Bomba o non bomba…

file-14484-media-620x430Martedi 15 marzo, ore 07.45: un boato squarcia l’aria a Bismarckstrasse a Berlino. Una Volkswagen grigio metallizzata esplode uccidendo l’autista che vi si trovava dentro. La notizia fa rapidamente il giro dei media tedeschi arrivando fino in Italia: si tratta di un attentato islamico finito anzitempo a causa di un errore del terrorista? L’autobomba era per caso diretta contro un obiettivo sensibile? Dopo il primo sbandamento gli inquirenti sono infine propensi a credere all’ipotesi di un regolamento di conti tra bande criminali turche. Lo stesso uomo morto nello scoppio era un pregiudicato turco con precedenti penali lunghi un chilometro (cit.) nel traffico di stupefacenti ed altri crimini ad esso connessi. L’ipotesi di un attentato islamico finito male viene perciò abbandonata.

Questo episodio mi ha fatto riflettere su come sarebbero le reazioni in caso di un reale attentato terroristico a Berlino. Scrivo questo articolo a quattro giorni di distanza dalle bombe umane che hanno sconvolto Bruxelles e che hanno fatto più di 30 morti. Questo sanguinoso attacco non è sicuramente né il primo né l’ultimo che ha interessato l’Europa: le capitali europee di Madrid, Londra e Parigi hanno già vissuto questa esperienza. Le reazioni politiche e sociali sono state le più disparate: la dichiarazione del primo ministro conservatore Aznar, dato come favorito alle elezioni politiche spagnole del 2004 che si tennero un giorno dopo l’attentato, secondo la quale il gruppo terroristico basco dell’Eta sarebbe stato responsabile dell’attentato, fece infuriare milioni di spagnoli che lo punirono alle urne. Era chiaro che il governo uscente filo – americano non voleva ammettere che si trattasse di Al Qaeda e cosi perse le elezioni. Negli ultimi attentati a Parigi invece un presidente socialista in caduta libera nei sondaggi come Hollande è riuscito a dare di sé l’immagine di un uomo forte durante un eccezionale periodo d’emergenza, riuscendo a far approvare leggi restrittive dei diritti personali che fino a qualche mese prima nessuno avrebbe avuto nemmeno il coraggio di proporre in parlamento. Inoltre gli attentati al giornale satirico Charlie Hebdo e al locale Bataclan hanno dato nuova linfa al partito di estrema destra anti-islamico ed anti-europeista del Front National, che si è affermato come prima forza del paese durante le ultime elezioni regionali. In Belgio si sono addirittura dimessi tutti i ministri, dimissioni poi respinte ma che comunque hanno gettato un notevole discredito su un governo che, nonostante i numerosi segnali degli ultimi mesi, non è riuscito a sventare l’attacco.

E se un fatto del genere si dovesse svolgere a Berlino, quali sarebbero le reazioni dell’opinione pubblica? E poi siamo veramente sicuri che Berlino sia il prossimo obiettivo dei terroristi islamici? Hanno veramente la capacità organizzativa di portare il terrore anche qui? In questo mio breve articolo rifletto su quali potrebbero essere gli obiettivi sensibili di un potenziale attacco kamikaze nonché le possibili conseguenze politiche ad esso riconducibili. Ovviamente spero che un’ipotesi del genere non si verifichi mai ma, come oramai dovrebbe essere chiaro a tutti, anche e forse soprattutto la Germania, vista la sua recente esposizione mediatica e la folta minoranza islamica al suo interno, rappresenta un target appetitoso per i volenterosi carnefici di Allah. Ma partiamo dal primo quesito:

Dove potrebbero colpire i terroristi islamici a Berlino?

