Cosa rischia veramente la Germania (e noi) 1/3

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E’ fresca di qualche giorno la notizia che nella cittadina di Chemnitz in Sassonia un intervento delle teste di cuoio in un appartamento, dove sarebbero state trovate tracce importanti di esplosivo, abbia sventato un attentato dinamitardo da parte di fondamentalisti islamici che, secondo quanto è stato riportato dalla polizia, erano in procinto di compiere una strage in un ancora non meglio precisato aeroporto in Germania. Secondo indiscrezioni lasciate trapelare sempre dalla polizia e subito riportate dagli organi di informazione tedeschi, un 22enne siriano di nome Jaber Albakr si sarebbe dato alla fuga ed è tuttora ricercato dalla Polizei (mentre rivedo questo articolo prima della pubblicazione, leggo che è stato nel frattempo arrestato nda). Sembra che il ragazzo fosse un profugo siriano giunto in Germania nell’estate dello scorso anno per richiedere, ed ottenere, asilo politico. Intanto il Ministro delle Interiora Thomas de Maizière vede, od intravede, dei parallelismi con i precedenti attentati di Parigi e Bruxelles, dichiarando a mezzo stampa1: 

I preparativi riscontrati durante le indagini a Chemnitz mostrano delle analogie con quanto oggi sappiamo fossero i preparativi antecedenti agli attacchi a Parigi e Bruxelles.”

Questa non è la prima volta che un attentato di presunto stampo islamista viene sventato in Germania: sempre quest’anno erano stati arrestati tre presunti fondamentalisti che, secondo le indagini, avrebbero voluto farsi esplodere nel centro della città industriale di Düsseldorf. Se consideriamo poi come riconducibili all’eterno spauracchio dell’Isis la sparatoria avvenuta il 22 luglio a Monaco da parte del tedesco-iraniano 18enne Ali Sonboli nella quale erano state freddate 10 persone, e il kamikaze siriano, anch’esso profugo a cui tuttavia era stata respinta la domanda d’asilo, che tre giorni dopo ad Ansbach in Franconia si era fatto esplodere al di fuori di un concerto, facendo per fortuna nessun morto ma “solo” 12 feriti, allora possiamo ben dire che anche la Germania è entrata nel club. E come dimenticare il 17enne afghano che il 18 luglio aveva ferito gravemente a colpi d’ascia 5 persone su un treno regionale in Baviera, prima di essere ucciso dalla polizia? Anche in quel caso come per magia era sbucato subito dopo ”l’attentato” il video di rivendicazione del ragazzo stesso con l’immancabile bandiera dell’Isis sullo sfondo.

Da una visione esterna si potrebbe dire che la Germania da diversi mesi a questa parte è entrata a pieno titolo nella lista dei paesi occidentali a rischio terrorismo, assieme ad altri come la Francia e il Belgio dove gli attacchi hanno già mietuto delle vittime. Tuttavia il particolare che più stupisce è che questi presunti attentatori, di cui il babau Isis tramite la sua agenzia stampa rivendica repentinamente le eroiche gesta, si caratterizzano quasi sempre per essere delle persone con gravi turbe psichiche e una vita vissuta a metà tra la normalità e l’illegalità, dei borderline insomma. Prendiamo per esempio il caso del 18enne tedesco-iraniano che aveva sparato ed ucciso 10 persone a Monaco di Baviera di fronte ad un Mc Donald’s prima di togliersi la vita: secondo le testimonianze stesse della famiglia, il ragazzo soffriva da tempo di depressione e più volte aveva manifestato istinti suicidi, senza contare che era seguito da tempo da una clinica specializzata. Altro aspetto rivelato dai media all’unisono era che il ragazzo da anni era costretto a subire degli attacchi di bullismo da parte dei suoi compagni di classe e di come inoltre fosse un sincero simpatizzante di niente popodimeno che…Adolf Hitler! Da profano e aspirante gomplottista quale sono, tuttavia ci sono degli aspetti che non mi convincono della faccenda: innanzitutto non riesco a capire come un semplice ragazzino di 18 anni con gravi ed acclarate turbe psichiche fosse riuscito a procurarsi i soldi necessari per comprare una pistola, senza dare nell’occhio e soprattutto senza insospettire i suoi genitori.

