De profughis non disputandum est

refugee_politic_of_angela_merkel__marian_kamenskyDopo tante riflessioni e drammatiche crisi interiori mi decido finalmente a dire la mia su quello che è il tema principale che da diversi mesi tiene banco in Germania e in generale in tutta Europa, ovverosia la cosiddetta emergenza profughi. L’argomento in questione è pressoché ogni giorno sulla bocca dei diversi schieramenti politici tedeschi e della relativa schiera di giornalisti, tuttologi, psicologi e compagnia cantante. Da quando la mirabile signora Kasner, ancora fresca della decapitazione del sogno greco di mettere in discussione la sua leadership in fatto di politica economica europea, ha dichiarato ai quattro venti che i profughi siriani e afghani (gli altri che se ciavino come diciamo a Trieste) sarebbero stati i benvenuti nel Quarto Reich, si sono scatenate una serie di reazioni delle più disparate. Alle prime (e all’epoca ancora minoritarie) critiche sulla fattibilità di gestire in maniera ordinata e razionale un flusso che sarebbe stato preventivato in un milione di nuovi profughi l’anno, a stragrande maggioranza musulmani, la signora sposata in Merkel ha risposto con un’affermazione che ha fatto storia: “Wir schaffen das – Ce la facciamo!”. Wow.

Prima di dire come la penso sul tema in questione, vorrei tuttavia partire da quelle che secondo me sono le cause sociali, politiche e anche storiche che nell’agosto dell’anno scorso e fino ai tristemente noti fatti di Colonia hanno spinto la maggioranza dei tedeschi ad appoggiare la politica di accoglienza totale della Merkel verso i rifugiati. In primo luogo non va dimenticato che quando la Merkel dichiarò la sua politica di accoglienza urbi et orbi, non si erano ancora spenti i focolari dell’ennesimo capitolo della tragedia greca. Per riassumere a grandi linee la vicenda, il governo di estrema sinistra (in questo momento sono preda di un improvviso e convulso scoppio di risa) di Tsipras e Varofaukis aveva ceduto in toto rispetto alle condizioni poste dal ministro delle finanze tedesco, l’handicappato Shäuble, e della Merkel che avevano garantito una tranche di aiuti alla Grecia in cambio di ulteriori riforme (cosiddette) del mercato del lavoro, dell’aumento di tutte le accise ed imposte e delle privatizzazioni dei pezzi pregiati del demanio greco come porti ed aeroporti. Sulla rete e i vari (a)social network si parlò subito di colpo di stato a matrice tedesca e commissione europea anche perché qualche giorno prima della resa incondizionata, il popolo greco a maggioranza del 60% si era espresso contro lo stesso piano di aiuti che poi qualche giorno dopo il traditore Tsipras (altro uomo di sinistra n.d.r.) avrebbe siglato. In tutto questo schema, che io ho volutamente semplificato per ragioni di spazio e tempo, la Germania merkeliana, sebbene non potesse ritenersi l’unico attore responsabile, non ci ha fatto sicuramente una figura meravigliosa mediaticamente parlando: sempre più alte si erano infatti levate le voci critiche nei confronti di questa Europa ad egemonia tedesca che sempre meno garantirebbe solidarietà e benessere agli altri popoli europei, a tutto discapito degli interessi dei soliti poteri forti.

