Cronache dalla fine della storia

vignetta-fiat-marchionneViviamo tempi interessanti. Questi tempi post – moderni, per usare una terminologia tanto cara ai disillusi della cosiddetta new age, sono ben diversi da quelli che si aspettava lo storico nippo – americano Fukuyama quando, all’indomani dello smantellamento dell’Unione Sovietica nel ’91, aveva esultato parlando di una prossima fine della storia. La storia invece è andata avanti in maniera tumultuosa ed oltre alle conquiste tecnologiche di Internet e degli smartphone di ultima generazione che anche un precario da 500 Euro al mese può e giustamente desidera permettersi, la geopolitica degli ultimi 27 anni ci ha assegnato un’unica potenza egemone, di cui non farò il nome à la Veltroni 2008 per non demonizzarla, la quale ha esportato in mezzo mondo guerre e distruzione con dividendi miliardari per pochi manager della Exxon e migrazione selvaggia per noi poveri comuni mortali oltre al rischio di saltare in aria da un momento all’altro anche mentre aspettiamo un bus. Sì lo so, sto parlando come un manovale di Castelfranco Veneto che vota Lega ma suvvia se volete leggere i dettagli del Progetto per il Nuovo Secolo Americano, la fonte è vasta: un Chomsky al giorno è meglio di due bicchieri di vino rosso del Chianti e pertanto non protestate se oggi desidero essere qualunquista. Non mi va neppure di soffermarmi sulla cosiddetta pannocchia d’oltreoceano; l’ho fatto scrivendo dieci pagine in quattro ore due giorni fa e non mi va affatto di ripetere i medesimi concetti che tutti gli analisti vi staranno dicendo ora, con i dovuti e doverosi aggiornamenti rispetto alla precedente strategia di criminalizzazione del noto molestatore sessuale (non sto parlando di Bill Clinton, signora!). Quello che desidero in questa stranamente soleggiata, almeno per Berlino, domenica autunnale è di fare una breve cronaca dalla fine della storia con i miei rancorosi commenti da millennial ingrato.

Iniziamo dal Bel Stivale che nonostante la sua invitante posizione naturale, non si decide ancora a muoverlo contro l’occupante ammerriggano. Di sicuro il lettore si stupirà non poco nell’apprendere la mia decisione di parlare della ben nota vicenda di Gorino, nonostante in queste ore tutto il mondo si preoccupi della fine della civiltà (occidentale) conseguente alla vittoria di Donald. Come dite? Non sapete cos’è successo a Gorino? Ma come, l’avete già rimosso dalla vostra memoria? Ma sì dai, si tratta di quel paesino di qualche centinaia di anime, la maggior parte delle quali vive anzi sopravvive di pesca, nel ferrarese che qualche settimana fa era insorto con le barricate poiché si era rifiutato di accogliere la pericolosissima “invasione” di ben 12 rifugiate africane e relativi bimbi al seguito che scappavano dalla guerra, quella vera con ragazzini soldato e…pum pum pum. Certo di primo acchito la decisione di fare un casino incredibile e quasi una rivolta per qualche decina di donne, di cui una incinta, e dei bambini non è che mi abbia convinto. Sarebbe stato meglio che er popolo fosse insorto contro questa massa di mafiosi – Si caro Saviano, non sto parlando degli spacciatori quindicenni di Scampia – che porta il nome di Unione Europea la quale ha distrutto la nostra ricchezza nazionale ma da emigrante italiano in terra di Germania, il quale ha il privilegio di guadagnare la bellezza di 1.400,00 Euro netti al mese a tempo indeterminato, che cazzo ne posso sapere io. In fondo sono solo un fuggiasco. Tuttavia leggendo tra le righe, si scopre che l’ostello che avrebbe dovuto accogliere i profughi era stato informato dal Prefetto Mario Morcone – tessera PD in tasca e già in Kosovo nel ’99 con l’Onu dopo che il suo superiore di sinistra D’Alema aveva contribuito a mettere in ginocchio la Serbia con gli illegali bombardamenti NATO – appena sei ore dall’arrivo dei profughi. Accecati dalla rabbia per un preavviso così breve e timorosi del fatto di non conoscere se a giungere a destinazione potessero essere delle donne con bambini al seguito oppure dei giovanotti di vent’anni soli soletti e con gli ormoni a mille, gli abitanti con un rapido passaparola si sono organizzati ed hanno inscenato la rivolta. Se lo avessero saputo qualche settimana prima e fossero stati consultati nel merito, molto probabilmente quella gazzarra non si sarebbe mai verificata.

