Il più grande crimine

NYE-Cologne-Police-Happy-New-Year-in-ArabicRiprendendo il filo logico della discussione nata dal precedente intervento, in questo articolo esamineremo il fenomeno migratorio in Germania dal punto di vista criminale. Obiettivo non occulto è quello di smascherare una delle tante bugie della narrativa umanitaria impostaci dalla Merkel e dai suoi sodali socialisti. Se vi ricordate, nel mio articolo di una settimana fa esaminavo l’operazione di lavaggio del cervello che veniva imposto alla popolazione berlinese sulla necessità  di integrare profughi con altissimi livelli di istruzione e desiderosi di lavorare per le industrie tedesche. Nello specifico descrivevo dei manifesti affissi in quasi tutte le stazioni delle U – Bahn e delle S – Bahn, nelle quali si vedevano da una parte giovani stranieri appena arrivati e subito invaghitisi della mentalità  tedesca, sempre così aperta e tollerante, e dall’altra schiere di giovani maschi fuggiti per miracolo alla morte e che si dichiarano resistenti e volenterosi a contribuire al nuovo miracolo tedesco.

Ebbene al fine di congiungersi brevemente ai temi precedenti, ho battuto il web e trovato un documento ufficiale dell’Agenzia del Lavoro – Die Agentur für Arbeit[1]“ – nel quale si scrive a chiare lettere che in data odierna vi sono ufficialmente 482mila rifugiati disoccupati. La capziosità  della lingua tedesca distingue in verità  tra arbeitsuchende e arbeitslose, caratterizzando col primo termine le persone che sì non hanno un lavoro ma che almeno lo cercano mentre colla seconda parola più¹ dispregiativa sembrerebbe che si lasci intendere che un disoccupato pigrone rimanga a casa a rigirarsi i pollici. Sembra incredibile ma le stesse statistiche ufficiali del governo tedesco riguardo al tasso di disoccupazione ufficiale del paese, che ciclicamente vengono sbandierate in segno d’orgoglio ai cosiddetti PIGS d’Europa, si basano sull’assunto appena descritto; ossia se una persona disoccupata partecipa a dei corsi d’integrazione linguistica o d’altro tipo, non viene considerata senza lavoro – arbeitslos appunto – e quindi non rientra nelle statistiche. Per esperienza personale posso testimoniare come questo giochetto delle tre carte avesse funzionato anche con me, quando nell’autunno del 2015 avevo partecipato da disoccupato ad un corso di tedesco; per quei tre mesi non ero ufficialmente considerato disoccupato dallo Stato e di conseguenza non ricevevo via posta le cicliche offerte di lavoro. In ogni caso i 482mila disoccupati certificati rappresentano una volta di più il fallimento plastico del tentativo politico di integrare centinaia di migliaia di giovani rifugiati maschi nel mercato del lavoro tedesco. Basti pensare che ancora nel gennaio 2016 il numero di arbeitslose era di circa 200mila unità. Ciò significa che, al netto di annunci di agenzie di collocamento in cerca disperata di datori che vogliano assumere o di manifesti politicamente corretti, la tendenza si è sviluppata in maniera esponenziale.

Chiusa la parentesi, andiamo al cuore dell’articolo. Come accennato all’inizio, ci occuperemo di analizzare la percentuale di profughi, ma anche di stranieri in genere, che hanno commesso dei reati secondo l’ordinamento tedesco. Partiamo subito da aridi dati statistici: secondo il report[2] della Polizia Criminale tedesca (BKA) già  nel 2016 si notava come il numero di stranieri che hanno commesso un crimine era assolutamente sproporzionato rispetto alla loro influenza sul totale della popolazione residente in Germania. Nello specifico il report – anche qui si parla quindi di cifre ufficiali fornite dal governo – indicava come gli stranieri residenti in Germania erano responsabili del 41% è del totale degli omicidi avvenuti in quell’anno, del 38% delle violenze corporali, del 39% degli stupri e di altre forme di violenze o molestie sessuali, del 44% di furti in circostanze aggravanti, del 41% di attacchi a conducenti di autoveicoli e del 25% di tutti i reati di carattere ambientale. In generale nel report in questione si è calcolato che il 31% di tutti i reati, quindi quasi uno su tre, è stato commesso da stranieri. Considerando che quest’ultimi rappresentano poco più del 10% della popolazione, l’immane sproporzione tra stranieri residenti e il loro contributo nel mondo criminale dovrebbe essere evidente anche alle ancora tante persone accecate dall’ideologia del politicamente corretto.

