidenti politici, attivisti dei diritti umani e perfino giudici e professori universitari, tutti accusati in maniera indiscriminata di aver appoggiato il fantomatico fallito colpo di stato di quest’estate. Nello specifico il governo turco sta accusando senza soluzione di continuità migliaia di esponenti pubblici, ma anche semplici cittadini privati, di essere dei simpatizzanti del movimento religioso del predicatore islamico Gülen, attualmente residente negli USA ed accusato da Erdogan stesso di aver pianificato il golpe militare, poi represso in nemmeno 24 ore e con una facilità sconcertante dai militari lealisti. Inoltre la stretta del governo, che ricordiamo essere islamista nell’ideologia e nelle pratiche quotidiane, ha coinvolto anche gli esponenti politici del partito filo-curda e progressista DHP i quali nei giorni scorsi sono stati arrestati con la vaga e, secondo molti osservatori, pretestuosa accusa di appoggiare l’organizzazione terroristica curda del PKK (Partito Comunista Curda) che da decenni si batte per l’indipendenza dei curdi da Ankara. Di fronte a queste palesi violazioni dei principi fondanti di un qualsiasi Stato di Diritto, il governo Merkel e pressoché l’intero emiciclo politico del Parlamento tedesco hanno espresso la più ferma condanna alla quale il neo vizir Erdogan, com’è ormai suo stile, ha risposto con i soliti insulti e minacce.

In verità chi da mesi sta leggendo attentamente gli articoli del mio blog, non dovrebbe essere sorpreso della brutta piega che sta prendendo il rapporto politico tra la Germania e la Turchia; almeno da marzo infatti sto mettendo in guardia i lettori dal possibile pericolo di un ricatto che Erdogan potrebbe perpetuare contro il governo Merkel e contro l’Europa intera. Già in due articoli scritti rispettivamente a marzo e maggio, spiegavo in maniera logica come un attentato terroristico sul suolo tedesco di pari intensità a quelli verificatisi a Parigi e Bruxelles potrebbe segnare la fine anticipata della carriera politica della signora Merkel, che da mesi non gode di per sé di buona salute a causa delle ben note polemiche sulla politica migratoria. Minacciare, come ha fatto esplicitamente Erdogan, che la Germania potrebbe sperimentare lei stessa la piaga del terrorismo significa mandare un messaggio nemmeno troppo velato al governo tedesco nello stare ben attento alle politiche che intende intraprendere nei confronti della Turchia in futuro. Significa in pratica far cessare con le buone, o perfino con una minaccia di stragi terroristiche, tutte quelle critiche nei confronti della violazione dei diritti umani con una particolare enfasi per la condizione dei curdi. Infatti per chi non lo sapesse, la Turchia da diverse settimane è entrata manu militari in Siria e Iraq con carri armati e truppe di fanteria al seguito ufficialmente per combattere l’Isis ma il vero obiettivo è quello di stroncare sul nascere qualunque tipo di velleità secessionista da parte dei curdi ivi residenti. Per riepilogare al massimo lo schema, visto che l’argomento dei curdi è alquanto vasto e complesso, possiamo affermare che Erdogan con la scusa della lotta al terrorismo vuole combattere e distruggere sul campo i diversi gruppi militari curdi presenti in Iraq, Siria e nella stessa Turchia prima che possano diventare così forti da essere in grado di proclamare la nascita di uno stato curdo, il cosiddetto Kurdistan. Questa eventualità viene vista come fumo negli occhi da qualsiasi partito turco,a prescindere dalle diverse colorazioni politiche.

Capite bene come questa azzardata politica militarista nasconda dei rischi gravissimi per il già martoriato Medio Oriente: attaccare i curdi in Iraq e Siria significa destabilizzare ulteriormente due stati già devastati dalle politiche neo-imperialiste degli USA e dei suoi alleati (ho detto Israele?). Anche in questo caso posso dire senza falsa modestia di aver già in marzo preconizzato gli eventi: in un articolo sullo stato delle relazioni turco-tedesche mi ero soffermato sulle clamorose dimissioni avvenute in aprile del primo ministro turco Davutoglu, cercando di azzardare delle spiegazioni. La versione ufficiale, ripresa pressoché in maniera unanime dalla stampa mainstream, è che Davutoglu si fosse dimesso per i contrasti insanabili sulle manie di potere sempre più egemoniche e pervasive del suo capo Erdogan. In verità questa spiegazione di comodo non mi aveva affatto convinto per il semplice motivo che l’ex primo ministro, nonché ex ministro degli Esteri, era stato da sempre un fedelissimo di Erdogan oltre ad essere stato un fervente sostenitore dell’accentramento dei poteri nelle mani del presidente e di una maggiore repressione delle minoranze politiche e religiose presenti nel paese. In pratica Davutoglu era sempre stato cosciente della volontà di Erdogan di volere sempre più potere tra le mani tanto che aveva manifestato il suo appoggio anche durante l’ultima campagna elettorale dello scorso anno; sapeva perciò benissimo di quale pasta fosse fatto il capo e sarebbe da considerare illogico ed inspiegabile che proprio dopo l’ennesima ed ampia vittoria elettorale avesse deciso di prendere le distanze dalle ben note idee politiche del suo padrino.