A mio avviso é in questo contesto, segnato appunto da una forte critica nei confronti del ruolo tedesco tendente a sfociare nei soliti cliché legati al passato nazista, che si è inserita la mossa della Merkel di garantire un’accoglienza totale nei confronti dei profughi siriani. E’ stato insomma un modo nemmeno troppo velato di imporre l’egemonia della Germania in Europa non solo dal punto di vista politico ed economico, bensì, se così vogliamo definirlo, anche da quello umanitario. E’ come se i governanti tedeschi avessero voluto dichiarare agli altri popoli: “Ecco avete visto, voi che ci criticate sempre e che così spesso ci accusate di non avere né empatia né sensibilità verso le sofferenze degli altri popoli! In questo momento noi siamo gli unici che accogliamo i disgraziati che fuggono dalla guerra mentre voi (riferimento in special modo ai paesi dell’Est Europa) dovreste vergognarvi del vostro egoismo e della vostra mancanza di sensibilità! Solamente noi tedeschi siamo in grado di aiutare (ovviamente senza sbavi organizzativi) i profughi!” In questa logica i paesi dell’Est Europa, ossia quelli del cosiddetto patto di Bratislava cioè Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria ed in seguito Austria, si sono subito opposti a tale politica per diverse ragioni. Da quel momento in poi ne é nato un braccio di ferro che dura fino ad oggi tra la Germania e la Commissione Europea da una parte, che sono favorevoli ad un sistema di quote di ripartizione, e tali paesi dell’Est Europea che dall’altra parte non ne vogliono sentir ragione di accogliere centinaia di migliaia di profughi a maggioranza musulmana. Aggiungo io che uno dei paesi più fortemente criticati dalla banda di Merkel per la sua intransigente politica di chiusura nei confronti dei migranti ovvero la Polonia, sta accogliendo nel silenzio più totale dei media tedeschi qualcosa come 2 milioni (non è un errore di battitura…confermo proprio che trattasi di 2 milioni) di rifugiati ucraini che dall’inizio della guerra tra l’Ucraina e i separatisti del Donbass sostenuti da Mosca sono scappati in territorio polacco. In questa massa enorme di profughi compaiono sia disertori dell’esercito ucraino che si sono rifiutati di sparare ai loro fratelli nel Donbass sia una parte della popolazione civile di quelle zone, spesso di lingua madre russa, che ha dovuto cercare riparo dalla pulizia etnica portata avanti dal governo filo-USA e filo-UE di Kiev. Non va dimenticato che questo è uno dei tanti e clamorosi successi della politica yankee del premio nobel per la pace (n.d.r. diminutivo d’obbligo) Barack Obama, il quale ha trovato forti sostenitori nella sua fobia anti-russa proprio nel governo tedesco. Scusate il leggero off-topic ma queste non sono notizie che troverete nei mass media di regime.

Quindi in un clima politico segnato dalla figura sicuramente non splendida della Germania, la Signora Merkel, forte anche dei sondaggi, ha deciso di utilizzare la carta della solidarietà per far dimenticare in fretta all’Europa la sua politica di genocidio nei confronti del popolo greco; questo è un punto. Il secondo è di carattere più storico se vogliamo e fa riferimento alla psicologia di massa del popolo tedesco che è ancora fortemente influenzata dalla tragedia dell’Olocausto nazista verso gli ebrei ed altre minoranze. Infatti, come probabilmente ben saprete, in Germania è un reato penale sanzionato con pene detentive (ma qui si va in prigione per davvero, mica come in Italia) l’apologia del nazismo in tutte le sue forme, compreso anche il saluto romano in pubblico, ed il negazionismo dell’Olocausto. Tuttavia ad una più che doverosa presa di coscienza e riflessione verso l’oscuro passato, alla quale io come italiano tributo il massimo rispetto, ne possono nascere delle conseguenze paradossali. Una di queste è il totale terrore nel criticare qualsiasi tipo di politica dello Stato di Israele (quello sì segregazionista e razzista) nei confronti dei palestinesi; qualunque critica nei confronti dello Stato ebraico viene vista infatti come una forma di antisemitismo. Per fare un esempio nel 2014, durante una delle tanti stragi impunite dei sionisti nella striscia di Gaza dove in poche settimane erano morti durante i bombardamenti dell’aviazione israeliana centinaia di bambini, vi fu un corteo di solidarietà a Postdamer Platz a cui partecipai volentieri. Non vi dico la mia amarezza nell’osservare che TUTTI i manifestanti fossero arabi mentre non ho visto UNO ma dico UN SOLO tedesco alla manifestazione! Anche la sinistra che si proclama radicale deve cambiarsi il pannolino ogni volta che si tratta di criticare Israele (per approfondimenti leggere il mio precedente articolo).

Cosa c’entra – vi chiederete voi – il trauma dell’Olocausto ancora vivo presso i tedeschi con la questione dei profughi? Beh c’entra eccome dal momento che anche in questo caso ogni volta in cui una persona o un movimento politico critica la politica di accoglienza dei profughi, viene subito etichettato dai media ma anche da molte persone comuni come nazista e razzista, o mal che vada pericoloso populista. Questo è di sicuro dovuto anche alla coscienza dei tedeschi, i quali hanno il terrore puro (lo so perché ci vivo) che tornino i demoni di un passato in verità non molto remoto. Pertanto questo fattore psicologico, spesso sottovaluto dagli analisti politici, ha giocato un ruolo non indifferente nell’ondata di iniziale consenso verso la politica della Merkel. Perché dico “iniziale”? Beh perché il Capodanno scorso si sono verificati a Colonia dei veri e propri assalti di massa di natura sessuale da parte di poveri profughi musulmani ed arabo – tedeschi di seconda generazione nei confronti di ragazze tedesche che erano uscite in strada per festeggiare. A far aumentare la rabbia popolare è stato anche il silenzio totale dei liberissimi media tedeschi i quali, per timore appunto di essere considerati razzisti, si erano auto imposti una forma di censura legale evitando di parlare degli episodi in questione per molti giorni. Da quel momento l’opinione pubblica tedesca, fino a lì a maggioranza pro-accoglienza, ha cambiato bruscamente verso.