Inoltre si tenga conto che qua si sta parlando della punta dell’iceberg di un fenomeno di massa. Impossibile infatti computare tra gli stranieri coinvolti in crimini coloro che detengono un regolare passaporto tedesco, dal momento che essi vivono da almeno 8 anni in Germania, ma che comunque non sono per nulla integrati, parlano poco e male il tedesco preferendo ad esso i loro idiomi originari e vivono nelle loro cosiddette “società  parallele” senza nessuna intenzione di integrarsi con i “nativi”. Riflettiamo solo per un attimo a chi, per esempio, aveva commesso gli attentati negli ultimi anni nelle vicine Francia ed Inghilterra, paesi occidentali anch’essi toccati da un fenomeno migratorio di musulmani gonfiato dal vento del politically correct. Se non mi sbaglio, gli attori erano tutti o quasi cittadini del loro paese d’adozione con regolare passaporto e magari anche un lavoro. Non erano insomma poveri profughi dai vestiti laceri appena sbarcati nelle stazioni. Come poi non citare le grida di dolore di innumerevoli editorialisti tedeschi all’indomani dei risultati del referendum sulla nuova Costituzione turca promosso da Erdogan, dai quali si evinceva come la stragrande maggioranza dei turchi residenti in Germania da anni se non da decenni avesse votato a favore della riforma costituzionale voluta fortemente dal neo vizir turco. Anche in quel caso non mancarono fiumi di inchiostro per descrivere l’ennesimo dibattito culturale sulla mancata integrazione, anche se si era volutamente ignorato l’unico aspetto valido per iniziare una discussione seria: ovvero che milioni di musulmani non possono e non vogliono accettare i nostri fantomatici valori occidentali.

Queste statistiche governative non mettono neppure in risalto un altro aspetto sotterraneo ma ormai evidente a chi ha occhi per vedere, e che avevo già  descritto in precedente articoli, ossia quello del lavaggio di soldi sporchi derivanti dal traffico della droga e del loro reinvestimento nel mercato legale. Non conosco la situazione nelle altre città  tedesche, ma parlando per me posso dire senza timore di essere smentito che Berlino è di sicuro una delle capitali delle mafie straniere operanti in Germania. A fare la parte del leone non sono l’ndrangheta ed altre cosche italiane, come si potrebbe pensare, bensì i clan libanesi e turchi che controllano le numerose zone di spaccio presenti in città. La sinistra immigrazionista non ha mai trovato le parole, probabilmente ignora il fenomeno, per condannare quelle migliaia di giovani africani sbarcati a Lampedusa che ora impiegano il loro tempo a vendere qualunque tipo di sostanze stupefacenti in zone che chiunque viva a Berlino conosce bene. Questi introiti illegali non sono altro che una delle tante, ma poco descritte, sfaccettature della politica d’accoglienza verso i diseredati del mondo, i quali sono necessari per garantire business e ricavi illegali a quei pochi clan stranieri che si spartiscono il mercato.

Tuttavia la stessa Berlino ha conosciuto negli ultimi mesi episodi di cronaca nera che forse potrebbero contribuire a spiegare il successo dei populismi di destra. Qualche mese fa una banda di minorenni rigorosamente siriani in fuga dalla guerra aveva pensato bene di dare fuoco ad uno dei tanti – ahimè – barboni o senzatetto che dir si voglia, che popolano le stazioni delle metro di Berlino. Per fortuna lo sventurato non è bruciato e si è “salvato“ nonostante le ustioni, mentre ai minorenni siriani è stato imputato l’omicidio doloso. Mi ricordo che qualche mese fa si era verificato un eguale episodio increscioso, ma solo che ad averne causato l’incendio ai danni di un senzatetto erano stati due italiani residenti in Germania. Mi ricordo ancora oggi lo sdegno e la chiamata alle armi contro il razzismo degli italiani di giornali come il Fatto Quotidiano, mentre in occasione del rogo causato da quei quattro teppistelli siriani pronti ad entrare nel mondo del lavoro vi fu un silenzio assordante. Sempre in tema di simpatiche forme d’integrazione quotidiana, qualche giorno fa un giovane gay che stava ballando nella stazione di Hermannplatz[3] è stato circondato da un gruppo di siriani e pestato a sangue; per fortuna anche questo ennesimo episodio d’amore e tolleranza non si è risolto con nessun morto, ma è sintomatico che nessun inviato a Berlino abbia informato la Boldrini del grave accaduto, la quale difatti non ha proferito una parola di condanna. Siamo sicuri che, se ad avere aggredito il povero gay fossero stati dei perfidi nazi o degli ariani di ritorno, si sarebbe sollevato un putiferio. Nelle cronache locali sull’ennesimo episodio di intolleranza da parte di musulmani integrati, leggevo poi che sempre a Neukolln qualche mese fa un gay era stato attaccato prima verbalmente da un’intera famiglia (non è un errore di battitura) con velo e bambino in culla integrati, e poi non contenti il bravo pater familias si era lanciato in un attacco fisico per difendere le proprie tradizioni con la moglie che evidentemente lo incitava ad andare avanti. Anche qui non ho sentito condanne sui media da parte dei centri sociali od altri movimenti di sinistra, ma di sicuro ero distratto.

