3° lampo – Wir sind die Türken von morgen

ErdoganMi ricordo una scena molto divertente del celebre duo comico Paolo Villaggio – Gigi Reder. Il film in questione è Fracchia contro Dracula, nel quale Villaggio impersona un disgraziato dipendente di un’improbabile agenzia immobiliare che tenta in tutti i modi di persuadere il cliente Filini a comprare il castello del conte Dracula ad un prezzo stracciato. Recatisi direttamente sul posto in Transilvania, i due sventurati pasticcioni vengono ospitati dal Conte Vlad in persona nel suo castello, dove egli cerca in tutti i modi di succhiare loro il sangue. Il problema è che Filini è uno scettico dichiarato, non crede nè a vampiri nè a fantasmi e pertanto per notti intere non si accorge oppure non vuole credere di avere a che fare con il fantomatico principe delle tenebre. Il povero Fracchia, cioè Villaggio, tenta in tutti i modi di fargli aprire gli occhi di fronte alla realtà evidente ma Filini non ne vuole sentir ragione, continuando a ritenere di trovarsi di fronte ad un normale esponente della nobiltà  transilvana, magari un po’ eccentrico ma in fondo del tutto normale. La narrativa cambia una sera quando i due protagonisti si trovano a giocare una partita di poker con Dracula ed il suo compagno di merende Frankenstein. Non appena Fracchia riesce e vincere una mano in maniera insperata, Vlad perde letteralmente le staffe sollevando l’imponente e massiccio tavolo da gioco in mogano ed esponendo i suoi immancabili dentazzi da ordinanza. A quel punto Filini osservandolo esclama finalmente che allora lui…lui è…è…Dracula! Al tempo stesso l’esasperato Fracchia con un eloquente gesto delle braccia fa intendere al divertito spettatore che finalmente il suo compare ci è arrivato a capire un concetto semplice ed evidente come il sole.

La stessa, questa volta meno divertente e divertita, scoperta dell’acqua calda la stanno provando esponenti della politica tedesca e semplici cittadini di fronte allo strombazzare di clacson e caroselli dei Deutschtürken residenti in Germania di fronte alla vittoria di Erdogan alle ultime elezioni politiche in Turchia. Se nella sua patria il neo sultano ha raccolto circa il 52% dei consensi, con tuttavia accuse da parte delle opposizioni di brogli e manipolazioni, in Germania circa 2 turchi su 3 (65%) hanno dato il loro voto al Presidente in carica[1]. É una vittoria netta e schiacciante e che forse, ma dico forse, dovrebbe rimettere in discussione il dogma secondo il quale la Germania è il paese numero uno al mondo in fatto di integrazione e che tutti gli stranieri che vivono qui, e che in non pochi casi detengono un doppio passaporto, hanno accettato i valori tedeschi. A Berlino i festeggiamenti sono andati avanti per tutta la notte con file immense di auto che hanno bloccato il traffico ed impedito il regolare scorrimento dei mezzi pubblici. Nel viale del lusso e dello shopping berlinese, il Ku’damm, sempre frequentato dai turisti, non mancavano donne velate con bambini al seguito che sventolavano orgogliose le bandiere rosse con la mezzaluna bianca. Per intenderci, stiamo parlando della medesima location nella quale si era verificato l’attentato ai mercatini di Natale nel dicembre 2016. Le sinistre e i verdi, che da sempre hanno accusato di nazismo chiunque avesse osato mettere in dubbio la fattibilità del loro concetto di integrazione senza confini, stanno vivendo la sindrome da Filini descritta all’inizio. Il leader dei verdi di origine turca Cem Özdemir, il quale da due anni vive con la scorta per le ripetute minacce di morte da parte di molti suoi concittadini di origine turca residenti in Germania, ha dichiarato che con il loro giubilo, i sostenitori turco-tedeschi di Erdogan non festeggiano solo il loro sovrano ma in questo modo esprimono anche il loro rifiuto dei valori liberali della nostra democrazia. Proprio come l’Afd.[2]”