Le persone più realiste potrebbero farmi notare che, vivendo il ragazzo presso la famiglia e non dovendo dunque farsi carico di spese eccessive, avrebbe lui stesso messo da parte col tempo i soldi necessarie per procurarsi l’arma. Me li immagino già codeste persone mature spiegarmi, anche con grafici se necessario, che il ragazzo, ben sapendo che non poteva prelevare tutto d’un colpo 1000-2000 Euro dal conto di papi altrimenti avrebbe corso il rischio di essere convocato sedute stante dai genitori per dare delle spiegazioni, li avrebbe invece prelevati gradualmente, magari 50 o 100 Euro per volta, per poi metterli da parte in qualche cassetto in attesa del fatidico acquisto. Infatti i media ufficiali hanno riportato che il ragazzo stava preparando “meticolosamente” la strage da almeno un anno e che pertanto può darsi benissimo che i soldi li abbia messi da parte volta per volta, senza fretta. A questo punto però i conti per me continuano a non tornare, mi dispiace: cioè mi state dicendo che un ragazzo 18enne, anzi a questo punto 17enne visto che era da un anno che preparava il tutto nei minimi dettagli, il quale prendeva regolarmente psicofarmaci (trovati nella sua stanza dopo il blitz della polizia nda), era uno psicopatico acclarato e per questo seguito da una clinica apposita, aveva manifestato chiari istinti suicidi e che nella sua follia ancora un po’ teneva i poster di Adolfo e Breivik in stanza, fosse riuscito a comprare al mercato nero, o magari addirittura nel misterioso ed oscuro sottobosco del deep web, una pistola nonostante fosse un pazzo senza reddito? Senza contare che nel video filmato dal suo vicino di casa, Ali aveva gridato più volte che “lui veniva da un quartiere Hartz IV.” Per chi ancora non lo sapesse, l’Hartz IV è una forma di sussidio erogato ai disoccupati (400 Euro netti al mese); possibile che un disturbato mentale proveniente da un ambiente non certamente benestante fosse riuscito a mettere da parte tutti quei soldi, come minimo 1000 Euro, senza essere notato da nessuno nella famiglia?

Vi chiedo scusa ma non sono affatto un complottista, bensì un mero scettico che qualche domanda continua a porsela. Inoltre qualcuno mi spiegherà con calma, magari di fronte ad una tazza calda di caffè, come diavolo uno psicolabile minorenne fosse riuscito ad entrare nel mitico mondo del dark web, quando questa operazione sarebbe difficile perfino per una persona “normale” e dalle ottime conoscenze informatiche? Ma allora il tipo non era così pazzo, o sbaglio? Le anime razionali mi potranno dire che io, essendo oramai un vecchio dinosauro informatico, non ho nessun titolo per parlare di deep web dal momento che, lo ammetto, le conoscenze nel campo informatico non sono di sicuro il mio punto di forza. Ma mettiamo pure caso che il futuro attentatore, all’epoca ancora minorenne, nonostante il fatto che fosse spesso rincoglionito, per usare un termine politicamente corretto, dai psicofarmaci (chi ha la sfortuna di avere amici, familiari o semplici conoscenti che li prende sa a cosa mi riferisco), dovesse andare regolarmente presso una clinica specializzata che lo seguiva nelle sedute e nella terapia e che fosse chiaramente uno psicolabile debole di mente, avesse trovato il tempo e soprattutto la necessaria e non indifferente organizzazione mentale per mettere da parte i soldi per comprarsi un’arma, fregando così i suoi genitori che lo controllavano di continuo (almeno così hanno detto) per il giustificato timore che non commettesse gesti inconsulti, e soprattutto per navigare in quello spazio pericolosissimo che porta il nome di “deep web”, web profondo appunto dove navigano trafficanti d’armi, pedofili internazionali, trafficanti di droga…Il tutto senza che le unità speciali della polizia che nel deep web da anni agiscono come infiltrati per stroncare questi traffici immensi e transnazionali, si siano accorti di nulla? Non converrete con me che questo minorenne in verità nascondesse dei poteri speciali?