Quindi per riassumere possiamo dire che due fattori hanno giocato un ruolo importante e direi fondamentale per garantire alla Merkel un consenso iniziale alla politica di accoglienza: uno politico che è consistito nel presentare un’egemonia non solamente economica, ma anche morale, di fronte all’opinione pubblica europea ancora fortemente critica (per non dire incazzata) nei confronti delle politiche di austerità sostenute convintamente dalla Germania, ed un altro fattore di carattere storico-psicologico che ha giocato in maniera distorta ed irrazionale sul diffuso senso di colpa che i tedeschi nutrono ancora verso il passato nazista. Come terzo aspetto v’è una causa meramente economica, che se la dici ad un tedesco medio si incazza come una bestia. Infatti, come ho già avuto modo di riportare nei precedenti articoli, la popolazione tedesca sta attraversando da almeno 3 decenni un processo drammatico di invecchiamento. Nella gaudente e ricca Germania si fanno sempre meno figli e di conseguenza c’è sempre più bisogno di nuova manodopera che possa sostituire i posti di lavori lasciati vuoti e che soprattutto possa contribuire a far mantenere alla Germania il record delle pensioni più alte d’Europa. Basti sapere che secondo il recente studio:

http://www.zukunftsentwicklungen.de/gesellschaft.html

si calcola che entro il 2050 un terzo dei tedeschi avrà più di 65 anni. Non serve aver fatto un Master alla Bocconi per capire che qualcuno dovrà pur lavorare per mantenere questo alto standard. Inoltre diversi economisti hanno calcolato che il mercato del lavoro tedesco avrebbe bisogno di qualcosa come 1 milione di nuovi lavoratori all’anno (anche in questo caso non ho commesso nessun errore di battitura) per mantenersi competitivo; guarda caso nel 2015 il numero di profughi entrati in Germania è stato proprio di un milione di unità. Quando si dice le coincidenze della vita…

Probabilmente molti di voi vi starete chiedendo come mai lo Stato tedesco non vada ad attingere ai disoccupati di casa loro che soprattutto nelle regioni orientali sono ancora numerosi invece che importare manodopera estera, soprattutto quella proveniente da paesi così diversi per cultura ed abitudini come i paesi arabi. Beh vedete la spiegazione è alquanto banale: anche in Germania così come in tutti i paesi che si proclamano, almeno a parole, democratici ogni 5 anni i bravi cittadini si recano in una cabina a mettere una X all’interno di un quadrato dove è riportato il nome e cognome di una persona che secondo loro potrà migliorare le loro esistenze; insomma vanno volgarmente a votare. Anche a seguito di lotte durante secoli contro i perfidi padroni e la barbarie medioevale prima e totalitaria in tempi più recenti, chiunque cittadino che abbia compiuto 18 anni può usufruire di questo diritto, a prescindere dal suo status sociale e da quanto soldi ha in scarsela e se ha un lavoro o meno. Ciò significa che anche quei milioni di tedeschi che sono ancora disoccupati hanno il diritto di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento come qualsiasi altro comune mortale; ma provate per un secondo ad immaginare cosa succederebbe se domani la signora Merkel dicesse loro che i tempi delle vacche grasse sono finiti e che essi possono prendere il sussidio ancora per un periodo ponte di, mettiamo, 6 mesi o anche meno. E immaginiamo che sempre la Lady di ferro patinato con finto oro aggiungesse che dopo tale periodo ponte i disoccupati ariani non percepirebbero neanche un Euro. In tal caso i movimenti estremisti di sinistra e destra avrebbero gioco facile nell’attizzare la rabbia dei tedeschi rimasti senza un soldo in termini elettorali; in special modo la destra cosiddetta neonazista potrebbe dire (e dal loro punto di vista non avrebbero addirittura nemmeno tutti i torti) che il governo federale preferirebbe elargire miliardi di Euro ai profughi musulmani che non parlano una parola di tedesco e che non dimostrano una reale volontà di integrarsi rispetto ai loro connazionali.