Un leit motiv dei terroristi islamici (e non solo) è quello di colpire forti assembramenti di persone concentrate in pochi metri quadrati. Vagoni e stazioni della metropolitana sono obiettivi ideali per loro dal momento che basta un kamikaze imbottito di esplosivo mascherato in mezzo alla ressa di gente a causare una strage. La particolare conformazione di Berlino, nella quale sono tuttora presenti molti spazi aperti a causa delle distruzioni operate durante l’ultima guerra, non permetterebbe un grande spazio di manovra per gli attentatori. Luoghi amati dai turisti come Alexander Platz difficilmente si presterebbero ad un azione efficace a causa della loro dispersività, retaggio dell’architettura socialista. Chiunque sia stato ad Alexander Platz avrà notato come, nonostante la folta presenza di turisti, sembra che gli spazi siano vastissimi e sempre vuoti. Come potrebbero gli attentatori sperare in un numero alto di morti? Inoltre non potrebbero nemmeno andare lontano in caso di fuga. Cari lettori cercate di non fraintendere ciò che sto dicendo: non sono un pervertito amante del sangue. Cerco solo di mettermi nella mente malata di queste persone. Se io fossi uno di loro, cercherei un posto chiuso ed eternamente affollato di gente per fare il maggior numero di morti ed evitare possibilità di fuga tra le vittime. Inoltre mecche del turismo come Alexander Platz, il Reichstag, la Porta di Brandeburgo ed il viale cittadino di Unter der Linden sono tra i posti più sorvegliati a Berlino anche in considerazione del fatto che nell’area compresa tra la Porta di Brandeburgo e Unter der Linden si concentrano a pochi metri di distanza l’ambasciata americana, l’inglese, la russa e quella francese. Difficile, non impossibile certo (come disse Michael Corleone nel Padrino – Parte II: “Se la storia ci ha insegnato qualcosa è che se si può uccidere chiunque”) ma tuttavia, a mio modesto parere, non andrebbero ad colpire là.

Ma allora dove attaccherebbero i terroristi? Un obiettivo classico e per cosi dire evergreen resta la metropolitana: spazi chiusi, perenne assembramento di persone, di cui moltissimi turisti occidentali ergo “infedeli”, tutto questo comporta un’alta probabilità di vittime innocenti. A Berlino la linea della metropolitana è onnipresente e fa muovere ogni giorno, compreso il week end, milioni di persone. Una linea a forte rischio potrebbe essere l’U8, soprattutto nel tratto che dalla stazione hipster di Kottbusser Tor porta alla turistica Alexander Platz. Il motivo è semplice: in questo tratto si ha una maggiore concentrazione di occidentali (turisti e abitanti del posto) senza considerare che tale linea arriva e parte dal quartiere turco e arabo di Neukölln. Gli aspiranti martiri potrebbero avere perfino il tempo di bere un caffè o fumare un narghilè sotto casa prima di imbarcarsi per il vagone speciale che porta dritto all’inferno. Vorrei inoltre aggiungere che l’entrata nella metropolitana berlinese non presuppone alcun tipo di tornello, meta detector e altri controlli; chiunque può entrare ed uscire liberamente a qualunque ora del giorno senza rischio di essere perquisito. Altro attacco potenzialmente terrorizzante e dagli effetti clamorosi potrebbe essere la linea sopraelevata dell’U1 (in primavera ed estate si tramuta nell’U12) che attraversa l’intero quartiere hipster ed alternativo, ma anche a forte impronta turca, di Kreuzberg e che è scoperta. Un botto del genere, oltre a causare il panico tra i passanti e gli automobilisti di sotto che si vedrebbero arrivare addosso un bolide infuocato, bloccherebbe l’intera città e andrebbe a colpire un simbolo del multiculturalismo e della tolleranza religiosa come Kreuzberg.

Tuttavia, a mio modesto parere, il vero punto critico di tutte le metropoli a rischio di attentati sono i locali al chiuso. E Berlino, come qualunque capitale che si rispetti, ne è piena. Il problema di questi luoghi del divertimento notturno è che spesso non sono a regola per quanto riguarda le uscite d’emergenza; spesso infatti vecchie cantine sono state riutilizzate per concerti o come bar underground. Il problema è che se scoppia un incendio si verifica il cosiddetto effetto sardina detto anche collo di bottiglia, ossia tutti questi giovani fuggirebbero terrorizzati e cercherebbero di sgattaiolare via tramite l’unica uscita disponibile, finendo per morire schiacciati come topi. Immaginate un po’ se due o tre omaccioni decidano di assaltare uno di questi bar: basterebbe che uno di loro blocchi l’uscita e si metta a sparare all’impazzata mentre un altro si limiterebbe a fare il palo e la strage a base di kalashnikov sarebbe assicurata. Se poi si trova anche il tempo di gettare una granata in mezzo ai feriti e a quelli privi di coscienza, allora la strage è bella che servita senza nemmeno sudare le famose sette camicie. Posti chiusi, nessuna via di uscita, assembramento di occidentali e la mission is accomplished. Di luoghi di ritrovo come questi ne è piena Berlino come già detto. Uno di questi si chiama Monarch ed è un locale al secondo piano di un anonimo edificio a Kottbusser Tor, nel cuore di Kreuzberg. Da fuori sembrerebbe impossibile immaginare che si tratti di un disco-bar ma, dopo che si sono salite le strette ed impervie scale, si entra in una tonnaia nella quale si è investiti immediatamente dalla nebbia del tabacco e dai decibel cacofonici. Anche qui c’è solamente un’uscita di sicurezza: se si vuole fare un attacco terroristico non occorre nemmeno incontrarsi per mesi con cartine della zona, piani elaborati e caffè per restare svegli la notte. Basta andare là una sera, fingersi amanti della vita notturna, bere due birrette (o due camomille per non violare il Corano), guardarsi attorno, prendere le misure e tornare la settimana dopo a bussare alla porta.