Ma mettiamo pure caso che il ragazzo in qualche modo fosse riuscito a procurarsi la pistola non su internet ma nel mercato nero delle armi, come ha fatto nel frattempo ad esercitarsi? Sicuramente, se ci affidiamo alla versione ufficiale della polizia secondo la quale il giovane si era preparato per almeno un anno, avrà dovuto in qualche modo testare l’arma in qualche bosco o spazio aperto lontano da case e occhi indiscreti. E da rompiballe quale sono mi chiedo: Ma è mai possibile che nessuno abbia sentito degli spari durante le esercitazioni (se ci sono veramente state) avvenute in qualche bosco nei mesi precedenti e abbia sentito il dovere di avvertire la polizia? Oppure i boschi bavaresi sono così estesi tanto da esserci zone totalmente inesplorate e selvagge? Ma allora in questo caso se il ragazzo era veramente un pazzoide che magari sentiva anche le voci, non correva il rischio di perdersi in quei boschi selvaggi? Oppure c’era l’amico immaginario (magari incravattato e con gli occhiali scuri) che lo guidava mano nella mano e gli suggeriva dove mettere i piedi e come mirare? E altro particolare a cui tuttora non riesco a darmi una spiegazione: come può essere che nel momento in cui la polizia ha rinvenuto il corpo già morto dell’attentatore, suicidatosi durante la fuga, dentro lo zaino abbia trovato 300 proiettili? Se il tipo era da solo, perché diavolo aveva lasciato dentro lo zaino 300 munizioni? Perchò avrebbe dovuto caricare una pistola con così tanti proiettili? Da ignorante nel campo balistico quale sono, mi chiedo: non sarebbero bastate molte meno munizioni per una pistola? Ed inoltre come pensava di scappare agevolmente con tutta quella mercanzia in zaino? Oppure era convinto che non avrebbe agito da solo e si aspettava di trovare dei complici con “armi automatiche serie”, che però gli avevano dato buca all’ultimo lasciandolo a gestire tutte quella merda da solo e facendolo così andare definitivamente fuori di testa? Oppure il ragazzo aveva tutti quei proiettili semplicemente perché era un povero schizzato, come la famiglia, i compagni di classe e la clinica psichiatrica ci hanno sempre detto dal giorno della strage?

A dar una nota di ulteriore incertezza è un’intervista rilasciata a caldo nelle ore immediatamente successive alla sparatoria per Repubblica da parte di Giovanni di Lorenzo, direttore di origini italiane del prestigioso settimanale die Zeit. Vorrei riprodurre alcuni stralci dell’intervista, che è comunque possibile trovare ancora su Internet2. I grassetti sono dell’intervistatore di Repubblica mentre le maiuscole le ho aggiunte io per dare risalto ad un particolare che ha attirato la mia attenzione. Ecco gli stralci da me scelti dell’intervista in questione:

  • Direttore, la crisi a Monaco non è ancora terminata, GLI STRAGISTI sono ancora in fuga e non è ancora chiara la matrice dell’attentato: però a caldo qual’è la sua prima reazione?

“Bisogna essere cauti, non abbiamo ancora informazioni precise e il nostro compito non è di seminare il panico, bensì di fare chiarezza. Ma purtroppo bisogna dire che se il nostro sospetto e se la nostra paura diventeranno reali, ovvero se verrà appurato che si tratta di un attacco terroristico, allora il nostro Paese cambierà”.

  • Che conseguenze politiche può prevedere? Ci saranno ripercussioni sulla Cancelliera Angela Merkel?

“È troppo presto per dirlo, non sappiamo ancora se si tratta di ISLAMICI o di estrema destra, se SONO PROFUGHI o PERSONE che SONO NATE in Germania (da notare che il direttore usa sempre il plurale come se fosse già assodato che si trattasse di più persone, senza però verificare le prime fonti provenienti dalla polizia nda).

  • Qual’è il suo timore principale?

“Se GLI ATTENTATORI fossero profughi – ma al momento non ci sono prove in questo senso sarebbe uno shock enorme per un Paese che è stato generoso, cordiale e aperto, ma forse un po naïf, verso di loro”.