La mia personalissima idea, comprovata dai fatti verificatisi nei mesi successivi, è che Davutoglu fosse ben consapevole della volontà del suo capo di passare alla cosiddetta fase due, ossia quella in cui vi sarebbe stata un’escalation militare verso i paesi confinanti ed una maggiore repressione all’interno del paese. Ben consapevole che questa rischiosa politica di mantenimento del potere avrebbe di sicuro comportato dei crimini contro l’umanità, Davutoglu si sarebbe quindi dimesso per non dover rischiare un giorno di finire sul banco degli imputati per corresponsabilità nei crimini del regime. Sempre secondo la mia opinione, l’ex braccio destro di Erdogan era cosciente che nel nuovo corso politico non ci si sarebbe fatti scrupolo di incentivare il terrorismo islamico dell’Isis e di strumentalizzarlo per raggiungere i propri fini politici; da qui la decisione di sganciasi finché si era in tempo. Ciò significa altresì ammettere che i preparativi per il siluramento di migliaia di insegnanti, poliziotti, magistrati assieme alla repressione di qualunque forma di dissenso erano in preparazione da mesi e questo fantomatico, anzi direi io fantozziano, tentato colpo di stato di quest’estate era stata la scusa perfetta per portarsi avanti con il lavoro.

Pertanto non mi sorprende minimamente l’affermazione recente di Erdogan secondo la quale la Germania sarebbe diventata un porto franco per terroristi d’ogni risma, ragion per cui il rischio di un attacco islamista sarebbe alquanto probabile anche qui. E’ da mesi che vado dicendo, inascoltato, che la minaccia di un attacco terroristico islamico è molto forte in Germania e potrebbe essere strumentalizzata da Erdogan stesso come un modo per ergersi di fronte agli europei terrorizzati come l’unico garante politico in grado di fermare il flusso incontrollato di clandestini, tra i quali si potrebbero nascondere dei terroristi infiltrati (sempre secondo la sua versione intendiamoci nda), in cambio del tanto atteso accordo sui visti liberi per i cittadini turchi che volessero entrare in Europea. Infatti da mesi ci troviamo di fronte ad una situazione di stallo per quanto riguarda un eventuale accordo tra la UE (leggi Germania) e la Turchia in fatto di una liberalizzazione del regime dei visti per i turchi desiderosi di entrare in Europa. Più volte Erdogan stesso aveva minacciato l’Europa di far entrare centinaia di migliaia di profughi in Grecia e Bulgaria qualora la UE non avesse concesso delle facilitazioni per la concessione dei visti per quei turchi che volessero entrare nello Spazio Comune Europeo, garantendo così de iure un’equiparazione con i cittadini UE che secondo gli accordi di Schengen possono già ora circolare liberamente all’interno dei confini europei. Visto e considerato che in questo momento, al netto anche della sempre più imminente uscita della Gran Bretagna, la Germania è il paese leader in Europa e che può dare un contributo decisivo verso un accordo UE-Turchia, il neo vizir Erdogan tenta in tutti i modi di mettere pressione sul governo Merkel affinché si giunga effettivamente ad un accordo, anche ricorrendo alle minacce di un imminente attacco terroristico sul suolo tedesco. Per ora Erdogan non ha fatto seguito alla sua minaccia di inondarci di profughi poiché l’Unione Europea – cioè noi – lo ha tenuto buono con 6 miliardi di Euro che dovrebbero ufficialmente essere impiegati dal governo turco per coprire i costi di mantenimento dei numerosi campi profughi presenti sul suo territorio. Ma per quanto tempo potrà durare una situazione del genere?