Le sinistre anti-nazionali che fino a qualche anno fa vietavano l’esposizione del tricolore germanico durante le competizioni calcistiche sono le medesime che per mero disfacimento intellettuale e culturale, o peggio ancora per complicità, hanno e stanno cercando di distruggere quel poco di sano senso nazionale rimasto in Germania. Al fine di dividere i nativi con sempre meno passato alle spalle e i nuovi arrivati, giovani e con una precisa bussola nazionalistica, l’immigrazione e la censura del pensiero dissidente di chi vive il mito dell’assimilazione ogni giorno nei numerosi quartieri-ghetto sono pratiche diffuse, con le conseguenze visibili a sempre meno persone cieche. Se volessimo comprendere le cause del rifiuto dell’integrazione dei turchi e di altre minoranze musulmane in Germania, avremmo gioco facile nel concentrarci sui dati relativi alla loro formazione scolastica che sono impietosi. Un turco su cinque, anche di quelli che vivono da diverse generazioni in Germania, non parla o padroneggia male il tedesco dal momento che vivendo in comunità chiuse non ha bisogno di apprendere altre lingue diverse da quella dei suoi genitori. Nella medesima Berlino che ha visto nei giorni scorsi folle di turchi esultanti, il 70% dei bambini turchi riesce nel migliore dei casi ad ottenere un diploma di scuola media inferiore (Hauptschulabschluss)[3]. Il termine è difficile da rendere in italiano dal momento che il sistema scolastico tedesco differisce completamente dal nostro. Se infatti in Italia qualunque studente può frequentare un liceo oppure una scuola professionale, a seconda delle proprie inclinazioni ed interessi, nella progressista e sviluppata Germania la selezione sulla base dei voti e relativo stress si presenta già nelle prime fasce d’età dei bambini. Per generalizzare al massimo, lHauptschule è una scuola secondaria frequentata da ragazzini che nelle scuole elementari hanno fatto registrare dei voti bassi, mentre il Gymnasium (liceo) e la Realschule (una specie di scuola professionale) possono essere frequentati solamente se si hanno ottenuto dei voti alti oppure se i maestri delle elementari hanno suggerito, previa lettera di raccomandazione, ai genitori di portare i propri figli nelle scuole con istruzione più alta. Capite bene che un sistema classista del genere favorisce i ricchi e i nativi germanici, mentre gli stranieri o figli di stranieri nati qua con tutta probabilità saranno discriminati a causa delle loro carenze linguistiche o, Dio non voglia, a causa di clichè negativi ancora perduranti nei loro confronti.

Come detto, il 70% degli studenti turchi non va oltre la Hauptschule. In questo modo non potranno mai ambire a svolgere lavori meglio pagati e prestigiosi. Ciò aumenta la frustrazione e la sensazione, che è più di una mera impressione, di essere discriminati dai tedeschi solo perchè turchi. Il fatto di non riuscire a frequentare istituti diversi dalle scuole secondarie potrebbe spiegare l’enorme deficit d’apprendimento nella fascia di giovani in età lavorativa; per citare ancora la capitale, si tenga presenta che il 42% dei turchi risultano disoccupati con un costo non indifferente per lo Stato che deve loro erogare i sussidi. Questi dati incontrovertibili potrebbero spiegare il successo di Erdogan in Germania? L’ignoranza è alleata da millenni della manipolazione da parte del potere ma allora qualcuno dovrebbe spiegarci come mai i figli di italiani e greci emigrati in Germania, i quali anch’essi hanno avuto non poche difficoltà ad imparare correttamente il tedesco, non siano mai scesi per le strade con le bandiere ad esprimere il loro orgoglio nazionale. Il secondo fattore, che le sinistre ma non solo avranno mai il coraggio di affrontare per terrore di essere fulminati dalle nuvole onnipresenti del politicamente corretto, è che nel corso dei secoli l’identità europea si è costruita anche grazie alle numerose guerre contro l’Islam. Il mito, anzi per meglio dire, dogma moderno secondo il quale la civiltà occidentale è in grado di accogliere ed assimilare qualsiasi cultura sotto la benedizione della società dei consumi, non tiene conto di quanto l’Europa e l’Islam si siano sempre combattuti tra di loro. Inoltre se si riflette senza pregiudizi, è difficile negare quanto le minoranze islamiche siano sempre state un elemento di disturbo in qualsiasi paese dominato da un’etnia maggioritaria non musulmana. Pensiamo a quello che sta avvenendo per esempio nella tollerante e da secoli neutrale Svezia, che ha il triste record di no go areas e di tassi di stupro, oppure alla egualitaria Francia devastata dalle rivolte delle periferie prima e dal terrorismo islamico poi. Lo stesso discorso si potrebbe fare negli altri paesi europei che più di tutti hanno voluto accogliere stranieri sia per carenza di manodopera sia per scelte ideologiche: Belgio, Olanda, Regno Unito, Austria e la stessa Germania devono affrontare il problema di milioni di persone che non hanno nessuna intenzione di rinunciare all’Islam per accogliere un impianto normativo e giuridico, che trova le proprie radici nei codici napoleonici e prima ancora nel diritto romano di millenni fa.