Ora avrete ben capito come questo sistema sociale che viene sbandierato dai vari governi nostrani e giornalisti prezzolati come il sistema migliore (come d’altronde tutto quello che i tedeschi fanno) d’Europa, sia in verità una riproposizione patinata del mero clientelismo che si trova in Sud Italia. Solo che a Napoli i sussidi di disoccupazione elargiti con generosità assieme ai ciclici pacchi di pasta distribuiti alla viglia delle elezioni per ottenere i voti dei disoccupati vengono bollati dai bravi bambini del Nord Europa come assistenzialismo statale mentre qua ce la menano con “Lo stato sociale di mercato ad impronta renana”. Per tornare al problema dei profughi, la mia opinione è che questo flusso incontrollato è stato favorito proprio dalla necessità tedesca di rafforzare il proprio mercato del lavoro abbassando i salari ed aumentando la concorrenza tra lavoratori, oltre che per salvare il sistema pensionistico più generoso d’Europa. La solidarietà di facciata è stato l’elemento propagandistico di fondo rafforzato ad arte dai sensi di colpa dei tedeschi verso il passato nazista e le più recenti vicende greche. Almeno io la vedo così. Tuttavia il problema storico dei tedeschi, che si sta ripresentando anche in queste drammatiche ore in Europa, è che loro non dimostrano alcun tipo di empatia verso gli interessi degli altri stati e le sensibilità degli altri popoli europei. Per meri calcoli elettorali e di tenuta del sistema interno, il governo tedesco ha accolto a braccia aperte i cosiddetti profughi siriani senza però considerare che vi sono paesi che non hanno né la capacità organizzativa né tanto meno l’esperienza di gestire un flusso così ingente di migranti.

Prendiamo per esempio il nostro italico stivale: ma voi pensate veramente che un paese dove è tuttora presente una disoccupazione giovanile del 42% possa avere le capacità di assorbire milioni di migranti nel proprio sistema? Qualche anima pia glielo vuole dire alla CEI e al Papa Mona Francesco? Oppure prendiamo paesi piccoli come l’Ungheria e la Repubblica Ceca per citarne altri due: essi sicuramente non hanno una situazione economica così florida da permettersi di accogliere persone a maggioranza di 2/3 con un’istruzione minima. Bisognerebbe in primo luogo trovare i soldi per costruire degli alloggi decenti e non delle misere tende o baracche per ospitarli, bisognerebbe poi trovare i finanziamenti per offrire loro dei corsi di lingua ceca e ungherese (e voi pensate che Abdul di Aleppo abbia la voglia di impararsi quelle lingue per lui barbare?) ed infine questi governi dovrebbero capire se è possibile offrire un’occupazione a questi disperati che non sia solo aprire un kebab a Budapest. Inoltre non bisogna sottovalutare, cosa che i tedeschi fanno regolarmente per poi immancabilmente stupirsi, che paesi come l’Ungheria od anche la stessa Polonia hanno combattuto a costo della loro vita contro le occupazioni tedesche e russe ed è quasi normale per loro vedere con rabbia queste imposizioni provenienti da un’entità altrettanto autoritaria come l’Unione Europea. Se vogliamo considerarci veramente una comunità di popoli, dovremmo in primo luogo capire le sensibilità di genti che vengono da un passato e da esperienze completamente diverse dalle nostre. I polacchi, gli ungheresi, i cechi e gli slovacchi hanno sempre combattuto contro occupanti stranieri nel corso dei secoli e per loro non è così strano come noi europei occidentali così civili e benpensanti considerare questa massa di musulmani come dei nuovi invasori.