La lista di episodi di criminalità  spicciola e pseudo mafiosa da parte di migliaia di profughi ed immigrati musulmani desiderosi di integrarsi sarebbe lunga. Ne riporto ancora alcuni e poi lascio l’iniziativa ai lettori più curiosi di approfondire l’argomento: nella notte dell’ultimo Capodanno si erano verificati nelle maggiori città  tedesche veri e propri assalti ai vigili del fuoco e volanti della polizia che erano accorsi nei quartieri “caldi” per sedare incendi dolosi, risse, accoltellamenti ed altre corbellerie. Questi assalti si erano verificati nei soliti quartieri ben noti a tutti, ma nessun media ha osato riferire dell’origine etnica degli assalitori. Un mio amico tedesco mi ha spiegato qualche giorno dopo che in Germania vige una legge che vieta da parte dei media di riferire della provenienza razziale (sue testuali parole, eh) della persona responsabile di un crimine; la ratio legis è evidentemente quella di evitare una nuova recrudescenza delle tensioni razziali che la Germania aveva già  conosciuto in passato. Tuttavia penso che ancora una volta il peccato originale di questo popolo tragico è l’obbedienza al capo di turno e la tendenza a preferire l’ordine alla libertà , come ebbe a scrivere il grande scrittore austriaco (ed ebreo) Stefan Zweig dal suo esilio brasiliano nel 1941.

Bisogna dunque nascondere la polvere sotto il tappeto più che si può, senza pensare troppo al domani. Altra tendenza interessante è quella che vede il 2017 chiudersi con 100 episodi acclarati di attacchi a cristiani[4], tra i quali ci è scappato un morto. Ancora una volta è la Polizia Criminale a darci conto di ciò. A qualcuno forse potrebbe venire in mente che anche nella vicina Francia da anni vi sono costanti episodi di violenza verso un’altra minoranza religiosa, che in Europa sta godendo di maggior attenzione mediatica, ma il paragone potrebbe risultare azzardato. Nonostante le auto censure dei media e la volontaria cecità  di parte della popolazione, si avvertono i primi scricchiolii. Lo dico fin da ora: la sensazione delle crepe che si allargano e del tempio che comincia a vacillare per poi crollare, sarà  uno dei miei leit motiv per i prossimi articoli. Una prima ed importante crepa è di sicuro l’ennesimo crollo dei socialdemocratici tedeschi, da sempre e ora come non mai vera e propria stampella del capitalismo industriale del paese. Non contenti di aver appoggiato le riforme neoliberiste del mercato del lavoro, che hanno aumentato a dismisura vecchie e nuove povertà  e creato un sottobosco di occupazioni precarie e sottopagate (tra cui i Minijobs), i sinistri riformisti hanno pensato bene di concedere un’altra chance alla Merkel per distruggere il loro paese e l’Europa. Autore di questa mossa geniale, che tra 4 anni permetterà  all’AFD di diventare la seconda forza politica tedesca, è stato il Kapo Martin Schulz il quale in cambio ha dovuto rinunciare ad assumere cariche ministeriali per la protesta della base e tra un po’ verrà  disarcionato dalla guida del partito. Non male per uno che appena un anno fa veniva considerato il nuovo Messia della sinistra, in grado di salvare il sogno europeo con qualche spruzzatina di socialismo per gli sdentati (definizione non mia bensì dell’ex Presidente socialista francese Hollande).