Non è ancora finita, anzi la festa è appena iniziata. In Baviera ed altre regioni è stato fondato[4] nel dicembre scorso un partito turco filo – Erdogan che per ora ha solo intenzione di raccogliere i consensi dei turchi con doppio passaporto, ergo cittadini tedeschi, che supportano la linea islamista del loro attuale presidente. Il dettaglio interessante è che l’idea di fondare questo partito turco in Germania è venuta ai promotori dopo che il parlamento tedesco aveva approvato una mozione di riconoscimento e condanna del genocidio armeno nel 1917 ad opera dei nazionalisti turchi. Apriti cielo: la mozione scatenò l’ira delle comunità turche in Germania e dello stesso Erdogan, che evidentemente tengono in molta considerazione gli organi costituzionali tedeschi. Per dovere di cronaca è a partire dall’appoggio alla mozione armena che il leader dei verdi tedeschi, citato all’inizio, ricevette minacce di morte e dovette dotarsi di una scorta per non essere ucciso dai suoi concittadini residenti in Germania da decenni. L’obiettivo del partito turco, ossia il vero orizzonte mentale dei suoi fondatori, sarà tuttavia quello di portare le istanze di tutti i musulmani di Germania al parlamento tedesco alle prossime elezioni; superare la soglia di sbarramento del 5% in un paese composto da milioni di islamici non rappresenterà un problema. Oltre a difendere i diritti dei migranti secondo loro discriminati, sarà cura del partito musulmano quello di creare un doppio standard giuridico per i seguaci di Maometto che desiderino che non venga derogata la Sharia di fronte al secolare diritto civile di tradizione romanistica. Tradotto altrimenti: dovrà essere diritto inalienabile di ogni buon musulmano residente in Germania quello di avere più mogli, di poterle ripudiare qualora lo desideri per poi proseguire su altri privilegi che ahimè non interessano noi infedeli, che dovremo forse limitarci a pagare più tasse come nei Balcani dominati per secoli dagli ottomani.