Invece di fare mea culpa per l’indegna e ben poco professionale modalità di comunicazione dell’arrivo, il Prefetto di Ferro ha pensato bene di ricorrere ad altri metodi. Giova ricordare che in Italia i Prefetti sono di nomina politica e rappresentano nelle singole provincie l’autorità del Governo Centrale che li ha nominati. Pertanto la parola di un Prefetto dovrebbe rappresentare il Governo Italiano il quale a sua volta dovrebbe essere il portavoce delle istanze dei cittadini che lo hanno votato. Come parlo bene, vero? Potrei candidarmi al ruolo di ghost writer per il prossimo leader del centro – sinistra. Fatto sta che il Prefetto Morcone, il quale non viene da Bressanone per intenderci e che è comunque pagato con i soldi del contribuente, invece che chiedere umilmente scusa ha dichiarato1:

Mi vergogno molto di quello che è successo a Ferrara, credo si debbano vergognare quelle persone che hanno impedito la sistemazione di donne e bambini (…) È un amaro ricordo che quei cittadini si porteranno appresso a lungoha detto, sottolineando che “gli italiani che rifiutano l’aiuto doveroso a donne e bambini sono ottusi, mi vergogno di averli come connazionali” (…) Se non vogliono vivere nello stesso posto dove diamo accoglienza ai profughi – ha aggiunto – andassero a vivere in Ungheria. Noi staremo meglio senza di loro”.  

Solo in Italia può accadere che un rappresentante delle Istituzioni dello Stato Centrale, pagato con le tasse di chi lavora e che non riceve nulla in cambio, possa avere la tracotanza ed il senso di impunità di affermare che chi si oppone alle scelte governative, è meglio che faccia le valigie e si levi di torno. E’ un fare storicamente italico quello di molti uomini di governo, i quali invece di ammettere la propria incompetenza ed assumersi le proprie responsabilità, scaricano le colpe della loro amministrazione tribale e delle catastrofi ad esse conseguenti sulla plebaglia ignorante. Lo si era visto nel 1917 dopo che i soldati austriaci e tedeschi avevano sfondato il fronte a Caporetto, nonostante settimane di vani avvertimenti giunti ai Comandi Centrali ItaGliani. Nell’occasione il Capo delle Forze Armate Cadorna aveva scaricato tutte le colpe della disfatta sui fanti che si sarebbero vigliaccamente consegnati al nemico. Un altro responsabile della disfatta di Caporetto e che, oltre a non aver mai pagato nemmeno con un solo giorno di galera, il popolo italiano avrebbe ritrovato più di vent’anni dopo durante i concitati giorni dell’armistizio del ’43 fu il generale (nonché massone di una certa importanza) Badoglio. Per fare un altro parallelo storico, come dimenticare la vergognosa fuga di Mussolini da una Milano “liberata” dagli Alleati travestito da soldato tedesco mentre i bambini di quindici anni venivano fucilati sui sagrati della Chiese di Firenze (si prega di leggere gli ultimi capitoli del romanzo “La Pelle” di Curzio Malaparte) perché nella loro ingenuità volevano morire come dei grandi eroi? Tuttavia almeno nel nostro pur travagliato, per usare un eufemismo, passato italico i responsabili di questi scempi in qualche modo avevano pagato qualche prezzo: Cadorna venne destituito dal Re e sostituito da Diaz, Mussolini e i suoi peones (eccezion fatta per la povera ed ingenua Petacci) fuggiaschi fecero la fine che tutti voi sapete e lo stesso Badoglio, nonostante non avesse mai pagato di persona anche grazie alla solidarietà dei suoi numerosi fratelli, fu per decenni sinonimo di tradimento, infamia, vigliaccheria, disorganizzazione e caos.