Di fronte a queste critiche l’arroganza e la totale mancanza di empatia tedesca tocca come sempre nella storia il suo culmine. Il kapò, ormai promosso per meriti sul campo a Gruppenfuhrer, Schulz non perde occasione per criticare i vicini polacchi definendoli egoisti ed insensibili alle sofferenze di milioni di disperati, dimenticando tuttavia di dire che in questo momento in territorio polacco sono presenti 2 milioni di profughi ucraini (leggi anche sopra) che sono fuggiti dalla guerra tra il regime corrotto (filo-tedesco e USA) di Kiev e i ribelli filo-russi del Donbass. Ed è naturale poi che comunità così compatte anche dal punto di vista etnico vadano poi a votare partiti che, in maniera anche goffa se vogliamo, si proclamano difensori dei loro interessi. Non è mia intenzione fare una disamina dei loro programmi elettorali e valutare se ed in quale misura possano essere attuati e con quali conseguenze; dico solo che tutti i partiti di estrema destra che sono cresciuti negli ultimi mesi in Polonia, Ungheria, Austria, Italia, Francia, Repubblica Ceca e Slovacchia hanno avuto come comune denominatore una critica feroce alla politica lassista della Merkel in fatto di profughi e al rifiuto di accogliere migranti musulmani sul loro territorio. Un altro fattore che sta spaccando ulteriormente l’Unione Europea anche a causa della miopia e testardaggine tedesca è il fantomatico negoziato tra la Signora Kasner e il visir Erdogan che dovrebbe garantire il rimpatrio dei profughi dalla Grecia alla Turchia in cambio di una libera circolazione dei turchi maomettani in Europa. Anche in tal caso, e questo è avvenuto recentemente nella vicina Austria, i partiti cosiddetti populisti e di estrema destra hanno visto crescere i propri consensi proprio nell’ottica di una contrapposizione a questo controverso accordo.

E come ha reagito la politica tedesca ed il relativo circo mediatico? Facendo una sana autocritica? Cercando di trovare un compromesso con le istanze di governi che sono portatori di sensibilità diverse dalle proprie? Macché…è stato subito imbastita attraverso media di regime capitanati dal progressista Spiegel una critica serrata al limite del razzismo nei confronti degli altri popoli: i polacchi sarebbero dei clerico-fascisti, gli ungheresi dei nazisti che discriminano i rom e i pochi ebrei rimasti e che desiderano rivedere le frontiere del loro Stato, gli italiani per tradizione degli inetti che non sono neppure in grado di controllare i loro confini marittimi, i greci poi non ne parliamo neppure…Purtroppo in Germania non ci si rende conto mai abbastanza come questa politica di accoglienza portata avanti solo ed esclusivamente per tutelare gli interessi del mercato del lavoro tedesco, non possa essere esportabile in paesi che hanno sensibilità, dovute anche a tragedie del passato, ed un tessuto economico completamente diversi da quello tedesco. I partiti bollati superficialmente dai media come nazisti e populisti hanno avuto gioco facile nell’incanalare questo disagio, anche in considerazione della scomparsa di una sinistra social-democratica degna di questo nome. Basti pensare che, per aggiungere un elemento grottesco e tragicomico all’intera vicenda, nella meravigliosa Germania il ministro donna del Lavoro socialdemocratico Andrea Nahler (n.d.r. in Germania il nome Andrea è femminile) ha proposto di concedere i sussidi sociali ai cittadini europei in cerca di un lavoro solamente qualora essi abbiano risieduto o lavorato per almeno 5 anni in Germania e non abbiano in questo lungo lasso di tempo già usufruito degli aiuti statali diretti ai disoccupati. La cosa interessante e tragica al tempo stesso è che tale proposta così sfacciatamente di destra sia venuta da un ministro che si proclama prosecutore della tradizione del primo partito socialista d’Europa. E’ chiaro come il sole che la politica di solidarietà del governo tedesco non abbia altro scopo (anche questo l’ho già scritto nei precedenti articoli) di dividere gli schiavi, pardon i lavoratori, europei ed extra-comunitari tra di loro a tutto vantaggio dei profitti dei soliti nomi noti. Aggiungo poi che il cosiddetto miracolo tedesco che da almeno 10 anni viene spacciato dai governanti nostrani come un modello da seguire ed imitare, altro non è che un mix micidiale di salari bloccati da anni e da un surplus commerciale enorme (e che si badi bene secondo le regole comunitarie dovrebbe essere sanzionato) causato da un export incontenibile verso i paesi più poveri dell’Unione Europea, i quali come la Grecia si sono a loro volta indebitati per potersi accaparrare i beni tedeschi. Aggiungo inoltre che il 98% (no errata corrige) dei beneficiari dei sussidi sociali in Germania sono – pensate un po’ – alti tedeschi ariani dai capelli biondi e occhi azzurri.