A proposito di Balcani, le persone che ora si stracciano le vesti scandalizzate di fronte ai festeggiamenti turchi nella propria via avrebbero forse dovuto considerare con maggior attenzione la trionfale visita di Erdogan a Sarajevo di circa un mese fa. Sarajevo è la stessa città dove venne ucciso l’arciduca nonchè erede al trono dell’Impero Austro-ungarico Francesco Ferdinando ed il cui omicidio politico diede inizio alla Prima Guerra Mondiale. Sarajevo fu teatro anche delle olimpiadi invernali del 1984 che sembravano celebrare la fratellanza tra i popoli, mentre dieci anni dopo dalle stesse colline dove avevano gareggiato gli atleti i cecchini serbi sparavano sulla città assediata. Visto che l’abbiamo appena accennata, la musulmana Sarajevo fu la città dove venne bruciata la secolare Biblioteca che conteneva manoscritti antichissimi, ad avvertimento simbolico del crollo culturale che stiamo vivendo ora. Sarajevo fu anche la capitale culturale dei musulmani di Bosnia che contribuirono alla guerra civile e al massacro reciproco; gli stessi musulmani che non volevano più vivere in uno stato secolare e laico come la Jugoslavia e che un mese fa hanno accolto con tutti gli onori di rito il neo sultano Erdogan. Molti lo dimenticano ma Sarajevo e la Bosnia sono stati i primi teatri di guerra in Europa nei quali il fondamentalismo islamista si era messo alla prova armi in mano; poi sono venuti i troubles in Kosovo e Macedonia per non parlare degli attacchi alle nostre cittadelle assediate. Il presidente turco, tra gli applausi dei presenti, ha chiesto alla folla giubilante se essa era pronta a lanciare uno schiaffo ottomano (sue testuali parole) ai terroristi presenti in Turchia e all’interno dei paesi dove i turchi europei, così da lui definiti, vivono. Sembra che la risposta sia stata affermativa. Purtroppo il successo del comizio elettorale di Erdogan in un paese europeo a maggioranza musulmana non ha destato reazioni rilevanti tra le cancellerie europee né tanto meno tra le opinioni pubbliche. Quel che è certo è che la storia, al contrario di quanto scritto da quell’intellettuale nippo-americano dopo la fine della Guerra Fredda, non è finita ma sta ripercorrendo il percorso del cerchio.

[1] https://www.focus.de/politik/ausland/tuerkei-wahl-erdogans-wahl-sieg-provokationen-wecken-zorn-bei-tuerken-in-deutschland-viele-waehlen-ihn-aus-trotz_id_9155532.html

[2] https://www.milanofinanza.it/news/in-germania-erdogan-ottiene-risultati-migliori-che-in-turchia-201806250936573546

[3] https://de.wikipedia.org/wiki/T%C3%BCrkeist%C3%A4mmige_in_Deutschland#Bildung

[4] https://www.br.de/nachrichten/tuerkische-nationalisten-erdogan-nahe-partei-in-bayern-gegruendet-100.html

2 Risposte a “3° lampo – Wir sind die Türken von morgen”

  1. Un sistema va combattuto dall’interno, per farlo crollare
    bisogna erodere la base.
    E’ quello che sta succedendo a tutta l’europa e a tutte
    le nazioni che stanno andando allo sfacelo civile.
    Immagini che coloro che si servono della legge per
    schiacciare il dissenso sono allo stesso tempo ursurpatori
    del potere che detengono. Hanno aspettato nell’ombra,
    pazienti e pervicaci e adesso si vendicano,
    Loro, sono immuni dal disastro perche’ loro dirigono
    il disastro.
    Finche’ la comunita’ non si libera dagli individui estranei
    al suo ambiente non potra’ mai esserci sicurezza per la
    stabilita’ di una civilta’. Forse e’ opportuni essere incivili
    e barbari che civili e vili.
    Grüß Gott!!!!!!!!!!!!!!!

  2. Ricordi che per prendere il potere non servono pogrom o eccidi di massa, basta solo
    fare le leggi giuste e d ecco che ogni essere umano si adatta al nuovo corso.
    Perche’ sacrificare giovani vite e capitali quando il tempo lavora a favore dell’assediante?
    Basta fare come il cuculo, innestare i propri eredi all’interno della nidiata ospitante che
    dopo servira’ a sfamare i famelici nascituri alieni. A volte la vendetta va servita fredda,
    se con la forza non si e’ riusciti nello scopo basta pazientare per anni, secoli e dopo un
    attento lavorio si arriva allo scopo senza colpo ferire.
    Le porte della citta’ assediata vengono aperte sempre dall’interno e i pozzi avvelenati da
    chi e’ fratello del nemico. I pozzi avvelenati sono le idee del politicamente corretto che
    disarmano i paesi ospitanti, l’accettazione forzata di qualcosa che va contro la propria
    sopravvivenza. Civilta’ fa rima con vilta’.
    Ich habe Urlaub in Mecklerburg-Vorpommenrn.
    Tschüß.

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