Altra crepa che rischia invece di rovinare le vacanze ai turisti che si recano a fare shopping nel viale del lusso del Kudamm passando per il vicino Zoo, è la presenza anch’essa in esponenziale aumento, così come il tasso di disoccupati tra stranieri esposto all’inizio, di senzatetto che si accampano di giorno e notte nell’enorme parco cittadino di Tiergarten. Non c’è perciò da sorprendersi se il Senato della Capitale, dominato da sempre dal combinato disposto tra SPD e la Linke massimalista, abbia deciso di far sgomberare il parco dalla presenza di centinaia di barboni, per lo più polacchi, che con il loro lezzo alcoolico e le risse giornaliere rischiavano di deturpare l’immagine della Berlino turistica a pochi centinaia di metri di distanza dai negozi del lusso. Tuttavia di notte il Tiergarten diventa terra di nessuno[5] o almeno per chi sa quello che vuole; la politica d’accoglienza, dopo il corollario di droghe vendute dagli africani a Kreuzberg e dintorni, ci ha ora concesso il privilegio di assistere ad un fenomeno di prostituzione giovanile maschile, che vede coinvolti minorenni siriani che al calar della notte offrono i loro servigi ai bravi padri di famiglia tedeschi. Non male come successo nell’accoglienza di migliaia di minori stranieri non accompagnati. Vi sono anche qui voci sdegnate che vorrebbero stroncare il vergognoso fenomeno, se non altro in considerazione della vicinanza del parco cittadino al Reichstag, alla Porta di Brandeburgo e soprattutto alle ambasciate straniere che – Dio non voglia! – potrebbero informare i propri giornalisti in patria.

Sembra veramente che il quadro sia troppo fosco ed il vostro scrittore in erba troppo negativo, come sempre. Tuttavia ci ha pensato una chiesa luterana del quartiere alternativo e multietnico di Kreuzberg a farmi tornare il buon umore. Infatti sulla facciata della chiesa a mattoni rossi, retaggio architettonico della Berlino guglielmina, da mesi fanno capolino due manifesti recanti gli slogan: “Il razzismo ed i populismi di destra danneggiano l’anima.“ Per fortuna ci ha pensato quella chiesa, incurante degli attacchi a cristiani ed altre minoranze in aumento, a ridarmi fiducia nei confronti della Germania aperta al mondo. Un’altra iniziativa di una certa intelligenza, e soprattutto tatto, è stata la decisione da parte della polizia di Colonia di cinguettare, twittare in termini orrendamente moderni, un augurio di Buon Capodanno in arabo (ed altre lingue)[6].

Questa iniziativa da parte di quella stessa polizia che nella medesima città  non fece nulla per impedire stupri ed altre violenze sessuali, ha scatenato la violenta reazione della vicepresidente dell’AFD per la Renania, Beatrix von Storch, la quale ha osato scandalizzarsi ed affermare che”il tweet rappresenta una forma di conciliazione nei confronti di orde di uomini musulmani barbarici e violentatori”. Apriti cielo. Invece di dibattere sull’opportunità  o meno da parte della polizia di augurare buon anno nella medesima lingua di chi ha commesso violenze e che ora probabilmente gira impunito, l’intero mondo politico si è scagliato contro la donna politica in questione. Visto che la Germania è un paese tollerante verso chi non la pensa come la maggioranza, Twitter ha pensato bene di sospendere il suo account per qualche ora a mò di rappresaglia. La politica aveva ripubblicato il suo post su Facebook dove, tenendo conto anche dell’ultima legge tedesca sui cosiddetti crimini d’odio, era stato rimosso pressochè all’istante. Colpirne uno per educarne, proclamavano i brigatisti rossi nostrani. Non sappiamo come debbono aver reagito le donne di Colonia vittime delle violenze sessuali a questa gaffe della polizia, è lo stesso corpo statale che nel 2015 non garantì loro protezione. Nessun giornalista tedesco ha pensato di intervistarle.

[1] https://statistik.arbeitsagentur.de/Statischer-Content/Statistische-Analysen/Statistische-Sonderberichte/Generische-Publikationen/Fluchtmigration.pdf

[2] https://de.wikipedia.org/wiki/Ausl%C3%A4nderkriminalit%C3%A4t#cite_note-25

[3] https://www.berlin.de/aktuelles/berlin/kriminalitaet/5181423-4362932-hermannplatz-maenner-verpruegeln-taenzer.html

[4] http://www.zeit.de/politik/deutschland/2018-02/hassverbrechen-christen-bka-angriffe

[5] http://www.tagesspiegel.de/berlin/fluechtlingsstrich-im-berliner-tiergarten-das-sind-boese-maenner/20518972.html

[6] http://www.globalist.it/world/articolo/2018/01/02/la-polizia-di-colonia-augura-buon-2018-in-arabo-insulti-della-vicepresidente-di-afd-2017192.html

2 Risposte a “Il più grande crimine”

  1. Ciao,

    è possibile sapere dove Zweig ha scritto di ciò a cui ti riferisci nell’articolo (la tendenza a preferire l’ordine alla libertà)?

    Grazie e saluti

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