Invece che cosa rileviamo nel 2016? Abbiamo questo Prefetto, pagato con soldi nostri e che in teoria dovrebbe rappresentare lo Stato, che oltre a non pagare con il licenziamento o perlomeno con le dimissioni la sua totale mancanza di organizzazione nel comunicare per tempo ed in maniera corretta l’arrivo dei migranti in un piccolo paese, non fa nemmeno per un attimo marcia indietro, non ammette i suoi sbagli, quindi logicamente non ritiene necessario scusarsi ed anzi, non contento, attacca violentemente i suoi stessi concittadini, di cui dovrebbe essere garante dei relativi diritti, definendoli la vergogna d’Italia e prospettando per loro un viaggio di sola andata verso Est direzione Budapest. Ma l’aspetto più tragico di questa farsa è che nessun partito politico, con l’eccezione forse della Lega Nord, né tanto meno i comuni cittadini hanno chiesto le dimissioni seduta stante del Prefetto, anzi sotto sotto penso che la borghesia del quartiere Parioli di Roma che vota PD sarà stata di sicuro d’accordo con il prefetto (a questo punto con la p minuscola) nel volere deportare, pardon far emigrare, gli italiani dissidenti. In fondo la democrazia e la libertà vanno bene solo se si ha un Master alla Bocconi altrimenti si entra nelle infami caselle del “populismo”, del “fasssismo!” e del “razzismo”, per non uscirne mai più. Moltiplicate le dinamiche della vicenda Gorino per mille a capirete uno dei tanti motivi del successo dei Trump di turno e degli altri “pericolosissimi” populismi di destra.

Secondo me, la vera fine della storia risiede proprio nell’efficacia di chi detiene il potere di portare avanti le proprie politiche senza la sporca necessità di assassinare gli oppositori, di mandarli al confino a Ponza, di far sfilare i carri armati per le città, di chiudere i giornali, di bruciare i libri in piazza, di arrestare i dissidenti e buttare via la chiave, di utilizzare le camere di tortura e tanti altri metodi violenti dei bei tempi che furono. Ora è possibile ottenere risultati ben più efficaci, senza spargimenti di sangue, manipolando le emozioni che ogni persona “normale” possiede, controllando i mezzi di comunicazione di massa e criminalizzando il dissenso delle persone sempre più impoverite da salari stagnanti da 30 anni di reaganismo, sempre più prigioniere di un presente dall’orizzonte finito e terrorizzate dai segni di una futura pace terrificante, con l’arma del terrorismo psicologico verso un passato fatto di marce, svastiche e federali che non tornerà mai più ma che ha ancora la sua efficacia sulle menti di molti. Il giornalista Paolo Barnard aveva più volte dichiarato che qualora per assurdo domani tornassero i nazisti al potere, essi liquiderebbero i valorosi giovani con il borotalco oppure chiudendo loro gli account Facebook. Condivido ma mi limito a correggere il tiro: per liquidare tutti questi nostri valorosi giovani del Terzo Millennio, è sufficiente lasciare aperti i loro account Facebook dove possono manifestare il loro sdegno per la vittoria di Trump, invece che chiuderli, giacché una loro drammatica chiusura li farebbe scendere in piazza per combattere contro l’autoritarismo dei nazisti dell’Illinois. Meglio perciò per il Potere con la P gigante lasciar sfogare in maniera del tutto innocua le loro frustrazioni su un piano virtuale, in modo tale che si sentano realizzati nella battaglia, piuttosto che si riuniscano in posti reali per manifestare in maniera concreta il loro impegno. A parte questa precisazione, concordo appieno con Barnard.