Altro locale a fortissimo rischio, sempre secondo me ovviamente, è il Klunkerkranich a Neukölln. Questo locale, molto popolare a Berlino, ha la caratteristica di situarsi sulla terrazza del centro commerciale Arkaden (stazione dell’U7 – Rathaus Neukölln). Questo tempio del consumismo si trova nel cuore del quartiere turco di Neukölln e durante il giorno è frequentato da molti ragazzini arabi che qui perdono le loro ore. Sappiate già che la lingua franca non è sicuramente il tedesco. La bellezza ma anche la pericolosità del locale sotto l’aspetto terroristico è che per raggiungerlo bisogna prendere per forza un ascensore, salire al 21esimo (di più o di meno ora non ricordo) piano e percorrere a piedi un’ultima rampa di cemento. Ciò significa che il posto è quasi completamente isolato in caso di attacco: i terroristi potrebbero bloccare gli ascensori e dare la caccia ai poveretti come se si trattasse di una battuta di caccia. Inoltre anche questo bar non è che sia enorme ed è spesso affollato di giovani tedeschi e stranieri in cerca di relax, mentre la componente araba è pressoché inesistente. Se io fossi un terrorista, questo sarebbe uno dei primi luoghi che andrei a colpire. A 200 metri di distanza v’è anche una cantina denominata Keller, la quale viene utilizzata ogni sabato sera per concerti e spettacoli di cabaret. Penso che non occorra che vi ripeta la pappardella. Vi è inoltre da tenere nuovamente a mente che, come già scritto sopra, questi due obiettivi sono situati nel centro del quartiere turco ed arabo di Neukölln, il che significa che gli attentatori, a meno che non vogliano coronare con un’auto-esplosione le loro miserabili esistenze, avrebbero una relativa facilità di fuga dal momento che conoscono a menadito il quartiere, oltre ad essere facilmente mimetizzabili tra i passanti arabi del posto.

Ricapitolando quanto scritto finora, ecco la lista di quelli che secondo me sono gli obiettivi a maggiore rischio di attentato terroristico a Berlino:

  • Linea sopraelevata dell’U1 che passa attraverso Kreuzberg

  • Tratto dell’U8 che va da Kottbusser Tor ad Alexanderplatz

  • Locale Monarch a Kotbusser Tor

  • Locale Klunkerkranich situato sulla terrazza del centro commerciale Arkaden a Neukölln e della vicina cantina Keller situata a circa 200 (forse anche meno) metri di distanza.

A tale lista aggiungerei la zona dei bar situati tra Revaler Strasse e Warschauer Strasse nella zona di Friedrichsain, sempre affollati di giovani e turisti durante il week-end. Anche questi locali presentano un’unica entrata e un sovraffollamento perenne di carne umana; per un kamikaze sarebbe un gioco da ragazzi intrufolarsi e farsi esplodere. Inoltre un evento che molti sottovalutano ma che in Germania ha un riscontro mediatico non indifferente è la finale di Coppa di Germania di calcio (l’equivalente della nostra Coppa Italia) che si svolge ogni anno a Berlino. La data prevista per quest’anno è sabato 21 maggio. Migliaia di tifosi provenienti da ogni angolo della Germania affollano ogni anno la linea della metropolitana dell’U2 per recarsi all’Olympiastadion a vedere la partita, rendendosi così a forte rischio di attentato. Se pensate che sono uno squilibrato, forse fareste bene a ricordare che uno dei kamikaze a Parigi si era fatto saltare fuori dallo Stadio di Saint Denis…Provando ad immedesimarmi nella mente di un militante dell’Isis, sceglierei sicuramente questa data sia per l’altissimo numero di vittime che si verificherebbero sia per l’alto valore simbolico che un possibile attacco assumerebbe in vista di un altro appuntamento calcistico ben più importante, ossia gli Europei di calcio in programma in Francia per quest’estate. Una strage alla finale di Coppa di Germania farebbe letteralmente crollare il numero degli spettatori agli Europei, causando con ciò un danno economico rilevantissimo per la Francia. Rifletteteci: chi è che andrebbe a rischiare di saltare in aria per assistere ad una partita di calcio? Gli effetti a lungo termine di un attentato in Germania alla vigilia di questo evento sarebbero deleteri e contribuirebbero ad aumentare la tensione tra i partiti di estrema destra europei e la minoranza musulmana. Ed è proprio l’escalation e lo scontro che l’Isis va cercando. Comunque direi che a questo punto è giunto il momento di porre il secondo quesito:

Quali sarebbero le conseguenze politiche di un attacco terroristico a Berlino?