Se ritenete che io stia parlando di fantapolitica, allora vorrei ricordarvi che durante l’ultima campagna elettorale per le elezioni turche, tenutasi lo scorso autunno, si verificarono due gravissimi attacchi kamikaze in altrettante manifestazioni di attivisti curdi nei quali morirono centinaia di giovani dimostranti. Quelle stragi terroristiche vennero immancabilmente rivendicate dall’Isis anche se alcuni osservatori avevano fatto balenare l’idea di una connivenza dei servizi segreti turchi i quali, sebbene fossero stati ben informati sulla presenza di terroristi alle manifestazioni, non li avrebbero fermati e non si sarebbero adoperati per evitare entrambe le carneficine. Fatto sta che, anche grazie al clima di incertezza e terrore successivi alle bombe, Erdogan riuscì a convincere una parte decisiva dell’elettorato che lui era l’uomo forte in grado di garantire ordine e sicurezza, vincendo così le elezioni e conquistando la maggioranza assoluta al Parlamento. Tutto questo per farvi presente quanto il fratello mussulmano in giacca e cravatta sia esperto nella pratica di strumentalizzazione del terrorismo a fini politici.

Ricordo poi per l’ennesima volta ai miei lettori che già in passato Erdogan era stato alquanto profetico per quanto riguardava imminenti attacchi terroristici di natura islamica che poi si sarebbero puntualmente verificati: più volte avevo postato un link – lo trovate negli articoli precedenti – nel quale il presidente turco aveva dichiarato pubblicamente in data 18 marzo come:

Non c’è nessuna ragione per cui la bomba che è esplosa ad Ankara (precedente attentato dell’Isis n.d.a.) non possa esplodere a Bruxelles o in qualsiasi altra città europea…I serpenti che dormono con voi possono mordervi in qualsiasi momento.”

Guarda caso 12 giorni dopo, ovvero il 30 marzo, sarebbero scoppiate le bombe a Bruxelles. Pertanto sappiate che se dovesse succedere un qualcosa di simile anche qui a Berlino o anche in un’altra città tedesca, non sarei di sicuro sorpreso né tanto meno avrei difficoltà a dormire la notte. Se pensiate che io come al solito esageri, vi rammento del presunto terrorista siriano, nonchè profugo, arrestato qualche settimana fa e trovato impiccato nella sua cella nel carcere di Lipsia, senza contare la settimana di sangue che a fine luglio aveva terrorizzato i cittadini tedeschi. Inoltre qualche giorno fa è stato arrestato a Berlino un altro profugo siriano – non sono né leghista né razzista ma mi attengo semplicemente alla cronaca – il quale stava anche lui progettando un attentato, almeno se ci atteniamo a quanto ci hanno comunicato gli investigatori. Di solito questi arresti di fantomatici terroristi con la bandiera nera dell’Isis in camera vanno sempre presi con le molle ma è indubbio che i rischi ci sono eccome e non sono i prodotti di una mente ottenebrata dal germe del complottismo. Ricordo poi che in un precedente articolo avevo riportato la dichiarazione ufficiale di un rappresentante del governo tedesco il quale quest’estate, durante un’interrogazione parlamentare della sinistra, aveva affermato ciò che le persone più informate e non schiave delle menzogne quotidiane dei media sanno da tempo, ossia che la Turchia è uno dei paesi sponsor del terrorismo e dei gruppi fondamentalisti islamici presenti in Medio Oriente ed Egitto. Ovviamente Erdogan si infuriò come una bestia ma penso che nemmeno a Washington abbiano preso bene questa improvvida uscita del vassallo, pardon alleato tedesco; non dimentichiamoci che la Turchia è un nostro partner NATO imprescindibile per quanto riguarda il perseguimento delle politiche occidentali in Medio Oriente.

Al di là delle varie supposizioni, quest’ultima uscita minacciosa di Erdogan secondo la quale appunto la Germania rischierebbe di subire un attacco terroristico non è altro che l’ultimo tassello di un conflitto politico che dura da diversi mesi tra i rispettivi governi. La situazione per la signora Merkel si fa ancora più delicata se riflettiamo sul fatto che in Germania vivono circa 3 milioni tra turchi e cittadini tedeschi di origine turca i quali a maggioranza approvano l’involuzione autoritaria che il loro paese d’origine sta subendo sotto il tallone di ferro di Erdogan. Quel che è certo è che se si dovesse verificare un attacco terroristico rivendicato dall’Isis, al pari di quelli in Francia e a Bruxelles, un quarto mandato della Merkel sarebbe impensabile a causa dell’inarrestabile rabbia popolare, già messa a dura prova dalla scelta delle porte aperte per i migranti, mentre gli europei sempre più impauriti potrebbero accettare qualunque tipo di accordo con il “diavolo” Erdogan pur di fermare eventuali futuri attacchi terroristici. Temo che scopriremo ben presto se avrò avuto ragione o meno.

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