Notate niente di strano? Ebbene il particolare che più mi ha colpito è che per tutta la durata dell’intervista né il direttore dello Zeit Di Lorenzo né il giornalista di Repubblica Alberto D’Argenio abbiano messo in dubbio le prime voci, provenienti dalla polizia di Monaco, secondo cui gli attentatori fossero diversi e non quindi solamente uno come poi si è appurato. Io stesso mi ricordo che nei primi concitati momenti successivi agli spari la polizia avesse comunicato che diversi attentatori avessero sparato e che alcuni di essi fossero in fuga, tanto che si era intimato alla popolazione di rimanere chiusa in casa per il rischio di ulteriori stragi. Com’è possibile che la polizia abbia dato un’informazione così sbagliata, contribuendo così a diffondere un panico ingiustificato invece che a tranquillizzare la popolazione? Ma onestamente un errore di questo tipo, benché grave, può capitare. Quello che io nella mia testardaggine mi chiedo è come sia possibile invece che il direttore di uno dei quotidiani più prestigiosi della Germania e d’Europa come die Zeit e il corrispondente di uno dei quotidiani più letti (non prestigiosi, attenzione…più letti nda) d’Italia come Repubblica non verifichino le fonti, dando per assodato che si sia trattato di più attentatori e non invece di un lupo solitario? E com’é possibile che nell’intervista in questione entrambi facciano riferimento ad una matrice terroristica, quando in verità è stato appurato in seguito che il ragazzo soffrisse di gravi turbe psichiche e che non c’entrasse perciò nulla con l’Isis e il fondamentalismo islamico? E stiamo parlando non di due tirocinanti della Gazzetta di Modena o del Papersera, bensì di due giornalisti esperti e navigati che scrivono per i più importanti quotidiani d’Europa. La voce maligna che arde in me potrebbe spingermi a dire che in verità, proprio perché esperti giornalisti, essi abbiano saputo riconoscere la veridicità della fonte concernente la presenza di più attentatori e che quindi, prendendola per buona, l’abbiano ritenuta degna di pubblicazione. L’animo più disincantato mi fa invece propendere per la seconda ipotesi, quella più squallida, ovverosia che il giornalismo in Europa continua ogni giorno di più a scavare nel fondo, dopo averlo già toccato da diverso tempo. Propendo per la seconda opzione.

Dopo sì ci sarebbero altre domande impertinenti: per esempio è balzata agli onore del web la particolare storia del giornalista tedesco Richard Gutjahr che aveva avuto la fortuna di trovarsi sia nella Promenade di Nizza il 14 luglio subito dopo la strage col furgoncino sia di fronte al Mc Donald’s di Monaco nei concitati momenti successivi alla sparatoria. Ovviamente dobbiamo prendere per buona l’ipotesi dell’incredibile coincidenza: trovarsi nel giro di qualche giorno sul luogo del delitto in due stragi “terroristiche” non è cosa da tutti i giorni. Purtroppo non devono pensarla così le polizie francesi e tedesche che non hanno finora pensato di chiedergli in quale località intenderebbe recarsi nel prossimo tour in Europa, così giusto per curiosità…Faccio notare che Gutjahr ha filmato la sequenza degli spari di Monaco tenendo ben salda la videocamera e non alzando nemmeno di un grado la voce neppure quando intimava ai passanti terrorizzati di scappare. Questo giornalista baciato dalla dea fortuna ha dimostrato di avere dei nervi d’acciaio, tanto che lo suggerirei nel ruolo di James Bond. Peccato che già la sua avvenente moglie israeliana, tale Einat Wilf, sia arruolata nell’Unità 8200 dei servizi segreti di Gerusalemme dedita alla intelligence dei segnali3; tra moglie e marito non ci metterei il dito. Mi fermo qua altrimenti mi chiudono il blog per apologia dell’antisemitismo.

Per fortuna che ci pensa il sempre ineffabile Ministro delle Interiora De Maiziere, ormai assurto a mio eroe personale, a fugare qualsiasi dubbio e dietrologia. In un’intervista rilasciata alla radio nazionale Deutschlandfunk il 9 giugno, ossia più di un mese prima della mini escalation di terrore in terra teutonica, il nostro ebbe e dichiarare che era necessario installare più telecamere nei luoghi pubblici, rafforzare il personale della polizia, creare nuove unità speciali antiterrorismo ed aumentare lo scambio di informazioni (solo sui sospetti di terrorismo si intende) tra i diversi servizi segreti europei e partner NATO4. Il tutto per garantire la mitica sicurezza dei cittadini senza però causare una perdita delle libertà. Fiuuu…meno male che l’imperituro schema “problema-crisi-soluzione” non mostra mai segni di decadimento…

(…continua)

1http://www.spiegel.de/politik/deutschland/chemnitz-spuren-deuten-laut-ermittlern-auf-is-kontext-hin-a-1115941.html

2http://www.repubblica.it/esteri/2016/07/23/news/giovanni_di_lorenzo_siamo_sotto_shock_come_negli_anni_70_il_rischio_e_che_cambi_la_politica_tedesca_-144691315/

3http://www.maurizioblondet.it/lo-giornalista-video-nizza-anche-monaco-filmare-davanti-al-mcdo/

4Intervista completa su http://www.deutschlandfunk.de/thomas-de-maiziere-zum-neuen-anti-terror-gesetz-ein.694.de.html?dram:article_id=356615

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