Anche qui è difficile se non impossibile fare delle previsioni. Quel che è certo è che un eventuale attacco islamico non farebbe che indebolire la sempre più precaria leadership della signora Merkel, già messa a dura prova dalla sua politica di accoglienza totale nei confronti dei rifugiati (spesso presunti tali) siriani. A quanto pare nelle ultime elezioni regionali che si sono svolte in 3 Länder, molti elettori storici della CDU non hanno creduto al motto merkeliano di “Wir schaffen das!” (tradotto in italiano con “Ce la facciamo!”) tanto che si sono riversati in massa verso il partito di estrema destra AFD – Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania). Nei mesi precedenti questo movimento fortemente anti-immigrazione ed anti-europeista era stato, e continua ad esserlo tuttora a dire il vero, ostracizzato da pressoché tutti i media tedeschi in quanto considerato razzista ed anti-costituzionale. Un attentato portato a termine da cittadini tedeschi di religione musulmana avrebbe il naturale effetto di portare acqua al mulino della destra più retriva, costringendo la Merkel a rivalutare la sua politica di accoglienza senza sé e senza ma. Ovviamente sarebbe tutta da dimostrare l’equiparazione rifugiati siriani = terroristi islamici ma, come sappiamo bene anche noi italiani quando ci dobbiamo sorbire un Salvini in prima serata, una mente oberata dall’ignoranza e dalla paura non brilla certo per acume politico ed intelligenza (per usare un eufemismo). Qualora la cancelliera di ferro dovesse andare dritta per la sua strada, cosa che secondo me accadrà, allora non sarebbe da escludere una resa dei conti all’interno del suo partito il quale potrebbe estrometterla come è accaduto, per fare un parallelo storico, alla Signora Thatcher nel 1990.

In questo scenario sarebbe però necessario andare ad elezioni anticipate dal momento che gli alleati social-democratici non accetterebbero mai di governare con i falchi della CDU. A quel punto l’AFD entrerebbe in Parlamento e non sarebbe da escludere una nuova coalizione formata dai bad boys e dagli elementi più conservatori della CDU. Ovviamente stiamo facendo delle mere congetture che a tratti sfiorano la fantapolitica; ben più interessante sarebbe vedere come si evolverebbero i rapporti tra il governo tedesco ed il sultano Erdogan. Recentemente l’UE (leggi Merkel ed il suo ministro Schäuble che non fa muovere foglia qualora lui non voglia) sta trattando direttamente con Erdogan per una serie di aiuti finanziari e varie misure di libera circolazione per i turchi in Europa in cambio di un maggiore controllo del confine terrestre e marittimo con la Grecia ed il rimpatrio dei profughi che si trovano in questo momento sul suolo ellenico. Ovviamente queste negoziazioni hanno portato ad aspre critiche nei confronti della politica vaga ed a tratti schizofrenica della signora Merkel: da una parte la cancelliera l’anno scorso aveva gridato ai quattro venti che tutti i profughi siriani (e gli afghani e gli iraqeni? Mah…) sarebbero stati i benvenuti in Germania, mentre ora si impegna a nome di tutti noi europei a regalare almeno 3 miliardi (ma ovviamente Erdogan, che stupido non è, sta alzando il tiro e pretende molto di più) alla Turchia per timore di perdere le prossime elezioni che si terranno nel 2017. Inoltre vengono avanzati dubbi legittimi sulla reale volontà del governo turco di bloccare il flusso dei profughi, nonché di combattere veramente il terrorismo. Un attentato dagli effetti catastrofici in termini di vite umane nel cuore della potenza tedesca segnerebbe con tutta probabilità il de profundis per questo fragile accordo. Il problema è vedere come si muoverà il prossimo governo tedesco; potrebbe essere che inverta totalmente la rotta e sospenda Schengen come già altri paesi europei hanno fatto, lasciando che siano i greci e i balcanici a fare il lavoro sporco. Un altro quesito interessante sarebbe vedere come si evolverebbero i rapporti politici con la Turchia, che non dimentichiamolo è un importante partner NATO oltre che commerciale della Germania. Fino a che punto il nuovo governo tedesco potrebbe tirare la corda con Erdogan? Non dimentichiamo che in Germania vivono quasi 3 milioni di turchi…

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