Qualora non dico 40, ma appena 10 anni fa, un prefetto si fosse permesso di dire che chi non avesse voluto accogliere i migranti se ne sarebbe dovuto andare via dall’Italia, sarebbero scoppiate perlomeno delle proteste di piazza e delle interrogazioni parlamentari. Invece ora ci dobbiamo accontentare dei cinguetti di Salvini su Twitter. Questa per me è la fine della Storia con la S maiuscola. Facciamo un figurato viaggio in macchina ed attraversiamo prima il Brennero e poi le Alpi austriache per arrivare in Germania, il paese dove tuttora vivo in esilio. Anche qui la musica non cambia, anzi direi che su alcuni temi come l’inevitabile multiculturalismo, l’ovvia appartenenza dell’Islam alla storia della Germania e l’accoglienza senza se e senza me dei rifugiati nella società i margini per un dibattito scevro da sciocche etichettature e facili criminalizzazioni di parte sono ancora più stringati. Capita così di leggere su un quotidiano berlinese online le parole a dir poco inconcepibili fino a non molto tempo fa di un profugo siriano di 18 anni, Aras Bacho il suo nome, il quale da sei anni vive in Germania ma che, nonostante il suo relativo breve lasso di tempo di permanenza qui e la sua giovane età, sembra avere le idee ben chiare su quali cavalli vincenti il potere stia puntando in questo momento. Prima di riportare le sue testuali parole, vorrei menzionare il dettaglio, confermato dallo stesso ragazzino profugo, secondo il quale egli era giunto assieme ad altre persone dalla Turchia alla Grecia e poi in Germania solo dopo aver comprato illegalmente un passaporto turco falso presso il mercato nero, mentre si trovava in un campo d’accoglienza in Turchia. Senza perciò tale escamotage illegale, il povero Aras non sarebbe mai riuscito ad entrare in Europa. Questa potrebbe essere solo una delle tante meravigliose conseguenze in caso di un accordo tra la UE e la Turchia del democratico Erdogan sul regime di visti liberi per i cittadini turchi, o presunti tali, che volessero entrare in Europa: ad utilizzare passaporti turchi falsi comprati sul mercato nero potrebbero essere infatti clandestini di altri paesi oltre che finti profughi che in verità altro non sarebbero che terroristi islamici pronti a colpire nelle nostre città oppure più amenamente gente nullafacente in cerca di facili sussidi sociali da integrare con traffici vari o lavoretti in nero. Cerchiamo di non pensarci per il momento e concentriamoci sulle concilianti parole che il 18enne siriano Aras ha voluto riservare ad un parte dei cittadini del paese che lo ospita2:

Saluti a voi cittadini furiosi e disoccupati che passate il vostro tempo su Internet. Voi che siete così istruiti, volete ancora stravolgere la verità? Non vi è ancora chiaro che voi diffondete bugie ogni giorno? Cosa avreste fatto al nostro posto? Ma certo, sareste scappati!

Noi profughi e i tedeschi non vogliamo più vivere nello stesso paese con voi cittadini rabbiosi. Potete anche, e io lo ritengo giusto, fuggire dalla Germania, ma prendete vi prego subito anche la Sassonia e l’AFD con voi.

Se la Germania non vi piace, perché vivete ancora qui? Perché non siete in un altro paese? Se questo è il vostro paese, cari cittadini rabbiosi, comportatevi in maniera normale. Altrimenti potreste semplicemente fuggire dalla Germania e cercarvi una nuova patria. Come migliore ipotesi potreste andare nell’America di Donald Trump, di sicuro vi accoglierebbe volentieri. Stiamo stanchi di voi.

Come scritto all’inizio, stiamo vivendo tempi interessanti. A parte il continuo riferimento alla rabbia animalesca dei cittadini, manco fossero delle pericolose volpi boschive da sterilizzare o abbattere, anche in questo caso mi ha colpito la medesima sensazione di impunità per le gravi esternazioni rilasciate a mezzo pubblico che avevo già riscontrato nel prefetto Morcone. E’ come se il ragazzo sapesse benissimo che una parte rilevante della società tedesca, ormai addomesticata dal dogma del politicamente corretto rinforzato da dosi ben mirate di sensi di colpa instillate al popolo tedesco per i crimini passati, avrebbe espresso noncuranza se non perfino una certa approvazione nel voler cacciare il vicino di casa disoccupato ed ignorante, oltre che ovviamente razzista. Per i motivi che avevo già esposto in maniera ampia nei precedenti articoli, e che non intendo ora ripetere, la sinistra di governo ha sempre premuto il piede sull’acceleratore per quanto riguarda l’immigrazione sia perché da più di 20 anni ha sposato la causa del neoliberismo, con stagnazioni salariali e guerra tra poveri connesse, sia perché ha capito bene che per criminalizzare le voci discordanti è molto più efficace accusare l’interlocutore di essere un “retrogrado razzista” piuttosto che usare una violenza esplicita. Se ci riflettete, noterete che le dinamiche di Gorino e quelle del caso del profugo siriano in Germania sono le stesse e possono essere applicate in qualunque altro paese capitalista con forti tensioni sociali, come anche e soprattutto l’America: si tenta cioè di tirare la corda sempre di più mettendo una contro l’altra la maggioranza dei lavoratori e dei piccoli medi produttori autoctoni, sempre più impoveriti e sradicati anche culturalmente dalla globalizzazione, e le varie minoranze sessuali, etniche ed intellettuali. Queste ultime minoranze, come per esempio i cosiddetti profughi e il movimento dei diritti gay, si caratterizzano per una certa aggressività nei modi del perseguimento dei loro obiettivi mentre hanno dalla loro parte quasi tutto il gotha della “libera” informazione.

Pensiamo solo alle proteste che si stanno verificando in questi giorni negli USA per la vittoria di Trump: studenti benestanti dei college, attiviste femministe che si scandalizzano e considerano sessista anche solo sentire pronunciare la parola “culo”, minoranze nere ed ispaniche e attivisti gay sono scesi in piazza come un sol uomo per contestare l’esito libero e democratico di un’elezione presidenziale. Questi stessi attivisti dei diritti umani, che una recente inchiesta di Wikileaks ha rivelato essere stati spesso foraggiati dallo speculatore internazionale George Soros con la sua organizzazione ombrello Open Society, sono quelli che si erano scandalizzati e che avevano gridato ad un potenziale golpe quando Trump ancora durante la campagna elettorale aveva dichiarato che avrebbe potuto contestare la vittoria della Clinton. Un altro sintomo dell’ipocrisia di una certa sinistra responsabile di governo in fatto di accettazione delle decisione popolari sono state le discusse affermazioni di un certo laburista di nome Tony Blair, già tre volte Primo Ministro britannico nonché alleato di Bush nelle criminali scampagnate militari in Afghanistan e Iraq, il quale in un’intervista radio rilasciata al Guardian il 28 ottobre, riferendosi al referendum sulla Brexit, aveva dichiarato che3:

Se diventa chiaro sia che questo è un accordo che non rende conveniente la nostra uscita dalla UE, sia che è un accordo così serio nelle sue implicazioni che la gente potrebbe decidere che non vuole più andarsene, ci dev’essere una qualche via, sia attraverso il parlamento, sia attraverso un’elezione, sia possibilmente tramite un referendum, con la quale il popolo possa esprimere la sua visione.”

A parte il particolare insignificante che il popolo britannico, a maggioranza del 52%, si era già espresso con un referendum il 23 giugno per l’uscita del Regno Unito dalla UE, pensate solo per un attimo se a vincere fossero stati i Remain e se a proporre un nuovo referendum fossero stati i populisti euroscettici come Farage e l’attuale Ministro degli Esteri Boris Johnson. Di fronte a tale eventualità il popolo dei progressisti sarebbe sceso in piazza per protestare contro il golpe dei razzisti; se invece ad esprimere il disprezzo per la decisione seppur stringata ma in ogni caso legittima della maggioranza dei cittadini è un ex Primo Ministro di sinistra, allora tutto va nella norma ed anzi forse l’idea di far ripetere il referendum ad oltranza finché non si vince non è poi così malvagia. Sarebbe come se la propria squadra del cuore di calcio arrivasse alla finale di Champions League perdendola e chiedesse di rigiocarla varie volte finché non riuscisse a vincerla.

Tornando alle nostre vicende europee, la mia sensazione è che chi muove i fili sta tentando di strumentalizzare il fenomeno migratorio per fomentare una guerra civile tra i dimenticati della globalizzazione, ossia quelli che con il lavoro e le tasse vengono spremuti come limoni per garantire alte produttività sempre a rischio di essere ottenute senza fronzoli sindacali in Cina, e quelle variegate minoranze intellettuali e progressiste che per un motivo o per l’altro rappresentano quei ceti che si sono avvantaggiati dalla globalizzazione culturale ed economica made in USA e che avrebbero tutto da perdere da un suo eventuale collasso. In questa vera e propria guerra, che è poi in definitiva quella più vecchia del mondo tra privilegiati e sfruttati, le provocazioni verbali e psicologiche hanno un ruolo fondamentale, come in qualunque conflitto che si rispetti. Far dire ad un alto rappresentante dello Stato Italiano così come ad un ragazzino siriano appena arrivato in Germania che gli autoctoni che non accettano di essere scavalcati nei loro diritti dal primo straniero qui giunto devono fare le valigie ed andarsene, significa esasperare ancora di più gli sconfitti e gli sfigati i quali potrebbero un giorno perdere la pazienza e scendere in piazza ad usare la violenza, così come stanno già facendo i militonti di sinistra. Lo scontro violento tra le rispettive galline che si azzuffano per niente, la cui cronaca quotidiana verrebbe ripresa ogni singolo minuto dalle telecamere dei grandi network transnazionali, non farebbe altro che il gioco dei grandi manovratori che nel frattempo si stanno attrezzando per lo scoppio della prossima bolla finanziaria che metterà definitamente in ginocchio l’Occidente. Ad ogni modo prima che si arrivi all’Armageddon, durante tale guerra civile combattuta per le strade delle nostre città, i globalisti che controllano con la finanza i governi nazionali potrebbero riprendere per un attimo fiato ed imporre le loro politiche liberiste come per esempio l’imposizione di trattati commerciali transatlantici a cui un popolo sempre più immerso nella violenza quotidiana non si opporrebbe, perché occupato appunto con ben altre incombenze quotidiane.

Come ha avuto modo di scrivere uno dei miei lettori e commentatori più assidui, il banco vince sempre. La storia non è finita ma sta andando avanti lungo direzioni ben diverse da quelle che si immaginavano le sinistre socialdemocratiche all’indomani della fine della Guerra Fredda e che per 27 anni hanno governato assieme ai conservatori. Per quanto riguarda invece le sinistre cosiddette radicali che sono all’opposizione dappertutto in Europa4 e che vorrebbero cambiare il mondo, qualcuno dovrebbero dire loro di gettare via le cartine autostradali del Touring Club che continuano ad utilizzare per le loro guide politiche e che non sono più aggiornate. Infatti l’ultimo anno in cui vennero prodotte fu il 1989. Se e quali cartine consultare, sarà oggetto dei miei prossimi articoli.

2https://www.berlinjournal.biz/syrischer-fluechtling-wutbuerger-sollten-deutschland-verlassen/

3https://www.theguardian.com/politics/2016/oct/28/tony-blair-remain-voters-to-mobilise-against-brexit

4Se qualcuno mi dice che il governo greco di Tsipras è di sinistra radicale, giuro che gli tiro un pugno.

2 Risposte a “Cronache dalla fine della storia”

  1. Per i non addetti ai lavori:
    nvece che cosa rileviamo nel 2016? Abbiamo questo Prefetto, pagato con soldi nostri e che in teoria dovrebbe rappresentare lo Stato.
    I prefetti vengono ( sono degli impiegati del ministero dell’interno) collocati nel posto che occupano
    dalla Presidenza del consiglio, cioe’ dal Premier.
    Quindi il prefetto e’ stato un umile servitore ed ha pedantemente applicato quello
    che il capo desidera.
    Poi, che gli italiani si sollevino contro chi gli ha portato la liberta’, ce ne vuole.
    Auguri se spera in questo.

  2. Io vado cauto con gli apprezzamenti, perche’ la vita insegna
    che niente e’ sicuro e niente si puo’ mantenere all’infinito,
    mi riferisco alle promesse o all’onore, e’ facile promettere
    fedelta’ e dedizione fino al sacrificio quando non si e’
    davanti al nemico o al pericolo.
    Gli italiani, non esistono, esistono tanti popoli che
    l’impero romano aveva attirato nella penisola tale e
    quale a quello che fanno tutti gli imperi, poi oltre a
    queste popolazioni vi sono i gruppi etnici che hanno
    vissuto rinchiusi nei loro eremi, perche’ la penisola
    isola e non permette scambi, vista la sua morfologia.
    L’esempio e’ stato dato da pochi, i siciliani poi hanno
    meno diritto di tutti di lamentarsi, la guerra l’hanno
    vista passare in fretta senza danni, meglio della
    spedizione dei mille.
    Comunque alla fine i bottegai hanno mandato a
    morire i figli dei sfortunati che non potevano
    arretrare, loro hanno,fine del conflitto, solo presentato il
    conto, noi italiani sappiamo che nulla dura in
    eterno. Siamo saggi, tanto che abbiamo creato
    Pulcinella, Arlecchino e Giufa’.

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