Quindi per concludere la mia breve e sicuramente insignificante analisi dell’emergenza profughi, concludo dicendo che ancora una volta, al fine di garantire i propri miseri interessi di bottega in vista anche delle elezioni che si avvicinano, la signora Merkel e la sua protesi Schäuble stanno mettendo a rischio la tenuta dell’intero sistema europeo. Di fronte alla critica di popoli che non hanno la minima intenzione di partecipare ad una lotta al ribasso per i salari con Abdul e Mohammed, si risponde in maniera semplicistica che essi sono portatori di pulsioni irrazionali e di pancia senza tenere in considerazione che la situazione economica di quei paesi non può sostenere simili costi e contare sui vantaggi a lungo termine, come invece può ambire la Germania, di un’immigrazione di massa. A tutto ciò sarebbe anche da tenere conto che un afflusso costante di un milione di profughi musulmani all’anno potrebbe portare, sempre in una visione a lungo termine, a conseguenze che dette ora sembrano fantapolitica. Infatti io personalmente non concordo con quanto asseriscono diversi movimenti di estrema destra, ossia che entro 50 anni l’Europa sarà a maggioranza musulmana. Il tasso di natalità degli islamici è di sicuro più alto rispetto a quello degli europei ma non ritengo che ciò possa pregiudicare, perlomeno per le prossime 3 generazioni, i rapporti di forza demografici intercorrenti. Ciò che io invece temo è che in paesi dell’Europa occidentale dove già ora sono presenti delle importanti minoranze musulmane, possano essere fondati dei partiti politici che si potrebbero prefiggere lo scopo di rappresentare le istanze di tale minoranze. Se in Germania per esempio, venisse fondato un partito che si autoproclama l’unico rappresentante degli interessi di 3 milioni (numero destinato a crescere) di turchi (con doppia cittadinanza turco-tedesca) qui residenti, quali potrebbero essere le conseguenze pratiche dell’ingresso di tale partito in Parlamento? Ciò che dico sembra assurdo ma se si considera che la soglia di sbarramento per entrare nel Bundestag tedesco è del 5%, non sembra in fondo così improbabile che un partito portatore degli interessi dei turco – tedeschi o addirittura più in generale dei cittadini tedeschi di religione musulmana possa superare tale soglia. E provate un po’ ad immaginare se in un quadro di instabilità politica ci sia bisogno di un’alleanza con tale partito per formare un governo. In quel caso altro che negoziato con la Turchia sulla questione dei visti…potrebbero passare misure ben più amene come il finanziamento pubblico delle moschee, il bilinguismo tedesco – arabo in alcune zone ad altra concentrazione musulmana, la deroga per alcune norme del codice civile tedesco ritenute lesive della dignità del musulmano medio. Senza inoltre considerare il permanente stato di tensione creato ad arte tra la maggioranza bianca ed autoctona, sempre più impoverita e spaventata, e l’aggressiva minoranza musulmana; ma per fortuna i media progressisti ci ricorderanno che a salvarci ci sarà la sempre verde NATO a guida americana (che guarda caso il cattivissimo nazistoide Trump vorrebbe mettere in discussione) e l’alleanza salvifica con l’unica democrazia mediorientale, ossia Israele. Ma ovviamente questi sono solo i deliri di un complottista a cui i primi calori estivi hanno evidentemente dato il colpo di grazia al suo già instabile stato psichico. Intanto per portarmi avanti sul lavoro, sto ripetendo a menadito un’espressione usata pressoché quotidianamente nel mondo arabo. Insciallah. Se Dio vuole.

Cordiali saluti

Una risposta a “De profughis non disputandum est”

  1. Sono d’accordo. In primis la colpa va alla trasformazione che in pochi anni ha avuto la cosiddetta sinistra un po’ dappertutto. Non è più portatrice di salvaguardie per le classi più povere o medie, che ormai sono la maggioranza ed in certi casi è ancora più reazionaria della destra. L’ingresso dei profughi fa gli interessi delle grandi lobby, perché loro accetteranno salari bassi pur di sopravvivere e noi dovremo adeguarci. Infine si sta discutendo delle quote di profughi da spartire in Europa, ma potrebbe andar bene se fosse un numero certo e chiuso, invece ne stanno arrivando e ne arriveranno sempre di più, quindi le quote cambiano di continuo, come si può fare così una seria politica di distribuzione ed integrazione. La soluzione è solo una: tutto l’Occidente deve farsi un serio esame di coscienza, prendere consapevolezza delle cause di questo esodo biblico ed impegnarsi a risolvere i problemi di guerra e fame nei paesi d’origine di queste persone.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *